Ho ereditato una ciotolina di salsa teriyaki preparata dall'amica Soo Yun, lei è coreana e di cucina orientale asiatica se ne intende davvero.
Quando abbiamo organizzato l'ultimo incontro sui vini di Borgogna a lei è toccato il compito di preparare l'antipasto e ha servito delicate polpette di pollo assieme a questa salsa. Quella avanzata è rimasta a me e ne ho subito approfittato per condire semplici friggitelli arrostiti in padella.
Siamo abituati a vedere i friggitelli verdi ma, come tutti i peperoni, se li si lascia un po' di tempo al fresco (non in frigorifero) maturano pian piano diventando rossi. In questo modo assumono varie sfumature dal verde al rosso intenso, diventando molto decorativi nel piatto.
Non ho chiesto a Soo Yun la ricetta della teriyaki, in rete ho scoperto che è a base di salsa di soia, mirin, zucchero e saké fatti bollire sino a che lo zucchero non si scioglie; una volta preparata la si conserva in frigorifero qualche settimana. Naturalmente la si può trovare già confezionata.
Domani si parte... qualcosa ho programmato, se non troverete il blog costantemente aggiornato sapete il perché. A presto!
Dosi per 4
-ricetta-
800 g friggitelli
olio evo
salsa teriyaki
Pulisco i peperoncini eliminando il torsolo e parte dei semi.
Scaldo un po' d'olio nel wok e ci metto ad arrostire i friggitelli, smuovendoli spesso in modo che si cuociano su tutti i lati.
Quando sono pronti li trasferisco in un contenitore e li spruzzo di salsa, che servirà a insaporire e condire.
Eccezionali come contorno, si sposano benissimo con riso basmati semplicemente bollito oppure sono perfetti per guarnire rustiche bruschette.
''invitare qualcuno a pranzo vuol dire incaricarsi della felicità di questa persona durante le ore che egli passerà sotto il vostro tetto'' J.A. Brillat-Savarin- Fisiologia del gusto- 1825
venerdì 30 maggio 2014
mercoledì 28 maggio 2014
Caprese con burrata
Piatto unico? Antipasto (un po' calorico)? Secondo piatto vegetariano?
Comunque si decida, servire una bella burrata di mezzo chilo con pomodori costoluti ben maturi, è un gran piacere per il palato. Qualche fogliolina di basilico, buon olio extravergine (ho scelto il Carusìa bio di Viragì), pane a scelta o un morbido panfocaccia per fare scarpetta col sugo rilasciato dai pomodori.
Mmmh! buonissima.
Non aggiungo altro se non che la burrata l'ho acquistata da Eataly, dove hanno ricreato un micro caseificio, protetto da grandi vetrate che consentono di assistere alla lavorazione della pasta filata, chiamandolo "Miracolo a Milano"; in effetti hanno trasposto un angolo di Puglia o di Campania e i prodotti non sono affatto male.
Il nostro amico Max.fast, gran goloso di tutto ciò che riguarda mozzarelle & co. era al settimo cielo.
Dosi per 4
-ricetta-
1 burrata da circa 500 g
4 pomodori costoluti o cuore di bue
foglie di basilico
olio evo
sale in scaglie
Affetto i pomodori e li dispongo in una capace terrina, sovrapponendo le fette come a formare una corona.
Al centro metto la burrata e qualche fogliolina di basilico.
Porto in tavola sale e olio, ognuno si condirà la sua porzione secondo il gusto.
Un vino fresco e leggero in abbinamento, ricco di profumi di frutta e croccante come la Schiava del lago di Caldaro Römigberg, Kalterersee Classico del 2011 di Alois Lageder. Trovo che sia un vino rosso entusiasmante d'estate, perché ha gusto e sapore e non impegna eccessivamente, il suo bel colore scarico ricorda una spremuta di ciliegie.
Comunque si decida, servire una bella burrata di mezzo chilo con pomodori costoluti ben maturi, è un gran piacere per il palato. Qualche fogliolina di basilico, buon olio extravergine (ho scelto il Carusìa bio di Viragì), pane a scelta o un morbido panfocaccia per fare scarpetta col sugo rilasciato dai pomodori.
Mmmh! buonissima.
Non aggiungo altro se non che la burrata l'ho acquistata da Eataly, dove hanno ricreato un micro caseificio, protetto da grandi vetrate che consentono di assistere alla lavorazione della pasta filata, chiamandolo "Miracolo a Milano"; in effetti hanno trasposto un angolo di Puglia o di Campania e i prodotti non sono affatto male.
Il nostro amico Max.fast, gran goloso di tutto ciò che riguarda mozzarelle & co. era al settimo cielo.
Dosi per 4
-ricetta-
1 burrata da circa 500 g
4 pomodori costoluti o cuore di bue
foglie di basilico
olio evo
sale in scaglie
Affetto i pomodori e li dispongo in una capace terrina, sovrapponendo le fette come a formare una corona.
