sabato 5 novembre 2016

Ravioli del plin in crosta di zucchine

Con tutte le zucchine di orto che mi ha portato Settimo, un amico che coltiva per passione ma non troppo scrupoloso dal momento che lascia gli ortaggi a maturare oltre misura, mi sono dovuta inventare cento modi per usarle.
Queste erano dolci e chiare, di forma ovale, e iniziavano ad avere qualche seme all'interno.
Le ho affettate e grigliate e, tanto per fare qualcosa di diverso visto che aspettavo cari amici a cena, le ho messe a raggiera in piccole cocotte che ho riempito di raviolini del plin conditi da un ragù vegetale.
Un'invenzione di successo. Il primo piatto era leggero e saporito.
Dosi per 4

-ricetta-
2/3 zucchine piuttosto grandi
300 g ravioli del plin
20 g grana grattugiato
sugo vegetale
burro e olio
Affetto con la mandolina le zucchine, dopo averle lavate e spuntate. Se sono molto lunghe le divido a metà. Calcolo che mi servono almeno 7 fettine per cocotte, se ne dovessero avanzare le userò come contorno o in un sugo.
Devo comunque avere fettine lunghe 10/12 cm, perché devono sbordare per poi poterle richiudere sui raviolini.
Le salo un pochino e dopo 30' scolo il liquido che hanno emesso e le passo su una griglia rovente.
Questo lavoro posso farlo anche con un giorno di anticipo.
Lesso i raviolini al dente e li condisco con del ragù vegetale.
Rivesto delle cocotte oliate con le fettine di zucchina disposte in cerchio a coprire tutta la superficie,
e lasciandole sporgere oltre il bordo di 3 cm.
Riempio ogni cocotte di raviolini , spolvero con poco formaggio e metto un fiocchetto di burro. Ricopro con le zucchine, ripiegandole a chiudere la pirofilina.
Metto a gratinare in forno a 200° per circa 20'.
Dopo 5' di riposo capovolgo i gratin nei singoli piatti e porto in tavola.



giovedì 3 novembre 2016

Tatin di patate e cipolle caramellate

Il bollettino di questa assurda guerra a colpi di scosse che si ripetono da mesi, puntuali ogni giorno e notte, non sembra avere fine. Anche stanotte nel maceratese e in tutta la zona già interessata, la terra ha tremato e non poco. Povera gente... non possiamo smettere nemmeno per un attimo di pensare a cosa stanno patendo, anche in termini di freddo. Ho visto immagini di aziende agricole con animali abbandonati a loro stessi. Le vacche vanno munte ogni santo giorno, come faranno? Non hanno più stalle a protezione di mandrie e greggi. Le immagini dei salumifici gravemente danneggiati, non scordiamoci che la zona di Norcia è famosa per i suoi salumi, mi hanno riportato alla memoria le migliaia di forme di Parmigiano Reggiano rovinate a terra e frantumate dopo il terremoto in Emilia di alcuni anni fa. È davvero un disastro di proporzioni immani, non solo in termini di vite distrutte, patrimonio artistico sbriciolato, abitazioni inagibili. L'intera economia della zona è compromessa.

Con questa ricetta mi rifaccio a un tipo di cucina povera ed economica.
Il principio è quello di cuocere il tortino di patate dal lato delle cipolle sino a che non si sono caramellizzate, poi di capovolgerlo e proseguire la cottura dal verso delle patate, quindi rigirarlo e aggiungere qua e là alcune ovette di quaglia.
Alla fine si ottiene una meravigliosa tarte Tatin salata che può fare sia da contorno che da piatto unico.
Diciamo che è una versione alla francese di una tortilla spagnola. Che ha un aspetto molto accattivante una volta trasferita su un vassoio e portata in tavola.
Per ottenere un risultato perfetto è meglio usare le padelle gemelle, con l'ausilio di queste rigirare frittate e simili è facilissimo.
Per ottenere fette perfette e tutte dello stesso spessore vi consiglio di usare la mandolina.
Dosi per 4/6

