domenica 30 novembre 2014

Cioccolatini con ganache al vino rosso e spezie

Buongiorno e buona domenica. È finito anche novembre. E piove ancora.
Da domani comincia l'avvento al Natale.
E noi oggi facciamo dei semplici cioccolatini.
C'è questo sito americano, Honest cooking, che aggrega ricette di vari blogger e che mi fornisce spesso idee. A volte è complicato fare le conversioni da cups a grammi ma oramai ci ho fatto la mano e mi destreggio abbastanza bene.
Mi sveglio sempre molto presto e siccome adesso è buio pesto cerco di tirare almeno le sei prima di alzarmi, perciò apro l'iPad e parto all'esplorazione di nuove ricette. Essendo un sito americano aggiorna quando qui è notte e io la mattina mi ritrovo la bacheca piena e inizio a salivare.
Non amo in particolare il cioccolato ma questa ricetta mi ha fatto rizzare le antenne in quanto ho subito pensato a Max.fast e alla sua smodata passione per questa materia prima che, si dice, si stia estinguendo velocemente. Annunci funerei pronosticano la fine delle piantagioni tra quindici anni!
Non ci credo, confido che si possa riuscire a trovare una soluzione. Ci si possono fare troppe cose belle in cucina ed è una sostanza insostituibile.
Intanto, finché ce n'è, usiamolo.
In freezer, per presevarlo dal calore estivo che poi non c'è stato, avevo stivato una mega tavoletta di cioccolato al latte da cucina. Che è un bel problema usarlo nei dolci che richiedono sempre quello fondente.
L'ho recuperato utilizzandolo per questa ricetta, modificandola con l'aggiunta di cacao amaro.
In ogni caso la ganache è venuta perfetta e dal sapore molto particolare. E i cioccolatini erano fondenti e cremosi.
Mettete da parte quest'idea per quando, finita la Pasqua, vi ritroverete con montagne di uova di cioccolato al latte.
In ogni caso è una perfetta idea regalo, ma preparateli pochi giorni prima di donarli.
In origine era richiesta una panna densa e molto ricca di grasso praticamente introvabile qui da noi, mentre se si butta un occhio alle ciotole di panna da Harrods o da Dean & Deluca si rimane strabiliati dalle molte varianti di percentuali in grasso che sono in vendita.
Allora che ho fatto? Ho aggirato l'ostacolo mettendoci la crème fraîche della Normandia, che è lievemente acidina ma perfetta come consistenza.
Quanto alle spezie ho aggiunto paprika forte e un'idea di pepe nero.
Ho dovuto nasconderli a mio marito, chiamato ad esprimere un parere... altrimenti li avrebbe fatti fuori tutti prima dell'arrivo degli ospiti.
Dosi per 16/18 tartufini.

-ricetta-
225 g cioccolato al latte
40 g cacao amaro
85 ml panna molto densa
50 ml vino rosso
1 cucchiaino da tè di burro
paprika forte
pepe nero
sale
In un pentolino mescolo panna e vino rosso facendoli scaldare lentamente.
Nel frattempo prendo un tagliere e un grosso coltello e trito sommariamente il cioccolato.
Quando i liquidi nel pentolino stanno per bollire spengo la fiamma e verso il trito di cioccolato, il burro, un pizzico di sale e il cacao amaro.
Mescolo fino a che tutti gli ingredienti sono sciolti e amalgamati e insaporisco con le spezie, un cucchiaino di paprika e una macinata di pepe.
Pongo la ganache in frigorifero a raffreddare per minimo due ore.
Quindi ne prelevo un cucchiaino e modello delle palline che faccio rotolare in altra polvere di cacao.
Allineo i tartufini su un vassoietto e li sigillo in una busta di plastica lucida. Li ripongo nuovamente in frigorifero sino al momento di consumarli.
Se correttamente sigillati si conservano fino a una settimana.
Prima di portarli in tavola spolvero con altro cacao amaro.

venerdì 28 novembre 2014

Lasagne con trota e verdure

Bello, mi piace 'lasagne d'acqua dolce'. Del resto se nel ripieno ci sono filetti di trota come le dovevo chiamare?
In dispensa ho trovato una confezione di lasagne secche, di quelle a onde, che uso raramente. Diciamo che le tengo di scorta casomai dovesse mancarmi la pasta fresca, che prediligo perché più morbida, più gradevole al gusto, che non necessita di sbollentatura, ecc. ecc.
Queste, al contrario di quanto proclamato, se non le sbollenti almeno un pochino sembra che siano fatte di cartone.
E le ho pure tenute troppo poco nell'acqua bollente, due minuti in più avrebbero giovato.
Comunque è un fatto, le lasagne di pasta secca sono più consistenti alla masticazione di quelle fresche, in ogni caso.
Quanto al ripieno... avevo queste trote sfilettate da consumare e, ricordandomi della prima lasagna di pesce che gustammo molti anni fa al Lido di Venezia, mi è venuta voglia di fare una prova per vedere se, anche con pesce di fiume, veniva bene lo stesso.
Ovviamente il pesce va amalgamato con una besciamella leggera, quasi una vellutata, mescolandolo a dadini colorati di verdura.
Ne esce un piatto delicato e raffinato. Provare per credere.
Ma la prossima volta torno alla pasta fresca, che sarà pure all'uovo e magari col pesce non ci sta tanto... oppure la impasto e la tiro da sola.
Buon venerdì, piovoso ovunque.
Dosi per 4

-ricetta-
8 fogli di lasagne a onde, quadrati, pari a 250 g pasta secca
400 g filetti di trota puliti di lisca e pelle
1 carota
1 cipolla
1 gambo di sedano
1 falda di peperone rosso
1 falda di peperone giallo
50 g formaggio grattugiato
25 g burro + un po'
25 g farina
200 ml latte
200 ml brodo vegetale
olio evo
noce moscata
sale
Comincio con la vellutata/besciamella. Scaldo il burro in un pentolino, poi verso la farina, la faccio tostare finché assume un colore dorato e poi verso il latte e il brodo, tiepidi. Sto attenta a non fare grumi e porto a cottura, mescolando per circa una decina di minuti da quando comincia a bollire, abbassando la fiamma. Al termine salo e grattugio un'idea di noce moscata.
Intanto riduco un piccola dadolata le verdure pulite e le soffriggo adagio con un velo d'olio e un pizzico di sale. Quando sono appassite metto anche i filetti di trota ridotti a pezzetti.
Bastano pochi minuti di cottura, spengo e verso il composto nella vellutata.
Intanto ho sbollentato e scolato i fogli di pasta.
Prendo una teglia, preferibilmente quadrata, e la ungo, stendo un poco di vellutata e ricopro con la pasta, che condisco con la vellutata al pesce. Spolvero con pochissimo formaggio grattugiato e ripeto gli strati con gli altri fogli di pasta, esattamente nello stesso modo.
Termino con la vellutata che mi avanza, qualche fiocchetto di burro, e metto la teglia in forno a 190° per circa 20'.
Lascio intiepidire e poi la servo.