Al centro metto la burrata e qualche fogliolina di basilico.
Porto in tavola sale e olio, ognuno si condirà la sua porzione secondo il gusto.
Un vino fresco e leggero in abbinamento, ricco di profumi di frutta e croccante come la Schiava del lago di Caldaro Römigberg, Kalterersee Classico del 2011 di Alois Lageder. Trovo che sia un vino rosso entusiasmante d'estate, perché ha gusto e sapore e non impegna eccessivamente, il suo bel colore scarico ricorda una spremuta di ciliegie.
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martedì 27 maggio 2014
Filetto di maiale con albicocche
Ecco un'idea originale per preparare un secondo piatto veloce e stuzzicante, adatto ai primi caldi.
L'abbinamento maiale frutta non è insolito, infatti si abbina perfettamente a mele e prugne.
L'acidità delle albicocche rende ogni boccone un'esperienza sensoriale gradevolissima.
Questi frutti stanno entrando in stagione giusto adesso, ricordate di acquistarle mature al punto giusto perché le albicocche non maturano più una volta colte dalla pianta, inutile sperare che un cestino di frutti acerbi maturi lentamente a tempratura ambiente, se acerbe sono acerbe rimarranno.
Il filetto di maiale è magro, tenero ed economico, un pezzo da 600 g, al netto delle rifilature necessarie, serve per 6 persone. Non male nell'economia della spesa.
Ho pescato la ricetta in un minuscolo trafiletto di Cucina Moderna.
Dosi per 6
-ricetta-
600 g filetto maiale pulito
9 albicocche
2 spicchi di aglio a fettine
2 cucchiai di olio evo
1 cucchaio di aceto di mele
1 cucchiaio di miele
1 cucchiaio di sweet chili
pepe nero
Preparo la marinata mescolando tutti gli ingredienti citati, tranne frutta e maiale.
Intanto ripulisco il filetto dei nervi e delle parti grasse e lo taglio a dadi regolari, quindi lo metto a marinare al fresco per un paio d'ore.
Intanto preparo le albicocche lavate, asciugate e tagliate in 4, a spicchi.
Prendo una placca e la rivesto di cartaforno.
Infilo in modo alternato spicchi di albicocche e dadi di filetto formando gli spiedini.
Li allineo sulla placca e 10' prima di portarli in tavola li passo a 200° sotto al grill, girandoli una volta.
Li servo subito portando sale in fiocchi in tavola.
Abbiamo abbinato l'aromaticità delle albicocche a un Gewürztraminer della Valle Isarco, la vendemmia 2008 di Peter Pliger, stupendo abbinamento di profumi e acidità.
L'abbinamento maiale frutta non è insolito, infatti si abbina perfettamente a mele e prugne.
L'acidità delle albicocche rende ogni boccone un'esperienza sensoriale gradevolissima.
Questi frutti stanno entrando in stagione giusto adesso, ricordate di acquistarle mature al punto giusto perché le albicocche non maturano più una volta colte dalla pianta, inutile sperare che un cestino di frutti acerbi maturi lentamente a tempratura ambiente, se acerbe sono acerbe rimarranno.
Il filetto di maiale è magro, tenero ed economico, un pezzo da 600 g, al netto delle rifilature necessarie, serve per 6 persone. Non male nell'economia della spesa.
Ho pescato la ricetta in un minuscolo trafiletto di Cucina Moderna.
Dosi per 6
-ricetta-
600 g filetto maiale pulito
9 albicocche
2 spicchi di aglio a fettine
2 cucchiai di olio evo
1 cucchaio di aceto di mele
1 cucchiaio di miele
1 cucchiaio di sweet chili
pepe nero
Preparo la marinata mescolando tutti gli ingredienti citati, tranne frutta e maiale.
Intanto ripulisco il filetto dei nervi e delle parti grasse e lo taglio a dadi regolari, quindi lo metto a marinare al fresco per un paio d'ore.
Intanto preparo le albicocche lavate, asciugate e tagliate in 4, a spicchi.
Prendo una placca e la rivesto di cartaforno.
Infilo in modo alternato spicchi di albicocche e dadi di filetto formando gli spiedini.
Li allineo sulla placca e 10' prima di portarli in tavola li passo a 200° sotto al grill, girandoli una volta.
Li servo subito portando sale in fiocchi in tavola.
Abbiamo abbinato l'aromaticità delle albicocche a un Gewürztraminer della Valle Isarco, la vendemmia 2008 di Peter Pliger, stupendo abbinamento di profumi e acidità.
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sabato 24 maggio 2014
Cake salato con melanzane, pesto e feta
Ve lo dico subito, non ho resistito.
La ricetta, pubblicata su Vero Cucina, ad un primo passaggio non era passata inosservata ma, come d'abitudine, avevo fatto un'orecchia alla pagina mettendola da parte.
Poi la richiesta di un'amica su cosa fare di stuzzicante con il lievito per torte salate me l'ha fatta tornare in mente. Avevo già in casa una grande melanzana violetta, per cui...
