L'anno scorso non so che mi è preso, ma un giorno mi sono alzata con l'idea di fare le pardulas.
Forse perchè ne avevamo accennato a cena con un collega del consorte che le ama immensamente, o perchè avevo avuto modo di assaggiarle anni fa durante una vacanza elbana a Pasqua, nell'isola c'è una forte presenza sarda, e abbiamo molto amici tra loro.
Vabbè, ricordavo queste paste con tanti becchi, ho subito pensato che mi ero messa in un bel pasticcio, riuscirò mai a rifarle come quelle di Emanuela?
Ma le sfide mi piacciono, quelle culinarie soprattutto.
Chiamai l'amica e le chiesi la sua ricetta, 'mica facile' esordì, 'ci vuole il formaggio fresco sardo, o la ricotta di latteria'...certo, come no?? prendo un volo per Cagliari, anzi no, meglio per Sassari che ci sta la mia amica Vitto, e provvedo per il formaggio.
Ahhahhh! La vera difficoltà è stata fare le proporzioni, perchè loro, essendo famiglie numerose, ne preparano una valanga! Naturalmente presa dall'emozione di essere riuscita a rifarle non le fotografai, ma presi accuratamente nota della ricetta. Non troppo soddisfatta della foto di queste, ho utilizzato quella della placca prima dell'infornata, che cambierò nei prossimi giorni, tanto devo rifarle per una cena.
La ricotta fresca di latteria, con un po' di sforzo, potrei andare in Valtellina a procurarmela in caseificio, di quella buona buona, ma lo scorso weekend in Veneto ho potuto acquistarne di freschissima direttamente al caseificio di Asiago, immaginando di impiegarla proprio per questo scopo.
Voi trovate un valido formaggiaio che ne venda di assolutamente fresca, no ricotte industriali.
Il procedimento è un po' lunghetto ma, alla fine, la soddisfazione di addentare qualcosa di buono, ripagherà lo sforzo.
Certo loro (le amiche sarde) le fanno in famiglia con mamme, nonne, sorelle, zie e cugine che le aiutano. Io ballo da sola.
Comunque, per chi volesse cimentarsi... per gli altri vale un invito sulla terrazza, per gustarle con vista fiume e con un Passito fresco di cantina da assaporare, sardo ovviamente.
In ogni caso auguro una buona domenica a tutti!
Consiglio di iniziare dal ripieno, così mentre riposa si può fare e tirare la pasta.
Dosi per circa 20/24 pezzi
-ricetta-
per la pasta:
250 g semola
50 g fecola
2 albumi
1 cucchiaio colmo di strutto
un po' di acqua, sale
per il ripieno:
600 g ricotta
80 g zucchero
80 g farina
2 tuorli
la buccia di 1 limone e di 1 arancia
2 bustine di zafferano
1 cucchiaino di lievito
Mescolo in una boule, aiutandomi con una spatola, tutti gli ingredienti del ripieno e lo lascio riposare al fresco.
Preparo, anche con l'impastatrice, la pasta che deve risultare morbida ed elastica, lascio che riposi una decina di minuti, sigillandola con pellicola, quindi la faccio a piccoli pezzi che tiro con la macchina fermandomi allo spessore 3, ne ricavo dei dischi di 9 cm di diametro, al centro di ognuno metto un cucchiaio di ripieno (attenzione che in cottura si gonfia un po') e poi sollevo i bordi del disco pizzicandoli, formando 8 becchi per ciascuna pasta.
Le allineo sulla placca rivestita di cartaforno, o dell'apposito foglio di silicone, e le cuocio in forno caldo a 160° per 40/50'.
Il Passito? l'Angialis di Argiolas o il Latinia di Santadi, entrambi ricavati da uve Nasco.
Oppure osare un Chimbanta e Battoro, da uve Monica quindi rosso, di Dettori.
Chissà! dato il ripieno a base di formaggio e non troppo dolce, io un tentativo lo farei, la difficoltà sta nel reperire questo nettare. Ottimo vino da meditazione, se l'abbinamento non fosse perfetto, gustatelo a parte... è divino.
''invitare qualcuno a pranzo vuol dire incaricarsi della felicità di questa persona durante le ore che egli passerà sotto il vostro tetto'' J.A. Brillat-Savarin- Fisiologia del gusto- 1825
domenica 30 marzo 2014
Pardulas
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sabato 29 marzo 2014
Spezzatino di vitello con pioppini e patate
Non cucino troppo di frequente la carne, meglio non abusarne e francamente, dato che non amo la fettina in padella, per me sola durante la settimana scelgo una dieta a base di legumi, verdure e carboidrati.
Quando però arriva a casa il consorte alterno carne a pesce, sempre in tagli alternativi.
Quindi, quando sono incappata in un bel pezzetto di polpa di spalla l'ho agguantato al volo pensando subito di ricavarne uno spezzatino.
Avevo già in casa, nel congelatore, una bella vaschetta di pioppini, ho aggiunto qualche patata, del tipo sbagliato perchè si sono disfatte tutte, e via, una cottura lenta e prolungata per rendere la carne tenera e burrosa. Ma si possono accorciare i tempi cuocendo in pentola a pressione.
Mio marito ha apprezzato... strano, no??
Dosi per 4
-ricetta-
700 g polpa vitello un po' mista
300 g pioppini
300 g patate
2 scalogni
olio evo
burro
vino bianco
farina
sale, pepe
prezzemolo tritato
Riduco la polpa a bocconcini, eliminando i nervetti in eccesso se ci sono.
Affetto gli scalogni, pelo le patate e le taglio a tocchi.
Elimino il fondo terroso e pulisco i funghi, dividendo a metà i più grandi, scaldo un velo d'olio e un pezzetto di burro in un tegame assieme agli scalogni, li faccio rosolare piano perchè si carammellizzino gli zuccheri senza bruciare, verso i pezzetti di carne leggermente infarinati, li faccio dorare uniformemente poi li spruzzo con un goccio di vino bianco.
