lunedì 7 gennaio 2013

Rotolo di carne, erbette e mortadella


Diamo una faccia diversa al polpettone, lo vestiamo con una camicia a righine rosa e verdi.
Molto fashion & trendy come direbbe la mia 'nipotina' Vale...
Carne macinata e condita di manzo, vitellone, maiale o pollo (perchè no?) avvolta in un doppio foglio di mortadella e di erbette. Il tutto cotto in forno senza grassi e servito affettato con tante verdure a piacere di contorno.
Mica si può sempre cucinare un classico arrosto senza contare che, in questo modo, si ha anche un notevole risparmio in cambio di un'ottima resa e di una più gradita palatabilità per i bambini.
Le erbette devono essere a foglia intera perchè bisogna realizzare un foglio verde, ma posso alternare con spinaci, sempre a foglia grande, coste o addirittura verza, tutte sbollentate prima.
A seconda della stagione può essere servito caldo o freddo, nel secondo caso si potrebbe montare a torretta su una fetta di pane a cassetta tagliato in misura e sormontato da foglie di insalata o fettine di pomodoro.
Liberate la fantasia e buona cucina!
Dosi per 8

-ricetta-
500 g macinato di carne
300 g erbette a foglia intera grande
150 g mortadella affettata
60 g grana/parmigiano grattugiato
2 uova
timo, prezzemolo e maggiorana
olio evo
noce moscata, sale, pepe nero

Tolgo i gambi alle foglie delle erbette e le sbollento un paio di minuti in acqua salata, poi le passo in acqua ghiacciata e le stendo su un canovaccio pulito ad asciugare.
Preparo un grande rettangolo di cartaforno sul piano di lavoro, lo ungo con un filo d'olio e lo rivesto di foglie verdi sovrapposte leggermente in forma di rettangolo di 40x30 cm.
Ricopro le erbette con le fettine di mortadella.
In una boule mischio la carne col formaggio e le uova, condisco con sale, pepe, noce moscata e una cucchiaiata di erbe tritate.

Stendo la carne sui due strati preparati e poi aiutandomi con la carta arrotolo stretto formando un salsicciotto che chiudo con spago da cucina alle estremità.
Porto il forno a 180°, appoggio il rotolo su una placca unta d'olio e lo cuocio per 40' circa girandolo un paio di volte.
Lo lascio intiepidire per almeno 20' poi lo scarto e lo affetto a rondelle adagiandole su un vassoio caldo.

domenica 6 gennaio 2013

La galette des rois

BUONA EPIFANIA A TUTTI!
Siamo stati buoni o cattivi? la vecchina a cavallo della scopa ci ha portato dolce o carbone?
Nella mia cucina è pronto il dolce per questa festa.
Come promesso ho attinto alla cucina francese con la torta dei re.
Galette, è un termine francese che si potrebbe tradurre con focaccia o dolce di sfoglia, quale in effetti è quella dei Re.
È il dolce tradizionale francese dell'Epifania, dedicato ai  Re Magi venuti a portare i ricchi omaggi al nuovo nato nella capanna di Betlemme.
Di solito nella confezione viene aggiunta una corona di cartone che indosserà il 're per un giorno', ossia colui/colei che troverà la fève nascosta all'interno, un pupazzetto che porterà fortuna.
Per sapere la storia della Galette vi rimando alle molteplici voci di wikipedia, la storia del re per un giorno è piuttosto curiosa, la fava risale ai gallo-romani, quando o bianca o nera era il sistema di voto nelle assemblee e venne poi usata nel dolce, sostituita nel tempo da pupazzetti di ceramica o smaltati, addirittura collezionabili.
(come dimostra la foto pubblicitaria di Ladurée Paris)
Attualmente in Francia l'80% della produzione è industriale e precotta, un po' come il pane delle grandi catene distributive o i croissants dei bar, e chi le vende si limita a terminare la cottura.
A seconda delle regioni francesi dove la si prepara cambia la forma e il tipo di pasta, per esempio nel sud la sfoglia è sostituita da pasta brioches.
Ho iniziato l'anno con un dolce greco, continuo la mia serie cosmopolita con la Francia e magari di questo passo mi troverò sotto Natale a fare il pudding inglese...
Tra due dischi di pasta sfoglia la galette nasconde un ricco ripieno di crema frangipane, ossia uova, burro, zucchero e farina di mandorle (pesati tutti uguali sul peso delle uova) poi mescolati con un po' di crema pasticcera fredda.
Semplicissima quanto buona, nonostante l'uso di pasta sfoglia preconfezionata sembra una torta di alta pasticceria.
Spesso consigliano di non prepararla con largo anticipo, sinceramente ho trovato il riposo di una notte utile al gusto, la frangipane e la pasticcera hanno avuto modo di fondersi completamente e se si conserva al riparo dall'umidità la pasta sfoglia non ne risente, ad ogni modo la galette è buona quando si è raffreddata e con la sfoglia leggera nel pieno della sua friabilità.
Buona fortuna a chi troverà la fava.
Dosi per 12