Impastandolo ho modificato le dosi di farina perché, purtroppo, mancando il peso della melanzana può essere che quella che io ritengo grossa sia piccola per altri e viceversa.
Infatti l'impasto era, a mio avviso, un po' troppo liquido, quindi ho aggiunto farina e diminuito il lievito.
Poi ho allungato i tempi di cottura, ma questo può dipendere dal forno.
Indubbiamente ne è uscito un pane alle melanzane profumatissimo e saporito.
Il mio istinto non si era sbagliato e infatti il consorte lo ha apprezzato moltissimo.
Ideale per un picnic ma anche un'ottima idea per un buffet.
Scegliete un buon pesto se lo usate confezionato, a volte del vero pesto non hanno nulla, sono solo salati e agliati. Invece dev'essere dolce e ricco di profumi. Se poi voleste farlo voi, meglio ancora.
Dosi per 6/8
-ricetta-
400 g melanzana
180 g farina
150 g feta a dadini
60 g pesto (2 cucchiai)
3 uova
1 dl di latte
1 dl di olio evo
10 g lievito per salati
2 spicchi aglio
olio evo
sale, pepe
Pulisco la melanzana sbucciandola parzialmente e la riduco a dadini che faccio saltare e cuocere in un wok con un velo d'olio e due spicchi d'aglio infilzati su uno stecchino, così a fine cottuta li ritrovo facilmente.
Una volta cotta la faccio raffreddare. (posso farlo anche un giorno prima).
In una boule sbatto le uova, aggiungo il latte e l'olio, il pesto, un pizzico di sale e una macinata di pepe, mescolo bene prima di incorporare le melanzane e la feta e, da ultimo, farina e lievito setacciati.
Verso l'impasto in uno stampo da plum rivestito di cartaforno bagnata e strizzata, lo livello e metto a cuocere nel forno già caldo a 180° per circa un'ora, verificate la cottura con uno stecchino.
Lascio che intiepidisca su una gratella e poi lo servo a fette.
La ricetta, pubblicata su Vero Cucina, ad un primo passaggio non era passata inosservata ma, come d'abitudine, avevo fatto un'orecchia alla pagina mettendola da parte.
Poi la richiesta di un'amica su cosa fare di stuzzicante con il lievito per torte salate me l'ha fatta tornare in mente. Avevo già in casa una grande melanzana violetta, per cui...
Impastandolo ho modificato le dosi di farina perché, purtroppo, mancando il peso della melanzana può essere che quella che io ritengo grossa sia piccola per altri e viceversa.
Infatti l'impasto era, a mio avviso, un po' troppo liquido, quindi ho aggiunto farina e diminuito il lievito.
Poi ho allungato i tempi di cottura, ma questo può dipendere dal forno.
Indubbiamente ne è uscito un pane alle melanzane profumatissimo e saporito.
Il mio istinto non si era sbagliato e infatti il consorte lo ha apprezzato moltissimo.
Ideale per un picnic ma anche un'ottima idea per un buffet.
Scegliete un buon pesto se lo usate confezionato, a volte del vero pesto non hanno nulla, sono solo salati e agliati. Invece dev'essere dolce e ricco di profumi. Se poi voleste farlo voi, meglio ancora.
Dosi per 6/8
-ricetta-
400 g melanzana
180 g farina
150 g feta a dadini
60 g pesto (2 cucchiai)
3 uova
1 dl di latte
1 dl di olio evo
10 g lievito per salati
2 spicchi aglio
olio evo
sale, pepe
Pulisco la melanzana sbucciandola parzialmente e la riduco a dadini che faccio saltare e cuocere in un wok con un velo d'olio e due spicchi d'aglio infilzati su uno stecchino, così a fine cottuta li ritrovo facilmente.
Una volta cotta la faccio raffreddare. (posso farlo anche un giorno prima).
In una boule sbatto le uova, aggiungo il latte e l'olio, il pesto, un pizzico di sale e una macinata di pepe, mescolo bene prima di incorporare le melanzane e la feta e, da ultimo, farina e lievito setacciati.
Verso l'impasto in uno stampo da plum rivestito di cartaforno bagnata e strizzata, lo livello e metto a cuocere nel forno già caldo a 180° per circa un'ora, verificate la cottura con uno stecchino.
Lascio che intiepidisca su una gratella e poi lo servo a fette.
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venerdì 23 maggio 2014
Spiedini di verdure profumati al basilico
Ma quanto sta piovendo? Ogni tanto il cielo scarica vere e proprie bombe d'acqua. E' tutto umido e bagnaticcio. Che strazio! La pioggia ha funestato anche un'intera giornata a Cannes, battuta da venti fortissimi e gelidi. Non voglio pensare al tempo che troveremo nel nord della Francia.