Lascio che evapori, quindi unisco un mestolo di acqua bollente, salo un po' e copro. Continuo la cottura a fiamma moderata per circa 50/60'.
Intanto rosolo a fiamma alta i funghi con un goccio d'olio, in una padella, li salo e gli faccio perdere gran parte della loro acqua. Quindi li aggiungo alla carne.
Dopo 20' che cuoce il vitello unisco anche le patate a tocchi, bagnando con altra acqua se dovesse asciugarsi troppo.
Quando la carne è ben tenera spengo la fiamma e lascio riposare anche per un paio d'ore, dopo aver assaggiato se è giusto di sale e aver macinato un po' di pepe.
Una spolverata di prezzemolo ed è pronto da portare in tavola.
Quando però arriva a casa il consorte alterno carne a pesce, sempre in tagli alternativi.
Quindi, quando sono incappata in un bel pezzetto di polpa di spalla l'ho agguantato al volo pensando subito di ricavarne uno spezzatino.
Avevo già in casa, nel congelatore, una bella vaschetta di pioppini, ho aggiunto qualche patata, del tipo sbagliato perchè si sono disfatte tutte, e via, una cottura lenta e prolungata per rendere la carne tenera e burrosa. Ma si possono accorciare i tempi cuocendo in pentola a pressione.
Mio marito ha apprezzato... strano, no??
Dosi per 4
-ricetta-
700 g polpa vitello un po' mista
300 g pioppini
300 g patate
2 scalogni
olio evo
burro
vino bianco
farina
sale, pepe
prezzemolo tritato
Riduco la polpa a bocconcini, eliminando i nervetti in eccesso se ci sono.
Affetto gli scalogni, pelo le patate e le taglio a tocchi.
Elimino il fondo terroso e pulisco i funghi, dividendo a metà i più grandi, scaldo un velo d'olio e un pezzetto di burro in un tegame assieme agli scalogni, li faccio rosolare piano perchè si carammellizzino gli zuccheri senza bruciare, verso i pezzetti di carne leggermente infarinati, li faccio dorare uniformemente poi li spruzzo con un goccio di vino bianco.
Lascio che evapori, quindi unisco un mestolo di acqua bollente, salo un po' e copro. Continuo la cottura a fiamma moderata per circa 50/60'.
Intanto rosolo a fiamma alta i funghi con un goccio d'olio, in una padella, li salo e gli faccio perdere gran parte della loro acqua. Quindi li aggiungo alla carne.
Dopo 20' che cuoce il vitello unisco anche le patate a tocchi, bagnando con altra acqua se dovesse asciugarsi troppo.
Quando la carne è ben tenera spengo la fiamma e lascio riposare anche per un paio d'ore, dopo aver assaggiato se è giusto di sale e aver macinato un po' di pepe.
Una spolverata di prezzemolo ed è pronto da portare in tavola.
venerdì 28 marzo 2014
Finocchi gratinati ai 4 formaggi
Le settimane scivolano inesorabili, siamo arrivati alla fine di marzo e sta per tornare l'ora legale.
Complice l'inverno non inverno di quest'anno, le peonie in giardino sono pronte per la fioritura, con almeno tre settimane di anticipo. Per fortuna potrò godermi la rigogliosa esplosione dei loro fiori dalle corolle imponenti. Coi petali delicatamente profumati e colorati ho già in mente di preparare una gelatina, come già avevo fatto anni fa, appena abitata questa casa. Vi racconterò.
E poi oggi splende un magnifico sole, evviva! posso lavorare sino allo sfinimento in cucina a patto che questa meravigliosa e calda luce mi riscaldi.
I finocchi sono nel pieno della stagione, se ne trovano di deliziosamente carnosi e croccanti, da farne scorpacciate in pinzimonio. Hanno molte fibre, sono sazianti e praticamente a zero calorie, fatto salvo il condimento del pinzimonio. Io alterno citronette a vinaigrette, oppure li servo come portata accompagnati dalla mia salsina di sardine all'arancia e menta, che è sempre un successone.
Complice l'inverno non inverno di quest'anno, le peonie in giardino sono pronte per la fioritura, con almeno tre settimane di anticipo. Per fortuna potrò godermi la rigogliosa esplosione dei loro fiori dalle corolle imponenti. Coi petali delicatamente profumati e colorati ho già in mente di preparare una gelatina, come già avevo fatto anni fa, appena abitata questa casa. Vi racconterò.
E poi oggi splende un magnifico sole, evviva! posso lavorare sino allo sfinimento in cucina a patto che questa meravigliosa e calda luce mi riscaldi.
I finocchi sono nel pieno della stagione, se ne trovano di deliziosamente carnosi e croccanti, da farne scorpacciate in pinzimonio. Hanno molte fibre, sono sazianti e praticamente a zero calorie, fatto salvo il condimento del pinzimonio. Io alterno citronette a vinaigrette, oppure li servo come portata accompagnati dalla mia salsina di sardine all'arancia e menta, che è sempre un successone.
Ve la ricordate la ricetta? No? Vi è sfuggita o non sapete come recuperarla? La trovate cliccando QUI
Del finocchio non si butta via quasi nulla, le barbine le uso per aromatizzare il pesce in cottura, le foglie più esterne invece le recupero nei gratin al forno. Prima le sbollento, sono parecchio coriacee, poi le stendo a strati in una pirofila con pezzetti di formaggio, recuperati anch'essi in frigorifero, sopra stendo uno sbattuto di uova e latte e via in forno sino a che non si asciuga e si forma una crosticina scura.