-ricetta-
4 patate grandi
2 cipolle
6 ovette di quaglia
40 g formaggio grattugiato
burro
sale, pepe
Con la mandolina ricavo fette tutte uguali dalle patate pelate e dalle cipolle.
Scaldo una noce di burro sul fondo di una delle due padelle e lo ricopro con le rondelle di cipolla. Salo e spolvero con poco parmigiano poi faccio uno strato di patate accavallando le fettine sino a coprire tutte le cipolle.
Salo e macino poco pepe anche su questo strato e lo condisco con altro formaggio grattugiato. Ripeto un nuovo strato di patate condito come il precedente.
Metto la padella sul fuoco, appena prende temperatura abbasso la fiamma e copro con la seconda padella, facendo cuocere lentamente per circa 12', in modo che le cipolle possano caramellare senza bruciare.
Poi ungo la padella che fa da coperchio e rigiro il tortino dal lato delle patate facendolo cuocere per circa 10'.
Ricapovolgo e sguscio sullo strato di cipolle le uova di quaglia. Copro e aspetto 5' in modo che queste cuociano.
Quindi sformo la Tatin su un piatto grande e la servo a spicchi.


martedì 1 novembre 2016

Torta-flan in padella con pere

La commemorazione di Ognissanti quest'anno è funestata dalle numerose scosse sismiche che non hanno fine. Norcia è stata violentemente colpita da quella di domenica, vedere le immagini della basilica crollata fa male. Immagini aeree mostrano Castelluccio, una sua frazione famosa per la piana dove coltivano le pregiatissime e piccole lenticchie, quasi del tutto sbriciolata. Molti dei paesini delle Marche arroccati sui monti Sibillini che ho potuto vedere durante la mia infanzia... non ci sono praticamente più. Pezzi di storia che se ne vanno per sempre, migliaia di sfollati che passano le centinaia, oltretutto nel periodo più freddo dell'anno. Gente che non ha più casa, attività, luoghi dove vivere.
Come ha detto Renzo Piano in un articolo sul Sole 24 ore: "se cerchi l'uomo trovi sempre una casa. La casa è il luogo della fiducia, il rifugio dalle paure e dalle insicurezze. Molto di più che un semplice riparo dal freddo e dalla pioggia". E troppi nostri connazionali hanno perso questo!
E non c'è un interruttore da schiacciare per far finire questo strazio.

Mezza torta o mezzo flan, la ricetta di questo dolce facilissimo. Una sola grossa pera decana e un impasto leggero per un dolce che in un'ora è pronto da gustare.
Penso alle mamme che subito dopo pranzo ne potrebbero preparare una per merenda.
La padella doppia per frittate è vivamente consigliata, accessorio pressoché introvabile sino a poco tempo fa, adesso ho visto che viene venduto dappertutto.

-ricetta-
1 grossa pera decana o due pere più piccole
25 g burro
100 g farina 00
100 g zucchero
2 uova
8 g lievito
vaniglia naturale
100 ml latte
50 ml olio semi
sale
Sbuccio e taglio a fettine la pera, prendo una delle due padelle e nel pezzetto di burro sciolto faccio scottare per 3' la pera.
Intanto in una boule sbatto le due uova con lo zucchero, profumo con la vaniglia, che sia grattata dal baccello, in polvere o liquida, e poi aggiungo la farina, il lievito e il sale mescolando bene.
Diluisco il tutto col latte e l'olio e quindi verso sulle fettine di pera che ho composto al meglio sul fondo della padella.
Copro con la seconda e faccio cuocere a fuoco basso per circa 20', sino a che non vedo il composto che si compatta. A quel punto capovolgo la torta e faccio dorare anche l'altro lato, ancora per circa 20', scuotendo la padella ogni tanto.
Sformo il dolce su un piatto di servizio e lo servo appena tiepido, ma anche freddo è perfetto.