E se vi proponessi un contorno allegro e decorativo? Dopotutto si tratta di semplici melanzane grigliate e pomodori pizzutelli al forno. Solo che, invece che servirli adagiati nel piatto da portata, si infilzano a porzioni su stecchini, pronti per essere scaldati in forno, se lo desiderate. Se invece li proporrete d'estate sono perfetti anche a temperatura ambiente.
Intercalate alle verdure foglie di basilico e portate in tavola un buon olio extravergine oppure una vinaigrette.
A parte il tempo occorrente per cuocere al forno i pomodorini e grigliare le melanzane, che si può fare con largo anticipo, l'assemblaggio è velocissimo.
Dosi a piacere, io per 12 spiedi ho utilizzato 1 kg di pomodori pizzutelli e 3 melanzane lunghe e strette.
-ricetta-
pomodori pizzutelli
melanzane lunghe
basilico
olio evo
origano
sale, zucchero
Rivesto una placca con cartaforno, apro a metà i pomodori e li allineo con la parte tagliata in alto.
Li spolvero di zucchero di canna e di sale, li irroro appena con un filino di olio e un pizzicone di origano, e li metto ad appassire in forno, già portato a 150°, per circa due ore.
Intanto affetto le melanzane a rondelline spesse un cm, le cospargo di sale e le lascio spurgare un'oretta prima di passarle sulla griglia.
Lavo un mazzetto di foglie di basilico e le tampono con carta da cucina.
Preparo gli spiedini alternando dischetti di melanzana, pomodori e basilico.
Porto a tavola il condimento anche se a me piacciono al naturale.
E se vi proponessi un contorno allegro e decorativo? Dopotutto si tratta di semplici melanzane grigliate e pomodori pizzutelli al forno. Solo che, invece che servirli adagiati nel piatto da portata, si infilzano a porzioni su stecchini, pronti per essere scaldati in forno, se lo desiderate. Se invece li proporrete d'estate sono perfetti anche a temperatura ambiente.
Intercalate alle verdure foglie di basilico e portate in tavola un buon olio extravergine oppure una vinaigrette.
A parte il tempo occorrente per cuocere al forno i pomodorini e grigliare le melanzane, che si può fare con largo anticipo, l'assemblaggio è velocissimo.
Dosi a piacere, io per 12 spiedi ho utilizzato 1 kg di pomodori pizzutelli e 3 melanzane lunghe e strette.
-ricetta-
pomodori pizzutelli
melanzane lunghe
basilico
olio evo
origano
sale, zucchero
Rivesto una placca con cartaforno, apro a metà i pomodori e li allineo con la parte tagliata in alto.
Li spolvero di zucchero di canna e di sale, li irroro appena con un filino di olio e un pizzicone di origano, e li metto ad appassire in forno, già portato a 150°, per circa due ore.
Intanto affetto le melanzane a rondelline spesse un cm, le cospargo di sale e le lascio spurgare un'oretta prima di passarle sulla griglia.
Lavo un mazzetto di foglie di basilico e le tampono con carta da cucina.
Preparo gli spiedini alternando dischetti di melanzana, pomodori e basilico.
Porto a tavola il condimento anche se a me piacciono al naturale.
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mercoledì 21 maggio 2014
Panzerotti al forno saporitissimi
Ecco qui un altro appetizer, mica per altro ma scrivere di queste ricette è meno impegnativo che parlare di altre quindi, dal momento che mi sono portata avanti per non lasciarvi orfani mentre me ne sto, spero, al sole della Costa Azzurra, parlo di antipastini e amuse-bouche. Golosità che vanno bene come aperitivo, antipasto, spuntino, merenda. Saporite quanto basta da richiedere un buon calice di vino o spumante.
Super facili e sbrigativi da preparare, grazie ai dischi di pasta già pronti, è sufficiente preparare un ripieno a piacere e, una volta che sono farciti e sigillati, metterli in forno a cuocere.
Nella confezione ci sono 16 dischi.
E la foto finale? Dimenticata! Nel caos di servire e stappare ogni tanto mi capita di scordarmi che devo scattare la foto. Tanto avete capito lo stesso.
-ricetta-
1 confezione di pasta in dischi
100 g pomodori secchi sott'olio
150 g ricotta
10 filetti di alici sott'olio
1 cucchiaio di capperi
1 ciuffo di prezzemolo
Passo al mixer tutti gli ingredienti, dopo aver ben sgocciolato i pomodori e le alici.
Quando ho ottenuto un composto omogeneo farcisco le sfoglie richiudendole a raviolo e sigillando bene i bordi coi rebbi di una forchetta.
Adagio tutti i panzerotti su una placca rivestita di cartaforno e li spennello con un tuorlo d'uovo leggermente sbattuto con un goccio d'acqua.
metto in forno, già portato a 200° per circa 20' o sino a che non sono ben dorati e cotti.
Li servo freddi o tiepidi.
Essendo molto saporiti ben si sposano con un Prosecco che, con la sua morbidezza, compensa la sapidità del panzerotto, oppure sono molto adatti ad accompagnare un cocktail piuttosto alcolico come un Negroni che sia 'giusto' o 'sbagliato', vi spiegherò a parte la ricetta. Intanto, cheers!