giovedì 27 novembre 2014

Torna RePanettone, giunto alla settima edizione


Oggi sono a Torino, quindi non cucino, e allora approfitto dell'occasione per ricordarvi che sabato 29 e domenica 30 novembre si svolgerà a Milano la settima edizione di Re Panettone.
Amici golosi... entrate nel sito e stampate l'invito gratuito per accedere alla manifestazione.
Non potete perdervi ben 40 espositori, provenienti da tutta Italia, che vi faranno assaggiare i loro lievitati natalizi.
Ci sarà come sempre anche la possibilità di acquistare questi ottimi prodotti al prezzo speciale di 20 € al chilogrammo.
Saluti!
http://www.repanettone.it/RePanettone/re_panettone_2014.html

mercoledì 26 novembre 2014

Insalata di patate e carne in scatola

La carne in scatola non è un ingrediente comune nel mio carrello della spesa.
Tutt'altro. Però c'è sempre una prima volta.
All'isola d'Elba la gatta che viaggia con noi, appena arrivata nella nuova casa (peraltro sempre la stessa da che ci è entrata per la prima volta da trovatella elbana), si fa cogliere da inappetenza, troppo occupata nella riscoperta del territorio, distratta dai profumi della macchia, dai numerosi gatti della colonia locale e dai cinghiali, che ci fanno compagnia ogni notte. Questi ultimi vengono a grufolare devastando piante secolari di fichi d'India e vigneti, accontentandosi persino dei pinoli, in mancanza di altro.
Dopo 48 ore in cui sgranocchia appena un pugnetto di croccantini mi faccio intenerire, e le offro qualcosa di diverso dalle sue pappe abituali.
Fu così che acquistai due lattine di carne in scatola, cui, la cara bestiola, non fece peraltro onore.
Quella aperta l'ho riciclata agli altri gatti, mescolandola alla pastina che tanto amano. Avete mai visto gatti randagi ghiotti di pastina al burro e parmigiano? Quelli del Calone ne vanno matti. Ma che sia burro e non margarina, né tanto meno olio.
Bene, restava la scatoletta residua. Spesso mi sono domandata che sapore avessero queste carni in gelatina. E finalmente l'ho scoperto. Ce ne sono di due marche che vanno per la maggiore, io avevo la meno pubblicizzata.
In effetti è un miscuglio di carne sfilacciata nemmeno troppo salata, come invece temevo. Alla stregua di molto tonno in scatola, che raramente è a tranci ma tutto a frustoli.
Per non servirla da sola l'ho mescolata a un'insalata di patate e devo ammettere che l'esperimento è riuscito. Il piatto è venuto saporito e appetitoso.
Dosi per 4

-ricetta-
600 g patate lessate
1 scatoletta di carne in gelatina
50 g cetriolini sott'aceto
50 g cipolline sott'aceto
2 cucchiai di senape
1 cucchiaio di aceto
olio evo
succo di limone
Dopo aver lessato le patate, già pelate e tagliate a tocchetti, in acqua bollente salata e addizionata di un cucchiaio di aceto, le scolo prima che si disfino.
Le faccio intiepidire e nel frattempo taglio a rondelle i cetriolini e sfilaccio la carne in scatola.
In una boule metto i sottaceti, la carne e la senape. Aggiungo qualche goccia di limone e di olio evo e poi le patate.
Mescolo bene e lascio a riposo una mezz'ora, in modo che i sapori si fondano assieme.
Quindi servo.

lunedì 24 novembre 2014

Zuppa di zucca e cicerchie

Ma buongiorno! La tregua dalla pioggia sta per terminare, oggi è nuvoloso e mi sa che la mia prossima gita a Torino sarà funestata dalla pioggia. Mercoledì ho in programma un veloce passaggio al Torino Film Festival. Andrò a vedermi un paio di film in lingua originale cui tengo in modo particolare.
Oggi cuciniamo una zuppa, corroborante e molto autunnale.
Quella in foto l'ho preparata mentre ero in vacanza, in una giornata ventosa e piena di pioggia.
Avevo cotto un po' di cicerchie, antico legume del centro Italia che sta tornando in voga, ne era avanzata una ciotola che non volevo riproporre come contorno, quindi mi sono inventata l'abbinamento con la zucca, insaporendo con poco pomodoro e salvia.
Non avete cicerchie? Usate ceci o fagioli cannellini.
Ho frullato le cicerchie senza renderle a crema, ma lasciandole un po' grossolane, in modo da ottenere una zuppa rustica e piuttosto densa.
Alla zucca non ho eliminato completamente la buccia, così nel piatto non mancava un tocco di verde scuro.
A condire, ma solo a tavola, un buon filo d'olio extravergine. E formaggio in abbondanza, ma solo se lo amate. Personalmente preferisco le zuppe 'nature', mi piace sentire i sapori dei vari componenti, non coperti dal sapore del formaggio.
Dosi per 4

-ricetta-
250 g zucca
200 g cicerchie
50 g polpa pomodoro
1 cipolla
1 mazzetto di salvia
olio evo
sale, pepe
Il giorno prima metto in ammollo le cicerchie, poi le scolo, le sciacquo e le cuocio in pentola ben coperte di acqua sino a che non sono tenere.
Conservo un po' del brodo di cottura.
Taglio la zucca a dadini, lasciando parte della buccia.
Trito la cipolla e la metto in pentola a rosolare con un velo d'olio, quindi aggiungo le cicerchie e lascio sul fuoco per circa 20'. Non temete, la consistenza delle cicerchie è piuttosto coriacea, soprattutto se si lasciano raffreddare e in ogni caso poi vanno frullate.
Infatti le verso nel mixer e lo aziono a intermittenza ottenendo un trito piuttosto grossolano.
Nella pentola metto a rosolare la zucca a dadini per circa 5', poi verso le cicerchie e un po' del loro brodo di cottura mescolato alla polpa di pomodoro, regolandomi a seconda che voglia ottenere una zuppa più o meno densa.
Faccio insaporire per 10' poi spengo e profumo con qualche fogliolina di salvia. Regolo il sale.
Posso servirla molto calda o tiepida, se fosse d'estate sarebbe perfetta anche a temperatura ambiente.
Completo con un filo d'olio evo a crudo ed eventualmente pepe nero.

domenica 23 novembre 2014

Pere Martin Sec con crema alle mandorle

Buona domenica golosoni!
Questo è proprio un dolce adatto alla stagione.
Le pere Martine si trovano a novembre/dicembre e sono una varietà tipica del cuneese, e della fascia pedemontana, molto adatta alla cottura. Pare che siano le migliori in assoluto.
Le mie erano proprio molto piccole, pertanto le ho usate cuocendo la crema in piccoli ramequins.
Il mix di pera, cotta nello sciroppo aromatizzato, e crema alle mandorle, con un tocco di cioccolato, era perfetto.
Non avendo farina di mandorle a disposizione ne ho frullate di intere e con la buccia, per dare un tocco rustico non le ho proprio ridotte in polvere, adoro sentirle croccanti sotto i denti in contrasto alla burrosità della pera.
Nella teglietta con pere avanzate ho messo dadini di cioccolato, ne avevo un pezzetto al latte che è andato benissimo ugualmente.
Invece nelle monoporzione ho messo un po' di grué (trito) di fave di cacao e qualche mandorla a lamelle.
Insomma, secondo gli amici Stefano e Sooyun, una vera delizia.
Casomai non doveste trovare la varietà Martin sec usate le kaiser.
Dosi per 10 piccoli ramequins o una teglia da 24 cm.