-ricetta-                                                 
2 dischi di pasta sfoglia
1 rosso d'uovo per lucidare
1 albume per incollare

per la frangipane:
120 g farina di mandorle
120 g zucchero a velo
120 g burro morbido
2 uova
5 cl rum

per la pasticcera:
250 ml latte
2 uova
50 g zucchero
30 g farina
scorzetta di limone

1 soldino o un pupazzetto di vetro o ceramica da affondare nella pasta.

Preparo la pasticcera mescolando uova e zucchero, aggiungendo la farina e diluendo col latte caldo profumato da una scorza di limone che dopo tolgo, poi riscaldo per qualche minuto il composto sul fuoco, a fiamma bassa, mescolando fino a che la crema si addensa.
La faccio intiepidire e intanto preparo la frangipane.
Sbatto in una grande boule lo zucchero a velo con le uova, aggiungo la farina di mandorle e poi il burro morbido e mescolo energicamente.
A questo punto assemblo le due creme ottenendo un unico composto per la farcitura.
Stendo la prima sfoglia in una teglia in modo che risalga appena sulle pareti, bucherello il fondo con la forchetta e spennello i bordi per 2 cm di albume sbattuto, verso la farcitura e metto la monetina vicina al bordo.
Bucherello anche la seconda sfoglia e la appoggio con la parte bucherellata appoggiata al ripieno.
Con delicatezza sigillo i bordi senza schiacciarli troppo per lasciare modo alla sfoglia di alzarsi bene, prendo un coltellino affilatissimo (o la classica lametta) e traccio incisioni a losanga sulla superficie che poi spennello col tuorlo sbattutto con un goccio d'acqua.
Metto la teglia in forno già caldo a 180° e faccio cuocere per circa 50'.
Quando la sforno la appoggio su una gratella a raffreddare poi la trasferisco nel piatto da portata.

sabato 5 gennaio 2013

Focaccine di ceci con sauté di verdure


Vi capita mai di rimanere senza pane? o di accorgervi troppo tardi che ne avete poco e raffermo??
Queste focaccine sono una valida alternativa da preparare in mezz'ora.
A base di ceci... mmmmm! se penso alla cecina, o farinata, mi verrebbe di cucinarla almeno una volta a settimana. Però è molto calorica e bisogna far attenzione alla gola.
Però queste focaccine si friggono, nemmeno loro sono dietetiche quindi.
Ma l'impasto è facile da fare e poi si accompagnano a verdure, salumi o formaggi, a secondi piatti o altro, oppure sono buone anche da sole.
Sono deliziose. Ottime come aperitivo o per una cena informale dove si possono servire a montagnola vicino a un piatto di salumi o a ciotoline di salsa di pomodoro o tapenade.
Se faranno da aperitivo si potrà stappare una bottiglia di bollicine, a voi la scelta se Franciacorta, Talento, Prosecco o Champagne, se invece servono da spuntino meglio un rosato, le mie preferenze vanno al Bardolino Chiaretto di Giovanna Tantini o al Rosato elbano delle Ripalte.
Se fanno da companatico si abbinano con quel che c'è da bere, che sia acqua, vino o birra.
Oggi le servo con un sauté di verdure miste (patata, carota, zucchina e funghi champignon) saltate separatamente in modo veloce nel wok con uno spicchio di aglio, per farle colorire e friggere in pochissimo olio, in modo che rimangano croccanti.
Dosi per 20 focaccine