Super facili e sbrigativi da preparare, grazie ai dischi di pasta già pronti, è sufficiente preparare un ripieno a piacere e, una volta che sono farciti e sigillati, metterli in forno a cuocere.
Nella confezione ci sono 16 dischi.
E la foto finale? Dimenticata! Nel caos di servire e stappare ogni tanto mi capita di scordarmi che devo scattare la foto. Tanto avete capito lo stesso.
-ricetta-
1 confezione di pasta in dischi
100 g pomodori secchi sott'olio
150 g ricotta
10 filetti di alici sott'olio
1 cucchiaio di capperi
1 ciuffo di prezzemolo
Passo al mixer tutti gli ingredienti, dopo aver ben sgocciolato i pomodori e le alici.
Quando ho ottenuto un composto omogeneo farcisco le sfoglie richiudendole a raviolo e sigillando bene i bordi coi rebbi di una forchetta.
Adagio tutti i panzerotti su una placca rivestita di cartaforno e li spennello con un tuorlo d'uovo leggermente sbattuto con un goccio d'acqua.
metto in forno, già portato a 200° per circa 20' o sino a che non sono ben dorati e cotti.
Li servo freddi o tiepidi.
Essendo molto saporiti ben si sposano con un Prosecco che, con la sua morbidezza, compensa la sapidità del panzerotto, oppure sono molto adatti ad accompagnare un cocktail piuttosto alcolico come un Negroni che sia 'giusto' o 'sbagliato', vi spiegherò a parte la ricetta. Intanto, cheers!
martedì 20 maggio 2014
Pestèda grosina sulle patate arrosto
In occasione del ritrovo con l'amica Antonella di Bormio, ho ricevuto da lei in dono non solo un'ottima bresaola ma pure un vasetto di pesteda preparata dalle abili mani della sua mamma.
Cos'è? E' un antico insaporitore nato a Grosio, in Valtellina, ma diffusosi in tutta la valle.
E' un pestato di pepe nero, sale grosso, aglio, bacche di ginepro, Achillea e timo selvatico (peverel), di cui ogni famiglia conserva e tramanda gelosamente una sua ricetta.
Ottimo sulle carni e in tutti i piatti della cucina valtellinese, pizzoccheri compresi, io lo apprezzo molto sulle patate, che preparo arrostite ma in padella, un modo più veloce che cuocerle al forno.
La pesteda deve rimanere sempre un po' umida perciò, se vi capitasse di acquistarla oppure la preparate voi, ricordatevi di spruzzarla con poche gocce di grappa o vino rosso non appena inizia a seccare.
Se voleste saperne di più sulla "pesteda che l'è 'na gran medesìna" cliccate QUI.
-ricetta-
patate
pesteda
olio evo
Sbuccio le patate e le taglio a tocchi, scaldo un velo d'olio nel wok e ci metto a cuocere le patate, facendole dorare lentamente. A metà cottura le condisco con un cucchiaio di pesteda e porto a cottura, cercando di farle rosolare in modo uniforme.
Siete tentati di preparare da voi la pesteda?
Ecco dosi indicative per un vasetto piccolo.
50 g pepe nero
50 g sale grosso
10 spicchi aglio
12 bacche di ginepro
1 cucchiaio di erba Achillea
1 cucchiaio di timo selvatico
qualche goccia di grappa o brandy o vino rosso
Pestate tutto nel mortaio sino ad ottenere un composto grossolano, non troppo fine, invasate e conservate al riparo dalla luce.
Cos'è? E' un antico insaporitore nato a Grosio, in Valtellina, ma diffusosi in tutta la valle.
E' un pestato di pepe nero, sale grosso, aglio, bacche di ginepro, Achillea e timo selvatico (peverel), di cui ogni famiglia conserva e tramanda gelosamente una sua ricetta.
Ottimo sulle carni e in tutti i piatti della cucina valtellinese, pizzoccheri compresi, io lo apprezzo molto sulle patate, che preparo arrostite ma in padella, un modo più veloce che cuocerle al forno.
La pesteda deve rimanere sempre un po' umida perciò, se vi capitasse di acquistarla oppure la preparate voi, ricordatevi di spruzzarla con poche gocce di grappa o vino rosso non appena inizia a seccare.
Se voleste saperne di più sulla "pesteda che l'è 'na gran medesìna" cliccate QUI.
-ricetta-
patate
pesteda
olio evo
Sbuccio le patate e le taglio a tocchi, scaldo un velo d'olio nel wok e ci metto a cuocere le patate, facendole dorare lentamente. A metà cottura le condisco con un cucchiaio di pesteda e porto a cottura, cercando di farle rosolare in modo uniforme.
Siete tentati di preparare da voi la pesteda?
Ecco dosi indicative per un vasetto piccolo.
