mercoledì 29 febbraio 2012

Gnocchi di gries allo zola

In base alle notizie 'clamorose' diffuse stamani alla radio, secondo quegli sciagurati di 'Meteo.it' (badate, non 'ilMeteo.it' che sono quelli che ci azzeccano!) oggi avremmo dovuto avere temperature surriscaldate per la stagione, (dov'erano questi profeti nello scorso fine settimana quando qui abbiamo toccato i 22° per 3 giorni di fila con un cielo blu intenso e nessuno ha commentato?), invece siamo ancora in inverno, fa freddo, siamo intorno allo zero e si gela!
Per questo torno a proporre una ricetta nordica, montanara, che si prepara in tutto l'arco alpino orientale, abbracciando il Trentino Alto Adige, il Friuli V.G. sino all'Austria, adattissima a questa giornata grigia, livida e fredda.
Pochi ingredienti, come sempre, per una grande resa, gnocchi al  cucchiaio che di solito sono serviti in brodo, cui naturalmente ho apportato la mia variante lombarda, condendoli con una crema di formaggio.
Si preparano alla svelta, se c'è il tempo si lascia riposare l'impasto un quarto d'ora.
Un altro quarto d'ora per la cottura e si va in tavola.
Gries in tedesco vuol dire semolino, ma è anche il nome di una cittadina sudtirolese.
E infatti il semolino è la base di questi gnocchetti. Siccome in cottura aumentano di volume, fateli piuttosto piccoli, la dose di un cucchiaino da caffè, così cuoceranno anche meglio.
Il brodo in cui lessarli, mi ripeterò all'infinito, sarebbe più indicato che fosse di carne, se però non l'avete cuoceteli in acqua salata e poi conditeli asciutti.
Questa mia versione è particolarmente saporita, se preferite una soluzione più leggera e delicata serviteli in brodo, abbondantemente conditi con formaggio grattugiato.

-ricetta-
250 g semolino
50 g burro
3 uova
1 cucchiaino di lievito per salati
brodo, sale
formaggio grattugiato
zola dolce e piccante, panna

Maneggio il burro a pomata montandolo con un cucchiaio di legno poi aggiungo le uova, sbattendole, prima di versare il semolino e il lievito, e una presa di sale.
Mescolo ottenendo un composto consistente ma non troppo che lascio riposare 15'.
Intanto metto a scaldare il brodo, quando inizia a bollire lo faccio fremere leggermente, e con due cucchiaini formo degli gnocchetti irregolari e li faccio cadere dentro.
Li lascio cuocere piano per circa 15', poi spengo e attendo altri 5' prima di toglierli usando una schiumarola.
In quei 5' d'attesa preparo il condimento stemperando lo zola piccante e quello cremoso insieme a qualche cucchiaio di panna, poi verso gli gnocchi, li mescolo delicatamente per non romperli, quindi spolvero con molto formaggio grattugiato prima di portare in tavola.

Abbinamento? per bilanciare l'aromaticità degli zola consiglio un vino dell'A.A., il Praesulis, Gewürztraminer di Gumphof. Markus Prackwieser è un piccolo 'grande' produttore di vini equilibrati che interpretano a meraviglia il territorio sudtirolese, la sua azienda è a Fiè allo Sciliar, in provincia di Bolzano.


