domenica 7 ottobre 2012

Torta soffice con uva americana e mirtilli


Buona domenica!
E' autunno e oggi si nota, la giornata è cupa e i colori autunnali sono un po' spenti.
Poco male, avremo amici a pranzo, se resiste a non piovere potremo addirittura apparecchiare in terrazza.
Il dolce avrà il sapore della stagione, l'uva americana matura adesso.
Mi piace molto cucinare dolci, diciamo che ho una mano felice, mi riescono quasi tutti.
La mia preferenza va a quelli da forno, torte semplici e dal sapore di fatto in casa.
Che poi nemmeno li mangio, il gusto del dolce non è quello che preferisco, sin da piccola, la mattina a colazione, chiedevo pane secco con il caffelatte mentre mio fratello si abbuffava delle torte di mamma.
Sono però cresciuta con l'aroma di vaniglia e dolci che cuocevano nel forno, la mamma ne preparava quasi uno al giorno, crostate, torte paradiso, torte di mele, strudel, ciambelle bicolori, biscottini sottili come dita. E spesso l'aiutavo a stendere i rotolini per le grate delle crostate, affettavo le mele, setacciavo la farina. Quindi forse, la mano mi viene dalla pratica sin dall'infanzia.
Di questa stagione mi piace fare torte con la frutta. Un'amica mi ha regalato della dolcissima uva americana, con acini grossi e pochi semi, vendemmiata nel suo giardino.
Assolutamente incontaminata, non subisce alcun trattamento perchè la vite americana è una pianta rustica e robusta, non per niente quando in Europa ci fu l'epidemia di fillossera, durata un trentennio a cavallo tra il XIX e il XX secolo, e la vitucultura fu messa in ginocchio, tutti i vitigni furono innestati su piedi di uva americana.
Normalmente faccio questa torta con fragole e lamponi, o more e mirtilli. Oggi azzardo a farla con l'americana e i mirtilli.
Credo si accompagnerà a meraviglia con un calice di Bonarda dolce e ferma, la Moretta di Gigi Molinelli, vendemmia tardiva, servita leggermente fresca, sui 15°.

-ricetta-
175 g farina
25 g fecola
100 g zucchero
75 g burro morbido
110 ml latte
1 uovo
1/2 bustina lievito
sale, buccia di limone
zucchero a velo
100 g mirtilli
200 g uva americana

Con le fruste elettriche monto burro e zucchero e la scorza di limone grattugiata (sempre di quelli non trattati!) per almeno 10'. Quindi aggiungo il tuorlo, monto per altri 10' (per questo preferirei usare la planetaria che fa tutto da sola ma gli ingredienti sono troppo pochi) prima di mettere farina, fecola e lievito setacciati, un pizzichino di sale e il latte, montando ancora un pochino sino a che il composto è morbido e soffice.
A parte monto a neve ferma l'albume con una goccia di limone e quindi lo incorporo delicatamente al composto.
Prendo uno stampo da 20 cm piuttosto alto e lo ungo con burro, quindi lo spolvero di pangrattato.
Accendo il forno portandolo a 170°, verso la miscela nello stampo, lo sbatto sul tagliere per farlo assestare e ci affondo i frutti. Spolvero con poco zucchero semolato di canna e inforno per circa un'ora.
 La lascio un po' intiepidire poi la sformo su una gratella per farla freddare completamente e infine la spolvero di zucchero a velo.



