Buongiorno e buona domenica. È finito anche novembre. E piove ancora.
Da domani comincia l'avvento al Natale.
E noi oggi facciamo dei semplici cioccolatini.
C'è questo sito americano, Honest cooking, che aggrega ricette di vari blogger e che mi fornisce spesso idee. A volte è complicato fare le conversioni da cups a grammi ma oramai ci ho fatto la mano e mi destreggio abbastanza bene.
Mi sveglio sempre molto presto e siccome adesso è buio pesto cerco di tirare almeno le sei prima di alzarmi, perciò apro l'iPad e parto all'esplorazione di nuove ricette. Essendo un sito americano aggiorna quando qui è notte e io la mattina mi ritrovo la bacheca piena e inizio a salivare.
Non amo in particolare il cioccolato ma questa ricetta mi ha fatto rizzare le antenne in quanto ho subito pensato a Max.fast e alla sua smodata passione per questa materia prima che, si dice, si stia estinguendo velocemente. Annunci funerei pronosticano la fine delle piantagioni tra quindici anni!
Non ci credo, confido che si possa riuscire a trovare una soluzione. Ci si possono fare troppe cose belle in cucina ed è una sostanza insostituibile.
Intanto, finché ce n'è, usiamolo.
In freezer, per presevarlo dal calore estivo che poi non c'è stato, avevo stivato una mega tavoletta di cioccolato al latte da cucina. Che è un bel problema usarlo nei dolci che richiedono sempre quello fondente.
L'ho recuperato utilizzandolo per questa ricetta, modificandola con l'aggiunta di cacao amaro.
In ogni caso la ganache è venuta perfetta e dal sapore molto particolare. E i cioccolatini erano fondenti e cremosi.
Mettete da parte quest'idea per quando, finita la Pasqua, vi ritroverete con montagne di uova di cioccolato al latte.
In ogni caso è una perfetta idea regalo, ma preparateli pochi giorni prima di donarli.
In origine era richiesta una panna densa e molto ricca di grasso praticamente introvabile qui da noi, mentre se si butta un occhio alle ciotole di panna da Harrods o da Dean & Deluca si rimane strabiliati dalle molte varianti di percentuali in grasso che sono in vendita.
Allora che ho fatto? Ho aggirato l'ostacolo mettendoci la crème fraîche della Normandia, che è lievemente acidina ma perfetta come consistenza.
Quanto alle spezie ho aggiunto paprika forte e un'idea di pepe nero.
Ho dovuto nasconderli a mio marito, chiamato ad esprimere un parere... altrimenti li avrebbe fatti fuori tutti prima dell'arrivo degli ospiti.
Dosi per 16/18 tartufini.
-ricetta-
225 g cioccolato al latte
40 g cacao amaro
85 ml panna molto densa
50 ml vino rosso
1 cucchiaino da tè di burro
paprika forte
pepe nero
sale
In un pentolino mescolo panna e vino rosso facendoli scaldare lentamente.
Nel frattempo prendo un tagliere e un grosso coltello e trito sommariamente il cioccolato.
Quando i liquidi nel pentolino stanno per bollire spengo la fiamma e verso il trito di cioccolato, il burro, un pizzico di sale e il cacao amaro.
Mescolo fino a che tutti gli ingredienti sono sciolti e amalgamati e insaporisco con le spezie, un cucchiaino di paprika e una macinata di pepe.
Pongo la ganache in frigorifero a raffreddare per minimo due ore.
Quindi ne prelevo un cucchiaino e modello delle palline che faccio rotolare in altra polvere di cacao.
Allineo i tartufini su un vassoietto e li sigillo in una busta di plastica lucida. Li ripongo nuovamente in frigorifero sino al momento di consumarli.
Se correttamente sigillati si conservano fino a una settimana.
Prima di portarli in tavola spolvero con altro cacao amaro.
''invitare qualcuno a pranzo vuol dire incaricarsi della felicità di questa persona durante le ore che egli passerà sotto il vostro tetto'' J.A. Brillat-Savarin- Fisiologia del gusto- 1825
domenica 30 novembre 2014
venerdì 28 novembre 2014
Lasagne con trota e verdure
Bello, mi piace 'lasagne d'acqua dolce'. Del resto se nel ripieno ci sono filetti di trota come le dovevo chiamare?
In dispensa ho trovato una confezione di lasagne secche, di quelle a onde, che uso raramente. Diciamo che le tengo di scorta casomai dovesse mancarmi la pasta fresca, che prediligo perché più morbida, più gradevole al gusto, che non necessita di sbollentatura, ecc. ecc.
Queste, al contrario di quanto proclamato, se non le sbollenti almeno un pochino sembra che siano fatte di cartone.
E le ho pure tenute troppo poco nell'acqua bollente, due minuti in più avrebbero giovato.
Comunque è un fatto, le lasagne di pasta secca sono più consistenti alla masticazione di quelle fresche, in ogni caso.
Quanto al ripieno... avevo queste trote sfilettate da consumare e, ricordandomi della prima lasagna di pesce che gustammo molti anni fa al Lido di Venezia, mi è venuta voglia di fare una prova per vedere se, anche con pesce di fiume, veniva bene lo stesso.