martedì 28 febbraio 2012

Pomodori in insalata con aromi



I pomodori... li adoro, ne mangio tutto l'anno, è come se il mio fisico mi chiedesse apposta di consumarne. A volte mi domando come non mi sia ancora trasformata in una pianta di 'pomme d'amour', così venivano chiamati secoli fa, i pomodori in Francia!
Quelli estivi sono certamente i migliori, se di orto (come ho la fortuna di averne grazie ad amici e vicini) meglio ancora, ma ormai nel sud Italia, soprattutto in Sicilia, ci sono coltivazioni che ne producono a ciclo continuo, e date le favorevoli condizioni del suolo e di quelle climatiche, sono ottimi e saporiti.
Aborro invece quelli tunisini e marocchini, totalmente insapori, pallidi e asfittici, e si che da loro le temperature ideali non mancano, ma evidentemente la qualità del sottosuolo e delle varietà coltivate fa la differenza. I Pachino & co. ce li abbiamo solo noi!
Preferisco pagarli di più, ma cercare il prodotto italiano.
Piccolo aneddoto, di quelli che tanto piacciono alla mia amica Gina.... ricordo che molti anni fa, alla fine degli anni '80, entrai in amicizia con i tuttora miei fornitori di verdura e frutta in Milano (ora sporadici, ahimè, perchè non abito più lì) quando, girando tra i banchi del mercato del venerdì, quello sotto casa di allora, lessi un cartello apposto sopra una cassa di meravigliosi pomodori che li indicava come "saporiti"... mi avvicinai e ne acquistai 2 chili, prevenendo il giovane ragazzo dietro il banco che, se non fossi rimasta soddisfatta dell'acquisto, glieli avrei riportati.
Ma Mauro non mentiva, erano buonissimi e da allora non acquisto mai pomodori nella grande distribuzione ad eccezione di quelli Dop di Pachino, per gli altri mi rivolgo a venditori di fiducia, che vendono prodotti qualificati, di certificata provenienza italiana.
I pomodori, originari del centro-sud America, erano un frutto caro agli Aztechi e giunsero in Europa nel 1540, riportati da Cortés.
Hanno un'infinità di proprietà benefiche, sono poco calorici ma ricchi di potassio, utile contro i crampi, la stanchezza e l'ipertensione, di ferro, di zinco, zolfo, fosforo e calcio.
Se consumati crudi apportano buone dosi di vitamine, dalla C alla A e anche del gruppo B.
Sono ricchi di licopene, protettore della prostata e studiato a lungo per le discrete proprietà antitumorali.
Mi sembra un'ottima serie di validi motivi per consigliare il consumo di pomodori, senza dimenticare le loro capacità disintossicanti e antiossidanti, sapendo che facilitano la digestione degli amidi della pasta e che aiutano la motilità gastrica grazie all'acido malico e lattico che contengono.
Fatto sta che pressochè quotidianamente non rinuncio a consumarne, è difficile inventarsi modi diversi di abbinarli e condirli, ma c'è sempre un'idea che sbuca da dove meno te l'aspetti.
L'altra sera mi sono imbattuta in una trasmissione dove Nigella Lawson stava aggiungendo foglie di prezzemolo ad un insalata mista, in quantità abbondante come fossero soncino o pasqualina.
Ecco quindi come mi è venuta l'idea di condire dei pomodori, varietà Piccadilly, con tante foglie verdi di prezzemolo, timo e origano freschi e buccia di limone, oltre a ottimo olio evo siciliano, il Polifemo di Viragì.
Sale di Trapani, pomodori coltivati in Sicilia, olio degli Iblei, tutto all'insegna della nostra amata isola!
Il limone, però, proviene da una pianta di amici, maturato lungo le sponde del lago di Como.

-ricetta-
300 g pomodori Piccadilly o mini San Marzano
una grossa manciata di foglie di prezzemolo
2 rametti di timo
2 rametti di origano
un limone non trattato
sale, olio evo

Taglio in 4 spicchi i pomodori, li accomodo in una terrina e sopra ci metto le foglie di prezzemolo ben lavate e asciugate, poi sfoglio i rametti di erbe aromatiche, grattugio la buccia del limone e condisco con un po' di sale in scagliette e un generoso filo di olio.
Pane fresco, croccante e tiepido e una fettina di primosale o un bocconcino di mozzarella.... mi basta questo per fare pranzo, una vera goduria, leggero e disintossicante dopo il banchetto, più che abbondante, domenicale.
Oppure sarà la bella giornata con temperature piacevolmente primaverili a invogliarmi a qualcosa di fresco?

lunedì 27 febbraio 2012

Ossibuchi (con risotto)

Chi mi legge sa che adoro i tagli di carne, solo apparentemente, meno pregiati.
L'òss büs è uno di quelli, se di manzo ancora meno considerato per via della lunga cottura che richiede.
E' preferibile che sia ricavato dal geretto posteriore perchè più ricco di carne intorno a un bel moncone di osso midollato (indispensabile!!).
I miei arrivano dal mio macellaio di fiducia in Badia, sono grossi e carnosi, macellati da manzi allevati direttamente nei masi alpini.
Negli anni bui di 'mucca pazza' erano praticamente spariti dalle macellerie, la legge ne vietava la vendita proprio per via del midollo contenuto.
Ora sono stati riabilitati e si ritrovano, con piacere, nei pochissimi ristoranti e trattorie che cucinano meneghino.
Li accompagnerò con un risotto alla milanese, of course, morbidamente mantecato e grasso al punto giusto, con un leggero aroma di gremolata, non troppa, per non disturbare il vino.
In teoria serve un ossobuco a persona ma si può anche dividerne uno in due, se particolarmente grande, c'è sempre chi rinuncia al midollo.
Hanno bisogno di molto spazio per la cottura, per cui prevedete due casseruole se sono tanti.
Sono sicura che a Max, di cui festeggiamo il compleanno, piaceranno... e non solo a lui!
Ovviamente è una ricetta che funge anche da piatto unico ma, dati gli appetiti robusti, per stavolta il risotto sarà solo un accompagnamento e il tutto sarà preceduto da una pasta asciutta.
Per servire il piatto il più caldo possibile (eravamo in tanti) ho assemblato il tutto e la carne nasconde il riso, ma è molto più bello servire una porzione di risotto con appoggiato sopra l'ossobuco.