-ricetta-
120 g farina bianca
80 g farina di ceci
1 uovo intero grande
2 tuorli
10 g burro
scorza di limone grattugiata
rosmarino, sale in fiocchi
olio di arachidi

Impasto le focaccine mescolando le due farine setacciate con uovo e tuorli, un pizzico di sale, il burro a fiocchetti e la scorza di limone, se l'impasto dovesse risultare troppo duro aggiungo un goccio d'acqua.
Quando ho ottenuto una pasta liscia e compatta ma malleabile la faccio riposare un quarto d'ora, coperta.
Col matterello la stendo a 4 mm di spessore e ne ricavo dei dischetti con un coppapasta.
Reimpasto anche i ritagli e ricavo tutti i pezzi possibili.

Scaldo l'olio di arachidi nella padella per i fritti, metto poche focaccine alla volta e le faccio dorare da ambo i lati, bagnandole di olio in superficie come si fa con le pizzelle in modo che si gonfino, poi le metto a scolare su carta da cucina.
Le spolvero con fiocchetti di sale e aghi di rosmarino e le servo calde o tiepide con le verdure saltate e qualche filetto d'acciuga.



venerdì 4 gennaio 2013

Vellutata di carote al profumo di zenzero


Nel rispetto dei propositi post abbuffate cerco, per quanto é possibile, di cucinare leggero ma sempre sfizioso.
Oltretutto il nuovo anno mi ha portato un'infezione delle vie aeree superiori per cui non ho molta voglia di stare ai fornelli.
Le creme di verdura sono un valido sostituto ai primi piatti più corposi, prive di glutine (se non si usano crostini di pane) e ricche di fibre e sali minerali e si cuociono in poco tempo.
Ricordo che quand'ero ragazza ce n'era sempre una scorta nella dispensa della roulotte per quando trascorrevamo le vacanze invernali a Gressoney, papà le acquistava in Svizzera perché si diceva che fossero migliori ed erano a base di asparagi o funghi. Capitava che non ci fossero sempre i genitori insieme a noi per cui cuocere una crema di verdure era impresa facile pure per noi ragazzi e potevamo tamponare la fame post sciate con qualcosa di caldo pronto in poco tempo.
Da allora non le ho più considerate e oggi ne ho cucinata una partendo dalle carote crude, una delle poche verdure superstiti dalle abbondanti provvigioni di alimentari per i pranzi festaioli.
Ne approfitto per terminare il brodo di cappone che mi era avanzato.
Lo zenzero lo grattugio fresco alla fine, così rilascerà tutti i suoi benefici aromi.
Oltretutto ha un colore allegro e con l'aggiunta di qualche crostino di pane il pranzo è presto fatto.

-ricetta-
500 g carote
500 ml brodo vegetale o di carne
1 cucchiaio di maizena
un pezzetto di radice di zenzero

Lavo e sbuccio le carote poi le taglio a rondelle spesse.
Metto il brodo in una pentola assieme alle carote, correggo di sale e faccio cuocere sino a che le carote sono tenere. Grattugio lo zenzero poi frullo sino ad ottenere una crema finissima che addenso con la maizena scaldandola per poco tempo.
Per la quantità mi regolo a piacere.
Servo in ciotole con fettine di pane fatte tostare in forno o in una padella antiaderente.