Più formaggi userete più sapore avrà il piatto. Se volete, potete ulteriormente arricchire il gratin con salumi, cotto o pancetta o mortadella, tritati.
Dosi per 4
-ricetta-
le foglie più esterne di 4 finocchi
160 g circa di avanzi di formaggi vari
2 uova
30 ml latte
30 g formaggio grattugiato
20 g burro
sale, pepe
Sbollento le foglie dei finocchi in acqua salata per circa 5', poi le scolo e le faccio asciugare.
Imburro una pirofila quadrata, stendo uno strato di foglie spezzettate, distribuisco pezzetti di formaggi misti e qualche fiocchetto di burro, faccio un secondo strato di finocchi che ricopro col restante formaggio.
In una boule sbatto le uova col latte, sale, pepe e il formaggio grattugiato.
Scaldo il forno portandolo a 180°, verso il composto sopra i finocchi distribuendolo equamente, concludo con qualche altro fiocchettino di burro e inforno per circa 30'.
Ho servito questo gratin caldo come contorno a delle cotolette di lonza di maiale con polenta.
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mercoledì 26 marzo 2014
Zucchine alle erbe aromatiche
Il mio erbario sta esplodendo. Salvia, rosmarino, origano, timo e menta stanno mettendo nuove foglie, tenere e profumate.
Cosa meglio di un bel mazzetto odoroso mescolato a semplici zucchine, piccole, dolci e croccanti, prodotte nell'agro romano?
Un veloce passaggio nel wok con appena un goccio d'olio, una breve rosolatura per diventare croccanti e colorate.
Cucina rapida ma saporita, non solo sono ottime come contorno, provatele come condimento a pasta o riso abbinate a qualche scaglietta di formaggio.
-ricetta-
600 g zucchine giovani e tenere
1 cipolla piccola
olio evo
sale
origano, salvia, menta, timo freschi
Lavo, spunto e taglio a rondelle spesse le zucchine, affetto molto sottile la cipolla sbucciata, scaldo un velo d'olio nel wok, ci metto a sudare la cipolla bagnandola con qualche cucchiaio di acqua, quando è tenera e trasparente aggiungo le zucchine, alzo la fiamma e le faccio arrostire velocemente, scuotendo ogni tanto la pentola.
A fine cottura, quando almeno un lato di ogni rondella è ben scurito, correggo il sale e verso le erbe sfogliate e lasciate intere. Mescolo e faccio riposare nella raviera di servizio.
Servo tiepido.
Cosa meglio di un bel mazzetto odoroso mescolato a semplici zucchine, piccole, dolci e croccanti, prodotte nell'agro romano?
Un veloce passaggio nel wok con appena un goccio d'olio, una breve rosolatura per diventare croccanti e colorate.
Cucina rapida ma saporita, non solo sono ottime come contorno, provatele come condimento a pasta o riso abbinate a qualche scaglietta di formaggio.
-ricetta-
600 g zucchine giovani e tenere
1 cipolla piccola
olio evo
sale
origano, salvia, menta, timo freschi
Lavo, spunto e taglio a rondelle spesse le zucchine, affetto molto sottile la cipolla sbucciata, scaldo un velo d'olio nel wok, ci metto a sudare la cipolla bagnandola con qualche cucchiaio di acqua, quando è tenera e trasparente aggiungo le zucchine, alzo la fiamma e le faccio arrostire velocemente, scuotendo ogni tanto la pentola.
A fine cottura, quando almeno un lato di ogni rondella è ben scurito, correggo il sale e verso le erbe sfogliate e lasciate intere. Mescolo e faccio riposare nella raviera di servizio.
Servo tiepido.
lunedì 24 marzo 2014
Tarassaco bollito, contorno
Oggi niente zuppa, ma un contorno all'antica.
Una volta cotta, questa specie di erba spontanea e selvatica, conditela come vi piace, c'è chi la ripassa in padella con aglio e olio/burro, a me piace semplicemente scolata e condita con olio e limone.
L'altopiano di Asiago è tutto un susseguirsi di dolci colline, che d'estate ospitano mandrie di vacche ovunque, intente a ruminare erba per produrre l'ottimo latte da cui si ricavano i famosi formaggi.
Di questa stagione le mucche sono ricoverate nelle stalle più a valle e i prati ricominciano a rinverdire ricoprendosi di tarassaco, che viene venduto da ogni singolo verduraio e nelle bancarelle dei mercati.
Ne ho acquistato un sacchetto, memore delle erbe che la nonna raccoglieva nei campi dietro la vecchia fattoria e che ci serviva come contorno.
Noi bambini ne andavamo matti, nessuno di noi osava dire che non ci piaceva qualcosa, dopo ore in giro per campi e stradelli di campagna qualsiasi cosa ci mettessero nel piatto era sempre buonissima, non ci vedevamo più dalla fame e mangiavamo con gusto e appetito.
Il tarassaco ha un gusto amarognolo unico, fa bene all'organismo, è diuretico, ricco di vitamine e fibre.
-ricetta-
500 g tarassaco
olio evo
limone
sale
Pulisco bene le pianticelle, eliminando la terra e parte della radice, le lavo più volte sotto acqua corrente poi le metto a lessare in poca acqua bollente, i tempi non sono rapidissimi in quanto è piuttosto coriaceo.
Le scolo quando sono abbastanza tenere, quindi procedo con la rifinitura del piatto.
Posso conservare il brodo di cottura, da aggiungere all'acqua di una minestra oppure per usarlo come decotto depurativo.
Mia nonna strizzava bene le foglie e poi le metteva a rosolare lentamente in padella con un pezzetto di burro e un pizzico di sale, avevano un sapore unico una volte appassite a dovere, che si sposava magnificamente alle uova sode.
Se invece volete fare più velocemente, quando all'assaggio è perfettamente cotto, scolatelo, strizzatelo e servitelo semplicemente condito con sale in fiocchi, ottimo olio extravergine e succo di limone.