-ricetta-
10 piccole pere Martin Sec
1/2 l latte
150 g zucchero + 200 g (per lo sciroppo)
80 g mandorle
40 g maizena/fecola
3 uova
fave di cacao spezzettate
mandorle a lamelle
sale, vaniglia
Preparo uno sciroppo con 400 ml acqua e 200 g zucchero, aromatizzandolo con cannella.
Metto le pere senza sbucciarle e col picciolo nella pentola con lo sciroppo e le faccio cuocere fino a che non sono tenere.
Le lascio intiepidire poi con un coltellino asporto parte del torsolo sul fondo, così le rendo anche piatte e più stabili.
Ne appoggio una al centro di ogni cocottina.
Nel mixer frullo le mandorle rendendole fini ma non finissime.
In una boule sbatto le uova con lo zucchero sino a che non sono un po' gonfie, quindi verso la maizena  e poi il latte mescolando per amalgamare. Metto anche un po' di estratto di vaniglia, liquido o in polvere, assieme a un pizzico di sale e termino inglobando le mandorle sfarinate alla pastella.
Divido la pastella tra le cocotte con le pere, le cospargo con un po' di trito di fave di cacao e intanto scaldo il forno, portandolo a 190°.
Uso una placca sulla quale appoggiare i ramequins, li faccio cuocere in forno per almeno mezz'ora o finché il composto si è rappreso. Negli ultimi 5' metto qualche mandorla a lamelle e poi spengo.
Servo tiepido.

sabato 22 novembre 2014

Crostini rustici con barbabietole e tonno

Et voilà un antipastino veloce da preparare, pieno di sapore e di colore, vegetariano, sano.
Qualche fetta di pane casereccio, anche integrale, di segale, toscano, quello che più vi piace, barbabietole cotte al forno e tonno sott'olio insaporito da capperi e formaggini di capra freschi.
Un tocco di cipolla, di quella affogata nell'aceto, così è più digeribile e al contempo acquista un sapore unico.
Le barbabietole si trovano imbustate sottovuoto e hanno una lunga scadenza. Hanno molte proprietà curative e preventive, in primis sono ricche di antiossidanti, essendo il loro colore determinato dagli antociani, flavonoidi simili a quelli contenuti nella buccia dell'uva nera e nei mirtilli, o in tutta la frutta/verdura di colore violaceo, scuro. Aiutano la digestione, il fegato e abbassano i livelli di pressione sanguigna, coadiuvando le terapie antiipertensive.
Ricche di zuccheri sono, per contro, molto povere di calorie.
Pronti? Via!
Dosi per 6 persone

-ricetta-
2 barbabietole cotte
mezza pagnotta di pane casereccio a fette
200 g caprini freschi
100 g tonno sott'olio
30 g capperi sotto sale
1 cipolla rossa
aceto aromatico rosso
olio evo
sale, pepe
Sbuccio le barbabietole, prima le affetto a rondelle spesse 3 mm poi le trito a coltello in modo da ottenere micro pezzetti.
Metto a bagno la cipolla spellata e tagliata a fettine nell'aceto di sherry con un pizzico di sale, lasciandola per un'oretta. Posso farlo anche con molto anticipo, la cipolla non soffre se rimane a bagno anche per qualche ora.
Metto nel mixer i capperi dissalati, il tonno sgocciolato e i caprini, la cipolla sgocciolata e strizzata, un filo d'olio, sale e pepe. Frullo per ottenere una salsa omogenea che mescolo alla barbabietola tritata.
Profumo con un po' di pepe nero macinato.
Scaldo il pane che ho tagliato a pezzi, posso farlo nel forno o sul fuoco usando una padella antiaderente o una piastra.
Spalmo con la crema i crostini e li servo sia caldi che tiepidi.

giovedì 20 novembre 2014

Gnocchi di polenta al pesto



Ok! Adesso che ci siamo sufficientemente addentrati in autunno, un piatto con la polenta ci sta a pennello.
Ho realizzato gli gnocchi al pesto usando farina di mais bianca, profumandola con pesto e pomodori secchi, tradizionali profumi estivi.
Che posso dirvi? L'insolito insieme non è affatto male.
Del resto la polenta è come il riso in bianco, si sposa con tutto e si può cuocere il giorno prima, anche la sera. Con un paiolo antiaderente e 4 volte il suo peso in acqua non occorre mescolarla continuamente.
Poi si ricavano cucchiaiate che si dispongono a strati con formaggio e un po' di salsa di pomodoro in una pirofila. L'immancabile burro aggiunto a fiocchetti e un passaggio in forno caldo per circa 20'.
Il pranzo, vegetariano, è servito.
In abbinamento non sfigura un Roero Arneis Docg del 2010, Cecu D'la Biunda prodotto da Monchiero Carbone a Canale d'Alba. Con la sua mineralità e sapidità sposa perfettamente l'aroma del pesto e della salsa.
Dosi per 4

-ricetta-
300 g farina mais bianco
250 salsa pomodoro
150 g formaggio grattugiato
100 g pesto
100 g pomodori secchi sott'olio
50 g burro
sale
Verso a pioggia la farina da polenta nell'acqua, leggermente salata, quasi a completa ebollizione.
Mescolo per non fare grumi e cuocio per circa 50' mescolando ogni tanto, abbassando la fiamma dopo che quasi tutta l'acqua è stata assorbita e ha smesso di fare grandi bolle.
Quando è cotta la condisco col pesto e coi pomodori secchi sgocciolati, tamponati e ridotti a dadini, poi la verso in una ciotola bassa e la faccio raffreddare sino al giorno dopo.
Imburro una pirofila grande o piccole pirofile monoporzione, accendo il forno a 200°.
Ricavo con un cucchiaio gnocchi di forma irregolare e ne faccio un primo strato nella pirofila, li ricopro con cucchiai di salsa e formaggio grattugiato, formo un secondo strato che condisco nello stesso modo.
Per ultimo metto qualche fiocchetto di burro e inforno per circa 20' a gratinare.

martedì 18 novembre 2014

Trofie con trota affumicata e porri

Buon inizio di settimana a tutti. Stringiamo i denti poiché pare che sarà l'ultimo giorno di maltempo. Qui il sole è già tornato e con lui temperature più consone alla stagione.
Dopo ci aspettano per lo meno dieci giorni di tregua, così dicono, durante i quali si potrà procedere al ripristino delle cose più urgenti. Ci sono centinaia di famiglie che hanno perso la casa. Povera gente.