50 g pepe nero
50 g sale grosso
10 spicchi aglio
12 bacche di ginepro
1 cucchiaio di erba Achillea
1 cucchiaio di timo selvatico
qualche goccia di grappa o brandy o vino rosso
Pestate tutto nel mortaio sino ad ottenere un composto grossolano, non troppo fine, invasate e conservate al riparo dalla luce.
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domenica 18 maggio 2014
Torta in padella con fragole e kiwi
Vi ricordate la torta che vi ho proposto qualche settimana fa, cotta in padella senza l'ausilio del forno? Era farcita con mele mentre adesso ho voluto fare un esperimento con altra frutta, modificando leggermente le dosi di farina e zucchero.
E' venuta benissimo, neanche a dirlo!
Naturalmente vi consiglio spassionatamente di usare le padelle doppie, in loro mancanza usate una padella da 24 cm di diametro con coperchio (e un po' più di abilità nel girarla).
Le fragole sono di stagione e i kiwi pure, adesso si trovano quelli neozelandesi, dolcissimi.
Buona, dolce domenica a tutti!
-ricetta-
350 g farina
250 g yogurt intero
250 fragole
200 g kiwi
100 g zucchero
60 g olio semi
3 uova
10 g lievito per dolci
sale
Con le fruste elettriche monto le uova con lo zucchero sino ad ottenere una soffice spuma.
Poi aggiungo lo yogurt e la farina col lievito, mescolando con una spatola per amalgamare tutto.
Verso anche l'olio e la frutta che ho prima pulito e tagliato a dadini.
Scaldo una della due padelle appena velata di olio, quindi verso il composto livellandolo e copro con la seconda padella (o con un coperchio), lasciando cuocere lentamente su fiamma molto bassa per 15' circa (scuotendola delicatamente di tanto in tanto) prima di capovolgerla nella seconda padella, anch'essa calda e appena unta e lasciarla cuocere per altri 10/15'.
Deve formarsi una bella crosticina e vedrete la torta lievitare sino ad occupare tutto lo spazio possibile.
Sformatela su una gratella e servitela fredda cosparsa di zucchero a velo.
E' venuta benissimo, neanche a dirlo!
Naturalmente vi consiglio spassionatamente di usare le padelle doppie, in loro mancanza usate una padella da 24 cm di diametro con coperchio (e un po' più di abilità nel girarla).
Le fragole sono di stagione e i kiwi pure, adesso si trovano quelli neozelandesi, dolcissimi.
Buona, dolce domenica a tutti!
-ricetta-
350 g farina
250 g yogurt intero
250 fragole
200 g kiwi
100 g zucchero
60 g olio semi
3 uova
10 g lievito per dolci
sale
Con le fruste elettriche monto le uova con lo zucchero sino ad ottenere una soffice spuma.
Poi aggiungo lo yogurt e la farina col lievito, mescolando con una spatola per amalgamare tutto.
Verso anche l'olio e la frutta che ho prima pulito e tagliato a dadini.
Scaldo una della due padelle appena velata di olio, quindi verso il composto livellandolo e copro con la seconda padella (o con un coperchio), lasciando cuocere lentamente su fiamma molto bassa per 15' circa (scuotendola delicatamente di tanto in tanto) prima di capovolgerla nella seconda padella, anch'essa calda e appena unta e lasciarla cuocere per altri 10/15'.
Deve formarsi una bella crosticina e vedrete la torta lievitare sino ad occupare tutto lo spazio possibile.
Sformatela su una gratella e servitela fredda cosparsa di zucchero a velo.
sabato 17 maggio 2014
Mousse di mortadella alle olive
Sarò a Cannes nel preciso istante che blogger pubblica questo appetizer programmato.
Mi aspetta una settimana di fuoco, spero anche di tanto cinema e, comunque, l'atmosfera festivaliera della Croisette è unica. Ogni tanto vengo a farmi una dose...
Così come per i miei gusti cinefili, la parola chiave è diversificare. Se seguissi i miei gusti pubblicherei solo ricette di zuppe, paste, risotti e dolci (che cucino ma non mangio).
Ma, ogni tanto, ci sta anche un appetizer come questa crema di mortadella, adatta a essere spalmata su crostini, cracker, fettine di pane caldo o come farcitura di tramezzini.
Una vera sciocchezza da preparare, scegliete voi se preferite una consistenza cremosa o appena più granulosa e masticabile, io ho preferito la seconda, per ottenerle preferite il frullatore piuttosto che un normale mixer-cutter.
Preferibilmente utilizzate una buona mortadella, meglio se di pezzatura grande. Le olive, come al solito io ho la mia scorta di Kalamata ma, in mancanza, andranno benissimo taggiasche denocciolate conservate sott'olio.
Data la grassezza della mortadella non ho aggiunto burro ma robiola e un po' di maionese.
Nessun altro condimento, nemmeno sale.
Tempo di esecuzione: 15'.