Ovviamente il pesce va amalgamato con una besciamella leggera, quasi una vellutata, mescolandolo a dadini colorati di verdura.
Ne esce un piatto delicato e raffinato. Provare per credere.
Ma la prossima volta torno alla pasta fresca, che sarà pure all'uovo e magari col pesce non ci sta tanto... oppure la impasto e la tiro da sola.
Buon venerdì, piovoso ovunque.
Dosi per 4
-ricetta-
8 fogli di lasagne a onde, quadrati, pari a 250 g pasta secca
400 g filetti di trota puliti di lisca e pelle
1 carota
1 cipolla
1 gambo di sedano
1 falda di peperone rosso
1 falda di peperone giallo
50 g formaggio grattugiato
25 g burro + un po'
25 g farina
200 ml latte
200 ml brodo vegetale
olio evo
noce moscata
sale
Comincio con la vellutata/besciamella. Scaldo il burro in un pentolino, poi verso la farina, la faccio tostare finché assume un colore dorato e poi verso il latte e il brodo, tiepidi. Sto attenta a non fare grumi e porto a cottura, mescolando per circa una decina di minuti da quando comincia a bollire, abbassando la fiamma. Al termine salo e grattugio un'idea di noce moscata.
Intanto riduco un piccola dadolata le verdure pulite e le soffriggo adagio con un velo d'olio e un pizzico di sale. Quando sono appassite metto anche i filetti di trota ridotti a pezzetti.
Bastano pochi minuti di cottura, spengo e verso il composto nella vellutata.
Intanto ho sbollentato e scolato i fogli di pasta.
Prendo una teglia, preferibilmente quadrata, e la ungo, stendo un poco di vellutata e ricopro con la pasta, che condisco con la vellutata al pesce. Spolvero con pochissimo formaggio grattugiato e ripeto gli strati con gli altri fogli di pasta, esattamente nello stesso modo.
Termino con la vellutata che mi avanza, qualche fiocchetto di burro, e metto la teglia in forno a 190° per circa 20'.
Lascio intiepidire e poi la servo.
In dispensa ho trovato una confezione di lasagne secche, di quelle a onde, che uso raramente. Diciamo che le tengo di scorta casomai dovesse mancarmi la pasta fresca, che prediligo perché più morbida, più gradevole al gusto, che non necessita di sbollentatura, ecc. ecc.
Queste, al contrario di quanto proclamato, se non le sbollenti almeno un pochino sembra che siano fatte di cartone.
E le ho pure tenute troppo poco nell'acqua bollente, due minuti in più avrebbero giovato.
Comunque è un fatto, le lasagne di pasta secca sono più consistenti alla masticazione di quelle fresche, in ogni caso.
Quanto al ripieno... avevo queste trote sfilettate da consumare e, ricordandomi della prima lasagna di pesce che gustammo molti anni fa al Lido di Venezia, mi è venuta voglia di fare una prova per vedere se, anche con pesce di fiume, veniva bene lo stesso.
Ovviamente il pesce va amalgamato con una besciamella leggera, quasi una vellutata, mescolandolo a dadini colorati di verdura.
Ne esce un piatto delicato e raffinato. Provare per credere.
Ma la prossima volta torno alla pasta fresca, che sarà pure all'uovo e magari col pesce non ci sta tanto... oppure la impasto e la tiro da sola.
Buon venerdì, piovoso ovunque.
Dosi per 4
-ricetta-
8 fogli di lasagne a onde, quadrati, pari a 250 g pasta secca
400 g filetti di trota puliti di lisca e pelle
1 carota
1 cipolla
1 gambo di sedano
1 falda di peperone rosso
1 falda di peperone giallo
50 g formaggio grattugiato
25 g burro + un po'
25 g farina
200 ml latte
200 ml brodo vegetale
olio evo
noce moscata
sale
Comincio con la vellutata/besciamella. Scaldo il burro in un pentolino, poi verso la farina, la faccio tostare finché assume un colore dorato e poi verso il latte e il brodo, tiepidi. Sto attenta a non fare grumi e porto a cottura, mescolando per circa una decina di minuti da quando comincia a bollire, abbassando la fiamma. Al termine salo e grattugio un'idea di noce moscata.
Intanto riduco un piccola dadolata le verdure pulite e le soffriggo adagio con un velo d'olio e un pizzico di sale. Quando sono appassite metto anche i filetti di trota ridotti a pezzetti.
Bastano pochi minuti di cottura, spengo e verso il composto nella vellutata.
Intanto ho sbollentato e scolato i fogli di pasta.
Prendo una teglia, preferibilmente quadrata, e la ungo, stendo un poco di vellutata e ricopro con la pasta, che condisco con la vellutata al pesce. Spolvero con pochissimo formaggio grattugiato e ripeto gli strati con gli altri fogli di pasta, esattamente nello stesso modo.
Termino con la vellutata che mi avanza, qualche fiocchetto di burro, e metto la teglia in forno a 190° per circa 20'.
Lascio intiepidire e poi la servo.