-ricetta-
ossibuchi di manzo
1 cipolla
aglio, prezzemolo, scorza di limone
vino bianco, brodo
burro e olio evo
farina
sale e pepe

per il risotto:
riso, burro, cipolla, zafferano, brodo vegetale fresco, parmigiano

Trito finemente la cipolla e la metto ad appassire lentamente in una larga casseruola con dell'olio e una noce di burro.
Infarino gli ossibuchi dopo che li ho incisi lungo il bordo con piccoli taglietti per evitare che si arriccino troppo in cottura, allo scopo utilizzo un coltello di ceramica, affilato come una lametta.
Dispongo gli ossibuchi sopra la cipolla e li faccio rosolare a fuoco vivace da ambo le parti, poi li sfumo con un po' di vino bianco, e una volta evaporato aggiungo brodo caldo, due o tre mestolini, salo leggermente e copro, lasciando cuocere pianissimo per circa 2 h.
Se asciugasse troppo metto altro brodo, sempre poco alla volta.
Correggo di sale e macino poco pepe.
Intanto cuocio il riso, preparandolo alla milanese e mantecandolo con una noce di burro e un trito finissimo di mezzo spicchio d'aglio, qualche foglia di prezzemolo e buccia di limone grattugiata.
Dispongo il riso nella teglia, sopra appoggio gli ossibuchi e porto in tavola caldissimo.

Il vino abbinato è stata una Barbera d'Alba, vendemmia 2004, Roscaleto di Boglietti, un vino potente coi suoi 14°, elegante e vellutato.

sabato 25 febbraio 2012

Riso ricco



Avevo voglia di preparare un bel piattino da abbinare a un Lambrusco Reggiano Doc, una delle quattro denominazioni ufficiali.
E' inutile arricciare il naso, questo vino è troppo spesso sottostimato e considerato a torto senza qualità, eppure viene prodotto sin dall'epoca romana, come testimoniano Virgilio, Catone, Varrone e Plinio il Vecchio.
Apprezzato già nel 1500, nel '700 si cercarono bottiglie atte a conservarne la naturale effervescenza, utilizzando le 'borgognotte' dallo spesso fondello, adattissime a contenere la pressione creata dalla presa 'naturale' di spuma, dovuta alla seconda rifermentazione in bottiglia, come avviene per lo champagne.
Poi si studiò la legatura del tappo mediante spago, in seguito diventato gabbietta, infine negli anni '60 si arrivò a perfezionare l'attuale metodo produttivo mediante metodo Charmat, ossia una presa di spuma in autoclave, a temperature controllate.
Un vino naif, indubbiamente, che ho scelto di accompagnare a questo riso scolato e condito con un misto di morbidezza (data dalle uova), grassezza (il mascarpone) e tanto sapore (la salsiccia e i formaggi).
Le dosi sono per 4 persone, anche se oggi l'ho cucinato per due.

-ricetta-
320 g riso Baldo
200 g salsiccia dolce a nastro
1 uovo intero e 2 tuorli
60 g pecorino romano
50 g parmigiano grattugiato
50 g mascarpone
brodo leggero
un mazzetto di foglie di salvia
pepe



Metto a scaldare il brodo per lessare il riso, nel mentre formo piccolissime palline con la salsiccia spellata e le faccio rosolare in una padella rovente senza grassi, scuotendole spesso, insieme al mazzetto di foglie di salvia, che così diventeranno belle croccanti.
Butto il riso e lo faccio lessare senza scuocerlo, intanto che cuoce mescolo in una ciotola le uova coi formaggi e una macinata di pepe.
Scolo il riso lasciandolo un po' umido e lo condisco col composto di uova e formaggi.
Impiatto le singole porzioni aggiungendo qualche pepita di salsiccia e foglie di salvia.
Servo accompagnando con un calice di Lambrusco fresco, a temperatura di cantina.