Ecco un piatto che si adatta perfettamente ai sapori autunnali, complesso ma semplice allo stesso modo.
Tre soli ingredienti per il condimento, cipollotto, porro, filetto di trota affumicato.
Un sugo avvolgente adatto a condire trofie secche, che rendono molto e si vestono del morbido insieme.
Nella fascia alpina, soprattutto al nord-est, ci sono molti allevamenti di piscicoltura, nella fattispecie di trote, che elaborano poi il pesce in affumicatoi ultra moderni, con una qualità eccellente.
Sono filetti saporiti e dall'affumicatura delicata, che si possono utilizzare per molti piatti in cucina.
Confezionati sottovuoto hanno una lunga data di conservazione e possiamo tenerne sempre qualcuno in frigorifero, pronto all'uso.
Uso le trofie prodotte dal pastificio dell'Alta Valle Scrivia, sono ottime e hanno una resa eccellente.
Dosi per 4

-ricetta-
250 g trofie secche
1 filetto di trota affumicata
1 porro
1 piccola cipolla di Tropea
olio evo
sale, pepe
Pulisco il porro, elimino parte del verde, qualche guaina più coriacea e la radice, poi lo lavo e lo affetto sottile. Sbuccio e trito la cipolla.
Scaldo un velo d'olio in una padella e ci faccio appassire porro e cipolla, bagnando con un goccio di acqua calda.
Quando sono teneri aggiungo il filetto di trota spezzettato e lascio appena insaporire senza cuocere.
Condisco con pepe macinato fresco, non dovrebbe servire il sale.
Lesso le trofie in abbondante acqua bollente salata, le scolo e le condisco col sugo preparato.
Servo subito, senza l'aggiunta di formaggio.

domenica 16 novembre 2014

Ice cream bread

Ogni tanto ne scopro una nuova che mi fa restare a bocca aperta.
Ero alla caffetteria delle amiche, qui al paesello, e vedo su un'alzata in cristallo una torta al cioccolato.
Non era la solita torta ma... un dolce cotto in forno e composto di soli due ingredienti.
Gelato e farina autolievitante.
La necessità di Manu, abile pasticciera, era di riutilizzare il gelato avanzato nelle carapine prima di spegnere il banco, visto che col cambio di clima nessuno chiede più gelati, preferendo tè e cioccolate calde.
Sfruttando il tempo libero del primo pomeriggio, durante il quale qui al paesello non circola anima viva, Manu si mette a spulciare in rete alla ricerca di come riciclare il gelato e incappa nel sito americano Taste of home, dove per l'appunto pubblicarono questo insolito dolce. Cotto in uno stampo da plum cake. Loro, ma sono americani, suggeriscono di aggiungere un paio di cucchiai di zucchero, che io trovo superflui se si usa gelato industriale.
Partiamo dal presupposto che il gelato dev'essere a base crema, quindi deve contenere latte, panna, zucchero, uova. Il gusto è a scelta, cioccolato, pistacchio, caffè, bacio, gianduia, nocciola, quello che ci pare.
Di sicuro questa torta non riesce se si usano sorbetti alla frutta. Va bene due soli ingredienti, ma uova ecc. ci dovranno pur essere.
Semplicissima ricetta, vero? Roba da non credere, e infatti mi è subito venuta voglia di replicarla.
Ho acquistato mezzo chilo di gelato al caffè, ci ho mescolato la farina già addizionata di lievito e, giusto per fare qualcosa di mio, ho aggiunto un po' di gocce di cioccolato.
Via in forno per circa 40' e poi ecco la torta, morbida e soffice, poco dolce e adatta a un fine pasto, magari guarnita con panna, oppure ideale per merenda, da accompagnare a una bevanda calda.

Oggi il maltempo pare concederci una tregua. Ieri eravamo a Milano e il rientro è stato una vera impresa. Ci sarebbe voluta un'auto anfibia. Le strade erano fiumi da guadare, acqua alle portiere e una pioggia così intensa che non si vedeva nulla, per giunta assordante. Tutti oggi abbiamo negli occhi le immagini della Liguria devastata e in più parti colpita, della zona del Varesotto che interessa il lago Maggiore con la tragedia di Laveno. Ci hanno preannunciato un ultimo colpo di coda per domani, poi un po' di asciutto prolungato. Io ci spero moltissimo. Per chi deve sistemare e ripulire il possibile e per chi, come me, non riesce più a sentire il battere violento delle piogge.
Buona domenica a chi può goderne.

-ricetta-
500 g gelato di crema/caffè/cioccolato
180 g farina per dolci con lievito
30 g gocce di cioccolato
Accendo il forno col termostato su 170°.
Lascio ammorbidire il gelato in modo da poterlo spatolare senza che diventi liquido e lo mescolo alla farina. Poi con delicatezza incorporo anche le gocce di cioccolato.
Verso il composto in uno stampo ben unto del diametro di 22 cm e inforno per circa 40'.
Sformo la torta su una gratella dopo averla fatta riposare 10', e la faccio raffreddare completamente.
Poi la taglio a losanghe e la servo spolverata di zucchero a velo, accompagnata da panna montata, altro gelato o una crema delicata.

sabato 15 novembre 2014

Noodles al tè verde con verdure saltate

Durante la trasmissione televisiva Pechino Express è esplosa la moda dei noodles, i consigli per gli acquisti erano un bombardamento di spot di nudelini, detto all'italiana.
Ora mi dico, per cuocere i noodles normalmente occorrono massimo 5'. Poi bisogna vedere come li si condisce. Dico la verità, per curiosità ne ho provate un paio di confezioni, la versione italiana e una orientale. Verdetto? preferisco prepararli da sola e avere autonomia sulla scelta del condimento e del tipo di noodles. Ci vuole davvero pochissimo tempo.
Ricordate che giorni fa ho pubblicato una ricetta di verdure all'orientale? Era il 28 ottobre, cliccate QUI per un ripasso veloce.
Ebbene, con quelle verdure ci ho condito i noodles al tè verde, altra diavoleria scovata nei negozi di cibi orientali dove di tipi di noodles, ovvero una specie di spaghetti o tagliatelline a base di vari tipi di cereali, ce ne sono a dozzine.
Ovviamente questi verdi hanno attirato la mia attenzione più di altri, e infatti sono curiosi ma buoni.
Leggendo l'etichetta ho scoperto che il colore verde viene aiutato dall'utilizzo di spinaci, perché il tè verde penso colorerebbe molto poco.
Le confezioni giapponesi hanno strani pesi, nell'incarto di solito ci sono 3 mazzetti da 90/100 g l'uno.
Un piatto vegetariano, colorato, che può essere unico, salutare e leggero.