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giovedì 27 novembre 2014
Torna RePanettone, giunto alla settima edizione
Oggi sono a Torino, quindi non cucino, e allora approfitto dell'occasione per ricordarvi che sabato 29 e domenica 30 novembre si svolgerà a Milano la settima edizione di Re Panettone.
Amici golosi... entrate nel sito e stampate l'invito gratuito per accedere alla manifestazione.
Non potete perdervi ben 40 espositori, provenienti da tutta Italia, che vi faranno assaggiare i loro lievitati natalizi.
Ci sarà come sempre anche la possibilità di acquistare questi ottimi prodotti al prezzo speciale di 20 € al chilogrammo.
Saluti!
http://www.repanettone.it/RePanettone/re_panettone_2014.html
mercoledì 26 novembre 2014
Insalata di patate e carne in scatola
La carne in scatola non è un ingrediente comune nel mio carrello della spesa.
Tutt'altro. Però c'è sempre una prima volta.
All'isola d'Elba la gatta che viaggia con noi, appena arrivata nella nuova casa (peraltro sempre la stessa da che ci è entrata per la prima volta da trovatella elbana), si fa cogliere da inappetenza, troppo occupata nella riscoperta del territorio, distratta dai profumi della macchia, dai numerosi gatti della colonia locale e dai cinghiali, che ci fanno compagnia ogni notte. Questi ultimi vengono a grufolare devastando piante secolari di fichi d'India e vigneti, accontentandosi persino dei pinoli, in mancanza di altro.
Dopo 48 ore in cui sgranocchia appena un pugnetto di croccantini mi faccio intenerire, e le offro qualcosa di diverso dalle sue pappe abituali.
Fu così che acquistai due lattine di carne in scatola, cui, la cara bestiola, non fece peraltro onore.
Quella aperta l'ho riciclata agli altri gatti, mescolandola alla pastina che tanto amano. Avete mai visto gatti randagi ghiotti di pastina al burro e parmigiano? Quelli del Calone ne vanno matti. Ma che sia burro e non margarina, né tanto meno olio.
Bene, restava la scatoletta residua. Spesso mi sono domandata che sapore avessero queste carni in gelatina. E finalmente l'ho scoperto. Ce ne sono di due marche che vanno per la maggiore, io avevo la meno pubblicizzata.
In effetti è un miscuglio di carne sfilacciata nemmeno troppo salata, come invece temevo. Alla stregua di molto tonno in scatola, che raramente è a tranci ma tutto a frustoli.
Per non servirla da sola l'ho mescolata a un'insalata di patate e devo ammettere che l'esperimento è riuscito. Il piatto è venuto saporito e appetitoso.
Dosi per 4
-ricetta-
600 g patate lessate
1 scatoletta di carne in gelatina
50 g cetriolini sott'aceto
50 g cipolline sott'aceto
2 cucchiai di senape
1 cucchiaio di aceto
olio evo
succo di limone
Dopo aver lessato le patate, già pelate e tagliate a tocchetti, in acqua bollente salata e addizionata di un cucchiaio di aceto, le scolo prima che si disfino.
Le faccio intiepidire e nel frattempo taglio a rondelle i cetriolini e sfilaccio la carne in scatola.
In una boule metto i sottaceti, la carne e la senape. Aggiungo qualche goccia di limone e di olio evo e poi le patate.
Mescolo bene e lascio a riposo una mezz'ora, in modo che i sapori si fondano assieme.
Quindi servo.
Tutt'altro. Però c'è sempre una prima volta.
All'isola d'Elba la gatta che viaggia con noi, appena arrivata nella nuova casa (peraltro sempre la stessa da che ci è entrata per la prima volta da trovatella elbana), si fa cogliere da inappetenza, troppo occupata nella riscoperta del territorio, distratta dai profumi della macchia, dai numerosi gatti della colonia locale e dai cinghiali, che ci fanno compagnia ogni notte. Questi ultimi vengono a grufolare devastando piante secolari di fichi d'India e vigneti, accontentandosi persino dei pinoli, in mancanza di altro.
Dopo 48 ore in cui sgranocchia appena un pugnetto di croccantini mi faccio intenerire, e le offro qualcosa di diverso dalle sue pappe abituali.
Fu così che acquistai due lattine di carne in scatola, cui, la cara bestiola, non fece peraltro onore.
Quella aperta l'ho riciclata agli altri gatti, mescolandola alla pastina che tanto amano. Avete mai visto gatti randagi ghiotti di pastina al burro e parmigiano? Quelli del Calone ne vanno matti. Ma che sia burro e non margarina, né tanto meno olio.
Bene, restava la scatoletta residua. Spesso mi sono domandata che sapore avessero queste carni in gelatina. E finalmente l'ho scoperto. Ce ne sono di due marche che vanno per la maggiore, io avevo la meno pubblicizzata.
In effetti è un miscuglio di carne sfilacciata nemmeno troppo salata, come invece temevo. Alla stregua di molto tonno in scatola, che raramente è a tranci ma tutto a frustoli.
Per non servirla da sola l'ho mescolata a un'insalata di patate e devo ammettere che l'esperimento è riuscito. Il piatto è venuto saporito e appetitoso.