Abbinamento riuscitissimo, il vino leggermente acido ma asciutto, lievemente effervescente e profumato, smorzava la nota morbidissima del riso e sgrassava il finale della salsiccia.

giovedì 23 febbraio 2012

Una semplice insalata...

...come se ne possono comporre centinaia, secondo i gusti e le scorte a disposizione!
Insalata, termine che, se lo googlate su Wikipedia, sta ad indicare un miscuglio di più cibi, principalmente a base di verdure, conditi con vinaigrette o citronette, a seconda che si emulsionino olio e sale con aceto o limone.
Mica solo quella a foglia verde, dunque. Buona per carità, ma che noia!
Niente di più semplice quindi, basta solo un po' di fantasia per assemblare quanto c'è nel frigorifero.
Nel caso odierno un cuore di trevisano tardivo, un cuore di scarola dalle foglie tenere e pallide, un salamino calabrese appena un po' piccante (opzionale se si vuol restare vegetariani), qualche noce, un tomino primosale, un cipollotto, qualche pomodoro datterino e giusto un rametto di origano fresco, che però potrebbe essere basilico oppure erba cipollina o timo.
Olio evo tra i migliori, succo di limone, sale e pepe q.b.
Una soluzione leggera per il mezzogiorno se la si accompagna a fragranti fette di pane, che diventa spuntino-piatto unico.

-ricetta-
1 cuore di trevisano tardivo
1 cuore di scarola
1 salamino calabrese
1 tomino primosale
5 noci
1 cipollotto
6/7 datterini
origano fresco, succo di mezzo limone
olio evo, sale, pepe

Lavo le insalate e le scolo bene, quindi le taglio a listerelle.
Affetto sottilmente il cipollotto e anche il salamino.
Taglio a metà i datterini e a dadini il primosale.
Privo le noci del guscio.
Prendo un recipiente che possa andare in tavola e dispongo prima la scarola, poi il radicchio, sopra metto le fettine di salamino e i dadini di primo sale, poi il cipollotto e i pomodori.
Qua e là distribuisco le noci spezzettate, l'origano e condisco con l'emulsione di olio, limone, sale e pepe.

martedì 21 febbraio 2012

Polpette di arrosto allo zenzero e poppy seeds



Avanzato dell'arrosto? per carità riscaldato col suo sughetto andrebbe benissimo, ma so di molti amici che non gradiscono la stessa portata riproposta anche 48 ore dopo, per cui...
Cosa ho fatto per questo recupero? niente di che, se non macinare le fette e insaporirle con zenzero fresco, formaggio e cipollotti e impanarle con semi di papavero e pangrattato, più qualche pizzico di... e farne delle big polpette. Vi ho incuriosito? Leggete la ricetta.
Se le fate più piccole saranno un ottimo finger food.

-ricetta-
400 g di arrosto a fette
2 cipollotti
1 radice di zenzero fresco
2 uova piccole
50 g formaggio grattugiato
sale, pepe
pangrattato e semi di papavero
olio per friggere

Metto nel mixer la carne a pezzi, le uova, i due cipollotti puliti, la radice di zenzero spellata, il formaggio grattugiato, un pizzico di sale e una macinata di pepe.
Aziono il robot e riduco il tutto in poltiglia, la traferisco in una boule e con le mani formo delle grosse polpette che passo in pangrattato e semi di papavero in parti uguali rivestendole, non le passo nell'uovo perchè l'umidità del composto è sufficiente a far aderire la panure.
Con queste dosi ne sono venuti 8 pezzi di circa 80 g cad.
Scaldo un velo d'olio in una larga padella e ci metto le polpette, le faccio colorire da ambo i lati rigirandole un paio di volte per parte, poi le metto a scolare su carta da cucina.
Nel frattempo pulisco dell'insalata, la metto sul piatto da portata, la spolvero con un pizzico di fleur de sel e la condisco con buon olio evo.
Vi appoggio sopra le polpette e servo.