sabato 6 ottobre 2012

Bucatini, salsiccia e feta profumati al timo


Una delle poche cose che non difettano a mio marito è l'appetito.
Deve proprio stare male, ma male per davvero, prima che il suo stomaco rifiuti il cibo e finora non è mai successo.
Ieri sera, all'alba delle 19.30, mi ha chiaramente fatto capire che avrebbe gradito un piatto di pasta.
Io già mi pregustavo una scodella di latte e cereali, più o meno quello con cui sono abituata a cenare quando sono sola, e invece sotto...
Ma che gli fo' mi sono chiesta? Un rapido sguardo al frigorifero mi ha suggerito di utilizzare un pezzo di salsiccia a nastro che era da consumare, così come un pezzetto di feta.
Una cipollina fatta appassire in poco olio, alcune foglioline di timo e tanto pepe hanno completato un veloce e sapido sughetto con cui ho condito i bucatini.
Avrei potuto farli alla gricia, ho acquistato un guancialino intero ma poi mi tocca usarlo piuttosto in fretta e nei prossimi giorni non ho in programma ricette che lo contemplino, preferisco quindi che rimanga intero nel suo guscio sottovuoto.
Prima o poi cucinerò dei veri bucatini all'amatriciana, ma voglio farlo con calma, non con un marito che mi gironzola intorno saccheggiando formaggio e salumi nell'attesa della pasta!
Comunque il sugo di fantasia che ne è uscito non era niente male. Un gusto rustico, la feta sviluppa a caldo il profumo del latte di pecora con cui è prodotta. E il tutto aveva una cremosità perfetta.
E poi mi ha arruffianato stappando una bottiglia di rosso toscano di Casa Emma, Vigna di Bufati, uvaggio di Sangiovese, Malvasia Nera e Gamay del 2005, affinato in rovere, vellutato e intenso.

-ricetta-
320 g bucatini
130 g salsiccia a nastro
100 g feta
1 cipolla piccola
timo
olio evo
vino bianco
sale, pepe
buccia di limone

Metto a scaldare l'acqua salata per lessare la pasta.
Intanto, nella padella dove poi salterò la pasta, faccio sudare la cipollina affettata sottile con 2 cucchiai di olio, metto un pizzico di sale e poi la salsiccia spellata e sbriciolata, sfumo con un goccio di vino bianco, e quand'è evaporato aggiungo la feta sbriciolata e il timo mescolando per amalgamare.
Macino abbondante pepe e tengo in caldo.
Aggiungo nella padella 2 cucchiai dell'acqua di cottura della pasta e quando i bucatini sono al dente li verso nel condimento mescolando e smuovendo la padella per rivestirli di sugo.
Impiatto e servo grattugiando un po' di buccia di limone per smorzare il gusto 'pecorino' del formaggio.

venerdì 5 ottobre 2012

Melanzane ripiene di riso e pinoli


A voi non capita mai di essere incuriositi da una pietanza citata in un libro o in un film?
A me spesso, sarà deformazione professionale? Chi non ha sognato di replicare le 'cailles en sarcophage' de Il pranzo di Babette, solo io? no, non credo!
Leggevo tempo fa Cosmopolis, uno dei capolavori di Don DeLillo, il cui protagonista, miliardario-tycoon della finanza-self made man, vive e mangia in modo bulimico e quando, al termine di una lunga odissea di meno di 24 ore, giunge dal barbiere, lo stesso che gli tagliava i capelli quand'era bambino e che Eric si è ostinato a raggiungere in una giornata caotica per NYC, super blindata per una visita del presidente USA e sottosopra per una sommossa popolare contro Wall Street, si ciba di melanzane ripiene con pinoli, che l'anziano barbitonsore gli offre dicendo che provengono da un take-out.
Queste melanzane me le sono immaginate così, un guscio ripieno di riso e coi pinoli che ho raccolto sotto i pini che ombreggiavano il portico della casa all'Elba, che più naturali non si può.
Solo dopo averli raccolti, faticosamente chinata, e dopo aver speso ore per sgusciarli, si può capire perchè i pinoli arrivino a costare oltre 50 € al chilo!
Ho ancora tutte le aromatiche rigogliose, per cui trito tutto quel che ho a disposizione.
Se poi Mr. Packer capitasse, per caso, qui... gli servirei più che volentieri queste melanzane in un piatto di fine 'bone China' invece che in un triste vassoietto di carta.
Non avendo nessuna idea di come le cucinino nei take away newyorkesi, immagino che alcuni siano gestiti da immigrati greci, nel ripieno metterò anche feta, yogurt, tanta menta e un tocco di buccia di limone, un frutto ancora verde e supermegabio, perchè io stessa l'ho staccato da una pianta nel fruttetto di Regina all'Elba, con lei che mi sorvegliava mentre facevo incetta di foglie di limone, con le quali cucinerò dei bocconcini di coniglio nei prossimi giorni.