Dosi per 4
-ricetta-
600 g patate lessate
1 scatoletta di carne in gelatina
50 g cetriolini sott'aceto
50 g cipolline sott'aceto
2 cucchiai di senape
1 cucchiaio di aceto
olio evo
succo di limone
Dopo aver lessato le patate, già pelate e tagliate a tocchetti, in acqua bollente salata e addizionata di un cucchiaio di aceto, le scolo prima che si disfino.
Le faccio intiepidire e nel frattempo taglio a rondelle i cetriolini e sfilaccio la carne in scatola.
In una boule metto i sottaceti, la carne e la senape. Aggiungo qualche goccia di limone e di olio evo e poi le patate.
Mescolo bene e lascio a riposo una mezz'ora, in modo che i sapori si fondano assieme.
Quindi servo.
lunedì 24 novembre 2014
Zuppa di zucca e cicerchie
Ma buongiorno! La tregua dalla pioggia sta per terminare, oggi è nuvoloso e mi sa che la mia prossima gita a Torino sarà funestata dalla pioggia. Mercoledì ho in programma un veloce passaggio al Torino Film Festival. Andrò a vedermi un paio di film in lingua originale cui tengo in modo particolare.
Oggi cuciniamo una zuppa, corroborante e molto autunnale.
Quella in foto l'ho preparata mentre ero in vacanza, in una giornata ventosa e piena di pioggia.
Avevo cotto un po' di cicerchie, antico legume del centro Italia che sta tornando in voga, ne era avanzata una ciotola che non volevo riproporre come contorno, quindi mi sono inventata l'abbinamento con la zucca, insaporendo con poco pomodoro e salvia.
Non avete cicerchie? Usate ceci o fagioli cannellini.
Ho frullato le cicerchie senza renderle a crema, ma lasciandole un po' grossolane, in modo da ottenere una zuppa rustica e piuttosto densa.
Alla zucca non ho eliminato completamente la buccia, così nel piatto non mancava un tocco di verde scuro.
A condire, ma solo a tavola, un buon filo d'olio extravergine. E formaggio in abbondanza, ma solo se lo amate. Personalmente preferisco le zuppe 'nature', mi piace sentire i sapori dei vari componenti, non coperti dal sapore del formaggio.
Dosi per 4
-ricetta-
250 g zucca
200 g cicerchie
50 g polpa pomodoro
1 cipolla
1 mazzetto di salvia
olio evo
sale, pepe
Il giorno prima metto in ammollo le cicerchie, poi le scolo, le sciacquo e le cuocio in pentola ben coperte di acqua sino a che non sono tenere.
Conservo un po' del brodo di cottura.
Taglio la zucca a dadini, lasciando parte della buccia.
Trito la cipolla e la metto in pentola a rosolare con un velo d'olio, quindi aggiungo le cicerchie e lascio sul fuoco per circa 20'. Non temete, la consistenza delle cicerchie è piuttosto coriacea, soprattutto se si lasciano raffreddare e in ogni caso poi vanno frullate.
Infatti le verso nel mixer e lo aziono a intermittenza ottenendo un trito piuttosto grossolano.
Nella pentola metto a rosolare la zucca a dadini per circa 5', poi verso le cicerchie e un po' del loro brodo di cottura mescolato alla polpa di pomodoro, regolandomi a seconda che voglia ottenere una zuppa più o meno densa.
Faccio insaporire per 10' poi spengo e profumo con qualche fogliolina di salvia. Regolo il sale.
Posso servirla molto calda o tiepida, se fosse d'estate sarebbe perfetta anche a temperatura ambiente.
Completo con un filo d'olio evo a crudo ed eventualmente pepe nero.
Oggi cuciniamo una zuppa, corroborante e molto autunnale.
Quella in foto l'ho preparata mentre ero in vacanza, in una giornata ventosa e piena di pioggia.
Avevo cotto un po' di cicerchie, antico legume del centro Italia che sta tornando in voga, ne era avanzata una ciotola che non volevo riproporre come contorno, quindi mi sono inventata l'abbinamento con la zucca, insaporendo con poco pomodoro e salvia.
Non avete cicerchie? Usate ceci o fagioli cannellini.
Ho frullato le cicerchie senza renderle a crema, ma lasciandole un po' grossolane, in modo da ottenere una zuppa rustica e piuttosto densa.
Alla zucca non ho eliminato completamente la buccia, così nel piatto non mancava un tocco di verde scuro.
A condire, ma solo a tavola, un buon filo d'olio extravergine. E formaggio in abbondanza, ma solo se lo amate. Personalmente preferisco le zuppe 'nature', mi piace sentire i sapori dei vari componenti, non coperti dal sapore del formaggio.
Dosi per 4
-ricetta-
250 g zucca
200 g cicerchie
50 g polpa pomodoro
1 cipolla
1 mazzetto di salvia
olio evo
sale, pepe
Il giorno prima metto in ammollo le cicerchie, poi le scolo, le sciacquo e le cuocio in pentola ben coperte di acqua sino a che non sono tenere.
Conservo un po' del brodo di cottura.
Taglio la zucca a dadini, lasciando parte della buccia.