Oppure utilizzatelo in zuppe, o anche in risotti, tritato finemente.
Una volta cotta, questa specie di erba spontanea e selvatica, conditela come vi piace, c'è chi la ripassa in padella con aglio e olio/burro, a me piace semplicemente scolata e condita con olio e limone.
L'altopiano di Asiago è tutto un susseguirsi di dolci colline, che d'estate ospitano mandrie di vacche ovunque, intente a ruminare erba per produrre l'ottimo latte da cui si ricavano i famosi formaggi.
Di questa stagione le mucche sono ricoverate nelle stalle più a valle e i prati ricominciano a rinverdire ricoprendosi di tarassaco, che viene venduto da ogni singolo verduraio e nelle bancarelle dei mercati.
Ne ho acquistato un sacchetto, memore delle erbe che la nonna raccoglieva nei campi dietro la vecchia fattoria e che ci serviva come contorno.
Noi bambini ne andavamo matti, nessuno di noi osava dire che non ci piaceva qualcosa, dopo ore in giro per campi e stradelli di campagna qualsiasi cosa ci mettessero nel piatto era sempre buonissima, non ci vedevamo più dalla fame e mangiavamo con gusto e appetito.
Il tarassaco ha un gusto amarognolo unico, fa bene all'organismo, è diuretico, ricco di vitamine e fibre.
-ricetta-
500 g tarassaco
olio evo
limone
sale
Pulisco bene le pianticelle, eliminando la terra e parte della radice, le lavo più volte sotto acqua corrente poi le metto a lessare in poca acqua bollente, i tempi non sono rapidissimi in quanto è piuttosto coriaceo.
Le scolo quando sono abbastanza tenere, quindi procedo con la rifinitura del piatto.
Posso conservare il brodo di cottura, da aggiungere all'acqua di una minestra oppure per usarlo come decotto depurativo.
Mia nonna strizzava bene le foglie e poi le metteva a rosolare lentamente in padella con un pezzetto di burro e un pizzico di sale, avevano un sapore unico una volte appassite a dovere, che si sposava magnificamente alle uova sode.
Se invece volete fare più velocemente, quando all'assaggio è perfettamente cotto, scolatelo, strizzatelo e servitelo semplicemente condito con sale in fiocchi, ottimo olio extravergine e succo di limone.
Oppure utilizzatelo in zuppe, o anche in risotti, tritato finemente.
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domenica 23 marzo 2014
Gelatina o miele di taràssaco
Pochi giorni prima di partire per il week end ad Asiago, camminando la mattina presto lungo l'argine del mio fiume, ammiravo i nasturzi selvatici, i cigni in amore già intenti a costruire il nido (poveri, come al solito si fanno ingannare dalla bassa portata del fiume scegliendo un'area di cannicci affiorata, poi arriverà la solita mini piena dopo piogge abbondanti e si porterà via tutto, nido compreso), le folaghe sempre gracchianti e una moltitudine di gialli fiori di tarassaco.
Sempre previdente, mi ero incamminata con una ciotola e un coltellino, le ortiche non ci sono ancora ma potevo sperare nella fortuna di incappare in germogli di luppolo o asparagi selvatici. Invece mi sono dedicata alla raccolta dei gialli fiori appena sbocciati, ricordandomi di aver letto in un sito di cure officinali con erbe e piante, che si può ricavare uno pseudo miele, che in fondo è una gelatina, dai fiori di dente di leone.
Credevo di averne raccolti un bel po', così mi era sembrato, ma una volta pesati erano solo 3 etti, dose peraltro sufficiente allo scopo, due o tre vasetti ne sono usciti comunque.
Si legge ovunque delle numerose proprietà benefiche del tarassaco, delle sue radici, dei suoi fiori, addirittura i bottoni floreali ancora chiusi si possono conservare sotto sale, come i capperi.
Trovarne moltissimi tutti assieme sarebbe magnifico, mica si può fare la raccolta in due-tre giorni, vanno lavorati subito.
Ebbene, per chi volesse cimentarsi, qualora vi capitasse di passeggiare in prati infestati da questa erba spontanea tanto raccomandata per le due doti diuretiche, digestive e depurative, eccovi il procedimento per ottenere una buona gelatina, ottima abbinata a formaggi freschi o piuttosto saporiti.
Buona domenica di pioggia, eh già, qui ha ricominciato!
-ricetta-
300 g fiori di tarassaco puliti
400 g zucchero grezzo di canna
2 limoni bio
4 chiodi di garofano
1 anice stellato
1, 2 l acqua
Pulisco bene i fiori, fate attenzione perchè tra i fitti petali si nascondono un'infinità di animaletti, poi li sciacquo velocemente più volte, infine li stendo su un telo pulito e li lascio asciugare per almeno 24 ore.
Verso i fiori assieme ai limoni non trattati tagliati a spicchietti in una pentola, li copro con l'acqua e aggiungo le spezie. Porto a ebollizione, lascio cuocere per 30' poi spengo.
Quando il tutto si è intiepidito, scolo i fiori in un colino cinese, conservando il liquido di cottura e strizzando bene la massa solida, schiacciandola con un cucchiaio per estrarre tutti i succhi.
Metto tutto il filtrato e il liquido di cottura di nuovo nella pentola assieme allo zucchero, porto a ebollizione mescolando e quindi faccio restringere a fuoco medio sino a che si addensa leggermente, più o meno ci vorranno 40'.
Intanto lavo e sterilizzo dei vasetti non troppo grandi, verso la gelatina bollente, che sembra liquida ma tirerà raffreddandosi, tappo e capovolgo per 30', poi rigiro i vasetti e li ripongo in cantina solo quando sono completamente freddi.