-ricetta-
200 g mortadella
100 g robiola
1 cucchiaio colmo di maionese
2 cucchiai di olive taggiasche denocciolate
Taglio a dadi la mortadella e la metto nel vaso del mixer assieme a tutti gli altri ingredienti.
Aziono la macchina e frullo sino ad ottenere una massa il più fine possibile, che trasferisco in piccole cocottine di ceramica, ideali da portare in tavola.
Se voglio ottenere la consistenza finissima di un paté, passo il tutto nel frullatore.
Ottimo abbinamento con le bollicine di Movia, il Puro Rosé, da uve Pinot Nero, Ribolla e Pinot Grigio, ha sentori di frutti rossi e mantiene un'ottima freschezza in bocca. Invecchiato prima in botti di rovere poi a bottiglia capovolta sui suoi lieviti naturali, è un pas dosé da agricoltura biologica che il produttore consiglia di stappare capovolto, effettuando un vero dégorgement in una boule ricolma di acqua e ghiaccio.
Mi aspetta una settimana di fuoco, spero anche di tanto cinema e, comunque, l'atmosfera festivaliera della Croisette è unica. Ogni tanto vengo a farmi una dose...
Così come per i miei gusti cinefili, la parola chiave è diversificare. Se seguissi i miei gusti pubblicherei solo ricette di zuppe, paste, risotti e dolci (che cucino ma non mangio).
Ma, ogni tanto, ci sta anche un appetizer come questa crema di mortadella, adatta a essere spalmata su crostini, cracker, fettine di pane caldo o come farcitura di tramezzini.
Una vera sciocchezza da preparare, scegliete voi se preferite una consistenza cremosa o appena più granulosa e masticabile, io ho preferito la seconda, per ottenerle preferite il frullatore piuttosto che un normale mixer-cutter.
Preferibilmente utilizzate una buona mortadella, meglio se di pezzatura grande. Le olive, come al solito io ho la mia scorta di Kalamata ma, in mancanza, andranno benissimo taggiasche denocciolate conservate sott'olio.
Data la grassezza della mortadella non ho aggiunto burro ma robiola e un po' di maionese.
Nessun altro condimento, nemmeno sale.
Tempo di esecuzione: 15'.
-ricetta-
200 g mortadella
100 g robiola
1 cucchiaio colmo di maionese
2 cucchiai di olive taggiasche denocciolate
Taglio a dadi la mortadella e la metto nel vaso del mixer assieme a tutti gli altri ingredienti.
Aziono la macchina e frullo sino ad ottenere una massa il più fine possibile, che trasferisco in piccole cocottine di ceramica, ideali da portare in tavola.
Se voglio ottenere la consistenza finissima di un paté, passo il tutto nel frullatore.
Ottimo abbinamento con le bollicine di Movia, il Puro Rosé, da uve Pinot Nero, Ribolla e Pinot Grigio, ha sentori di frutti rossi e mantiene un'ottima freschezza in bocca. Invecchiato prima in botti di rovere poi a bottiglia capovolta sui suoi lieviti naturali, è un pas dosé da agricoltura biologica che il produttore consiglia di stappare capovolto, effettuando un vero dégorgement in una boule ricolma di acqua e ghiaccio.
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venerdì 16 maggio 2014
Pasta cacio, pepe e fave
Buondì a tutti.
Parto felice per Cannes, passerò alcuni giorni immersa nel clima festivaliero assieme ad alcune amiche cinefile quanto me.
Tranquilli, mi sono portata avanti e ho lavorato al blog programmando alcune ricette in previsione della mia assenza, del resto mica posso lasciarvi nelle mani di mio marito. O forse sì, e qualcuno ne sarebbe anche felice. Lui al massimo vi potrebbe offrire un caffè (non so spiegarmi grazie a quale strana convergenza astrale abbia imparato a usare la macchina per l'espresso) o stappare una buona bottiglia o shakerare ottimi cocktail ma, vi avviso, a tutto il resto ci dovete pensare voi!
Vedo un sorrisino sornione sulle labbra di qualcuno (Gina non ridere sotto i baffi!), siete in molti a pensare che è abituato troppo bene ma non è solo colpa mia, la sua cara mammina lo aveva già guastato prima del mio arrivo educandolo a non mettere mano in cucina.
Scusate le facezie, torno alla ricetta.
Venerdì, piatto vegetariano. Semplice e veloce ma pieno di gusto.
Lascio a voi la scelta del formato più gradito di pasta, io con questo semplice sugo, una revisione del classicissimo 'cacio e pepe' con aggiunta di tenere fave, ho scelto chitarrelle all'uovo.
Un apoteosi di gusto.
Cosa c'è di più semplice e allo stesso tempo difficile, che realizzare un buon piatto di cacio e pepe?
La pasta deve rivestirsi al giusto punto di una cremina creata dal formaggio e da un po' di acqua di cottura. Il pecorino dev'essere rigorosamente romano, un po' salatino e a pasta quasi candida, stagionato circa 6 mesi.