Trito la cipolla e la metto in pentola a rosolare con un velo d'olio, quindi aggiungo le cicerchie e lascio sul fuoco per circa 20'. Non temete, la consistenza delle cicerchie è piuttosto coriacea, soprattutto se si lasciano raffreddare e in ogni caso poi vanno frullate.
Infatti le verso nel mixer e lo aziono a intermittenza ottenendo un trito piuttosto grossolano.
Nella pentola metto a rosolare la zucca a dadini per circa 5', poi verso le cicerchie e un po' del loro brodo di cottura mescolato alla polpa di pomodoro, regolandomi a seconda che voglia ottenere una zuppa più o meno densa.
Faccio insaporire per 10' poi spengo e profumo con qualche fogliolina di salvia. Regolo il sale.
Posso servirla molto calda o tiepida, se fosse d'estate sarebbe perfetta anche a temperatura ambiente.
Completo con un filo d'olio evo a crudo ed eventualmente pepe nero.
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domenica 23 novembre 2014
Pere Martin Sec con crema alle mandorle
Buona domenica golosoni!
Questo è proprio un dolce adatto alla stagione.
Le pere Martine si trovano a novembre/dicembre e sono una varietà tipica del cuneese, e della fascia pedemontana, molto adatta alla cottura. Pare che siano le migliori in assoluto.
Le mie erano proprio molto piccole, pertanto le ho usate cuocendo la crema in piccoli ramequins.
Il mix di pera, cotta nello sciroppo aromatizzato, e crema alle mandorle, con un tocco di cioccolato, era perfetto.
Non avendo farina di mandorle a disposizione ne ho frullate di intere e con la buccia, per dare un tocco rustico non le ho proprio ridotte in polvere, adoro sentirle croccanti sotto i denti in contrasto alla burrosità della pera.
Nella teglietta con pere avanzate ho messo dadini di cioccolato, ne avevo un pezzetto al latte che è andato benissimo ugualmente.
Invece nelle monoporzione ho messo un po' di grué (trito) di fave di cacao e qualche mandorla a lamelle.
Insomma, secondo gli amici Stefano e Sooyun, una vera delizia.
Casomai non doveste trovare la varietà Martin sec usate le kaiser.
Dosi per 10 piccoli ramequins o una teglia da 24 cm.
-ricetta-
10 piccole pere Martin Sec
1/2 l latte
150 g zucchero + 200 g (per lo sciroppo)
80 g mandorle
40 g maizena/fecola
3 uova
fave di cacao spezzettate
mandorle a lamelle
sale, vaniglia
Preparo uno sciroppo con 400 ml acqua e 200 g zucchero, aromatizzandolo con cannella.
Metto le pere senza sbucciarle e col picciolo nella pentola con lo sciroppo e le faccio cuocere fino a che non sono tenere.
Le lascio intiepidire poi con un coltellino asporto parte del torsolo sul fondo, così le rendo anche piatte e più stabili.
Ne appoggio una al centro di ogni cocottina.
Nel mixer frullo le mandorle rendendole fini ma non finissime.
In una boule sbatto le uova con lo zucchero sino a che non sono un po' gonfie, quindi verso la maizena e poi il latte mescolando per amalgamare. Metto anche un po' di estratto di vaniglia, liquido o in polvere, assieme a un pizzico di sale e termino inglobando le mandorle sfarinate alla pastella.
Divido la pastella tra le cocotte con le pere, le cospargo con un po' di trito di fave di cacao e intanto scaldo il forno, portandolo a 190°.
Uso una placca sulla quale appoggiare i ramequins, li faccio cuocere in forno per almeno mezz'ora o finché il composto si è rappreso. Negli ultimi 5' metto qualche mandorla a lamelle e poi spengo.
Servo tiepido.
Questo è proprio un dolce adatto alla stagione.
Le pere Martine si trovano a novembre/dicembre e sono una varietà tipica del cuneese, e della fascia pedemontana, molto adatta alla cottura. Pare che siano le migliori in assoluto.
Le mie erano proprio molto piccole, pertanto le ho usate cuocendo la crema in piccoli ramequins.
Il mix di pera, cotta nello sciroppo aromatizzato, e crema alle mandorle, con un tocco di cioccolato, era perfetto.
Non avendo farina di mandorle a disposizione ne ho frullate di intere e con la buccia, per dare un tocco rustico non le ho proprio ridotte in polvere, adoro sentirle croccanti sotto i denti in contrasto alla burrosità della pera.
Nella teglietta con pere avanzate ho messo dadini di cioccolato, ne avevo un pezzetto al latte che è andato benissimo ugualmente.
Invece nelle monoporzione ho messo un po' di grué (trito) di fave di cacao e qualche mandorla a lamelle.
Insomma, secondo gli amici Stefano e Sooyun, una vera delizia.
Casomai non doveste trovare la varietà Martin sec usate le kaiser.
Dosi per 10 piccoli ramequins o una teglia da 24 cm.
-ricetta-
10 piccole pere Martin Sec
1/2 l latte
150 g zucchero + 200 g (per lo sciroppo)
80 g mandorle
40 g maizena/fecola
3 uova
fave di cacao spezzettate
mandorle a lamelle
sale, vaniglia
Preparo uno sciroppo con 400 ml acqua e 200 g zucchero, aromatizzandolo con cannella.