-ricetta-
2 melanzane ovali
6 cucchiai di riso parboiled
200 g feta
30 g pinoli
150 g yogurt greco
2 uova
1 cipollotto
olio evo
sale, pepe
2 cucchiai di trito di menta, basilico, origano, timo e prezzemolo
peperoncino
buccia grattugiata di limone


Taglio a metà per il lungo le melanzane, con un coltellino affilato le scavo lasciando un bordo di mezzo centimetro. Le salo e le capovolgo su un piatto lasciandole spurgare per almeno mezz'ora.
Nel frattempo trito la polpa e la faccio soffriggere col piccolo cipollotto tritato in poco olio evo, condisco con sale e poco peperoncino in pasta e la trasferisco in una boule, aggiungo il riso crudo, yogurt e feta tritata, le uova, profumo con il trito di aromatiche e la buccia di mezzo limone 'naturale' grattugiata e mescolo condendo con ancora un filino di olio, un pizzico di sale e poco pepe nero macinato fresco.
Lascio riposare il composto per 15' e intanto faccio tostare brevemente i pinoli in una padellina.
A questo punto asciugo con carta da cucina i gusci delle melanzane, le riempio con l'impasto, completo le barchette con alcuni pinoli e poi le metto in una teglia rivestita di cartaforno, irrorandole con un filino d'olio e aggiungendo un goccio d'acqua sul fondo.
Inforno a 190°, più o meno ci vorranno 40'/50' perchè le melanzane sono crude.
Spengo e lascio riposare per altri 10' prima di servirle con una fresca insalata, ho scelto un radicchio variegato e l'ho condito con fleur de sel, l'ottimo olio dell'amico Gian e aceto alla polpa di cassis.


Nel libro il protagonista ha in alternativa acqua o liquore (!) per dissetarsi, DeLillo non gli lascia molta scelta, a me piacerebbe accompagnare questo piatto con un bicchiere di Retsina, il vino bianco greco con un lieve aroma di resina ma purtroppo non ne ho a disposizione, per cui proporrei o una birra belga d'Abbazia nel suo bicchiere a calice aperto, oppure se si propende per il vino, opterei per un bianco del sud o delle isole, un Catarratto dell'Etna o di Alcamo, per esempio, secco ma sapido quel tanto che basta per sostenere l'aromaticità delle erbe e la leggera, amara pungenza delle melanzane.

n.d.r.
David Cronenberg ha realizzato il film tratto dal libro, un capolavoro in puro stile cronenberghiano. Non perdetelo se amate questo regista, alla fine di ottobre uscirà in noleggio mentre lo si troverà in vendita da dicembre.

giovedì 4 ottobre 2012

Trippa alla milanese con fagioli bianchi di Spagna


Questo era uno dei piatti forti di mio papà.
Ne preparava un pentolone poi invitava amici o parenti per l'evento e quella che avanzava, se avanzava, la faceva mettere nel congelatore per una voglia improvvisa.
La ricetta che uso è la sua, quella che gli ho visto fare tante volte, a cui contribuivo preparando la dadolata di verdure. Magari non è la vera ricetta... questa conosco e questa ripeto da sempre.
E' certamente digeribile e poco grassa.
Questo inizio d'autunno con temperature rinfrescate rinnova la voglia di piatti caldi e confortanti.
Quand'ero bambina e fino agli inizi degli anni '80 a Milano c'erano alcuni negozi di trippai che vendevano non solo le trippe di varie qualità, ma anche i fagioli bianchi di Spagna già ammollati e pronti da cuocere.
Avevano dei banchi in marmo, ricordo quello in corso XXII marzo, uno degli ultimi a chiudere i battenti da che la trippa cominciò a trovarsi anche sui banchi dei supermercati, troppo bianca e parecchio insapore perchè sbiancata alla soda, mentre quella dei trippai veniva solo lavata più volte e raschiata rimanendo grigiastra, certamente poco invitante ma tanto più ricca di sapore.
Qualche trippaio credo sopravviva a Firenze dove resta la cultura del panino col lampredotto, cibo da strada tra i più buoni in assoluto.
Non tutti però la amano, in molti credono si tratti di frattaglie grasse e indigeste, magari il non amore deriva dalla scarsa o nulla abitudine ad averla assaggiata.
E' poco più calorica della carne e sfatiamo la credenza che siano gli intestini del bovino, la trippa si ricava dai tre prestomaci e stomaco bovini: rumine, reticolo, omaso e abomaso.
Papà la cuoceva con tante verdure e coi fagioli e ci si mangiava assieme tanto pane, la classica michetta.
E ci metteva pure un orecchio o un piedino di maiale che le regalava collosità, secondo la tradizione milanese contrapposta a quella brianzola che cucina le trippe in molto brodo, come una minestra.
La tradizione meneghina sostiene invece che la trippa la g'ha da vess tachenta e minga sbrodulenta, benchè cucinata in brodo.
E poi rimane il problema dei tipi reperibili, la vera milanese si fa con tre tipi, foiolo, chiappa e riccia o francese.
A proposito di francese, una delle migliori trippe che abbia mai mangiato è stata a Parigi, dove la ricetta era quella delle 'tripes à la mode de Caen' con tutti e quattro i tipi più il piedino, in un rusticissimo posto di cui ho scordato il nome, troppi anni sono passati dalla fine dei '70, e non lo abbiamo più ritrovato in occasione dell'ultimo viaggio, pochi anni orsono.

