venerdì 30 maggio 2014

Friggitelli in salsa teriyaki

Ho ereditato una ciotolina di salsa teriyaki preparata dall'amica Soo Yun, lei è coreana e di cucina orientale asiatica se ne intende davvero.
Quando abbiamo organizzato l'ultimo incontro sui vini di Borgogna a lei è toccato il compito di preparare l'antipasto e ha servito delicate polpette di pollo assieme a questa salsa. Quella avanzata è rimasta a me e ne ho subito approfittato per condire semplici friggitelli arrostiti in padella.
Siamo abituati a vedere i friggitelli verdi ma, come tutti i peperoni, se li si lascia un po' di tempo al fresco (non in frigorifero) maturano pian piano diventando rossi. In questo modo assumono varie sfumature dal verde al rosso intenso, diventando molto decorativi nel piatto.
Non ho chiesto a Soo Yun la ricetta della teriyaki, in rete ho scoperto che è a base di salsa di soia, mirin, zucchero e saké fatti bollire sino a che lo zucchero non si scioglie; una volta preparata la si conserva in frigorifero qualche settimana. Naturalmente la si può trovare già confezionata.
Domani si parte... qualcosa ho programmato, se non troverete il blog costantemente aggiornato sapete il perché. A presto!
Dosi per 4

-ricetta-
800 g friggitelli
olio evo
salsa teriyaki
Pulisco i peperoncini eliminando il torsolo e parte dei semi.
Scaldo un po' d'olio nel wok e ci metto ad arrostire i friggitelli, smuovendoli spesso in modo che si cuociano su tutti i lati.
Quando sono pronti li trasferisco in un contenitore e li spruzzo di salsa, che servirà a insaporire e condire.
Eccezionali come contorno, si sposano benissimo con riso basmati semplicemente bollito oppure sono perfetti per guarnire rustiche bruschette.

mercoledì 28 maggio 2014

Caprese con burrata

Piatto unico? Antipasto (un po' calorico)? Secondo piatto vegetariano?
Comunque si decida, servire una bella burrata di mezzo chilo con pomodori costoluti ben maturi, è un gran piacere per il palato. Qualche fogliolina di basilico, buon olio extravergine (ho scelto il Carusìa bio di Viragì), pane a scelta o un morbido panfocaccia per fare scarpetta col sugo rilasciato dai pomodori.
Mmmh! buonissima.
Non aggiungo altro se non che la burrata l'ho acquistata da Eataly, dove hanno ricreato un micro caseificio, protetto da grandi vetrate che consentono di assistere alla lavorazione della pasta filata, chiamandolo "Miracolo a Milano"; in effetti hanno trasposto un angolo di Puglia o di Campania e i prodotti non sono affatto male.
Il nostro amico Max.fast, gran goloso di tutto ciò che riguarda mozzarelle & co. era al settimo cielo.
Dosi per 4

-ricetta-
1 burrata da circa 500 g
4 pomodori costoluti o cuore di bue
foglie di basilico
olio evo
sale in scaglie

Affetto i pomodori e li dispongo in una capace terrina, sovrapponendo le fette come a formare una corona.
Al centro metto la burrata e qualche fogliolina di basilico.
Porto in tavola sale e olio, ognuno si condirà la sua porzione secondo il gusto.
Un vino fresco e leggero in abbinamento, ricco di profumi di frutta e croccante come la Schiava del lago di Caldaro Römigberg, Kalterersee Classico del 2011 di Alois Lageder. Trovo che sia un vino rosso entusiasmante d'estate, perché ha gusto e sapore e non impegna eccessivamente, il suo bel colore scarico ricorda una spremuta di ciliegie.

martedì 27 maggio 2014

Filetto di maiale con albicocche

Ecco un'idea originale per preparare un secondo piatto veloce e stuzzicante, adatto ai primi caldi.
L'abbinamento maiale frutta non è insolito, infatti si abbina perfettamente a mele e prugne.
L'acidità delle albicocche rende ogni boccone un'esperienza sensoriale gradevolissima.
Questi frutti stanno entrando in stagione giusto adesso, ricordate di acquistarle mature al punto giusto perché le albicocche non maturano più una volta colte dalla pianta, inutile sperare che un cestino di frutti acerbi maturi lentamente a tempratura ambiente, se acerbe sono acerbe rimarranno.
Il filetto di maiale è magro, tenero ed economico, un pezzo da 600 g, al netto delle rifilature necessarie, serve per 6 persone. Non male nell'economia della spesa.
Ho pescato la ricetta in un minuscolo trafiletto di Cucina Moderna.
Dosi per 6