Buon sabato e in bocca al lupo a tutta la popolazione che vive una nuova giornata con allerta di livello 2. A tutti coloro che abitano lungo le sponde di laghi e fiumi, non si sa più dove mettere l'acqua che impietosa insiste a piovere dal cielo, oggi qui c'è pure un vento piuttosto intenso.
Dosi per 4

-ricetta-
200 g green tea noodles
2 carote medie
2 zucchine, solo la parte verde
1 cipolla grande
1 pomodoro
sambal
olio evo
salsa soya
sweet chili
aceto di riso
Prima di lessare i noodles per 5' in acqua bollente salata, seguendo le indicazioni sulla confezione, cuocio le verdure. Le pulisco e le taglio a bastoncini tutti della stessa larghezza e lunghezza.
Nel wok scaldo qualche cucchiaio di olio e ci rosolo, saltandole, le verdure, condendo con salsa di soya e sweet chili, sorveglio la cottura perché devono rimanere croccanti.
Dopo che ho spento le spruzzo con qualche goccia di aceto di riso.
Con le verdure saltate condisco i noodles scolati e porto in tavola.

giovedì 13 novembre 2014

Pane naan con carne salada e...

Vi svelo un segreto.
Spesso anch'io risolvo il mio pranzo con uno snack veloce, crederete mica che passi le mie giornate a cucinare.
Soprattutto quando devo, come l'altro ieri, star dietro all'elettricista che, privo dell'apprendista (influenzato) ha avuto bisogno di altre due mani in più di un'occasione.
Per sostituire un portalampada in cucina, fuso per il calore e ossidato, ci abbiamo messo la bellezza di un'ora e mezza.
È belloccio, sì, ma non malignate. Si dà il caso che abbia quasi la metà dei miei anni, quindi... secondo voi? Non sono una cougar come va tanto di moda, ultimamente, chiamare certe signore della mia età. E comunque avevamo ben altro da fare. Al momento del conto mi ha scontato la mia manodopera. Gentile!
Dopo quasi sei ore, terminato il suo lavoro, era abbondantemente passata l'ora di pranzo per lo meno secondo i canoni nordici.
Ma, poiché non amo cenare alla sera, mi sono sforzata e ho fatto un pranzo-merenda.
Di uso immediato avevo una confezione di carne salada trentina e una busta con due pani indiani, i naan. Pane in uso in tutta l'Asia Centrale e Meridionale a base di farina, acqua, lievito e yogurt.
Soffice, saporito, a metà tra una piadina e una crescia.
L'ho arricchito con un po' di senape, cipolle marinate, che oramai conservo sempre pronte all'uso, fettine di formaggio e poi passato sulla piastra, annaffiando il tutto con un buon bicchiere di birra.
Cosa volere di più?
Oggi si festeggia la giornata mondiale della gentilezza, per ricordarci di praticarla il più possibile, non solo per un giorno. Guardate che bel motto ho scovato in rete (su favaraweb.it).

Sul fronte meteorologico, invece, è un vero bollettino di guerra. Persino il Lambro a Monza e il Seveso nella zona nord di Milano sono esondati. Il lago Maggiore è più alto del livello raggiunto nel 2002 (e allora aveva piovuto per quasi un mese). E il resto dell'Italia non è messo meglio. Oggi è previsto un giorno di tregua. Ci serve.

-ricetta-
pane naan
carne salada
senape
formaggio, fettine
cipolle marinate nell'aceto di vino rosso aromatico
Scaldo i naan sulla piastra, quando sono ammorbiditi sono più facili da aprire a metà.
Stendo sul pane un velo di senape, ricopro con fettine di carne salada, formaggio e cipolle. Velo anche l'altra metà del pane con senape e richiudo.
Rimetto sulla piastra sino a che non si è ben scaldato.
Porto in tavola con una buona birra.

martedì 11 novembre 2014

Pasticcio di polenta e uova di quaglia

Nel corso della passata anomala estate molte volte mi sono ritrovata a cucinare polenta, le giornate grigie e freddine hanno drasticamente cambiato le esigenze dei menu. C'erano le stesse temperature di questo autunno ma, mentre allora faceva freddo adesso sono troppo alte.
Si aveva spesso voglia di qualcosa di caldo e confortante come un fumante piatto di polenta. Ora è la stagione giusta per riproporla.
Con tutto quello che piove e pioverà... a rotazione il maltempo, associato ai temibili (in questo periodo) venti di scirocco, sta flagellando varie zone, ieri sera è toccato al Tigullio a un mese esatto dall'alluvione di Genova, nel pomeriggio alla Versilia, Carrara, Parma. Che disastro!
Un giorno d'agosto, dicevo, per riciclare un po' di polenta avanzata mi inventai questo pasticcio, recuperando pezzetti vari di formaggio e una dozzina di uova di quaglia.
Ovette che vanno aggiunte alla fine della gratinatura in modo che si scaldino, l'albume si deve appena coagulare e il tuorlo invece deve rimanere cremoso e fluido.
La sua collocazione spazia dal primo, al secondo, al piatto unico, tutti vegetariani.
Per ora l'autunno non ha granché risollevato le sorti climatiche, ci ha regalato temperature miti ma poche giornate soleggiate e ancora tanta pioggia. Uno ci spera sempre ma mi sa che quest'anno lo dovremo ricordare tra i più piovosi degli ultimi 50 anni e la conta dei danni è infinita.
Dosi per 4/6

-ricetta-
polenta avanzata
150 g formaggi vari grattugiati
10/12 uova di quaglia
 40 g burro
Riduco a piccoli bocconcini la polenta avanzata, come fossero gnocchetti, ne stendo uno strato in una pirofila imburrata e poi lo ricopro con del formaggio ridotto a filetti, quindi ripeto un nuovo strato di polenta, termino con il formaggio e con qualche fiocchetto di burro e faccio gratinare in forno a 200° per circa 20'.
Tolgo la teglia dal forno e spolvero la superficie con del grana grattugiato sopra il quale rompo le uova di quaglia, condisco con qualche altro fiocchetto di burro e rimetto la pirofila in forno per ancora 5'.
Servo ben caldo.

domenica 9 novembre 2014

Torta quattro quarti al mais, senza glutine né burro

Il venerdì successivo al nostro rientro dalle ormai lontane vacanze c'è stata subito una serata di degustazione, di quelle programmate mensilmente con un gruppo di assaggio più che collaudato.
Ho abituato gli amici a ricette sempre diverse e il dolce non fa eccezione.
Perciò ho vagliato varie ipotesi, torta in padella, quattro quarti light senza burro, ecc. ecc.
Il tempo quel giorno fu particolarmente tiranno, oberata da un sacco di impegni sono riuscita a elaborare nella mente una quattro quarti con fioretto di mais e mascarpone al posto del burro, farcita di mirtilli e cotta in forno. Ovviamente potete usare anche lamponi, o more o ribes, se vi piace il loro gusto asprigno.
Una torta morbida, leggermente croccante per via della consistenza del fioretto di mais, facilissima da fare e che soddisfa 12 persone. Totalmente priva di glutine.
Come mai ne parlo solo ora, a un mese di distanza? semplice, avevo già parecchie ricette programmate, per fortuna, e non ho trovato il tempo necessario per scriverne di nuove.
Curiosi? Golosi? Provatela subito!
Anyway... buona domenica a tutti!
Un pensiero va, doverosamente, anche ai meno fortunati che in questa settimana hanno dovuto abbandonare le loro abitazioni minacciate o invase dall'acqua esondata da vari fiumiciattoli, improvvisamente ingrossatisi. Frane, smottamenti, allagamenti un po' ovunque. Povera Italia trascurata da oltre mezzo secolo di incuria. E da domani sono annunciate nuove forti perturbazioni.
Non che oggi sia una bella giornata, perlomeno qui è nuvoloso, nebbioso e tutto grigio.