Cassatelle fritte



Oggi, secondo il Carnevale ambrosiano, è martedì grasso.
Rispettiamo la tradizione di golosità fritte e concediamoci un paio di cassatelle!
Come le ho scoperte? c'è sempre una storia dietro le ricette che amo replicare, per questa torniamo al giugno 2004 (o era il 2005?), Sicilia, Trapani, trattoria Fontana.
Eravamo in giro per la Sicilia occidentale in visita ad aziende vinicole e uscendo da una di queste domandammo al direttore commerciale se ci dava una buona dritta su dove recarci per mangiare bene.
E lui ci indicò questo ristorante, un posto molto carino, semplice ma arredato con gusto, con annessa enoteca e una cantina molto ben fornita, ma soprattutto una cucina che mi è rimasta nel cuore.
Chissà, magari adesso non c'è più o ha cambiato gestione...chissà!
Ricordo con nostalgia i 'busiati' fatti a mano e conditi col pesto alla trapanese, i minuscoli calamaretti spillo di una frittura indimenticabile e questo dolce che, persino io che non ne mangio, apprezzai tantissimo.
Chiesi al cuoco la ricetta, facile mi rispose, basta friggerle, farle intiepidire e mangiarle poi, serio, mi spiegò come fare pasta e ripieno.
Il solito destino di chi cucina fritti ho pensato...se si vogliono apprezzare al meglio, chi si occupa della frittura li assaggia mentre sta friggendo, invece ho sperimentato che queste cassatelle sono buone anche sino a un paio d'ore dopo che sono state cotte, così me le preparo in leggero anticipo prima della cena, per gustarle tutti insieme, con un Cielo d'Alcamo, per esempio.
Quelle alla trapanese, per quel che ne so, hanno un ripieno di ricotta e cioccolato, immagino sia molto simile a quello dei cannoli, solo che hanno la forma di un grosso raviolo tondo.
Considerato che se ne mangiano un paio a testa, le dosi bastano per 10 persone, poco golose.

-ricetta-
per la pasta:
300 g farina
30 g burro
30 g zucchero
1 uovo
scorza di arancia e limone, sale

per il ripieno:
250 g ricotta
120 g cioccolato fondente
120 g zucchero
sale, cannella

Preparo prima la pasta mescolando gli ingredienti e formando una palla che lascio riposare almeno per 30', avvolta da pellicola.
Intanto faccio il ripieno, grattugiando il cioccolato e mescolandolo con zucchero e ricotta.
Stendo la pasta in sfoglie spesse 2/3 mm, ritaglio dei dischi del diametro di 8 cm, al centro di metà di questi metto un cucchiaino di composto e chiudo con un altro disco, inumidendo i bordi per farli ben sigillare.
Scaldo abbondante olio di arachidi e friggo poche cassatelle alla volta, le scolo su carta da cucina appena sono dorate uniformemente e solo quando sono tiepide le spolvero di zucchero a velo mischiato con un po' di cannella.

Buon Carnevale a tutti!

lunedì 20 febbraio 2012

Tagliatelle di grano saraceno, wurstel e broccolo romanesco

Queste tagliatelle sono pizzoccheri, alla fin fine, che non necessariamente si devono ogni volta condire con formaggi e burro.
Stavolta mi invento un sugo strascinato perchè sbollento prima il cavolo romanesco, prodigio architettonico della natura coi suoi ciuffi così armoniosamente costruiti, e poi lo ripasso in padella con aromi e wurstel prima di condirci la pasta.
Una cascata di quartirolo precedentemente condito con olio e sale al vino rosso a fare da cappello e un bicchiere di birra doppio malto per brindare.
Carboidrati, proteine, grassi, fibre e vitamine... c'è tutto quel che occorre per farne un piatto unico e completo, saporito, equilibrato e non troppo pesante, se poi volete rimanere sul vegetariano abolite i wurstel.
Calcolate non più di 70 g a testa di pasta perchè il condimento è abbondante.
Il capuliato potete sostituirlo con 2 pomodori secchi tritati con uno spicchietto di aglio e una punta di peperoncino.

-ricetta-
280 g pizzoccheri
500 g cavolo romanesco già pulito di foglie e gambi coriacei
60 g quartirolo
250 g wurstel
1 cucchiaio di capuliato
1 scalogno
olio evo, sale aromatico, pepe