Meglio attendere una ventina di giorni prima di consumarla.
Sempre previdente, mi ero incamminata con una ciotola e un coltellino, le ortiche non ci sono ancora ma potevo sperare nella fortuna di incappare in germogli di luppolo o asparagi selvatici. Invece mi sono dedicata alla raccolta dei gialli fiori appena sbocciati, ricordandomi di aver letto in un sito di cure officinali con erbe e piante, che si può ricavare uno pseudo miele, che in fondo è una gelatina, dai fiori di dente di leone.
Credevo di averne raccolti un bel po', così mi era sembrato, ma una volta pesati erano solo 3 etti, dose peraltro sufficiente allo scopo, due o tre vasetti ne sono usciti comunque.
Si legge ovunque delle numerose proprietà benefiche del tarassaco, delle sue radici, dei suoi fiori, addirittura i bottoni floreali ancora chiusi si possono conservare sotto sale, come i capperi.
Trovarne moltissimi tutti assieme sarebbe magnifico, mica si può fare la raccolta in due-tre giorni, vanno lavorati subito.
Ebbene, per chi volesse cimentarsi, qualora vi capitasse di passeggiare in prati infestati da questa erba spontanea tanto raccomandata per le due doti diuretiche, digestive e depurative, eccovi il procedimento per ottenere una buona gelatina, ottima abbinata a formaggi freschi o piuttosto saporiti.
Buona domenica di pioggia, eh già, qui ha ricominciato!
-ricetta-
300 g fiori di tarassaco puliti
400 g zucchero grezzo di canna
2 limoni bio
4 chiodi di garofano
1 anice stellato
1, 2 l acqua
Pulisco bene i fiori, fate attenzione perchè tra i fitti petali si nascondono un'infinità di animaletti, poi li sciacquo velocemente più volte, infine li stendo su un telo pulito e li lascio asciugare per almeno 24 ore.
Verso i fiori assieme ai limoni non trattati tagliati a spicchietti in una pentola, li copro con l'acqua e aggiungo le spezie. Porto a ebollizione, lascio cuocere per 30' poi spengo.
Quando il tutto si è intiepidito, scolo i fiori in un colino cinese, conservando il liquido di cottura e strizzando bene la massa solida, schiacciandola con un cucchiaio per estrarre tutti i succhi.
Metto tutto il filtrato e il liquido di cottura di nuovo nella pentola assieme allo zucchero, porto a ebollizione mescolando e quindi faccio restringere a fuoco medio sino a che si addensa leggermente, più o meno ci vorranno 40'.
Intanto lavo e sterilizzo dei vasetti non troppo grandi, verso la gelatina bollente, che sembra liquida ma tirerà raffreddandosi, tappo e capovolgo per 30', poi rigiro i vasetti e li ripongo in cantina solo quando sono completamente freddi.
Meglio attendere una ventina di giorni prima di consumarla.
sabato 22 marzo 2014
Affinity cocktail
Ogni tanto vi descrivo un cocktail, di quelli semplici con pochi ingredienti, in modo che sia più facile realizzarli anche per i non esperti. Sull'uso dello shaker invece bisogna farci un po' la mano...
Mio marito è un bartender perfetto e ama viziarmi, soprattutto quando sto in cucina per ore e ore, allora sa cosa ci vuole per tirarmi un po' su.
Solitamente amo short drink secchi, non troppo femminili.
Questo è una via di mezzo, Whisky e Martini rosso lo addomesticano molto, pensate che la sua nascita risale al 1907, a Broadway, N.Y.C.
Le dosi sono in terzi, originariamente contati in once, ossia circa 30 ml cadauna.
La ricetta prescrive scotch whisky e alcune gocce di Orange Bitter, a volte sostituito con Angostura.
Dosi per 1
-ricetta-
1/3 (30 ml) scotch whisky
1/3 (30 ml) Vermouth Martini Rosso
1/3 (30 ml) Vermouth Martini Dry
2 spruzzi Orange Bitter/Angostura
un pezzetto di scorza di arancia o limone (bio)
Nello shaker versare i liquidi, alcuni cubetti di ghiaccio (almeno 6), quindi tappare e agitare bene.
Versare nella copita da Martini, possibilmente raffreddata, aggiungere la scorza di arancia e servire.
Mio marito è un bartender perfetto e ama viziarmi, soprattutto quando sto in cucina per ore e ore, allora sa cosa ci vuole per tirarmi un po' su.
Solitamente amo short drink secchi, non troppo femminili.
Questo è una via di mezzo, Whisky e Martini rosso lo addomesticano molto, pensate che la sua nascita risale al 1907, a Broadway, N.Y.C.
Le dosi sono in terzi, originariamente contati in once, ossia circa 30 ml cadauna.
La ricetta prescrive scotch whisky e alcune gocce di Orange Bitter, a volte sostituito con Angostura.
Dosi per 1
-ricetta-
1/3 (30 ml) scotch whisky
1/3 (30 ml) Vermouth Martini Rosso
1/3 (30 ml) Vermouth Martini Dry
2 spruzzi Orange Bitter/Angostura
un pezzetto di scorza di arancia o limone (bio)
Nello shaker versare i liquidi, alcuni cubetti di ghiaccio (almeno 6), quindi tappare e agitare bene.
Versare nella copita da Martini, possibilmente raffreddata, aggiungere la scorza di arancia e servire.
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venerdì 21 marzo 2014
Gratin di mezzi rigatoni, salsa Mornay ai porri e filetti di gallinella
Buon primo giorno di primavera! L'equinozio era ieri pomeriggio, oggi siamo ufficalmente entrati nella nuova stagione. E infatti già da domani è prevista pioggia (!) ma uffa (!) si stava così bene...