Metto le pere senza sbucciarle e col picciolo nella pentola con lo sciroppo e le faccio cuocere fino a che non sono tenere.
Le lascio intiepidire poi con un coltellino asporto parte del torsolo sul fondo, così le rendo anche piatte e più stabili.
Ne appoggio una al centro di ogni cocottina.
Nel mixer frullo le mandorle rendendole fini ma non finissime.
In una boule sbatto le uova con lo zucchero sino a che non sono un po' gonfie, quindi verso la maizena e poi il latte mescolando per amalgamare. Metto anche un po' di estratto di vaniglia, liquido o in polvere, assieme a un pizzico di sale e termino inglobando le mandorle sfarinate alla pastella.
Divido la pastella tra le cocotte con le pere, le cospargo con un po' di trito di fave di cacao e intanto scaldo il forno, portandolo a 190°.
Uso una placca sulla quale appoggiare i ramequins, li faccio cuocere in forno per almeno mezz'ora o finché il composto si è rappreso. Negli ultimi 5' metto qualche mandorla a lamelle e poi spengo.
Servo tiepido.
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sabato 22 novembre 2014
Crostini rustici con barbabietole e tonno
Et voilà un antipastino veloce da preparare, pieno di sapore e di colore, vegetariano, sano.
Qualche fetta di pane casereccio, anche integrale, di segale, toscano, quello che più vi piace, barbabietole cotte al forno e tonno sott'olio insaporito da capperi e formaggini di capra freschi.
Un tocco di cipolla, di quella affogata nell'aceto, così è più digeribile e al contempo acquista un sapore unico.
Le barbabietole si trovano imbustate sottovuoto e hanno una lunga scadenza. Hanno molte proprietà curative e preventive, in primis sono ricche di antiossidanti, essendo il loro colore determinato dagli antociani, flavonoidi simili a quelli contenuti nella buccia dell'uva nera e nei mirtilli, o in tutta la frutta/verdura di colore violaceo, scuro. Aiutano la digestione, il fegato e abbassano i livelli di pressione sanguigna, coadiuvando le terapie antiipertensive.
Ricche di zuccheri sono, per contro, molto povere di calorie.
Pronti? Via!
Dosi per 6 persone
-ricetta-
2 barbabietole cotte
mezza pagnotta di pane casereccio a fette
200 g caprini freschi
100 g tonno sott'olio
30 g capperi sotto sale
1 cipolla rossa
aceto aromatico rosso
olio evo
sale, pepe
Sbuccio le barbabietole, prima le affetto a rondelle spesse 3 mm poi le trito a coltello in modo da ottenere micro pezzetti.
Metto a bagno la cipolla spellata e tagliata a fettine nell'aceto di sherry con un pizzico di sale, lasciandola per un'oretta. Posso farlo anche con molto anticipo, la cipolla non soffre se rimane a bagno anche per qualche ora.
Metto nel mixer i capperi dissalati, il tonno sgocciolato e i caprini, la cipolla sgocciolata e strizzata, un filo d'olio, sale e pepe. Frullo per ottenere una salsa omogenea che mescolo alla barbabietola tritata.
Profumo con un po' di pepe nero macinato.
Scaldo il pane che ho tagliato a pezzi, posso farlo nel forno o sul fuoco usando una padella antiaderente o una piastra.
Spalmo con la crema i crostini e li servo sia caldi che tiepidi.
Qualche fetta di pane casereccio, anche integrale, di segale, toscano, quello che più vi piace, barbabietole cotte al forno e tonno sott'olio insaporito da capperi e formaggini di capra freschi.
Un tocco di cipolla, di quella affogata nell'aceto, così è più digeribile e al contempo acquista un sapore unico.
Le barbabietole si trovano imbustate sottovuoto e hanno una lunga scadenza. Hanno molte proprietà curative e preventive, in primis sono ricche di antiossidanti, essendo il loro colore determinato dagli antociani, flavonoidi simili a quelli contenuti nella buccia dell'uva nera e nei mirtilli, o in tutta la frutta/verdura di colore violaceo, scuro. Aiutano la digestione, il fegato e abbassano i livelli di pressione sanguigna, coadiuvando le terapie antiipertensive.
Ricche di zuccheri sono, per contro, molto povere di calorie.
Pronti? Via!
Dosi per 6 persone
-ricetta-
2 barbabietole cotte
mezza pagnotta di pane casereccio a fette
200 g caprini freschi
100 g tonno sott'olio
30 g capperi sotto sale
1 cipolla rossa
aceto aromatico rosso
olio evo
sale, pepe
Sbuccio le barbabietole, prima le affetto a rondelle spesse 3 mm poi le trito a coltello in modo da ottenere micro pezzetti.
Metto a bagno la cipolla spellata e tagliata a fettine nell'aceto di sherry con un pizzico di sale, lasciandola per un'oretta. Posso farlo anche con molto anticipo, la cipolla non soffre se rimane a bagno anche per qualche ora.