Pulisco il cavolo, lo riduco a cimette e lo sbollento per 5/6' in acqua salata bollente perchè non perda tutto il valore nutritivo e rimanga al contempo croccante.
Lo scolo e lo lascio intiepidire.
Cuocio per pochi minuti i wurstel, poi li taglio a fettine per il lungo ricavandone dei bastoncini grandi come le tagliatelle.
Taglio a dadini piccoli il quartirolo, lo metto in una ciotola e lo condisco con un velo di olio e un pizzico di sale al vino rosso.
In una larga padella faccio rosolare piano lo scalogno tritato con dell'olio evo e il capuliato.
Quando è trasparente aggiungo le cimette di cavolo sbollentate, lascio che si insaporiscano per 5', poi metto anche i wurstel e spengo.
Lesso le tagliatelle di saraceno e le scolo al dente, le verso nella padella col condimento e un mestolino di acqua di cottura e le faccio saltare perchè si insaporiscano bene.
Poi impiatto guarnendo con il quartirolo condito e una macinata di pepe.

sabato 18 febbraio 2012

Spaghetti di kamut, crema di peperone e fiorone di capra con zucchine fritte

Oggi pasta!
Ancora spaghetti di grano kamut, la mia dispensa non ne esaurisce mai le scorte e ogni volta il consorte mi domanda di chi sia quella buona pasta... come se non fosse lui ad accompagnarmi in Veneto per l'acquisto (il mio adorato distratto-smemorato-marito!)
Peperone rosso (va bene anche giallo) e caprino fiorone più una zucchina, per dare una nota dolciastra al gusto erbaceo del peperone e al lieve asprigno del formaggio.
Mentre si scalda l'acqua per lessare la pasta cuoce il peperone, frullarlo è un attimo e intanto che cuoce la pasta si friggono le zucchine. Tempi ottimizzati per servire un primo piatto in poco più di 20'.
Vi risparmio i complimenti di mio marito... solo lui riesce a farmi arrossire.

-ricetta-
320 g spaghetti
1 peperone rosso
1 cipollotto
1 fiorone di capra
1 zucchina
timo, sale, pepe
olio evo

Comincio dalla crema di peperone, che taglio a pezzi dopo averlo lavato e poi lo metto a soffriggere con una cipollina tritata in un filo di olio evo con un pizzico di sale.
Quando è morbido lo frullo a crema insieme al fiorone.
Intanto l'acqua di cottura della pasta sarà arrivata a bollore, ci cuocio la pasta al dente e nel frattempo friggo la zucchina tagliata a mezzelune in olio evo.
Quando sono belle dorate le spolvero con poco sale e un rametto di timo sfogliato e le tengo in caldo.
Scolo la pasta, la condisco nella padella dove ho fritto la zucchina che sarà rimasta leggermente unta dell'olio di frittura, aggiungendo la crema e un po' di acqua di cottura.
Mescolo per far rivestire gli spaghetti di sugo e impiatto completando con le zucchine.


venerdì 17 febbraio 2012

Filetti di merluzzo sciuè sciuè

Buona sera a tutti, cari lettori e followers, credevate che fossi sparita?
Molto semplicemente, quando sono a casa da sola non sempre mi cucino ricettine particolari perciò ho atteso il ritorno a casa del maritino e, in base alla scelta del vino che intendeva stappare, mi sono regolata a cucinare del pesce.
Il termine sciuè sciuè è una locuzione napoletana, di etimologia incerta, che sta per 'alla buona, semplice'.
E infatti il modo in cui ho cotto dei filetti di merluzzo per stasera è esattamente così, semplice e veloce, ma saporito e gustoso.
Il vino che il sommelier di casa ha scelto è un po' particolare, un bianco delle Côtes du Jura a base di Chardonnay e Savagnin, Domaine Rolet 2001, prodotto in modo speciale nella regione, secchissimo tanto da sembrare uno Sherry extra dry, ridotto e leggermente ossidato, con sentori di sottobosco e tartufo.
Così particolare da sposarsi benissimo con le cipolle e le olive del sughetto.
Comunque anche un bianco italiano con poca acidità, un Verdicchio o una Ribolla potrebbero andare bene.

-ricetta-
filetti di merluzzo, calcolate 150 g a testa
50 g olive nere
1 cipolla grande
olio evo
sale, vino bianco

Metto a sudare la cipolla affettata non troppo sottile in un po' di olio evo, la spolvero con un po' di sale e copro, lasciandola diventare trasparente.
A questo punto aggiungo le olive e i filetti di merluzzo, li faccio rosolare e li giro aiutandomi con una paletta, poi li sfumo con un dito di vino (lo stesso che porto in tavola) e copro lasciando sobbollire pianissimo per qualche minuto, il merluzzo fresco cuoce in poco tempo.
Regolo di sale e metto nei piatti con un po' di cipolle, qualche oliva, una fettina di polenta e, se voglio, con la nota di colore di qualche filetto di peperone.

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