-ricetta-
250 g fioretto di mais
250 g zucchero grezzo
250 g mascarpone
250 uova (4 grandi)
125 g mirtilli
1/2 bustina di lievito
buccia di limone
sale
In una boule sbatto con le fruste le uova con lo zucchero, quando sono ben gonfie aggiungo il mascarpone che stempero a bassa velocità.
Quindi mescolo con una spatola il fioretto, il lievito, un pizzico di sale e un po' di buccia di limone.
A questo composto piuttosto morbido aggiungo per ultimi i mirtilli.
Verso in uno stampo da 26 cm rivestito di cartaforno inumidita e strizzata e inforno a 170° per circa 50' o fino a che, pungendola con uno stecchino, questo non ne esce asciutto.
La sformo su una gratella e quand'è fredda elimino la carta. Prima di servirla posso spolverarla di zucchero a velo, ma proprio appena prima altrimenti l'umido della torta lo assorbe subito.

sabato 8 novembre 2014

Parmigiana di melanzane light e in padella


Quando non si hanno a disposizione tutte le attrezzature necessarie ci si ingegna. Almeno io sono abituata a farlo perché non so dire di no alla richiesta, gentile, di qualche amico.
Trattandosi di parmigiana è risaputo che va cotta in forno, in modo che i sapori si fondano regalando emozioni uniche al palato.
Ma all'Elba come potevo fare? L'unica soluzione praticabile era cuocerla in padella.
Ma non certo tutta intera, perciò ho scelto di preparare la parmigiana di melanzane light in forma di torrette monoporzione. Per alleggerire il piatto basta grigliare le melanzane e usare pochissimo olio, a gocce.
Che dire? condite con una buona salsa di pomodoro e inframezzate da fettine di bocconcini di bufala, lasciati asciugare molto bene, sono venute davvero speciali.
Ed erano anche molto belle da vedere, una volta servite nel piatto.
Le melanzane, grazie alla coltivazione in serra, si trovano ancora. Perché non fare un tuffo indietro all'estate con tutto il brutto tempo patito in quest'ultima settimana?
Chi non ha molto tempo o voglia può acquistate le buste di melanzane grigliate surgelate, dove però mi sembra che le fette siano oblunghe, mentre le ho ricavate tutte di ugual misura affettandole orizzontalmente. Con gli scarti ho preparato un caviale alla greca.
Dosi per 4

-ricetta-
2 melanzane ovali o tonde
250 g salsa pomodoro
60 g parmigiano grattugiato
2/3 bocconcini di mozzarella
basilico
olio evo
sale
Taglio le melanzane a fette spesse, contandone 16 tutte dello stesso diametro.
Scaldo una piastra per grigliare e la spolvero di sale. Quando è rovente ci appoggio le fette di melanzana facendole grigliare da ambo i lati.
Quando sono tutte pronte inizio a preparare la parmigiana.
Allineo 4 fette sul tagliere, le spalmo con un po' di salsa che ricopro con due fettine di mozzarella e una foglia di basilico. Spolvero con abbondante grana, due o tre gocce d'olio (appena un'idea, mi raccomando) e copro con una seconda fetta di melanzana.
Ripeto lo strato di condimento e proseguo nello stesso modo fino a terminare gli ingredienti, condisco l'ultima fetta con un po' di sugo e formaggio, senza mettere il basilico che brucerebbe.
Aiutandomi con una paletta trasferisco le torrette in una grande padella che le contenga tutte, appena unta d'olio e scaldata. Copro con un coperchio e lascio scaldare a fiamma molto bassa per circa 15/20', scuotendola ogni tanto.
Quando la parmigiana è ben calda e fondente spengo la fiamma e la lascio riposare per un altro quarto d'ora prima di servirla.
Vi posso assicurare che cotta così non ha niente a che invidiare a quella cotta al forno.

venerdì 7 novembre 2014

Trota al vapore con grattini alla curcuma

Quest'anno il fiume è come un elastico, si allarga e si restringe. Nel giro di poche ore è salito moltissimo, espandendo il suo letto così che le piante spuntano direttamente dall'acqua.
Dopo 16 anni che abito lungo l'argine ci ho fatto l'abitudine e non mi spavento più, se guardo fuori mi sembra di avere l'acqua alle finestre, come nei canali veneziani.
E ancora di più, dopo piogge torrenziali come ce ne sono state nei giorni scorsi e che ancora flagellano la nostra povera penisola sempre più in crisi, cerco di evadere con la mente e ripenso alle vacanze, anche quelle molto lontane, in luoghi pieni di sole e mare.
Al ricordo di alcune stranezze mi viene da ridere, e moltissimo.
Da bambina, in campeggio, la promiscuità era piuttosto normale, nel senso che sapevi benissimo cosa cucinava il tuo vicino, le verande aperte diffondevano odori, profumi e fuochi a vista.
Chi aveva la fortuna di picchettare la propria tenda o roulotte accanto a noi poteva assistere alla preparazione di succulenti ragù, minestroni in dosi epocali per soddisfare il maggior numero di amici, grigliate di carne o pesce che facevano venire l'acquolina in bocca solo coi loro profumi.
Dai vicini tedeschi o inglesi, per contro, non avevamo nulla da imparare.
Inconfondibile l'odore di cipolla bruciata nel grasso e di affumicato, di bacon e salsicce.
Loro arrivavano con uova portate da casa e conservate in secchi di zinco ricolmi di crusca o sabbia, strano sistema, a quanto pare funzionava sia per proteggerne l'integrità che per la farle durare durante la vacanza.
Ma, mi chiedevo, seppur bambina, le uova avevano un costo bassissimo anche in Italia! Magari potevano portarsi carne secca, oppure scatolame vario.
Fatto sta che i loro piatti di invitante avevano pochissimo, soprattutto quando vedevamo la nostra pasta maltrattata, ovvero usata come contorno a salsicce o uova o verdure, lessata e scotta sino a che un sedanino assumeva le dimensioni di un pacchero o gli spaghetti raggiungevano il diametro del paletto di un ombrellone. Il tutto completato da cucchiaiate di marmellata!
Santi numi! Fortuna che, con la globalizzazione e la diffusione della buona cucina nel mondo, anche loro hanno imparato a gustare la pasta, e il riso, nella giusta maniera.
È passato più di mezzo secolo, quindi... torno alla mia ricetta, che prevede l'uso della pastina a mo' di contorno al pesce.
Pastina cotta in acqua aromatizzata e quindi servita con petali di trota cotti al vapore, o nel microonde, se preferite. Un po' di cipollotto aromatizzato all'aceto ed eccovi un signor piatto unico, a costi decisamente abbordabili.
Le trote le trovate anche già sfilettate, niente paura. Sceglietele non troppo grandi, altrimenti ne bastano due.
I miei grattini, ahimé, erano un po' troppo industriali. In commercio se ne trovano di più rustici, ma a volte ci si deve accontentare di quel che si trova.
Dosi per 4