giovedì 3 gennaio 2013

Cardi al gratin con formaggi


Buongiorno amici.
Le giornate di questo 2013 iniziano a correre e io ho ancora la mia scorta di ricette del veglione.
Per fortuna, perchè sono giorni di disintossicazione completa, ora aspettiamo l'Epifania e poi basta per davvero, si tornerà alla normalità delle cene di degustazione, programmate e con la loro scaletta precisa, ricomincerò a studiare quali ricette abbinare a quel tal vino, la mia routine riprenderà e ci saranno meno occasioni da dedicare agli amici.
I cardi al gratin erano uno dei piatti che piacevano a mio papà, è da molto tempo che non li cucinavo e mi sono sembrati un'ottima soluzione per completare il giro dei secondi, oltre al tradizionale cotechino con le lenticchie.
Nonostante avessere preso una gelata non erano abbastanza morbidi, assomigliano al sedano ma sono della famiglia dei carciofi, per cui sono piuttosto fibrosi e necessitano di una lunga cottura, però poi il loro gusto ripaga dei lunghi tempi di preparazione ed essendo molto ricchi di fibre sono assai sazianti.
Hanno scarsissime calorie pertanto si possono condire abbondantemente.
I migliori sono la qualità detta "gobbo" di Nizza Monferrato che si possono mangiare crudi nella bagna cauda, ma generalmente devono cuocere per almeno un'ora per diventare teneri.
Il gratin l'ho composto con una ricca besciamella ai formaggi.
Dosi per 6/8 persone

-ricetta-
2 mazzi di cardi
250 ml latte
20 + 20 g burro
20 g farina
100 g emmental
50 g zola dolce
50 g formaggio grattugiato
noce moscata
sale, pepe


Pulisco i cardi eliminando i filamenti più coriacei e la parte vicina al torsolo.
Li taglio a pezzi e li lavo bene sotto acqua corrente, poi li metto in una bacinella con acqua acidulata.
Metto a scaldare una pentola d'acqua salata in cui ho messo mezzo limone spremuto e quando bolle aggiungo i cardi facendoli cuocere fino a che non sono teneri.
Se voglio accorciare i tempi posso usare la pentola a pressione.
Intanto grattugio l'emmental e spezzetto lo zola.
Quindi scolo per bene le verdure e intanto preparo la besciamella con metà del burro e la farina, quando inizia a imbiondire aggiungo il latte e salo, faccio cuocere qualche minuto e completo con una generosa grattata di noce moscata.
Alla besciamella calda unisco i formaggi facendoli sciogliere completamente, se dovesse essere troppo densa aggiungo un goccio di latte.
Preparo una pirofila unta di burro, faccio uno strato di cardi e lo spolvero di formaggio grattugiato, padano o reggiano, poi distribuisco un po' di besciamella e quindi ripeto un nuovo strato di cardi e di condimento sino a terminare con abbondante grana e qualche fiocchetto di burro.
Metto la pirofila in forno caldo a 160° per circa 30', sino a che la superficie non è gratinata, poi lascio riposare ancora 20' prima di servire.

mercoledì 2 gennaio 2013

Risotto al Prosecco e mazzancolle


Abbiamo terminato l'anno degustando un risotto.
Dal momento che non ero troppo in forma, chissà come mi sono beccata una tosse cavernosa e una tracheite che mi fa parlare come una fumatrice incallita, ho cucinato qualcosa di semplice per il cenone dell'ultimo dell'anno.
Un risotto ci sta sempre, basta cambiargli la veste per nobilitarlo e Max-fast si sta abituando a mangiare pesce, per cui non ho più le mani legate.
Avrei potuto usare dello champagne, ma non ne avevo nemmeno una bottiglia di quelli 'normali', e gli altri preferiamo berli piuttosto che farli evaporare nel risotto.
Inoltre il gusto lievemente morbido del Prosecco si sposa bene con la dolcezza delle mazzancolle.
Ho usato 3 piccoli cipollotti compresa la parte verde, facendoli appassire molto lentamente in modo che non si percepisse solo il loro aroma a risotto cotto. Basta preparare il soffritto tempo prima, con calma, occorrono circa 15' e avere la pazienza che si ammorbidiscano lentamente diventando una crema.
La mantecatura l'ho fatta magra volutamente, niente burro ma solo due cucchiai di panna acida.
In abbinamento abbiamo stappato una bottiglia di Borgogna del 2000, volevamo salutare il 2012 in grande spolvero dopo che lui non è stato granchè generoso con noi.
Cosa meglio di un Puligny Montrachet Premier Cru Les Folatières di Chantron??
Un bel colore giallo dorato, tutti i profumi dello chardonnay ammorbiditi dagli anni, sensazioni gusto-olfattive complesse, difficili da descrivere a chi non è abituato a bere Borgogna di una certa età.