domenica 30 ottobre 2016

Muffins al rabarbaro con latticello

Non si sa davvero più a che santo votarsi. Le scosse continuano terribili e, se possibile, sempre più forti. Quella di stamattina qualcuno dice di averla avvertita persino a Milano.
Non vorrei vivere in centro Italia, in questi giorni. Abito in una zona a rischio idrogeologico ma, per fortuna, non sismica. E ne sono contenta. Anche se, per incuria e scaricabarile, si muore anche qui, ad esempio schiacciati da un'intera campata di ponte su un tratto di superstrada, com'è successo venerdì sulla Milano-Lecco. Hanno persino diffuso il filmato e cavolo! che il ponte che l'attraversa fosse gravemente lesionato si vedeva a occhio nudo. Ma per chiudere la strada ci voleva un ordinanza formale... ci metterei loro nel feretro al posto di gente innocente!
Che poi, anche noi 'normali cittadini' abbiamo le nostre colpe... siamo noi che scegliamo chi ci deve governare, anche se spesso non c'è molto da scegliere tra cuocere in padella o direttamente sulle braci. Non esiste più etica morale, professionale, comportamentale. E ne pagheremo sempre di più le conseguenze.
Ma parliamo di cucina... per chi ancora ne ha una da usare. Mi vergogno persino ad augurarvi buona domenica.
La ricetta di questi muffin è di Martha Stewart.
Avevo ancora in congelatore del rabarbaro a pezzetti: quelle rare volte che mi capita di trovarne ne faccio scorta così. Lo pulisco, lo taglio a pezzetti e li spolvero di zucchero. Poi metto tutto in freezer, in sacchetti pronti per l'uso. Al momento di usarlo nelle torte lo scongelo e lo metto a scolare per qualche ora in un colino, così perde parte del succo prodotto e si asciuga. Se invece volessi fare un sorbetto lo frullo così com'è.
Comunque... mi serviva spazio nel congelatore e ho deciso di fare dei muffins.
Il latticello sta diventando facilmente reperibile ma se non ne trovate potete fare come me e usare al suo posto il kefir, oppure farvelo mescolando latte e yogurt bianco naturale in parti uguali con poco succo di limone. Per esempio, per 180 ml: mescolate 90 ml latte e 90 di yogurt con 7 ml succo di limone e fate riposare 5'. A che serve? La sua nota piacevolmente acidula è gradita nei dolci inoltre, interagendo coi lieviti, li rende soffici e si usa meno burro.
Dosi per 12 pezzi

-ricetta-
250 g farina 00
190 g zucchero
60 g burro
8 g lievito
4 g bicarbonato
1 uovo grande
sale
180 ml latticello/buttermilk
180/200 g rabarbaro a pezzetti
zucchero granulato
Monto con le fruste il burro morbido con lo zucchero, ai quali mescolo il latticello e l'uovo.
In un'altra boule mescolo farina, lievito, bicarbonato e un pizzico di sale.
Unisco i due composti e poi aggiungo il rabarbaro.
Rivesto lo stampo da muffins con i pirottini e divido il composto rimanendo un terzo sotto il bordo.
Spolvero sopra dello zucchero semolato e faccio cuocere per circa 25' in forno a 175°.
Lascio raffreddare parzialmente prima di sformare i muffins, che sono morbidissimi.




sabato 29 ottobre 2016

Quiche ai porri e brie

Buon sabato a tutti gli amici che mi seguono e a un paio di new entry.
Capita così di rado che me ne accorgo abbastanza in fretta; del resto cosa mi aspetto da un blog 'nature', privo di pubblicità e con una titolare allergica alle public relations? In questi ultimi mesi ho ricevuto molti inviti ad aderire a varie iniziative per food blogger, non ultima quella di far parte di Bookfordinner, una cosa molto simile a quella che, col consorte, stiamo portando avanti da un ventennio, in perfetta autonomia, col nostro club. Non saprei per davvero dove trovare il tempo e le energie per aderire. È già complicato seguire i gruppi che da anni coltiviamo.
Non ho più l'età né la salute per aderire a proposte che vent'anni fa avrei accettato con entusiasmo. Lascio il posto a chi sta cercando un suo spazio. Io, noi, ce lo siamo creato da tempo, sin da quando queste attività non erano di moda, e funziona bene.
Non posso mancare, in questo sabato di fine ottobre, di fare tanti auguri a mio fratello, che ha terminato pure lui la decina dei cinquanta! Al momento sei a spasso in Sicilia, brinderemo al tuo ritorno! Idealmente ti dedico questa questa torta salata che credo ti piacerebbe.
Doverosamente la chiamo quiche perché la ricetta arriva dritta dal sito francese 750 grammes.
Infatti il ripieno di porri è cremoso come dev'essere e in più si aggiunge anche la grassezza del celebre formaggio dalla bianca crosta edibile.
Indecisa se abbinarle un calice di bollicine o un bianco fermo, alla fine ho pensato che il suo sapore ben si potesse sposare con un Muscat alsaziano, perciò ho fatto aprire al consorte una bottiglia di Josmeyer vendemmia del 2013, che ci ha deliziato coi suoi sentori floreali, una nota citrina appena percettibile e una buona mineralità.
Le dosi sono per 8/10