Auguri a tutti i Francesco e Francesca!

-ricetta-
1,5 kg di trippe miste
1 piedino di maiale
2 carote
2 gambi di sedano
1 cipolla
500 g fagioli bianchi di Spagna, lessati
poco pomodoro
sale, pepe
olio evo
salvia

Mi preparo tutte le verdure pulite e tagliate a tocchetti.
Lavo bene la trippa, sciacquandola più volte sotto l'acqua corrente e la taglio a striscioline.
Passo sulla fiamma il piedino per eliminare eventuali setole e dopo averlo lavato lo sbollento per 30' in acqua bollente, poi cerco di privarlo dei numerosi ossicini.
In una pentola capace faccio un soffritto con le verdure e un po' d'olio, quindi aggiungo la trippa e la faccio insaporire per bene.
Tirerà fuori un po' d'acqua, dopo circa un quarto d'ora la condisco con un po' di sale e pepe e con 2 pomodori maturi tagliati a filetti o con un paio di pelati e metto il piedino, aggiungo un po' di acqua calda e copro.
Faccio cuocere lentamente per 90' prima di unire i fagioli e continuare la cottura per altri 40'.
Spengo, lascio intiepidire e poi assaggio se va bene di sale.
Riscaldata è ancora più buona. Se ne avanza si può congelare per qualche mese.
Porto in tavola con pane o focaccia.

mercoledì 3 ottobre 2012

Pomodori con riso e acciughe



E va beh! ogni tanto sbaglio acquisto pure io, avevo comprato questi pomodori tondi che non mi piacciono affatto in insalata perchè trovo che siano troppo acquosi.
Me ne sono rimasti 4, cosa ci faccio?
Tanti anni fa facemmo visita ad alcune cugine romane di papà che ci servirono per pranzo, oltre a dei deliziosi supplì, dei pomodori ripieni di riso, tipico piatto della cucina capitolina, dei quali conservo un buon ricordo.
Li ritrovai dopo un paio di decenni anche in Grecia, dove coloravano un vassoio colmo di molte altre verdure ripiene.
E allora dai... li cucinerò così, forse verrà la mia amica AnnaVet a cena e credo le piaceranno, inoltre sono un eccellente piatto unico che ricorda, per i colori, l'estate che se n'è appena andata.
Utilizzo dell'aglio rosa di Lautrec, molto profumato ma leggero, nella speranza che Anna lo digerisca.
Il riso è del tipo parboiled, così terrà meglio l'ammollo e la cottura.

-ricetta-
4 pomodori tondi maturi
4 cucchiai di riso
4 filetti di alici sott'olio
1 spicchio di aglio
1 cipollotto piccolo
olio evo
sale, pepe
basilico e menta
1 pezzetto di formaggio


Privo i pomodori della calotta, li svuoto delicatamente e raccolgo la polpa e il succo in una ciotola.
Li spolvero di sale e li metto a scolare capovolti su un vassoio.
In una ciotola raccolgo la polpa tritata con il riso crudo e l'acqua di vegetazione dei pomodori, le alici spezzettate, l'aglio tritato o schiacciato con lo spremiaglio, il cipollotto sminuzzato finemente, alcune foglie di basilico e di menta tritate, 3 cucchiai di olio, un pizzicone di sale e del pepe macinato fresco.
Copro e faccio riposare per 1 ora circa.
Scaldo il forno portandolo a 190°, riempio i pomodori con il riso profumato con tutti gli aromi e prima di coprire con la calottina affondo nel ripieno un dado di formaggio.
Allineo i pomodori in una pirofila unta di olio, li spennello con un altro filino d'olio e inforno per 45'.
Li servo tiepidi con formaggi bianchi e leggeri tipo primosale, fiocchi di latte o ricotta e trancetti di focaccia.
Adoro il mix di aromi delle erbe, la dolcezza del riso e l'acidulo del pomodoro.
Sono buoni anche freddi.