Metto nel mixer i capperi dissalati, il tonno sgocciolato e i caprini, la cipolla sgocciolata e strizzata, un filo d'olio, sale e pepe. Frullo per ottenere una salsa omogenea che mescolo alla barbabietola tritata.
Profumo con un po' di pepe nero macinato.
Scaldo il pane che ho tagliato a pezzi, posso farlo nel forno o sul fuoco usando una padella antiaderente o una piastra.
Spalmo con la crema i crostini e li servo sia caldi che tiepidi.
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giovedì 20 novembre 2014
Gnocchi di polenta al pesto
Ok! Adesso che ci siamo sufficientemente addentrati in autunno, un piatto con la polenta ci sta a pennello.
Ho realizzato gli gnocchi al pesto usando farina di mais bianca, profumandola con pesto e pomodori secchi, tradizionali profumi estivi.
Che posso dirvi? L'insolito insieme non è affatto male.
Del resto la polenta è come il riso in bianco, si sposa con tutto e si può cuocere il giorno prima, anche la sera. Con un paiolo antiaderente e 4 volte il suo peso in acqua non occorre mescolarla continuamente.
Poi si ricavano cucchiaiate che si dispongono a strati con formaggio e un po' di salsa di pomodoro in una pirofila. L'immancabile burro aggiunto a fiocchetti e un passaggio in forno caldo per circa 20'.
Il pranzo, vegetariano, è servito.
In abbinamento non sfigura un Roero Arneis Docg del 2010, Cecu D'la Biunda prodotto da Monchiero Carbone a Canale d'Alba. Con la sua mineralità e sapidità sposa perfettamente l'aroma del pesto e della salsa.
Dosi per 4
-ricetta-
300 g farina mais bianco
250 salsa pomodoro
150 g formaggio grattugiato
100 g pesto
100 g pomodori secchi sott'olio
50 g burro
sale
Verso a pioggia la farina da polenta nell'acqua, leggermente salata, quasi a completa ebollizione.
Mescolo per non fare grumi e cuocio per circa 50' mescolando ogni tanto, abbassando la fiamma dopo che quasi tutta l'acqua è stata assorbita e ha smesso di fare grandi bolle.
Quando è cotta la condisco col pesto e coi pomodori secchi sgocciolati, tamponati e ridotti a dadini, poi la verso in una ciotola bassa e la faccio raffreddare sino al giorno dopo.
Imburro una pirofila grande o piccole pirofile monoporzione, accendo il forno a 200°.
Ricavo con un cucchiaio gnocchi di forma irregolare e ne faccio un primo strato nella pirofila, li ricopro con cucchiai di salsa e formaggio grattugiato, formo un secondo strato che condisco nello stesso modo.
Per ultimo metto qualche fiocchetto di burro e inforno per circa 20' a gratinare.
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martedì 18 novembre 2014
Trofie con trota affumicata e porri
Buon inizio di settimana a tutti. Stringiamo i denti poiché pare che sarà l'ultimo giorno di maltempo. Qui il sole è già tornato e con lui temperature più consone alla stagione.
Dopo ci aspettano per lo meno dieci giorni di tregua, così dicono, durante i quali si potrà procedere al ripristino delle cose più urgenti. Ci sono centinaia di famiglie che hanno perso la casa. Povera gente.
Ecco un piatto che si adatta perfettamente ai sapori autunnali, complesso ma semplice allo stesso modo.
Tre soli ingredienti per il condimento, cipollotto, porro, filetto di trota affumicato.
Un sugo avvolgente adatto a condire trofie secche, che rendono molto e si vestono del morbido insieme.
Nella fascia alpina, soprattutto al nord-est, ci sono molti allevamenti di piscicoltura, nella fattispecie di trote, che elaborano poi il pesce in affumicatoi ultra moderni, con una qualità eccellente.
Sono filetti saporiti e dall'affumicatura delicata, che si possono utilizzare per molti piatti in cucina.
Confezionati sottovuoto hanno una lunga data di conservazione e possiamo tenerne sempre qualcuno in frigorifero, pronto all'uso.
Uso le trofie prodotte dal pastificio dell'Alta Valle Scrivia, sono ottime e hanno una resa eccellente.
Dosi per 4
-ricetta-
250 g trofie secche
1 filetto di trota affumicata
1 porro
1 piccola cipolla di Tropea
olio evo
sale, pepe
Pulisco il porro, elimino parte del verde, qualche guaina più coriacea e la radice, poi lo lavo e lo affetto sottile. Sbuccio e trito la cipolla.
Scaldo un velo d'olio in una padella e ci faccio appassire porro e cipolla, bagnando con un goccio di acqua calda.
Quando sono teneri aggiungo il filetto di trota spezzettato e lascio appena insaporire senza cuocere.
Condisco con pepe macinato fresco, non dovrebbe servire il sale.
Lesso le trofie in abbondante acqua bollente salata, le scolo e le condisco col sugo preparato.
Servo subito, senza l'aggiunta di formaggio.
Dopo ci aspettano per lo meno dieci giorni di tregua, così dicono, durante i quali si potrà procedere al ripristino delle cose più urgenti. Ci sono centinaia di famiglie che hanno perso la casa. Povera gente.