-ricetta-
1 rotolo pasta brisée
6 porri medi
150 g brie
2 scalogni
30 g burro
15 g farina
200 ml panna acida
200 ml latte
1 uovo
olio evo
sale, pepe
Pulisco e lavo i porri e li taglio a rondelle sottili. Trito gli scalogni.
Scaldo un velo d'olio e il burro in una padella, quando cominciano a sfrigolare faccio rosolare gli scalogni prima di aggiungere i porri, salo appena e quando sono appassiti continuo la cottura per circa 30', devono diventare morbidissimi. A questo punto li sfumo con un goccio di vino bianco e li spolvero con la farina. Mescolo bene poi verso latte e panna mescolando sino ad ottenere un composto morbido e cremoso, leggermente addensato.
Lo trasferisco in una boule e ci rompo dentro l'uovo. Regolo di sale e pepe, la farcia è pronta.
Stendo la pasta brisée con la cartaforno in uno stampo da 26 cm, la bucherello sul fondo poi verso la crema di porri e distribuisco in superficie fettine di brie.
Faccio cuocere in forno a 190° per circa 45', la quiche deve assumere un bel colore dorato e la farcia si deve un po' compattare, anche se al taglio rimane comunque morbida.
La servo quand'è ancora tiepida.





giovedì 27 ottobre 2016

Polpette di trota su finocchi marinati

A proposito di gite lungo lo stivale, avremmo dovuto farne una in centro Italia proprio in questo periodo. Ringrazio la sorte che ci ha fatto cambiare programma, la terra balla senza sosta ed è meglio non dover percorrere la via Salaria, dato che immagino quanto sia congestionata dai mezzi da lavoro e soccorso. Le notizie che arrivano dai numerosi parenti che ho in tutta quella zona 'disperata' non sono confortanti. Le case, molte delle quali vecchie di secoli, sono tutte molto lesionate. Come si fa ad abituarsi all'idea che interi paesi cambieranno per sempre il loro aspetto? Non me ne faccio una ragione io che sono abituata a vederli sin da quand'ero bambina, non so come si possano sentire gli abitanti che, oltre ai beni materiali, perdono via via l'identità dei loro territori.
E il senso di impotenza, rabbia e paura cresce...
Fare una gita in Alto Adige, per fortuna, non implica soggiornare in una zona così sismica.
In occasione dell'ultima puntata e fuga lassù, nello scorso mese di luglio, ci siamo concessi una sosta golosa dal nostro amico Vincenzo De Gasperi, proprietario di un'enoteca con ristorante sotto gli antichi portici di Egna.
Lui è un eclettico sommelier che va molto a simpatie. Noi gli andiamo a genio e ci capiamo al volo.
Faceva molto caldo e non ho fatto in tempo a dirgli che non era nostra intenzione abbuffarci che ci ha proposto esattamente il menu che avremmo scelto.
L'entrée era proprio questa, con la differenza che al posto della trota c'era il salmerino. Non avendolo trovato, la cosa che più gli si avvicina è la trota.
La delicatissima polpetta era adagiata su un letto di finocchi marinati con zucchero e aceto.
Spettacolare eppure semplice antipasto.
Provate! Ho cotto le polpette nel microonde per mantenerle morbide e succose.
Interessante l'abbinamento con un calice di Friulano, che sarebbe uva Tocai, di Terpin. Lo Jakot 2007, IGT delle Venezie.
Dosi per 6