E' qualche tempo che il pesce capone o gallinella di mare si trova in abbondanza e a buon prezzo al banco del pesce. Pesce piuttosto pregiato e richiesto per la delicatezza delle sue carni bianche, saporite e soffici, è ottimo nelle zuppe ma ancor meglio se sfruttato per sughi di pesce. Ha sempre avuto un prezzo d'acquisto piuttosto elevato, adesso spesso è in offerta tanto che sono andata a documentarmi, domandandomi se, per caso, non fosse d'allevamento.
Appartiene alla famiglia delle triglie, vive nell'Atlantico orientale, dalle coste irlandesi sino al Marocco, ma lo si pesca con reti anche nel Mediterraneo, su fondali sabbiosi piuttosto fondi. Quest'anno persino il consorte ne ha catturati, a traina profonda, due esemplari.
Lo si può acquistare già sfilettato e pronto da cuocere, meglio perchè non c'è lo scarto della grossa testa (a meno che non la si voglia usare per un brodetto) e non si rischia di pungersi con le pinne dorsali.
Per non fare il solito gratin con salsiccia, polpettine, o salumi, ho deciso di impanare nel fioretto di mais i filetti e poi friggerli in olio evo, nel frattempo gratinavo la pasta con una Mornay arricchita da un porro stufato.
Quindi ho estratto le pirofile dal forno e le ho completate coi filetti di pesce. Ne è uscito un piatto di pasta diverso dal solito, ho apprezzato l'accostamento pesce-salsa con formaggio.
Uno sposalizio che va bene anche per i vegetariani ibridi, che spesso accettano di consumare pesce.
Dosi per 4
-ricetta-
400 g filetti di gallinella
320 g mezzi rigatoni o altra pasta corta
50 g burro
40 g parmigiano grattugiato
30 g farina
400 ml latte + 50 ml
3 tuorli
1 porro
fioretto di mais
olio evo x friggere
noce moscata
sale, pepe
Inizio col lavare e spuntare il porro eliminando la parte più verde, quindi lo affetto sottile e lo metto a stufare in una padellina con 20 g di burro e 100 ml di acqua, lo salo un poco lasciandolo appassire per circa 10'.
Quindi preparo la besciamella, sciogliendo 30 g di burro in un pentolino, poi verso la farina e mescolo per tostarla e non farle fare grumi, aggiungo il latte, porto a ebollizione e lascio cuocere circa 10'.
Metto un pizzico di sale, grattugio un po' di noce moscata, verso il formaggio grattugiato e i tuorli, allungo con 50 ml di latte e incorporo tutto.
Da ultimo aggiungo il porro. La salsa Mornay è pronta, la lascio da parte, coperta, e intanto metto a scaldare la pentola con l'acqua per lessare la pasta, quando raggiunge il bollore salo l'acqua, e poi cuocio la pasta molto al dente, la scolo e la condisco con la salsa Mornay.
Nel frattempo infarino col mais i filettini di gallinella, scaldo una padella con olio evo e li friggo facendoli dorare. Li scolo su carta da cucina, li salo un poco e poi li divido in due/tre pezzi con un coltellino affilato.
Divido la pasta in quattro pirofiline individuali ben imburrate, e completo con pezzetti di pesce.
Inforno a 180° per circa 15', poi servo subito in tavola.
E' qualche tempo che il pesce capone o gallinella di mare si trova in abbondanza e a buon prezzo al banco del pesce. Pesce piuttosto pregiato e richiesto per la delicatezza delle sue carni bianche, saporite e soffici, è ottimo nelle zuppe ma ancor meglio se sfruttato per sughi di pesce. Ha sempre avuto un prezzo d'acquisto piuttosto elevato, adesso spesso è in offerta tanto che sono andata a documentarmi, domandandomi se, per caso, non fosse d'allevamento.
Appartiene alla famiglia delle triglie, vive nell'Atlantico orientale, dalle coste irlandesi sino al Marocco, ma lo si pesca con reti anche nel Mediterraneo, su fondali sabbiosi piuttosto fondi. Quest'anno persino il consorte ne ha catturati, a traina profonda, due esemplari.
Lo si può acquistare già sfilettato e pronto da cuocere, meglio perchè non c'è lo scarto della grossa testa (a meno che non la si voglia usare per un brodetto) e non si rischia di pungersi con le pinne dorsali.
Per non fare il solito gratin con salsiccia, polpettine, o salumi, ho deciso di impanare nel fioretto di mais i filetti e poi friggerli in olio evo, nel frattempo gratinavo la pasta con una Mornay arricchita da un porro stufato.
Quindi ho estratto le pirofile dal forno e le ho completate coi filetti di pesce. Ne è uscito un piatto di pasta diverso dal solito, ho apprezzato l'accostamento pesce-salsa con formaggio.
Uno sposalizio che va bene anche per i vegetariani ibridi, che spesso accettano di consumare pesce.
Dosi per 4
-ricetta-
400 g filetti di gallinella
320 g mezzi rigatoni o altra pasta corta
50 g burro
40 g parmigiano grattugiato
30 g farina
400 ml latte + 50 ml
3 tuorli
1 porro
fioretto di mais
olio evo x friggere
noce moscata
sale, pepe
Inizio col lavare e spuntare il porro eliminando la parte più verde, quindi lo affetto sottile e lo metto a stufare in una padellina con 20 g di burro e 100 ml di acqua, lo salo un poco lasciandolo appassire per circa 10'.
Quindi preparo la besciamella, sciogliendo 30 g di burro in un pentolino, poi verso la farina e mescolo per tostarla e non farle fare grumi, aggiungo il latte, porto a ebollizione e lascio cuocere circa 10'.
Metto un pizzico di sale, grattugio un po' di noce moscata, verso il formaggio grattugiato e i tuorli, allungo con 50 ml di latte e incorporo tutto.