Anna è astemia, ahimè, pertanto mi manterrò leggera con una buona birra rossa prodotta a Newport in Oregon da Rogue Ales, e dedicata al toro Fukutsuru, vissuto una quindicina d'anni a cavallo tra gli anni '90 e i primi del 2000, famoso per aver 'contribuito' ai natali di oltre 100.000 Kobe beef.
Una rossa austera, classificata come speciale per i suoi 13 gradi Plato, in soldoni 'quasi' una doppio malto, tra i 5 e 6° gradi alcolimetrici.




martedì 2 ottobre 2012

Maccheroncini alla chitarra al sugo di coniglio


Alle volte qualche vasetto di prelibatezze da gourmand torna utile.
E' il caso di questo condimento per pasta a base di coniglio e funghi che mi ha fatto molto comodo per condire i maccheroncini alla chitarra di Campofilone, una delle eccellenze culinarie italiane, prodotti nell'omonimo paese marchigiano della provincia di Fermo famoso per la sua pasta all'uovo dalla resa incredibile e che mantiene una consistenza perfetta in cottura.
Le inconfondibili confezioni di questa pasta si trovano sugli scaffali di moltissimi negozi di delicatessen del mondo, ricordo con nostalgia la spesa per il pranzo di Natale a New York, quando svaligiammo il grocery store di Dean&DeLuca in fondo alla Broadway a Soho.
Il vasetto di ragù è il regalo di un'amica, che detesta il coniglio, che a sua volta lo aveva ricevuto in dono. Lo conservavo in dispensa in attesa di utilizzarlo al meglio.
L'occasione è arrivata, il tempo per cucinare è scarso quando si rientra dalle vacanze e la casa è invasa da bagagli, libri e quant'altro ci si è portati appresso e il tutto deve tornare al suo posto.
Ma non volevo trascurare di festeggiare il compleanno di Max.Ca, quindi ho preferito dedicare più tempo al dolce o al secondo e optare per una scorciatoia col ragù.
Molte volte sono restia a utilizzare questi prodotti, e infatti non ne acquisto mai perchè spesso hanno un fastidioso retrogusto di sugo da mensa, invece devo ammettere che la qualità di questo mi ha stupito.
250 g di pasta soddisfano abbondantemente quattro persone.

-ricetta-
250 g fili di chitarra all'uovo
1 vasetto di sugo pronto, di ottima qualità
formaggio grattugiato


Mentre si scalda l'acqua salata nella quale lesserò la pasta, scaldo anche il sugo con un veloce passaggio al microonde.
Quando la pasta è cotta la scolo lasciandola leggermente umida e la condisco col sugo ed eventualmente ancora un goccio di acqua di cottura.
Porto in tavola col formaggio anche se i funghi non lo richiederebbero.

Con cosa abbiamo brindato? con uno Champagne, of course.
Una riserva fruttata e con leggeri profumi di crosta di pane di Barnaut, la cuvée Edmond millesime 2006, perlage perfetto ed estrema finezza.


lunedì 1 ottobre 2012

Crostata con lamponi


Questo dolce è dedicato a Max.Ca, lui adora i frutti di bosco e dovendo festeggiare il suo compleanno ho pensato di fargli cosa gradita preparando una rustica crostata con lamponi freschi.
La base frolla è quella più consistente che uso per le torte con frutta, così tiene l'umidità dei frutti.
I lamponi sono freschi, coltivati in Trentino.
Un insieme fresco, dolce e asprigno, che è piaciuto persino a me, ne ho assaggiati ben 2 cmq!
Per l'occasione persino il meteo ha avuto clemenza, regalandoci una domenica parzialmente soleggiata sufficiente a farci pranzare in terrazza, dopo tutta l'acqua e l'umido dei giorni scorsi.