-ricetta-
600 g filetto maiale pulito
9 albicocche
2 spicchi di aglio a fettine
2 cucchiai di olio evo
1 cucchaio di aceto di mele
1 cucchiaio di miele
1 cucchiaio di sweet chili
pepe nero

Preparo la marinata mescolando tutti gli ingredienti citati, tranne frutta e maiale.
Intanto ripulisco il filetto dei nervi e delle parti grasse e lo taglio a dadi regolari, quindi lo metto a marinare al fresco per un paio d'ore.
Intanto preparo le albicocche lavate, asciugate e tagliate in 4, a spicchi.
Prendo una placca e la rivesto di cartaforno.
Infilo in modo alternato spicchi di albicocche e dadi di filetto formando gli spiedini.
Li allineo sulla placca e 10' prima di portarli in tavola li passo a 200° sotto al grill, girandoli una volta.
Li servo subito portando sale in fiocchi in tavola.
Abbiamo abbinato l'aromaticità delle albicocche a un Gewürztraminer della Valle Isarco, la vendemmia 2008 di Peter Pliger, stupendo abbinamento di profumi e acidità.

sabato 24 maggio 2014

Cake salato con melanzane, pesto e feta

Ve lo dico subito, non ho resistito.
La ricetta, pubblicata su Vero Cucina, ad un primo passaggio non era passata inosservata ma, come d'abitudine, avevo fatto un'orecchia alla pagina mettendola da parte.
Poi la richiesta di un'amica su cosa fare di stuzzicante con il lievito per torte salate me l'ha fatta tornare in mente. Avevo già in casa una grande melanzana violetta, per cui...
Impastandolo ho modificato le dosi di farina perché, purtroppo, mancando il peso della melanzana può essere che quella che io ritengo grossa sia piccola per altri e viceversa.
Infatti l'impasto era, a mio avviso, un po' troppo liquido, quindi ho aggiunto farina e diminuito il lievito.
Poi ho allungato i tempi di cottura, ma questo può dipendere dal forno.
Indubbiamente ne è uscito un pane alle melanzane profumatissimo e saporito.
Il mio istinto non si era sbagliato e infatti il consorte lo ha apprezzato moltissimo.
Ideale per un picnic ma anche un'ottima idea per un buffet.
Scegliete un buon pesto se lo usate confezionato, a volte del vero pesto non hanno nulla, sono solo salati e agliati. Invece dev'essere dolce e ricco di profumi. Se poi voleste farlo voi, meglio ancora.
Dosi per 6/8

-ricetta-
400 g melanzana
180 g farina
150 g feta a dadini
60 g pesto (2 cucchiai)
3 uova
1 dl di latte
1 dl di olio evo
10 g lievito per salati
2 spicchi aglio
olio evo
sale, pepe
Pulisco la melanzana sbucciandola parzialmente e la riduco a dadini che faccio saltare e cuocere in un wok con un velo d'olio e due spicchi d'aglio infilzati su uno stecchino, così a fine cottuta li ritrovo facilmente.
Una volta cotta la faccio raffreddare. (posso farlo anche un giorno prima).
In una boule sbatto le uova, aggiungo il latte e l'olio, il pesto, un pizzico di sale e una macinata di pepe, mescolo bene prima di incorporare le melanzane e la feta e, da ultimo, farina e lievito setacciati.
Verso l'impasto in uno stampo da plum rivestito di cartaforno bagnata e strizzata, lo livello e metto a cuocere nel forno già caldo a 180° per circa un'ora, verificate la cottura con uno stecchino.
Lascio che intiepidisca su una gratella e poi lo servo a fette.

