domenica 30 marzo 2014

Pardulas

L'anno scorso non so che mi è preso, ma un giorno mi sono alzata con l'idea di fare le pardulas.
Forse perchè ne avevamo accennato a cena con un collega del consorte che le ama immensamente, o perchè avevo avuto modo di assaggiarle anni fa durante una vacanza elbana a Pasqua, nell'isola c'è una forte presenza sarda, e abbiamo molto amici tra loro.
Vabbè, ricordavo queste paste con tanti becchi, ho subito pensato che mi ero messa in un bel pasticcio, riuscirò mai a rifarle come quelle di Emanuela?
Ma le sfide mi piacciono, quelle culinarie soprattutto.
Chiamai l'amica e le chiesi la sua ricetta, 'mica facile' esordì, 'ci vuole il formaggio fresco sardo, o la ricotta di latteria'...certo, come no?? prendo un volo per Cagliari, anzi no, meglio per Sassari che ci sta la mia amica Vitto, e provvedo per il formaggio.
Ahhahhh! La vera difficoltà è stata fare le proporzioni, perchè loro, essendo famiglie numerose, ne preparano una valanga! Naturalmente presa dall'emozione di essere riuscita a rifarle non le fotografai, ma presi accuratamente nota della ricetta. Non troppo soddisfatta della foto di queste, ho utilizzato quella della placca prima dell'infornata, che cambierò nei prossimi giorni, tanto devo rifarle per una cena.
La ricotta fresca di latteria, con un po' di sforzo, potrei andare in Valtellina a procurarmela in caseificio, di quella buona buona, ma lo scorso weekend in Veneto ho potuto acquistarne di freschissima direttamente al caseificio di Asiago, immaginando di impiegarla proprio per questo scopo.
Voi trovate un valido formaggiaio che ne venda di assolutamente fresca, no ricotte industriali.
Il procedimento è un po' lunghetto ma, alla fine, la soddisfazione di addentare qualcosa di buono, ripagherà lo sforzo.
Certo loro (le amiche sarde) le fanno in famiglia con mamme, nonne, sorelle, zie e cugine che le aiutano. Io ballo da sola.
Comunque, per chi volesse cimentarsi... per gli altri vale un invito sulla terrazza, per gustarle con vista fiume e con un Passito fresco di cantina da assaporare, sardo ovviamente.
In ogni caso auguro una buona domenica a tutti!
Consiglio di iniziare dal ripieno, così mentre riposa si può fare e tirare la pasta.
Dosi per circa 20/24 pezzi

-ricetta-
per la pasta:
250 g semola
50 g fecola
2 albumi
1 cucchiaio colmo di strutto
un po' di acqua, sale
per il ripieno:
600 g ricotta
80 g zucchero
80 g farina
2 tuorli
la buccia di 1 limone e di 1 arancia
2 bustine di zafferano
1 cucchiaino di lievito
Mescolo in una boule, aiutandomi con una spatola, tutti gli ingredienti del ripieno e lo lascio riposare al fresco.
Preparo, anche con l'impastatrice, la pasta che deve risultare morbida ed elastica, lascio che riposi una decina di minuti, sigillandola con pellicola, quindi la faccio a piccoli pezzi che tiro con la macchina fermandomi allo spessore 3, ne ricavo dei dischi di 9 cm di diametro, al centro di ognuno metto un cucchiaio di ripieno (attenzione che in cottura si gonfia un po') e poi sollevo i bordi del disco pizzicandoli, formando 8 becchi per ciascuna pasta.
Le allineo sulla placca rivestita di cartaforno, o dell'apposito foglio di silicone, e le cuocio in forno caldo a 160° per 40/50'.
Il Passito? l'Angialis di Argiolas o il Latinia di Santadi, entrambi ricavati da uve Nasco.
Oppure osare un Chimbanta e Battoro, da uve Monica quindi rosso, di Dettori.
Chissà! dato il ripieno a base di formaggio e non troppo dolce, io un tentativo lo farei, la difficoltà sta nel reperire questo nettare. Ottimo vino da meditazione, se l'abbinamento non fosse perfetto, gustatelo a parte... è divino.


2 commenti:

Any ha detto...

Mai mangiato questo dolce, ma a guardarlo direi che ti è venuto benissimo! Poi, quando le materie prime sono di qualità, la riuscita è sicura!

Jo ha detto...

potevano venire meglio, le rifarò prestissimo così posterò una foto decente. Tu provale se hai occasione, sono dei dolcetti davvero buoni.
Ciao, Any, e grazie per aver commentato.
:)

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