-ricetta-
400 g riso Vialone nano
300 g mazzancolle
3 cipollotti
una bottiglia di Prosecco
2 cucchiai di panna acida
prezzemolo
burro e olio evo
sale

Pulisco le mazzancolle eliminando le teste e il guscio, poi tolgo il budellino incidendole sul dorso con un coltellino affilato.
Le trito in un piccolo cutter tenendone da parte 4 intere.
Trito i cipollotti, a cui tolgo solo le radici e una parte del verde, poi li stufo con poco olio e una noce di burro, li salo e li faccio diventare trasparenti aiutandomi a tenerli umidi con un goccio di prosecco.
Li tolgo dalla pentola e butto il riso, lo faccio tostare per bene per almeno 5' mescolandolo, poi rimetto i cipollotti e inizio a sfumare col prosecco, dopo 5' verso il trito di mazzancolle e continuo a cuocere col vino.
Quando il riso è al giusto punto di cottura correggo di sale e manteco con la panna acida e col prezzemolo tritato.
Copro e lascio riposare per 4', intanto rosolo in una padellina le code delle mazzancolle che userò per guarnire i piatti.


martedì 1 gennaio 2013

La Vasilopita, pane dolce di San Basilio


Buongiorno amici!
Buon primo dell'anno e ben arrivato 2013, se sarai un buon anno potremo dirlo solo tra 364 giorni.
Per il momento facciamo tutti gli scongiuri possibili e attacchiamoci anche alle tradizioni benaugurali degli altri paesi, oltre che alle nostre, purchè l'anno nuovo sia migliore di questo disastroso 2012, bisesto e funesto, che ci ha lasciato.
Sulla tavola del Cenone di San Silvestro ho messo uva, chicchi di melagrana, riso, lenticchie e zampone, tutto quanto potesse portare bene, ma siccome di fortuna ce ne vorrà molta per uscire da questi periodacci (in ogni senso) non contenta ho voluto preparare la torta benaugurale greca, la "vasilopita" o pane dolce di San Basilio detto il Grande, arcivescovo di Caesarea in Cappadocia, che commissionò alle donne della città di confezionare pani dolci al cui interno inserire monete. Un espediente per restituire onerosi balzelli pagati all'imperatore, senza offendere il popolo. Non era un'elemosina ma tasse ingiuste, già pagate, che l'imperatore stesso aveva riconosciuto come onerose e non dovute.
Nella tradizione dei popoli c'è anche la Galette des rois, classica torta dell'Epifania francese, dedicata ai Re Magi. La preparerò per la Befana, stay tuned.
Entrambe queste torte sono caratterizzate da un intruso nel ripieno, la classica fève per i francesi, una monetina per i greci, che funge da portafortuna per chi se la troverà nella fetta.
L'impasto è molto differente tra le due, una torta soffice e alta per la vasilopita, due dischi di sfoglia con una crema frangipane all'interno per la galette.
Moltissimi anni fa la scoprii a casa di amici, quando una loro parente greca la portò a Milano da Atene, e ricordo bene il suo gusto particolare.
Poi la trovai per caso in una pasticceria a Cologno Monzese, ma occorre prenotarla con molto anticipo.
Da qui la decisione di cimentarmi, tanto più che ho anche a disposizione la mastika, una speciale resina greca che viene estratta dagli arbusti di lentisco che crescono nell'isola di Chios, estrema isola dell'Egeo molto vicina alla costa turca.
Solo nel sud di quest'isola i lentischi producono le gocce di questa resina dalle molteplici proprietà salutari, che in Grecia viene spesso mescolata a dolci, bevande e pietanze.
Io ovviamente ce l'ho perchè me l'ha riportata da uno dei suoi viaggi Gina, lei mi consigliò di masticarla a mo' di chewing gum per deodorare l'alito. Ora ho scoperto che nella ricetta della vasilopita non può mancare.
Per tritarla basta pestarla in un mortaio. Ne basta davvero pochissima, apparentemente non ha molto odore, mentre durante la cottura sprigiona il suo inconfondibile profumo.
Ho cercato la ricetta originale in vari siti greci terminando la mia ricerca su Honest Cooking, un sito aggregatore newyorkese, dove credo di aver trovato quella che fa al caso mio, col solito gran lavoro di conversione dei pesi.
Le dosi sono per una torta piuttosto grande (in Grecia non ho mai visto dolci di proporzioni mignon) ma è talmente buona che ne approfitterete anche giorni dopo, se non la terminate tutta.
A seconda delle regioni greche mi ha detto Gina che viene decorata con zucchero a velo o mandorle a lamelle o intere. Se non fossi stata distratta da quella terminator della gattina combinaguai avrei messo le mandorle a lamelle, ma le ho dimenticate quindi la spolvero di zucchero a velo.
Georgia mi perdonerà se proprio oggi che, per la prima volta dopo anni, non festeggiamo il San Silvestro con lei, cucino una torta greca...
Ieri sera eravamo in pochi, nessuno ha trovato la monetina che è capitata nella fetta della colazione!