venerdì 23 maggio 2014

Spiedini di verdure profumati al basilico

Ma quanto sta piovendo? Ogni tanto il cielo scarica vere e proprie bombe d'acqua. E' tutto umido e bagnaticcio. Che strazio! La pioggia ha funestato anche un'intera giornata a Cannes, battuta da venti fortissimi e gelidi. Non voglio pensare al tempo che troveremo nel nord della Francia.
E se vi proponessi un contorno allegro e decorativo? Dopotutto si tratta di semplici melanzane grigliate e pomodori pizzutelli al forno. Solo che, invece che servirli adagiati nel piatto da portata, si infilzano a porzioni su stecchini, pronti per essere scaldati in forno, se lo desiderate. Se invece li proporrete d'estate sono perfetti anche a temperatura ambiente.
Intercalate alle verdure foglie di basilico e portate in tavola un buon olio extravergine oppure una vinaigrette.
A parte il tempo occorrente per cuocere al forno i pomodorini e grigliare le melanzane, che si può fare con largo anticipo, l'assemblaggio è velocissimo.
Dosi a piacere, io per 12 spiedi ho utilizzato 1 kg di pomodori pizzutelli e 3 melanzane lunghe e strette.

-ricetta-
pomodori pizzutelli
melanzane lunghe
basilico
olio evo
origano
sale, zucchero
Rivesto una placca con cartaforno, apro a metà i pomodori e li allineo con la parte tagliata in alto.
Li spolvero di zucchero di canna e di sale, li irroro appena con un filino di olio e un pizzicone di origano, e li metto ad appassire in forno, già portato a 150°, per circa due ore.
Intanto affetto le melanzane a rondelline spesse un cm, le cospargo di sale e le lascio spurgare un'oretta prima di passarle sulla griglia.
Lavo un mazzetto di foglie di basilico e le tampono con carta da cucina.
Preparo gli spiedini alternando dischetti di melanzana, pomodori e basilico.
Porto a tavola il condimento anche se a me piacciono al naturale.

mercoledì 21 maggio 2014

Panzerotti al forno saporitissimi

Ecco qui un altro appetizer, mica per altro ma scrivere di queste ricette è meno impegnativo che parlare di altre quindi, dal momento che mi sono portata avanti per non lasciarvi orfani mentre me ne sto, spero, al sole della Costa Azzurra, parlo di antipastini e amuse-bouche. Golosità che vanno bene come aperitivo, antipasto, spuntino, merenda. Saporite quanto basta da richiedere un buon calice di vino o spumante.
Super facili e sbrigativi da preparare, grazie ai dischi di pasta già pronti, è sufficiente preparare un ripieno a piacere e, una volta che sono farciti e sigillati, metterli in forno a cuocere.
Nella confezione ci sono 16 dischi.
E la foto finale? Dimenticata! Nel caos di servire e stappare ogni tanto mi capita di scordarmi che devo scattare la foto. Tanto avete capito lo stesso.

-ricetta-
1 confezione di pasta in dischi
100 g pomodori secchi sott'olio
150 g ricotta
10 filetti di alici sott'olio
1 cucchiaio di capperi
1 ciuffo di prezzemolo
Passo al mixer tutti gli ingredienti, dopo aver ben sgocciolato i pomodori e le alici.
Quando ho ottenuto un composto omogeneo farcisco le sfoglie richiudendole a raviolo e sigillando bene i bordi coi rebbi di una forchetta.
Adagio tutti i panzerotti su una placca rivestita di cartaforno e li spennello con un tuorlo d'uovo leggermente sbattuto con un goccio d'acqua.
metto in forno, già portato a 200° per circa 20' o sino a che non sono ben dorati e cotti.
Li servo freddi o tiepidi.

Essendo molto saporiti ben si sposano con un Prosecco che, con la sua morbidezza, compensa la sapidità del panzerotto, oppure sono molto adatti ad accompagnare un cocktail piuttosto alcolico come un Negroni che sia 'giusto' o 'sbagliato', vi spiegherò a parte la ricetta. Intanto, cheers!