-ricetta-
300 g grattini all'uovo
4 piccole trote iridee intere sfilettate
1 cipolla rossa di Tropea
1 cucchiaio di curcuma
aceti rossi aromatici
olio evo
erbe aromatiche
sale, pepe
Lesso i grattini in acqua salata e aromatizzata dalla curcuma. Li scolo al dente, li allargo su un vassoietto e li condisco con 4 cucchiai di olio evo e un pizzico di sale.
Pulisco, affetto e metto a macerare la cipolla in una ciotolina, con gli aceti aromatici, per almeno un'ora.
Intanto cuocio i filetti di trota al vapore, su una griglia appoggiata su di una pentola di acqua salata in leggera ebollizione e chiusi da un coperchio, per circa 8/10', oppure nel microonde alla massima potenza per 4', con l'aggiunta di erbe aromatiche a piacere (timo, salvia, prezzemolo).
Distribuisco i grattini nei piatti, divido la cipolla scolata e strizzata sui grattini e completo con le trote sfogliate, liberate di pelle e lische residue e divise in scaglie.
Se voglio completo con qualche filo di aneto e poco pepe nero.

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I più attenti alle mie ciarle avranno notato che stamani ho sostituito 'il libro che sto leggendo'.
È infatti finalmente disponibile in libreria il fantasy scritto dalla mia amica Donatella Perullo.
Prima parte di una trilogia intitolata Il Fato degli Dei, Lacrime d'Ametista piacerà anche a chi, proprio come me, non è un amante del genere.
Grazie al fatto che è un'amica affezionata, ho seguito Donatella sin dall'inizio di questa sua follia letteraria, trepidando con lei ogni volta che inviava il manoscritto ad una casa editrice. E ho, naturalmente, avuto l'onore di leggere in anteprima i primi due volumi della trilogia. Attualmente Donatella è impegnata nella stesura della terza e ultima parte.
Non solo perché è un'autrice italiana esordiente e come tale mi piace sostenerla, anche se ha pubblicato molti racconti brevi in varie antologie, ma vi consiglio vivamente di tuffarvi nella lettura di Lacrime d'Ametista, per scoprire la storia di Roswita e di tutto quello che la circonda. La fervida fantasia di Donatella vi condurrà per mano e rimarrete piacevolmente stupiti dall'accuratezza della sua prosa e catturati dalle vicende dei suoi protagonisti.
Ecco la sinossi del romanzo, edito da Butterfly Edizioni, che potrete prenotare in libreria oppure acquistare negli stores on line, Amazon e Ibs:


Ognuno nasce con un fato, quello di Roswita è essere l’unica in grado di fermare la malefica Dea Irmin. Roswita è un’adolescente volitiva, cresciuta in un bosco, nascosta al mondo da Iosò, una misteriosa anziana che chiama nonna. Trascorre le sue giornate a studiare e a giocare nella natura insieme all’inseparabile Lupa; e non sospetta il perché del suo isolamento. Fin quando un giorno un incontro inaspettato la stravolge... ma lui è il principe Fredric dei Noctiluca, figlio della perfida Irmin. In un susseguirsi di eventi, intrighi e misteri, Roswita dovrà combattere per il proprio amore e per la salvezza del mondo rinunciando per sempre alla propria innocenza.
Un romanzo dalla prosa delicata ma incisiva, scritto con maestria, che conduce in luoghi incantati e al contempo infernali. Lacrime d’Ametista è un fantasy fiabesco, destinato a lasciare un segno indelebile nel cuore dei lettori.
E non dimenticate che:

«L’amore può trascinare tutto con sé, anche l’odio più feroce».

mercoledì 5 novembre 2014

Risoni con verde di zucchina e formaggio affumicato

Buondì! E ha ricominciato a diluviare, appena due settimane di tregua e rieccoci sommersi da piogge monsoniche con venti molto forti. Uffa, sono già stanca. Alla pioggia proprio non mi abituo. Mi urta, mi dà fastidio fisicamente e il vento mi agita.
Sono svogliata e perdo concentrazione.
Non avete idea di quante volte cucino e fotografo gli ingredienti delle mie ricette scordandomi alla fine di immortalare il piatto finito.
Così, se davvero mi interessa pubblicarla, mi tocca replicare tutto.
Per questa ho aspettato novembre... colorando una giornata piovosa e grigia.
Povera me, perdo colpi. Del resto gli anni aumentano, magari diminuissero arretrando come i gamberi.
Ho servito questo semplice primo piatto vegetariano a Naty e al suo boyfriend, in una delle poche serate in cui abbiamo potuto cenare in terrazza, la scorsa estate.
In fondo si tratta di pasta con le zucchine ma la differenza la fa il formaggio, trattandosi di un quartino
di una formaggella affumicata prodotta dal caseificio Pennar dell'altopiano di Asiago.
Leggera affumicatura e pasta compatta ma morbida, sostituibile con una buona scamorza affumicata che filerà un pochino di più.
La pastina come al solito rende tanto, calcolatene 50 g a testa, non di più, risottandola aumenta di volume assorbendo il brodo vegetale.
Il brodo di cottura lo si prepara in mezz'ora facendo bollire gli scarti di verdura (in questo caso il verde del cipollotto e la parte centrale delle zucchine) oppure i tradizionali sedano, cipolla, carota, porro, foglie di biete ecc., insomma quel che c'è a disposizione.
Dosi per 4

-ricetta-
200 g pastina risoni
100 g formaggio affumicato
2 zucchine
1 cipollotto
1 pomodoro
brodo vegetale
olio evo
sale
Dopo che ho preparato il brodo, se non volete farlo utilizzate dadi vegetali in polvere, pulisco il cipollotto e lo affetto e taglio a minuscoli dadini il verde delle zucchine, il cuore lo recupero mettendolo nel brodo come la parte verde del cipollotto.
Scaldo un goccio d'olio nella pentola e ci rosolo adagio il cipollotto poi unisco le zucchine e le faccio rosolare 3' prima di mettere la pasta e portarla a cottura aggiungendo il brodo a mestoli man mano che lo assorbe.
Due minuti prima del termine metto anche il pomodoro, che ho tritato finemente e fatto sgocciolare in un colino. Correggo il sale, se occorre.
Quando i risoni sono cotti spengo e manteco col formaggio a dadini.
Lascio riposare qualche minuto prima di portare in tavola.