-ricetta-
500 g farina
400 g zucchero
250 g burro
7 uova
20 g lievito
120 g mandorle in polvere
1 cucchiaino da caffè di vaniglia, estratto
250 ml latte
70 ml di cognac o brandy
2 arance non trattate
1 cucchiaino da caffè di mastika pestata
1 monetina da 1 o 2 cent
zucchero a velo, sale

Mescolo la frazione secca degli ingredienti, ovvero farina e lievito e sale, setacciandoli.
Sbatto il burro morbido con lo zucchero poi aggiungo un uovo alla volta mescolando con le fruste a bassa velocità e non aggiungendone un altro sino a che il precedente non è stato assorbito completamente. Poi metto la vaniglia, la mastika e la scorza delle arance grattugiata, il cognac e la farina di mandorle.
Termino inglobando la farina e il latte poco alla volta.
Ottengo un composto mediamente morbido che verso in una teglia alta di circa 30 cm di diametro imburrata e rivestita di cartaforno nuovamente imburrata.
Affondo la monetina ricoperta di carta stagnola vicino al bordo della torta.
Intanto ho portato il forno a 175°, inforno e cuocio per circa un'ora, eventualmente abbassando la temperatura di qualche grado se colorisse troppo. Devo ottenere una bella superficie dorata.
Quando è tiepida la sformo su una gratella e poi la trasferisco su un piatto da dolce e spolvero leggermente di zucchero a velo.

ΧΡΟΝΙΑ ΠΟΛΛΑ (tanti auguri) a tutti!

lunedì 31 dicembre 2012

Mattonella al salmone e formaggio


E' arrivato l'atteso ultimo giorno dell'anno.
Ogni anno si spera che quello futuro sia migliore, convinti che il peggio lo si sia già visto, ammetto che per la mia famiglia questo non è stato uno dei migliori, quindi non posso che riporre massima fiducia nel prossimo, augurandomi che sia più tranquillo. Abbiamo già dato, grazie!
Stasera sovvertiamo l'abitudine, instaurata da anni, di recarci a Castione della Presolana a casa dei nostri  cari amici Gina e Dani.
Rimarremo a casa nostra e ci faranno compagnia alcuni amici locali.
Non cucinerò una cena pantagruelica, nessuno di noi ha più lo stomaco e le forze necessarie ad abbuffarsi, quindi apriremo con tartine al salmone, paté di vitello e una mousse di foie gras con l'immancabile insalata russa, stavolta fatta con patate viola.
Per proseguire con un risotto al Prosecco e mazzancolle cui farà seguito il tradizionale cotechino/zampone con lenticchie e un gratin di cardi.
Pausa con un sorbetto ai kiwi per pulire la bocca e far passare un po' di tempo, poi un po' di formaggio e una gran macedonia prima della Vasilopita, il dolce del buon augurio tipico greco.
E dopo la mezzanotte ancora un cucchiaio di lenticchie e chicchi d'uva... più di così non so che fare per ingraziarmi il 2013!
Nelle ultime settimane ho troppe volte ripetuto le piadine al salmone perciò oggi ho preparato una mattonella con pane al latte decorandola per la festa con chicchi di melagrana e kiwi.
La taglierò a triangoli solo dopo che ha riposato qualche ora, compattandosi un po'.
Ho usato salmone selvaggio affumicato, lo si riconosce dal colore molto vivo e dal sapore delicatissimo.