martedì 20 maggio 2014

Pestèda grosina sulle patate arrosto

In occasione del ritrovo con l'amica Antonella di Bormio, ho ricevuto da lei in dono non solo un'ottima bresaola ma pure un vasetto di pesteda preparata dalle abili mani della sua mamma.
Cos'è? E' un antico insaporitore nato a Grosio, in Valtellina, ma diffusosi in tutta la valle.
E' un pestato di pepe nero, sale grosso, aglio, bacche di ginepro, Achillea e timo selvatico (peverel), di cui ogni famiglia conserva e tramanda gelosamente una sua ricetta.
Ottimo sulle carni e in tutti i piatti della cucina valtellinese, pizzoccheri compresi, io lo apprezzo molto sulle patate, che preparo arrostite ma in padella, un modo più veloce che cuocerle al forno.
La pesteda deve rimanere sempre un po' umida perciò, se vi capitasse di acquistarla oppure la preparate voi, ricordatevi di spruzzarla con poche gocce di grappa o vino rosso non appena inizia a seccare.
Se voleste saperne di più sulla "pesteda che l'è 'na gran medesìna" cliccate QUI.

-ricetta-
patate
pesteda
olio evo
Sbuccio le patate e le taglio a tocchi, scaldo un velo d'olio nel wok e ci metto a cuocere le patate, facendole dorare lentamente. A metà cottura le condisco con un cucchiaio di pesteda e porto a cottura, cercando di farle rosolare in modo uniforme.

Siete tentati di preparare da voi la pesteda?
Ecco dosi indicative per un vasetto piccolo.
50 g pepe nero
50 g sale grosso
10 spicchi aglio
12 bacche di ginepro
1 cucchiaio di erba Achillea
1 cucchiaio di timo selvatico
qualche goccia di grappa o brandy o vino rosso
Pestate tutto nel mortaio sino ad ottenere un composto grossolano, non troppo fine, invasate e conservate al riparo dalla luce.

domenica 18 maggio 2014

Torta in padella con fragole e kiwi

Vi ricordate la torta che vi ho proposto qualche settimana fa, cotta in padella senza l'ausilio del forno? Era farcita con mele mentre adesso ho voluto fare un esperimento con altra frutta, modificando leggermente le dosi di farina e zucchero.
E' venuta benissimo, neanche a dirlo!
Naturalmente vi consiglio spassionatamente di usare le padelle doppie, in loro mancanza usate una padella da 24 cm di diametro con coperchio (e un po' più di abilità nel girarla).
Le fragole sono di stagione e i kiwi pure, adesso si trovano quelli neozelandesi, dolcissimi.
Buona, dolce domenica a tutti!

-ricetta-
350 g farina
250 g yogurt intero
250 fragole
200 g kiwi
100 g zucchero
60 g olio semi
3 uova
10 g lievito per dolci
sale
Con le fruste elettriche monto le uova con lo zucchero sino ad ottenere una soffice spuma.
Poi aggiungo lo yogurt e la farina col lievito, mescolando con una spatola per amalgamare tutto.
Verso anche l'olio e la frutta che ho prima pulito e tagliato a dadini.
Scaldo una della due padelle appena velata di olio, quindi verso il composto livellandolo e copro con la seconda padella (o con un coperchio), lasciando cuocere lentamente su fiamma molto bassa per 15' circa (scuotendola delicatamente di tanto in tanto) prima di capovolgerla nella seconda padella, anch'essa calda e appena unta e lasciarla cuocere per altri 10/15'.
Deve formarsi una bella crosticina e vedrete la torta lievitare sino ad occupare tutto lo spazio possibile.
Sformatela su una gratella e servitela fredda cosparsa di zucchero a velo.

sabato 17 maggio 2014

Mousse di mortadella alle olive

Sarò a Cannes nel preciso istante che blogger pubblica questo appetizer programmato.
Mi aspetta una settimana di fuoco, spero anche di tanto cinema e, comunque, l'atmosfera festivaliera della Croisette è unica. Ogni tanto vengo a farmi una dose...
Così come per i miei gusti cinefili, la parola chiave è diversificare. Se seguissi i miei gusti pubblicherei solo ricette di zuppe, paste, risotti e dolci (che cucino ma non mangio).
Ma, ogni tanto, ci sta anche un appetizer come questa crema di mortadella, adatta a essere spalmata su crostini, cracker, fettine di pane caldo o come farcitura di tramezzini.
Una vera sciocchezza da preparare, scegliete voi se preferite una consistenza cremosa o appena più granulosa e masticabile, io ho preferito la seconda, per ottenerle preferite il frullatore piuttosto che un normale mixer-cutter.
Preferibilmente utilizzate una buona mortadella, meglio se di pezzatura grande. Le olive, come al solito io ho la mia scorta di Kalamata ma, in mancanza, andranno benissimo taggiasche denocciolate conservate sott'olio.
Data la grassezza della mortadella non ho aggiunto burro ma robiola e un po' di maionese.
Nessun altro condimento, nemmeno sale.
Tempo di esecuzione: 15'.