-ricetta-
350 g filetti di trota puliti
1 finocchio grande
prezzemolo
zenzero fresco
cipolla pastorizzata ( QUI la ricetta )
aceto di mele
zucchero di canna
olio di argan
vino bianco
sale
Preparo prima il finocchio, perché deve avere il tempo di marinare.
Lo pulisco, elimino torsolo e foglie più dure, conservando le barbine. Lo affetto con la mandolina di ceramica, che fa fettine sottilissime.
Le mescolo in una terrina con un pizzico di sale, un cucchiaio di zucchero e aceto diluito con poca acqua. Lascio marinare per 30'.
Intanto preparo la trota tritandola a coltello, come farei per una tartare di carne.
La condisco con prezzemolo tritato, zenzero grattugiato, un cucchiaio di cipolla pastorizzata, sale e un goccio di olio di argan.
Formo con le mani delle polpette di circa 60 g che appiattisco e metto su un piatto che possa andare nel microonde.
Le bagno con un goccio di vino, copro con pellicola e cuocio alla massima potenza per 2' e 30''.
Sui singoli piatti preparo un mucchietto di finocchi marinati e scolati e sopra appoggio una polpetta di trota. Completo il piatto con sottaceti di ravanelli e carciofini sott'olio e qualche barbina di finocchio.

martedì 25 ottobre 2016

Quiche di doppia sfoglia chiusa

Ho scoperto che, se i commensali sono 12, è più facile ricavare quadrotti da una torta salata che spicchi.
Pertanto utilizzo due rotoli di sfoglia rettangolare e li farcisco all'interno con quanto c'è.
La presentazione è ottima, e anche il servizio risulta più semplice.
Questa è una ricca versione: al suo interno contiene formaggi, zucchine grigliate, pomodori confit e ovette al forno.
Tutti ingredienti che si possono preparare con anticipo, un po' come si fa quando si compone una lasagna che ci si organizza prima con sugo, besciamella ecc ecc.
Dosi per 12 come antipasto, per 6 come secondo vegetariano.

-ricetta-
2 rotoli di pasta sfoglia rettangolare
150 g brie
12 uova di quaglia al forno
2 zucchine grigliate a nastri
4 perini confit
30 g grana grattugiato
1 tuorlo
La ricetta per i pomodori confit e le bucce tritate la trovate in preparazioni di base, trucchi e segreti.
Imparate a cliccare in quella pagina, che aggiorno appena posso aggiungendo i procedimenti che faccio più spesso.
Stendo un rotolo di pasta su una placca rettangolare senza eliminare la cartaforno, ne bucherello il fondo coi rebbi di una forchetta, poi distribuisco le zucchine affettate e grigliate, i pomodori confit, metto le uova di quaglia e il brie a spicchietti.
Ricopro con la seconda sfoglia, sigillando i bordi.
Spennello la superficie con un tuorlo emulsionato con pochissima acqua e spolvero con formaggio grattugiato, in modo che a fine cottura la quiche avrà una bella crosticina croccante.
Faccio cuocere in forno a 200° per circa 30'.
Una volta che è quasi fredda, elimino la cartaforno sul fondo e la taglio a quadrotti.

domenica 23 ottobre 2016

Cake di Grenoble, noci e cacao

L'indicazione della cittadina capoluogo dell'Isère fa già intuire cosa contiene questa torta.
Noci ovviamente. Chi ha avuto modo di percorrere l'autostrada oltreconfine, magari per andare a Lione, avrà visto le enormi distese di noceti che arrivano a sfiorare i bordi dell'autrostrada.
Noci che amo in modo particolare perché poco tanniche e col guscio che si frantuma facilmente.
Non avete idea di quante noci butto via, provenienti da altrove, perché non si riescono ad aprire oppure il gheriglio si frantuma in micropezzi e rimane attaccato al guscio.
Perciò, non appena sono in commercio le nuove noci dopo l'estate, ne faccio una bella scorta e le mantengo per mesi in luogo fresco e asciutto.
Quattro o cinque noci al giorno fanno benissimo alle ossa, al cuore e alla salute in generale.
Questa torta è molto cioccolatosa, il cacao in polvere la scurisce parecchio ed è un must per gli amanti del cioccolato. Al posto del burro ci sono latte e olio di semi.
Lo zucchero potrebbe sembrare troppo, ma il cacao in polvere ne è privo e occorre mitigarne il naturale gusto amaro.
Si cuoce nel classico stampo da plum cake e soddisfa molti golosi!
Buona domenica autunnale.