Da ultimo aggiungo il porro. La salsa Mornay è pronta, la lascio da parte, coperta, e intanto metto a scaldare la pentola con l'acqua per lessare la pasta, quando raggiunge il bollore salo l'acqua, e poi cuocio la pasta molto al dente, la scolo e la condisco con la salsa Mornay.
Nel frattempo infarino col mais i filettini di gallinella, scaldo una padella con olio evo e li friggo facendoli dorare. Li scolo su carta da cucina, li salo un poco e poi li divido in due/tre pezzi con un coltellino affilato.
Divido la pasta in quattro pirofiline individuali ben imburrate, e completo con pezzetti di pesce.
Inforno a 180° per circa 15', poi servo subito in tavola.
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mercoledì 19 marzo 2014
Bucatini agli odori e briciole di pandisegale
Della serie, cosa mi cucino oggi? Una robina semplice giusto per terminare il pacchetto avanzato di bucatini, una porzione scarsa. Una ricetta che possono replicare anche i numerosi papà che si dilettano di cucina, così come il mondo della ristorazione ad alto livello è dominato dal sesso maschile, in ambito familiare solitamente sono le mamme le regine della cucina ma, sempre più spesso, si vedono padri ai fornelli, e molti di loro sono ottimi cuochi.
Oggi il calendario festeggia San Giuseppe, auguri a tutti i papà. Spero che in questa giornata di festa, qualcuno cucini per voi. Oppure fatelo voi stessi e stupite i vostri cari con quest'idea semplice ma saporita.
Non occorre granchè in dispensa, cipolla, sedano, porro, capperi e un'idea di zola. Si può fare...
Per dare al tutto un accento croccante, userò briciole di pane di segale (avanzato) abbrustolite.
Vi assicuro, un piatto da re pur nella povertà di ingredienti, saporito e goloso.
Metto comunque le dosi per 4 persone.
-ricetta-
320 g bucatini
80 g zola
1 porro
2 gambi di sedano
1 cipolla
2 cucchiai di capperi al sale
2 o 3 fettine di pane nero di segale
olio evo
sale, pepe
Metto a bagno i capperi in una ciotolina di acqua fresca, e pongo sul fuoco una pentola con abbondante acqua per cuocere la pasta che salerò solo quando bolle.
In una padella capiente scaldo un velo d'olio e ci metto a rosolare piano cipolla e sedano tritati, col porro a fettine, il tutto ben lavato e pulito (oramai non dovrei manco più ripeterlo). Dopo 5' bagno con un mestolino di acqua calda e lascio che le verdure diventino tenere senza disfarsi. Salo pochissimo, dato che poi aggiungerò capperi e zola, devo tenere conto del sale che apporteranno.
Scolo e strizzo i capperi, quindi li unisco alle verdure.
Cuocio la pasta al dente, nel frattempo sbriciolo il pane e lo rosolo in un padellino con appena una goccia d'olio. Spengo quand'è completamente abbrustolito e asciutto.
Verso la pasta nel condimento preparato, la spadello per rivestirla completamente, aggiungo lo zola a pezzettini e salto ancora per mantecare, eventualmente aggiungo un pochina d'acqua di cottura.
Porziono i bucatini nei piatti e li spolvero col briciolame abbrustolito e un po' di pepe macinato fresco, se piace.
Oggi il calendario festeggia San Giuseppe, auguri a tutti i papà. Spero che in questa giornata di festa, qualcuno cucini per voi. Oppure fatelo voi stessi e stupite i vostri cari con quest'idea semplice ma saporita.
Non occorre granchè in dispensa, cipolla, sedano, porro, capperi e un'idea di zola. Si può fare...
Per dare al tutto un accento croccante, userò briciole di pane di segale (avanzato) abbrustolite.
Vi assicuro, un piatto da re pur nella povertà di ingredienti, saporito e goloso.
Metto comunque le dosi per 4 persone.
-ricetta-
320 g bucatini
80 g zola
1 porro
2 gambi di sedano
1 cipolla
2 cucchiai di capperi al sale
2 o 3 fettine di pane nero di segale
olio evo
sale, pepe
Metto a bagno i capperi in una ciotolina di acqua fresca, e pongo sul fuoco una pentola con abbondante acqua per cuocere la pasta che salerò solo quando bolle.
In una padella capiente scaldo un velo d'olio e ci metto a rosolare piano cipolla e sedano tritati, col porro a fettine, il tutto ben lavato e pulito (oramai non dovrei manco più ripeterlo). Dopo 5' bagno con un mestolino di acqua calda e lascio che le verdure diventino tenere senza disfarsi. Salo pochissimo, dato che poi aggiungerò capperi e zola, devo tenere conto del sale che apporteranno.
Scolo e strizzo i capperi, quindi li unisco alle verdure.
Cuocio la pasta al dente, nel frattempo sbriciolo il pane e lo rosolo in un padellino con appena una goccia d'olio. Spengo quand'è completamente abbrustolito e asciutto.
Verso la pasta nel condimento preparato, la spadello per rivestirla completamente, aggiungo lo zola a pezzettini e salto ancora per mantecare, eventualmente aggiungo un pochina d'acqua di cottura.
Porziono i bucatini nei piatti e li spolvero col briciolame abbrustolito e un po' di pepe macinato fresco, se piace.
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lunedì 17 marzo 2014
Semolino per intolleranti e celiaci? col fioretto di mais.
Tanti auguri a tutti i Patrizio e le Patrizia, per gli irlandesi il Saint Patrick's day è festa nazionale.
Io ne conosco solo un paio al femminile, quindi faccio loro tantissimi auguri, la giornata è uno splendore, credo e voglio sperare nell'arrivo della vera primavera. Ciao Patty, un bacione!