Le fave diciamo che le ho aggiunte, primo: perché ne avevo appena acquistato un'intera cassa, che ho pelato e messo nel congelatore per quando saranno passate di stagione; secondo: perché nel Lazio e in centro Italia le associano spesso al pecorino mangiandole crude, ma devono essere piccole e tenere.
In effetti nemmeno le mie alla fin fine sono cotte ma appena sbollentate, giusto per facilitare la rimozione della pellicina che le riveste.
Un sugo che, contando anche il tempo che occorre a grattugiare il formaggio, si fa in un quarto d'ora.
Il tempo in cui l'acqua per cuocere la pasta arriva a bollire.
E poi è un condimento che canta 'viva la primavera'.
Dosi per 4
-ricetta-
250 g chitarrelle all'uovo
200 g fave sgranate
150 g pecorino
pepe nero
olio evo
Sbollento le fave e le privo della pellicina quindi le trito a coltello, oppure uso il cutter a intermittenza perché devono rimanere a pezzettini senza macinarsi completamente, poi le condisco con un goccio d'olio.
Grattugio il pecorino e lo metto in una grande padella assieme a un po' di acqua, mescolo per diluirlo, lo stempero lentamente e macino abbondante pepe nero.
Cuocio la pasta, la scolo al dente e la verso sul pecorino, aggiungo le fave mescolando per amalgamare, verso un mestolino di acqua di cottura e scaldo appena per far rivestire la pasta di sugo, in modo che si rivesta di una morbida crema.
Porto in tavola con altro pecorino, per chi ne volesse, ma il sugo vi garantisco che è saporito a sufficienza.
Parto felice per Cannes, passerò alcuni giorni immersa nel clima festivaliero assieme ad alcune amiche cinefile quanto me.
Tranquilli, mi sono portata avanti e ho lavorato al blog programmando alcune ricette in previsione della mia assenza, del resto mica posso lasciarvi nelle mani di mio marito. O forse sì, e qualcuno ne sarebbe anche felice. Lui al massimo vi potrebbe offrire un caffè (non so spiegarmi grazie a quale strana convergenza astrale abbia imparato a usare la macchina per l'espresso) o stappare una buona bottiglia o shakerare ottimi cocktail ma, vi avviso, a tutto il resto ci dovete pensare voi!
Vedo un sorrisino sornione sulle labbra di qualcuno (Gina non ridere sotto i baffi!), siete in molti a pensare che è abituato troppo bene ma non è solo colpa mia, la sua cara mammina lo aveva già guastato prima del mio arrivo educandolo a non mettere mano in cucina.
Scusate le facezie, torno alla ricetta.
Venerdì, piatto vegetariano. Semplice e veloce ma pieno di gusto.
Lascio a voi la scelta del formato più gradito di pasta, io con questo semplice sugo, una revisione del classicissimo 'cacio e pepe' con aggiunta di tenere fave, ho scelto chitarrelle all'uovo.
Un apoteosi di gusto.
Cosa c'è di più semplice e allo stesso tempo difficile, che realizzare un buon piatto di cacio e pepe?
La pasta deve rivestirsi al giusto punto di una cremina creata dal formaggio e da un po' di acqua di cottura. Il pecorino dev'essere rigorosamente romano, un po' salatino e a pasta quasi candida, stagionato circa 6 mesi.
Le fave diciamo che le ho aggiunte, primo: perché ne avevo appena acquistato un'intera cassa, che ho pelato e messo nel congelatore per quando saranno passate di stagione; secondo: perché nel Lazio e in centro Italia le associano spesso al pecorino mangiandole crude, ma devono essere piccole e tenere.
In effetti nemmeno le mie alla fin fine sono cotte ma appena sbollentate, giusto per facilitare la rimozione della pellicina che le riveste.
Un sugo che, contando anche il tempo che occorre a grattugiare il formaggio, si fa in un quarto d'ora.
Il tempo in cui l'acqua per cuocere la pasta arriva a bollire.
E poi è un condimento che canta 'viva la primavera'.
Dosi per 4
-ricetta-
250 g chitarrelle all'uovo
200 g fave sgranate
150 g pecorino
pepe nero
olio evo
Sbollento le fave e le privo della pellicina quindi le trito a coltello, oppure uso il cutter a intermittenza perché devono rimanere a pezzettini senza macinarsi completamente, poi le condisco con un goccio d'olio.
Grattugio il pecorino e lo metto in una grande padella assieme a un po' di acqua, mescolo per diluirlo, lo stempero lentamente e macino abbondante pepe nero.
Cuocio la pasta, la scolo al dente e la verso sul pecorino, aggiungo le fave mescolando per amalgamare, verso un mestolino di acqua di cottura e scaldo appena per far rivestire la pasta di sugo, in modo che si rivesta di una morbida crema.
Porto in tavola con altro pecorino, per chi ne volesse, ma il sugo vi garantisco che è saporito a sufficienza.
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