-ricetta-
180 g zucchero
150 g farina 00
100 g cacao amaro
100 ml olio semi di vinaccioli
100 ml latte
50 g gherigli di noci
8 g lievito
3 uova
vaniglia naturale
sale

Porto il forno a 180°.
Rompo le noci e le frantumo a pezzetti, lasciando qualche mezzo gheriglio intero per la decorazione.
Mescolo in una boule la farina col lievito, un pizzico di sale e uno di vaniglia, quindi aggiungo il cacao. Al centro di questo mix secco metto le uova leggermente sbattute, il latte e l'olio.
Mescolo bene per amalgamare e aggiungo le noci rotte.
Verso l'impasto nello stampo da plum imburrato, infarinato e zuccherato (oppure rivestito di cartaforno bagnata e strizzata), sopra metto i mezzi gherigli che ho tenuto da parte e inforno per circa 45'. In ogni modo verificate che il cake sia ben cotto sui bordi, ma non troppo secco al centro, come per tutte le torte al cioccolato.



sabato 22 ottobre 2016

La trippa alla moda di Caen

Ricetta ultra classica della cucina francese, secondo la tradizione della cittadina capoluogo del Calvados, in Normandia.
Ci siamo stati nel 2014 e conservo di quel lungo viaggio ricordi bellissimi, legati al territorio, ai paesaggi da quadro, al mare e all'assenza di vento. Cosa che, mi hanno detto e ripetuto, in Normandia e Bretagna non è frequente. Anzi. Io comunque ringrazio.
Ho apprezzato di poter assistere alla salita delle maree, di passeggiare sulle infinite spiagge famose per lo storico sbarco del 6 giugno del '44, con tanto di parata superspettacolare visto che ricorreva il 70esimo.
Mi sono concessa persino il privilegio di fare un bagno sulla costa di granito rosa, fattibile con l'acqua a 12° solo perché in totale assenza di vento. Il consorte dice che sarò stata immortalata in decine di video di turisti presenti... non saprei, non mi è mai venuta voglia di spulciare su YouTube alla caccia di eventuali riprese.
Ma non posso nemmeno scordare il Calvados e i meleti ovunque, con le piante dal tronco protetto da reti per evitare che le mucche che vi pascolano sotto si grattino sulla loro corteccia, danneggiandola. Gli allevamenti di molluschi che si estendono per chilometri, quelli di agnelli dei prés salés che abbiamo visto pascolare col Mont Saint-Michel sullo sfondo.
La trippa cucinata come a Caen, invece, l'avevo potuta gustare solo negli anni '80 a Parigi, dove c'era un famoso ristorante che ne preparava in quantità esorbitanti ogni giorno.
Non credo nemmeno più che esista quel posto e, accidenti a me, non ne ricordo il nome.
In ogni caso, grazie ai numerosi volumi di cucina francese in mio possesso e ai siti che forniscono le ricette 'ufficiali', ho potuto lanciarmi nell'impresa.
Sono dovuta ricorrere alla prima modifica già con gli ingredienti di base. Non sono riuscita a trovare il piedino di vitello richiesto, che ho sostituito con testina di vitello. Memore del piatto gustato anni fa mi sono ricordata che serve qualcosa ricco di connettivo e colloso. Ben venga la testina.
Comunque è una ricetta che necessita di un po' di impegno nel reperire gli ingredienti, vedi il sidro brut. Una volta in possesso di quelli e di tanto tempo... il resto si fa da sé.
Piatto robusto dal sapore ineguagliabile.
Se ne dovesse avanzare è ancora più buona riscaldata, anche sino a due/tre giorni dopo, ben conservata al freddo.
Dosi per 8