Sono rientrata dalla due giorni sull'altopiano di Asiago con un sacco di buoni prodotti, funghi secchi, miele, asparagi, tarassaco, fagioli, formaggi e salumi, dolci e stoffe.
Quasi ovunque in Italia si possono reperire un'infinità di cose buone ma, nell'intera zona dell'altopiano, che si estende per 160 kmq, dovrei girare con gli occhi bendati come un cavallo bizzarro, per controllare le uscite.
Ovviamente abbiamo onorato la tavola locale assaggiando di tutto e di più, regalandoci piatti di uova e asparagi, tosella in padella, canederli al formaggio. La cucina è una commistione di piatti regionali tra Veneto e il confinante Trentino, la lotta tra formaggio Asiago e Vezzena è durissima. Il consorte ha fatto un'intero servizio fotografico in un caseificio del Vezzena, vicino a Lavarone.
Abbiamo dovuto rinunciare all'acquisto delle famose patate di Rotzo per mancanza di spazio in auto. Peccato, ci toccherà tornare apposta...
Non vedo l'ora di realizzare qualcosa di buono con i radicchi matti, alias tarassaco, che viene venduto in abbondanza ovunque nell'altopiano dei 7 comuni, di assaporare con calma una fetta di tosella arrostita in padella con buon burro di montagna, di grattugiare un po' del saporito Asiago stravecchio.
Non mancherà l'assaggio della tipica torta asiaghese, la Monte Ortigara, che strani i corsi e ricorsi della mia vita, la mia prima casa da bambina era situata in via Monte Ortigara.
Ieri sera, piuttosto stanchi e provati dalle 40 ore di bagordi per vista e stomaco, ho fatto un classico semolino per quietare l'appetito senza pesare sulla digestione, sapendo che poco dopo avrei toccato il letto addormentandomi all'istante.
Siccome avevo un resto di fioretto di mais l'ho disciolto nel brodo come fosse semolino, ottenendo una polentina lenta saporita e leggera, quasi da ospedale, adattissima anche ai celiaci perchè non ha glutine.
Perciò eccomi qui a spiegarvi il semolino per intolleranti.
Buona settimana a tutti!
-ricetta-
30 g fioretto di mais per persona
250 g brodo a testa
sale, burro
Scaldo il brodo, al solito io lo conservo pronto in bottiglia, nel congelatore.
Quando arriva a bollire piano verso il fioretto, mescolo cercando di non fare grumi, al limite uso la frusta a immersione per eliminare quelli che si formano nonostante tutto, e poi lascio sobbollire piano per circa 20', girando ogni tanto con un cucchiaio di legno.
Al termine condisco con un pezzetto di burro e con un paio di cucchiai di formaggio grattugiato e servo subito. Se lo lasciate riposare si addensa sempre di più. Se lo preferite più liquido diminuite un pochino la dose di fioretto.
Io ne conosco solo un paio al femminile, quindi faccio loro tantissimi auguri, la giornata è uno splendore, credo e voglio sperare nell'arrivo della vera primavera. Ciao Patty, un bacione!
Sono rientrata dalla due giorni sull'altopiano di Asiago con un sacco di buoni prodotti, funghi secchi, miele, asparagi, tarassaco, fagioli, formaggi e salumi, dolci e stoffe.
Quasi ovunque in Italia si possono reperire un'infinità di cose buone ma, nell'intera zona dell'altopiano, che si estende per 160 kmq, dovrei girare con gli occhi bendati come un cavallo bizzarro, per controllare le uscite.
Ovviamente abbiamo onorato la tavola locale assaggiando di tutto e di più, regalandoci piatti di uova e asparagi, tosella in padella, canederli al formaggio. La cucina è una commistione di piatti regionali tra Veneto e il confinante Trentino, la lotta tra formaggio Asiago e Vezzena è durissima. Il consorte ha fatto un'intero servizio fotografico in un caseificio del Vezzena, vicino a Lavarone.
Abbiamo dovuto rinunciare all'acquisto delle famose patate di Rotzo per mancanza di spazio in auto. Peccato, ci toccherà tornare apposta...
Non vedo l'ora di realizzare qualcosa di buono con i radicchi matti, alias tarassaco, che viene venduto in abbondanza ovunque nell'altopiano dei 7 comuni, di assaporare con calma una fetta di tosella arrostita in padella con buon burro di montagna, di grattugiare un po' del saporito Asiago stravecchio.
Non mancherà l'assaggio della tipica torta asiaghese, la Monte Ortigara, che strani i corsi e ricorsi della mia vita, la mia prima casa da bambina era situata in via Monte Ortigara.
Ieri sera, piuttosto stanchi e provati dalle 40 ore di bagordi per vista e stomaco, ho fatto un classico semolino per quietare l'appetito senza pesare sulla digestione, sapendo che poco dopo avrei toccato il letto addormentandomi all'istante.
Siccome avevo un resto di fioretto di mais l'ho disciolto nel brodo come fosse semolino, ottenendo una polentina lenta saporita e leggera, quasi da ospedale, adattissima anche ai celiaci perchè non ha glutine.
Perciò eccomi qui a spiegarvi il semolino per intolleranti.
Buona settimana a tutti!
-ricetta-
30 g fioretto di mais per persona
250 g brodo a testa
sale, burro
Scaldo il brodo, al solito io lo conservo pronto in bottiglia, nel congelatore.
Quando arriva a bollire piano verso il fioretto, mescolo cercando di non fare grumi, al limite uso la frusta a immersione per eliminare quelli che si formano nonostante tutto, e poi lascio sobbollire piano per circa 20', girando ogni tanto con un cucchiaio di legno.
Al termine condisco con un pezzetto di burro e con un paio di cucchiai di formaggio grattugiato e servo subito. Se lo lasciate riposare si addensa sempre di più. Se lo preferite più liquido diminuite un pochino la dose di fioretto.
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