-ricetta-
1 confezione di pane al latte a fetta lunga
200 g salmone selvaggio affumicato
100 g robiola
100 g crescenza
100 g caprino
erba cipollina o il verde di alcuni cipollotti tritati
patè di olive
1 lime o limone
2 kiwi e chicchi di melagrana


In una boule mescolo i 3 formaggi con poco succo di lime e l'erba cipollina tritata.
Stendo la prima fetta di pane sul tagliere e la spalmo generosamente di formaggio poi la ricopro di fettine di salmone.
Spalmo una seconda fetta con un velo di patè di olive e la appoggio sopra il salmone con la parte spalmata a contatto.
Appoggio una nuova fetta e spalmo anch'essa con il formaggio, ripeto uno strato di salmone che ricopro con la quarta fetta di pane sempre spalmata di patè di olive.
Sulla sua superficie spalmo il mix di formaggi rimasto e chiudo con l'ultima fetta.
Prima di decorare con la frutta velo il pane con un po' di crescenza a mo' di colla.
Sbuccio i kiwi e li faccio a mezze fettine. Sgrano la melagrana, me ne serviranno pochi chicchi, quella che avanza la userò nella macedonia.
Dispongo a fiore alcuni petali di kiwi e completo al centro con la melagrana.
Copro la mattonella con pellicola e metto al fresco.
Dopo qualche ora la taglio a triangoli con un coltello molto affilato e porto in tavola.

Non mi resta che augurare a tutti BUON ANNO!

domenica 30 dicembre 2012

Rigatoni integrali con spianata calabra, uovo sodo e burrata


Mi ero fatta tanti buoni propositi di una dieta rigorosa e disintossicante post pranzi luculliani, intenti concepiti già durante il breve viaggio di ritorno dal pranzo di Santo Stefano mentre seguivo attenta la strada e in cuffia ascoltavo rock duro, per non irritare mio marito alla guida che non ama il genere... dopo che sono stata in mezzo a molte persone prestando orecchio a tutti ho bisogno di isolarmi brevemente per recuperare i miei pensieri.
Tuttavia le mie buone intenzioni naufragano presto e non ho fatto a tempo ad applicarle che eccomi qui, a cucinare un ricco primo piatto.
Amici, compleanni, festicciole, occasioni varie, degustazioni, spuntini, le scuse non mancano ed oggi ho voglia di un piatto robusto e saporito da servire agli amici che verranno a farci visita.
Senza eccedere, bisogna pur imparare ad accettarsi come si è e a star bene con se stessi, da anni ho sperimentato che il mio metabolismo dev'essere così lento che nemmeno il digiuno smuove qualcosa, e dato che sono contrarissima al digiuno perchè caso mai si dimagrisce mangiando, poco ma di tutto, ecco qui una pastasciutta con tutto quel che serve per farne un piatto unico, saziante, graffiante e gratificante.
Girando per Milano, passatempo rovinoso per la mia dispensa, mi sono imbattuta in uno di quei negozi dove hanno arrivi giornalieri di prodotti pugliesi e del sud, era invitabile che l'occhio mi cascasse su una bianca burrata avvolta in foglie di vizzo.
La burrata ha un cuore cremoso di panna e sfilacci di mozzarella, poi avvolto in un foglio di pasta filata,  che è dolce e burroso e starà benissimo abbinato in contrasto alla spianata piccante della Calabria, un insaccato a sezione quasi rettangolare, che si affetta come il salame. Che si dichiara piccante ma non lo è poi così tanto da infuocare le papille. Reperto riportato a casa da Salerno, dove la vicinanza regionale fa si che si trovino anche specialità calabresi nelle loro salumerie.
Tanto per aggiungere dell'altro, ho completato con qualche spicchio di uovo sodo e salsa di pomodori freschi, frullati e fatti asciugare sul fuoco, ma se non l'avete usate della buona passata fatta restringere un pochino.
La pasta è da grano biologico nel formato dei rigatoni o mezze maniche. Starò scarsa perchè il condimento è molto ricco.
Per 4 persone