-ricetta-
200 g mortadella
100 g robiola
1 cucchiaio colmo di maionese
2 cucchiai di olive taggiasche denocciolate
Taglio a dadi la mortadella e la metto nel vaso del mixer assieme a tutti gli altri ingredienti.
Aziono la macchina e frullo sino ad ottenere una massa il più fine possibile, che trasferisco in piccole cocottine di ceramica, ideali da portare in tavola.
Se voglio ottenere la consistenza finissima di un paté, passo il tutto nel frullatore.

Ottimo abbinamento con le bollicine di Movia, il Puro Rosé, da uve Pinot Nero, Ribolla e Pinot Grigio, ha sentori di frutti rossi e mantiene un'ottima freschezza in bocca. Invecchiato prima in botti di rovere poi a bottiglia capovolta sui suoi lieviti naturali, è un pas dosé da agricoltura biologica che il produttore consiglia di stappare capovolto, effettuando un vero dégorgement in una boule ricolma di acqua e ghiaccio.

venerdì 16 maggio 2014

Pasta cacio, pepe e fave

Buondì a tutti.
Parto felice per Cannes, passerò alcuni giorni immersa nel clima festivaliero assieme ad alcune amiche cinefile quanto me.
Tranquilli, mi sono portata avanti e ho lavorato al blog programmando alcune ricette in previsione della mia assenza, del resto mica posso lasciarvi nelle mani di mio marito. O forse sì, e qualcuno ne sarebbe anche felice. Lui al massimo vi potrebbe offrire un caffè (non so spiegarmi grazie a quale strana convergenza astrale abbia imparato a usare la macchina per l'espresso) o stappare una buona bottiglia o shakerare ottimi cocktail ma, vi avviso, a tutto il resto ci dovete pensare voi!
Vedo un sorrisino sornione sulle labbra di qualcuno (Gina non ridere sotto i baffi!), siete in molti a pensare che è abituato troppo bene ma non è solo colpa mia, la sua cara mammina lo aveva già guastato prima del mio arrivo educandolo a non mettere mano in cucina.
Scusate le facezie, torno alla ricetta.
Venerdì, piatto vegetariano. Semplice e veloce ma pieno di gusto.
Lascio a voi la scelta del formato più gradito di pasta, io con questo semplice sugo, una revisione del classicissimo 'cacio e pepe' con aggiunta di tenere fave, ho scelto chitarrelle all'uovo.
Un apoteosi di gusto.
Cosa c'è di più semplice e allo stesso tempo difficile, che realizzare un buon piatto di cacio e pepe?
La pasta deve rivestirsi al giusto punto di una cremina creata dal formaggio e da un po' di acqua di cottura. Il pecorino dev'essere rigorosamente romano, un po' salatino e a pasta quasi candida, stagionato circa 6 mesi.
Le fave diciamo che le ho aggiunte, primo: perché ne avevo appena acquistato un'intera cassa, che ho pelato e messo nel congelatore per quando saranno passate di stagione; secondo: perché nel Lazio e in centro Italia le associano spesso al pecorino mangiandole crude, ma devono essere piccole e tenere.
In effetti nemmeno le mie alla fin fine sono cotte ma appena sbollentate, giusto per facilitare la rimozione della pellicina che le riveste.
Un sugo che, contando anche il tempo che occorre a grattugiare il formaggio, si fa in un quarto d'ora.
Il tempo in cui l'acqua per cuocere la pasta arriva a bollire.
E poi è un condimento che canta 'viva la primavera'.
Dosi per 4