Ecco un piatto che si adatta perfettamente ai sapori autunnali, complesso ma semplice allo stesso modo.
Tre soli ingredienti per il condimento, cipollotto, porro, filetto di trota affumicato.
Un sugo avvolgente adatto a condire trofie secche, che rendono molto e si vestono del morbido insieme.
Nella fascia alpina, soprattutto al nord-est, ci sono molti allevamenti di piscicoltura, nella fattispecie di trote, che elaborano poi il pesce in affumicatoi ultra moderni, con una qualità eccellente.
Sono filetti saporiti e dall'affumicatura delicata, che si possono utilizzare per molti piatti in cucina.
Confezionati sottovuoto hanno una lunga data di conservazione e possiamo tenerne sempre qualcuno in frigorifero, pronto all'uso.
Uso le trofie prodotte dal pastificio dell'Alta Valle Scrivia, sono ottime e hanno una resa eccellente.
Dosi per 4
-ricetta-
250 g trofie secche
1 filetto di trota affumicata
1 porro
1 piccola cipolla di Tropea
olio evo
sale, pepe
Pulisco il porro, elimino parte del verde, qualche guaina più coriacea e la radice, poi lo lavo e lo affetto sottile. Sbuccio e trito la cipolla.
Scaldo un velo d'olio in una padella e ci faccio appassire porro e cipolla, bagnando con un goccio di acqua calda.
Quando sono teneri aggiungo il filetto di trota spezzettato e lascio appena insaporire senza cuocere.
Condisco con pepe macinato fresco, non dovrebbe servire il sale.
Lesso le trofie in abbondante acqua bollente salata, le scolo e le condisco col sugo preparato.
Servo subito, senza l'aggiunta di formaggio.
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domenica 16 novembre 2014
Ice cream bread
Ero alla caffetteria delle amiche, qui al paesello, e vedo su un'alzata in cristallo una torta al cioccolato.
Non era la solita torta ma... un dolce cotto in forno e composto di soli due ingredienti.
Gelato e farina autolievitante.
La necessità di Manu, abile pasticciera, era di riutilizzare il gelato avanzato nelle carapine prima di spegnere il banco, visto che col cambio di clima nessuno chiede più gelati, preferendo tè e cioccolate calde.
Sfruttando il tempo libero del primo pomeriggio, durante il quale qui al paesello non circola anima viva, Manu si mette a spulciare in rete alla ricerca di come riciclare il gelato e incappa nel sito americano Taste of home, dove per l'appunto pubblicarono questo insolito dolce. Cotto in uno stampo da plum cake. Loro, ma sono americani, suggeriscono di aggiungere un paio di cucchiai di zucchero, che io trovo superflui se si usa gelato industriale.
Partiamo dal presupposto che il gelato dev'essere a base crema, quindi deve contenere latte, panna, zucchero, uova. Il gusto è a scelta, cioccolato, pistacchio, caffè, bacio, gianduia, nocciola, quello che ci pare.
Di sicuro questa torta non riesce se si usano sorbetti alla frutta. Va bene due soli ingredienti, ma uova ecc. ci dovranno pur essere.
Semplicissima ricetta, vero? Roba da non credere, e infatti mi è subito venuta voglia di replicarla.
Ho acquistato mezzo chilo di gelato al caffè, ci ho mescolato la farina già addizionata di lievito e, giusto per fare qualcosa di mio, ho aggiunto un po' di gocce di cioccolato.
Via in forno per circa 40' e poi ecco la torta, morbida e soffice, poco dolce e adatta a un fine pasto, magari guarnita con panna, oppure ideale per merenda, da accompagnare a una bevanda calda.
Oggi il maltempo pare concederci una tregua. Ieri eravamo a Milano e il rientro è stato una vera impresa. Ci sarebbe voluta un'auto anfibia. Le strade erano fiumi da guadare, acqua alle portiere e una pioggia così intensa che non si vedeva nulla, per giunta assordante. Tutti oggi abbiamo negli occhi le immagini della Liguria devastata e in più parti colpita, della zona del Varesotto che interessa il lago Maggiore con la tragedia di Laveno. Ci hanno preannunciato un ultimo colpo di coda per domani, poi un po' di asciutto prolungato. Io ci spero moltissimo. Per chi deve sistemare e ripulire il possibile e per chi, come me, non riesce più a sentire il battere violento delle piogge.
Buona domenica a chi può goderne.
-ricetta-
500 g gelato di crema/caffè/cioccolato
180 g farina per dolci con lievito
30 g gocce di cioccolato
Accendo il forno col termostato su 170°.
Lascio ammorbidire il gelato in modo da poterlo spatolare senza che diventi liquido e lo mescolo alla farina. Poi con delicatezza incorporo anche le gocce di cioccolato.
Verso il composto in uno stampo ben unto del diametro di 22 cm e inforno per circa 40'.
Sformo la torta su una gratella dopo averla fatta riposare 10', e la faccio raffreddare completamente.
Poi la taglio a losanghe e la servo spolverata di zucchero a velo, accompagnata da panna montata, altro gelato o una crema delicata.
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