lunedì 3 novembre 2014

Patate in tortino al salto, profumato al limone

Questo tortino sembra proprio un rösti, ma invece si avvicina di più a un risotto al salto.
Nel rösti ci sono solo patate ed eventualmente cipolla, qui le patate crude sono amalgamate con farina, uova, latte e formaggio. Il tutto profumato dalla buccia di limone e partendo da patate crude grattugiate.
Io l'ho cotto con le mie due padelle gemelle per le frittate, che assicurano giravolte perfette.
Ma, volendo, si può cuocere anche nel forno.
Se preferite potete usare 50 g di fioretto di mais al posto della farina 00, in questo caso il tortino sarebbe totalmente privo di glutine.
E' comunque un contorno che piacerà a tutti e che si sposa a qualsiasi secondo piatto.
Ogni tanto anch'io collaboro coi motori di ricerca del settore, sono sempre in affanno ma a volte riesco a stare dietro alle loro richieste. Perciò ho inserito questa idea tra Le ricette con le patate di Gustissimo.
Dosi per 8/10

-ricetta-
1 kg patate da gnocchi
90 g formaggio grattugiato
50 g farina
2 uova
40 ml latte
1 limone bio
prezzemolo
olio evo
sale, pepe
Lavo le foglie di un ciuffo di prezzemolo, le asciugo e le trito finemente sul tagliere, aiutandomi con un grosso coltello da cucina.
In una boule sbatto le uova col latte, la farina, il prezzemolo tritato e la buccia del limone grattugiata (mi regolo secondo il gusto), per ultimi aggiungo il formaggio, sale e pepe.
Sbuccio le patate e col robot le grattugio, col disco a fori grossi. Quando sono tutte pronte le mescolo al composto preparato nella boule.
Scaldo una delle due padelle appena unta di olio, verso le patate e le distribuisco con una spatola e inizio a cuocerle su fuoco medio sino a che non si forma una prima crosticina. Agito la padella ogni tanto per verificare che il composto non si attacchi poi abbasso la fiamma, copro con la seconda padella e continuo a cuocerlo per circa 15'.
Dopodiché afferro saldamente entrambe le padelle e le capovolgo, per fare in modo che anche il lato non cotto si trasformi in un bel tortino, ovvero lascio cuocere anche questo lato per circa 15'.
Verifico che il tortino sia ben dorato da entrambi i lati quindi spengo e lo porto in tavola un po' intiepidito, tagliato in 6 spicchi.
Se volessi cuocerlo in forno verso le patate preparate in una teglia bassa del diametro di 24 cm rivestita di cartaforno oliata e cuocio a 190° per circa 25' o sino a che non si è solidificato formando una crosticina.

domenica 2 novembre 2014

Muffins ai mirtilli

In questi giorni di frenesia, dove si vedono in giro solo ricette con finte dita mozzate e sanguinolente, muffins arancioni, piccole zucchette finte ecc. ecc. per via di Halloween, io vado controcorrente, proponendovi questi muffins ai mirtilli che sono un classicissimo.
Forse molti di voi non sanno che si impastano nel tempo che il forno impiega ad andare in temperatura e che poi cuociono in circa 20'. E che durante la cottura ho persino avuto il tempo per scrivere, in tempo reale, la ricetta. Senza prendere appunti sui mille foglietti di cui mi circondo col rischio di perderli o buttarli.
Insomma, in mezz'ora sono pronti 12 dolcetti da far gola anche a chi i dolci non li ama.
Pochi ingredienti, per lo più i muffins hanno sempre lo stesso impasto, poi si sceglie la frutta da metterci dentro. I mirtilli vengono dall'Alto Adige, dove li coltivano in serre apposite.
Fanno bene e hanno quella giusta nota di acidità che compensa la dolcezza dell'impasto di uova, burro, zucchero, latte e farine.
Allora dai, tutti a fare muffin e auguri per una buona e dolce domenica!
Dosi per 12 pezzi

-ricetta-
200 g farina
125 g mirtilli
100 g zucchero
80 g burro
50 g fecola
8 g lievito (mezza bustina)
2 uova
100 ml latte
vaniglia
sale
Accendo il forno impostandolo su 180°.
In una ciotola setaccio farina, fecola, lievito, una punta di vaniglia concentrata e un pizzico di sale.
In una boule mescolo con la frusta a mano lo zucchero con le uova, quindi aggiungo il burro morbidissimo, il latte e per ultimo amalgamo con delicatezza le farine.
Completo versando i mirtilli trattenendone alcuni che metterò sopra, rimescolo e divido il composto tra i 12 pirottini dello stampo, poi metto un paio di mirtilli sopra ognuno e inforno per circa 20/25'.
Dipende dai forni, comunque quando li vedete dorare in superficie e in cucina si sprigionerà aroma di dolce sono pronti.
Li lascio parzialmente raffreddare poi li trasferisco su un vassoio, pronti per un fine pasto o una golosa colazione.

sabato 1 novembre 2014

Zucca lessata, un contorno veloce e saporito

Ad Halloween per tradizione, nei paesi che festeggiano la notte di Ognissanti seguendo la cultura celtica, si mangia la zucca. Chi è bravo può anche intagliarla preparando una bella Jack o'-lantern.
Io artisticamente sono una vera schiappa. Per cui mi limito a cucinare questo stupefacente frutto degli orti autunnali. E voi, ieri notte, dolcetto o scherzetto?
All'Elba, l'amica Regina mi ha regalato la prima zucca prodotta nel suo orto, aveva seminato una varietà napoletana, cioè di quelle a buccia liscia, giallo arancio e con forma allungata a pera. Ha sapore delicato e piuttosto dolce senza essere troppo zuccherina.
A dire il vero non era mia intenzione lessarla. L'avevo preparata tagliata a rondelle spesse 3 mm pensando di friggerla, ma siccome eravamo in molti ho suddiviso le fettine tra due padelle e le ho cotte, in pochi minuti, con la sola aggiunta di un goccio di acqua e olio che evaporano giusto in tempo per la fine cottura.
Appena è diventata tenera l'ho trasferita su un piatto da portata e poi condita con qualche scaglietta di sale e ancora un goccino di olio.
La buccia della varietà napoletana è sottile e si può anche non eliminare.
Tempo totale: massimo 15 minuti per un contorno salutare, saporito, che piace a tutti.
Lascio a voi la scelta di quanta prepararne, secondo la mia esperienza vi suggerirei di non lesinare con le dosi, è un contorno che va a ruba, è leggero e si mangia molto volentieri. Ed è talmente veloce che potete impegnare una mezz'ora e più padelle.
Altre idee su Come cucinare la zucca le troverete cliccando sul link di Gustissimo.it.

-ricetta-
fettine di zucca
olio evo
sale in fiocchi

Lavo molto bene la zucca e la divido in due in senso verticale, buona parte della polpa è piena.
Appoggio la parte tagliata su un tagliere e con un coltello grosso ricavo mezzelune spesse 3 /4 mm.
Verso un filo d'acqua e qualche goccia d'olio in una grande padella e porto a bollore, quindi dispongo le fettine di zucca e le faccio lessare da ambo i lati, girandole con una paletta, sino a che sono tenere ma non disfatte.
Le allineo su un vassoio e le condisco con un pizzico di sale, quindi porto in tavola con pepe nero e olio evo.
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