-ricetta-
250 g chitarrelle all'uovo
200 g fave sgranate
150 g pecorino
pepe nero
olio evo
Sbollento le fave e le privo della pellicina quindi le trito a coltello, oppure uso il cutter a intermittenza perché devono rimanere a pezzettini senza macinarsi completamente, poi le condisco con un goccio d'olio.
Grattugio il pecorino e lo metto in una grande padella assieme a un po' di acqua, mescolo per diluirlo, lo stempero lentamente e macino abbondante pepe nero.
Cuocio la pasta, la scolo al dente e la verso sul pecorino, aggiungo le fave mescolando per amalgamare, verso un mestolino di acqua di cottura e scaldo appena per far rivestire la pasta di sugo, in modo che si rivesta di una morbida crema.
Porto in tavola con altro pecorino, per chi ne volesse, ma il sugo vi garantisco che è saporito a sufficienza.

mercoledì 14 maggio 2014

Formaggio alla piastra/griglia

Quando si dice fare di necessità virtù!
Avevo acquistato un bel pezzo di Branzi, tipico formaggio DOP delle Orobie che prende il nome dall'omonimo paese dell'alta Val Brembana, provincia di Bergamo.
Formaggio ricavato da latte intero, a pasta cotta, matura per minimo 60 gg. Evidentemente il bel pezzo che ho acquistato è stato prodotto in pieno inverno e pertanto con vacche alimentate con foraggi secchi che poco sapore rilasciano nel latte. Fatto sta che l'aspetto era fantastico ma il sapore, ahimè, scarso.
Non mi sono persa d'animo, certo non potevo utilizzarlo in una polenta pasticciata perciò ne ho ricavato fette regolari che ho passato velocemente sulla piastra caldissima, il tempo di farlo fondere leggermente.
Beh, che ve lo dico a fare? cotto così è diventato buonissimo e succoso. Filante e saporito.
Con un pezzo di pan focaccia e un pomodoro cuore di bue, tagliato a fettine sottili, ho risolto il pranzo.
Che ne dite? In più in questa stagione pre-estiva, si può acquistare a buon prezzo.
Dosi secondo le vostre necessità.

-ricetta-
formaggio Branzi a fette spesse, circa 110 g ciascuna
pomodori costoluti o cuore di bue
pane/focaccia
olio evo
sale

Affetto pane e pomodori e li divido tra i piatti, spolverandoli con un pizzico di sale e condendoli con un filo d'olio.
Scaldo una bistecchiera/piastra antiaderente, quando è rovente verso un goccio di olio e vi adagio le fette di formaggio. Lascio che si formi una leggera crosticina e le giro aiutandomi con una paletta quindi, appena vedo che iniziano a fondere, le trasferisco nei piatti.
Sono eccezionali appena spadellate.

lunedì 12 maggio 2014

Trofie al pesto di pistacchi e patate viola

Che fare con una confezione di pesto di pistacchi trovata nei pacchi dono natalizi?
Le classiche trofie, ovviamente. Ma, come mio solito, pretendevo di aggiungere un tocco di colore insolito e ho cotto la pasta assieme a dadi di patate viola, che ahimé qui da noi non sono viola intenso come le vitelotte vere. Nemmeno il pesto se è per quello era uguale a quello che mi portava da Vittoria la mia amica Mara e ho sbagliato, forse, a diluirlo troppo poco.
Quindi alla fine l'aspetto del piatto, col pesto di un colore verde smorto e le patate appena lilla, non era quello che mi ero figurata nella testa ma il gusto non mancava.
Dosi per 4

-ricetta-
300 g trofie secche
300 g patate viola
150 g pesto di pistacchi
olio evo
sale
Sbuccio le patate e le taglio a dadi regolari. Scaldo in una pentola l'acqua per cuocere la pasta e quando inizia a intiepidire verso le patate, al bollore la salo e aggiungo le trofie.
Porto tutto a cottura e nel frattempo stempero il pesto con un mestolino d'acqua di cottura della pasta e due cucchiai di olio in una terrina.
Scolo pasta e patate e le condisco col pesto.