Ancora e ancora auguri, caro Massimiliano!

-ricetta-
200 g farina
1 uovo
80 g burro
80 g zucchero
1/2 cucchiaino lievito
scorza limone grattugiata
un pizzico di sale

250 g lamponi
marmellata di frutti rossi
zucchero a velo
mandorle a scaglie

Preparo la frolla, anche la sera prima, quindi formo una palla e l'avvolgo in pellicola.
Al momento dell'uso accendo prima il forno portandolo a 180°, poi stendo la pasta su un foglio di cartaforno, quindi la trasferisco con tutta la carta in una tortiera e bucherello la superficie con la forchetta.


Stendo un velo di marmellata sul fondo e poi metto tutti i lamponi, spolvero con zucchero a velo e inforno per circa 40'.
Quando la tolgo dal forno, la appoggio a perdere calore su una gratella e la decoro con alcune mandorle a scaglie.
Lascio intiepidire e servo.


domenica 30 settembre 2012

Riso con wurstel e crauti rossi ai semi di cumino


Ho lì da un mese un avanzo di riso semifino Vialone nano della mia amica Anna Vet, e mi è venuta voglia di cucinarlo coi profumi tipici dell'Alto Adige, cumino, senape forte, wurstel a fettine e crauti rossi.
I wurstel li produce un macellaio in Val Badia, il mitico Walter Pizzinini, sono eccellenti, senza pelle e basta sbollentarli per pochi minuti. Ne faccio scorta e li conservo a 3/4 pezzi alla volta sottovuoto e nel congelatore.
Anche i crauti li compro in loco in comode lattine.
Il riso di per sè è rustico essendo un semi-integrale per cui si sposa bene con l'affumicato e l'agrodolce.
E' arrivato l'autunno, portandosi via questa estate che rimarrà nei nostri ricordi come una tra le più bollenti, con anticicloni dai nomi più infernali e diabolici che si potessero cercare, chissà questa moda di nominare gli anticicloni da dove se n'è uscita... come mi piacerebbe sapere CHI ha scelto il nome di volta in volta!
Dosi per 4

-ricetta-
280 g riso
150 g crauti rossi
3 wurstel
1 cucchiaio di senape
1 cucchiaio di semi di cumino
olio evo



Mentre il riso si lessa in acqua bollente salata preparo i wurstel sbollentandoli e affettandoli.
Elimino il poco liquido di conserva dei crauti e li metto in una terrina coi wurstel, i semi di cumino e la senape.
Scolo il riso, lo lascio intiepidire 10' poi lo verso nel condimento, aggiungo appena un filino d'olio e mescolo bene.
Servo in tavola con dell'ottima birra. Una Weiss oppure un'ambrata di microbirrificio.

Se cercate notizie, alloggi ecc. in Val Badia cliccate al seguente link:
http://www.valbadia.net/it/area-vacanze-val-badia.asp

Risotto con sedano e salsiccia piccante


Ieri, nel tardo pomeriggio, abbiamo festeggiato il cinquantesimo compleanno di un'amica facendo una poetica gita in battello sul fiume.
Era l'imbrunire e il tempo non è stato affatto clemente, violenti acquazzoni ci hanno fatto compagnia per tutti i 90 minuti.
Ma eravamo comunque al coperto e in buona compagnia.
Una volta sbarcati pioveva così forte che ci siamo trovati nella necessità di improvvisare un riparo per il brindisi e relativo spuntino, previsto all'aperto.
Dove accogliere 20 persone e una frotta di piccoli? nel nostro garage. Fine della poesia, largo alla praticità!
Abbiamo allestito di gran fretta un tavolone che si è subito ricoperto di leccornie varie.
Al termine del 'rinfresco', freschetto in ogni senso, siamo rimasti con un amico che era venuto a farci visita da Milano e che, suo malgrado, ha partecipato ai festeggiamenti.
Io, che non ho fatto che correre su e giù dalle scale per prendere bibite o vino dal frigorifero, non avevo praticamente toccato cibo, salvo una deliziosa salsina di peperoncini piccanti e mele (ricetta prontamente annotata e che provvederò a rifare appena possibile) servita con pecorino sardo e dell'ottimo salame nostrano.
Perciò dopo aver salutato i festanti mi sono messa al lavoro, erano ormai le 21.30, per fare almeno un risotto, con la scusa di tappare il buco di appetito (mio) e per poter stappare la bottiglia di Crémant de Limoux, un metodo classico prodotto nel Sud della Francia a base di Chardonnay, Pinot Noir e Chenin che ci ha portato l'amico Daniboy.