-ricetta-
1,5 kg trippa mista, chiappa e foiolo
600 g testina di vitello
800 g carote
400 g cipolle
1 bottiglia di sidro brut
50 ml Calvados
2 spicchi di aglio
1 bouquet garni (timo, alloro, prezzemolo)
1 chiodo di garofano
sale, pepe
Affetto a rondelle le carote pelate, taglio a fettine le cipolle e l'aglio.
Preparo il bouquet garni legando alcune foglie di alloro con rametti di timo e prezzemolo.
Taglio al trippa a quadrotti, dopo averla sciacquata con cura. Riduco a pezzetti la testina.
Prendo una pentola in coccio oppure una in alluminio pressofuso, sul fondo stendo un primo strato di cipolle, carote e aglio, condisco con sale e pepe e faccio uno strato di trippa e testina.
Ripeto un nuovo strato di cipolle carote e aglio condite, trippa e testina, altre verdure sino a terminare con un ultimo strato di trippa.
Aggiungo sale e pepe, metto il chiodo di garofano, il bouquet garni, verso il Calvados e tutta la bottiglia da 75 cl di sidro. Copro con un coperchio adatto, oppure uso un foglio di alluminio.
Metto la pentola nel forno a 200° per 90', poi abbasso la temperatura a 170° e proseguo per altre 4 ore e mezza.
La trippa e la testina devono cuocere lentamente per diventare fondenti. I sapori si devono compenetrare.
Tradizionalmente questa ricetta di trippa si serve con patate al vapore.


giovedì 20 ottobre 2016

Polpettine di pane al prosciutto cotto e semi di lino e sesamo

Sempre avanzi. Pane che resta nel sacchetto a seccare o, peggio, a muffire.
Che non posso né voglio buttare, quello sano. Mi raccomando: se appena vedete un accenno di muffa su pane e lievitati, gettate tutto perché fa malissimo alla salute.
Per questa ricetta intendo pane quasi secco, raffermo.
È un peccato e uno spreco che possiamo evitare riciclandolo in modo goloso e facile.
Per esempio: queste polpettine sono un'ottima merenda o possono vicariare una cena leggera se accompagnate a un contorno di verdure a scelta, dalla più semplice insalata verde a verdure cotte o crude.
Perfette con l'aperitivo, è una ricetta povera ed economica.
Sono talmente buone che una tira l'altra.
Piaceranno molto anche a bambini e ragazzi. Evitiamo quando possibile di acquistare cotolette preconfezionate, hamburger di incerta qualità ecc.
Con poco tempo e ingredienti che conosciamo possiamo realizzare piatti più sani e sicuri.
Sarà, ma io non mi fido. Preferisco lavorare un po' di più ma scegliere e conoscere quello che metto nel piatto, per me in primis ma, soprattutto, per i miei ospiti.
Il pane può essere bianco o multicereali, di segale o grano duro. Quello che avete a disposizione.
Io avevo avanzato qualche bocconcino di grano duro.
Se amate i sapori più decisi usate speck al posto del cotto, oppure pancetta. O eliminate il salume se le preferite vegetariane. Sono ottime anche col tonno!
Uova per legare e formaggio grattugiato, padano o parmigiano, oppure altri avanzi e rimasugli di formaggi.
Semi di lino, papavero o sesamo. Ma pure di girasole o zucca, già decorticati.
La cottura è in forno, così restano leggere.
Dosi? Per circa 30 polpettine...

-ricetta-
150 g pane
100 g grana grattugiato
100 g cotto a dadini/tonno sgocciolato
3 uova
pepe
semi vari
Trito nel mixer il pane col cotto e le uova.
Quando il composto è grossolano, non voglio che sia finissimo, ci mescolo il formaggio e anche una cucchiaiata dei semi che metterò anche in superficie.
Macino del pepe fresco, sempre se piace.
Con le mani umide formo polpette grandi come albicocche che appiattisco.
Le allineo su una placca rivestita dal foglio riutilizzabile o da cartaforno. Sulla sommità metto alcuni semi, e metto a cuocere nel forno, già portato a 170°, per circa 25'.
Se si mangiano tiepide sono morbide e soffici. Se ne dovessero avanzare, potete tranquillamente riscaldarle in una padella antiaderente o affogarle in una salsa di pomodoro.
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