-ricetta-
300 g pasta integrale
1 burrata, circa 200 g
200 g salsa di pomodoro
100 g spianata calabrese affettata
3 uova sode
un gambetto di sedano
1 scalogno
olio evo, sale, pepe


Metto a scaldare l'accqua per cuocere la pasta, la salo al bollore e lesso i rigatoni.
Intanto affetto sottile lo scalogno con il sedano e metto tutto a rosolare in un filo di olio in una larga padella, poi aggiungo la salsa, faccio scaldare bene, regolo di sale e spengo.
Privo la burrata delle foglie che la rivestono quindi la taglio a bocconi come riesco.
Dalle fette di spianata ricavo delle sottili striscioline.
Scolo la pasta al dente, la verso nella salsa e la insaporisco a fuoco vivace, poi metto la spianata prima di spegnere per poi aggiungere la burrata e una macinata di pepe.
Mescolo bene, impiatto e completo con le uova a spicchi.

sabato 29 dicembre 2012

Zola naturale e vino da meditazione ...


Mi capita a volte, dopo incontri con mangiate pantagrueliche, di essere refrattaria alla cucina, sento la necessità di disintossicare l'organismo e allora ricorro alle mie adorate spremute e a yogurt in quantità massicce.
Trascorse 48 ore di codesto purgatorio però le mie papille richiedono qualcosa di più confortevole, sempre rimanendo nell'ambito di sciopero dei fornelli, e allora mi basta andare in cantina alla ricerca di una Vendemmia Tardiva o di un Grand Cru d'Alsace o qualsiasi altro vino da meditazione da abbinare a un formaggio.
Avendo in frigorifero dell'ottimo zola naturale la scelta è caduta ancora una volta su un Pinot Gris d'Alsace, vendemmia 1999, una delle bottiglie che mio marito marca con cartellini colorati per consigliare il loro consumo, quando raggiungono il punto giusto di beva dopo una lunga permanenza in cantina.
Questo vino lo acquistammo direttamente in cantina da Mr. Seltz e ricordo benissimo le sue caratteristiche di vino adatto a formaggi molto erborinati.
Intenso profumo di scorza di agrumi candita, albicocca secca e note di nocciola e un colore giallo dorato carico.
Lo zola naturale ha note piccanti sovrapponibili a quelle di uno Stilton più che a un Roquefort, che è più salato perchè derivato da latte di pecora, pertanto si sposa a meraviglia con un vino dalle note dolci e lievemente speziate come questo Les Eglantiers, la cui morbidezza compensa la piccantezza del formaggio.
Una baguette tagliata a fettine e il pranzo è fatto.
Quando trovate un buon gorgonzola naturale Dop potete cercare altri vini simili con cui gustarlo, ad esempio un Sauternes se volete rimanere in Francia, oppure un Muffato della Sala, da uvaggio di più vitigni e botritizzato o un Torcolato di Breganze, ottenuto da uva vespaiola, o ancora un Picolit friulano.

Vi ricordo di non cadere nella tentazione di mangiare la crosta dello zola, benchè sia un formaggio naturale la sua crosta lavata non è edibile, non per un'accertata pericolosità ma a titolo precauzionale in quanto potrebbe veicolare batteri poichè è poco acida e quindi rimane esposta a potenziali contaminanti negli ambienti di produzione.
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