Solo che non avevo molto in frigorifero, quindi ho inventato questo accostamento.
La salsiccia era avanzata dalle piadine ripiene, un tipo saporitissimo perchè conciata con peperoncino e semi di finocchio.
Il brodo vegetale l'ho preparato intanto che si svolgeva il buffet, prevedendo la mia voglia.
La mantecatura a fine cottura l'ho fatta con un briciolame di scagliette di pecorino avanzate dal buffet.

Auguro a tutti una buonissima domenica! Oggi festeggeremo, in ritardo di dieci giorni, il 40° compleanno dell'amico Max.Ca... quanti compleanni in decade 2 quest'anno! Scappo in cucina...

-ricetta-
400 g riso Rosa Marchetti
1 cipolla piccola
3 gambi di sedano verde con tutte le foglie
150 g salsiccia piccante
brodo vegetale
olio evo
vino bianco

Pulisco e trito la cipolla, lavo e affetto sottile il sedano.
Nella pentola da risotti scaldo un velo di olio evo e ci soffriggo le verdure, intanto spello e sbriciolo la salsiccia che metto a rosolare nel soffritto, quindi aggiungo il riso, lo faccio tostare e poi lo sfumo con un goccio di vino bianco.
Continuo la cottura mettendo il brodo a mestoli, e quando è cotto sciolgo il formaggio, mantecando e tenendo coperta la pentola per 3'.
Porto in tavola con il mio solito pepe.

sabato 29 settembre 2012

Tortiglioni in salsa d'uovo e spezie


Saluto tutti! come state? noi stiamo come chi è appena tornato dalle vacanze e vorrebbe subito ripartire. Con l'arrivo ufficiale  dell'autunno abbiamo fatto ritorno a casa e si deve ricominciare la solita routine, anche il clima ce lo fa notare, che uggia.
Sono passati solo 20 giorni eppure mi sembrano un'eternità.
Di sicuro non credevamo ai nostri occhi quando abbiamo potuto riaccarezzare la nostra gattina e, se non fosse per una macchietta e una zampina rosse che la rendono inconfondibile, avremmo dubitato che fosse lei!
E' lievitata! peserà almeno 2 kg in più. Tanto che la prima cosa che faremo stamani è portarla dalla nostra amica vet per accertarci che stia bene. Oppure devo pensare che l'amica che se n'è occupata l'abbia sovraalimentata, o che la micia abbia mangiato per noia e nervosismo per la nostra assenza, sebbene l'anno scorso non sia successo. So solo che rivoglio quanto prima la mia piccola Nina, non posso accettare che sia diventata un dirigibile.
Per di più siamo rientrati affamati dopo due ore di coda in tangenziale e un traffico 'normale per il periodo' sulle provinciali e ci è toccato scaricare l'auto sotto una fastidiosa pioggerella.
Per cena il consorte chiede un semplice piatto di pasta ma la dispensa è quasi vuota.
Avevo una mezza intenzione di fare una carbonara ma non avendo nè guanciale, nè pecorino ho preferito inventarmi una cremosa salsa con uova, latte, parmigiano e tante spezie, in pratica una versione light e più digeribile, considerato che alla fine abbiamo cenato dopo le 21.

-ricetta-
400 g tortiglioni
4 uova
80 g parmigiano grattugiato
50 g salsiccia
50 ml latte
pepe, noce moscata, cannella
sale

Mentre faccio lessare la pasta, preparo il condimento sbattendo in una ciotola le uova e diluendole col latte, le mescolo al formaggio e condisco con un pizzico di sale e una grattatina di noce moscata e pepe. Aggiungo anche mezzo cucchiaino di cannella in polvere e un pezzetto di salsiccia a nastro sbriciolata poi quando la pasta è ben al dente la scolo e la ributto nella pentola versando anche il condimento.
A fuoco bassissimo mescolo delicatamente per amalgamare i sapori e servo subito.

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