domenica 11 maggio 2014

Petits Pains au Chocolat

Oggi come da tradizione, essendo la seconda domenica di maggio, è la festa della mamma.
Auguri a tutte le mamme, inclusa la mia Giulietta. Festeggiamo con un dolce? Facile facile.
Vi coglie mai una una voglia improvvisa di dolce e avete in casa almeno un vasetto di crema alle nocciole (tanto per non fare nomi...) e un rotolo di pasta sfoglia rettangolare?
In meno di 30' potrete preparare una dozzina di piccoli dolcetti, esattamente uguali a quelli che sfornano ogni mattina le boulangeries francesi, friabilissime sfoglie contenenti cioccolato, che si sciolgono in bocca in una nuvola di piccole briciole.
Sono così veloci da fare che si preparano in pochissimo tempo, per un fine pasto, dopo cena o per merenda.
Se poi siete golosissimi, invece che ritagliare 12 dolcetti, potrete farcirne solo 6 oppure 8.
Buona domenica! Io per la prossima prevedo di gustarli in loco, il pain au chocolat è la mia colazione abituale in Francia e sono sicura che troverò una boulangerie che ne avrà sfornati di freschi in Rue d'Antibes, a Cannes. A presto...

-ricetta-
1 rotolo di pasta sfoglia rettangolare
1 vasetto di crema di nocciole
1 tuorlo
fave di cacao (facoltative)
Accendo il forno portandolo a 200° e rivesto una placca di cartaforno.
Stendo la sfoglia su un tagliere. La divido in 4 strisce per il lato lungo e poi inizio a spalmare ogni striscia con la crema al cioccolato.
Divido il nastro in 3 pezzi, li arrotolo e li appoggio sulla placca, ben distanziati.
Preparo così gli altri 9 rotolini e li spennello con il tuorlo leggemente sbattuto assieme a un goccio d'acqua.
Se le ho in casa, trito alcune fave di cacao e le spargo sopra i petits pains.
Inforno la placca cuocendo per 10/15'.
Li sforno e li lascio intiepidire prima di poggiarli su un piattino.

sabato 10 maggio 2014

Sablés salati al formaggio e curry con sesamo



Buon sabato a tutti! Oggi sarei andata volentieri a Torino al Salone del Libro ma in questo mese ho già in programma troppe trasferte per cui è meglio che me stia buona buona a casa, a preparare il pranzo per il 5° incontro di degustazione sui vini di Borgogna. Prima o poi riuscirò a trovare l'anno giusto e il week end adatto per immergermi nel profumo di stampa; con un po' di fatica mi sono ormai abituata a leggere in formato elettronico ma un libro cartaceo è tutta un'altra storia. Il digitale è la forma perfetta per i romanzi leggeri quando, invece, incappo in un buon libro sento la necessità di vederlo stampato su carta e ammassato tra gli altri in libreria.
Quindi parliamo di cucina e, nello specifico, di questi biscottini salati ottimi per un antipasto, basta accompagnarli a una mousse di formaggio o di salumi, buoni anche da soli, se ne preparate una buona dose faranno un figurone sulla tavola di un buffet e si conservano fragranti sino a una settimana, racchiusi in sacchetti di polietilene.
Bellissima idea regalo per amici golosi, li ho serviti come entrées assieme a paté vari. Io li trovo deliziosi da soli e, se per caso non vi piacciono i semi di sesamo (o siete allergici come l'amica Ester), decorateli con semi di papavero, di zucca o girasole, o semplice paprica in polvere.
Idem, non amate il sapore del curry? Usate, per aromatizzare l'impasto, paprica oppure cipolla disidratata, curcuma o semi di finocchio/anice/cumino pestati, oppure pepe nero.
Lasciateli rustici come escono dopo aver affettato il rotolino che, per comodità, avvolgo in pellicola e faccio raffreddare in frigorifero prima di tagliare e infornare. Hanno un aspetto più naturale a parer mio.
Vi dimenticate i rotolini in frigorifero? (non avete idea di quante volte mi capiti ma, sapete com'è quando si ha tanta carne al fuoco e non si controlla bene il ruolino di marcia, può succedere!) Poco male, quando li ripescate affettateli e metteteli in forno.
Dosi per circa 24 pezzi

-ricetta-
225 g farina
180 g grana o parmigiano grattugiato
100 g burro morbido
2 tuorli + 2 albumi per spennellare
1 cucchiaino di lievito per salati
1 cucchiaio di curry
semi di sesamo
sale
Mescolo in una boule la farina con formaggio, curry, sale e lievito. Impasto questo composto con i tuorli e il burro a dadini e compatto meglio che posso la massa che sembra sbriciolarsi, formando due salametti che avvolgo nella pellicola e metto in frigorifero a riposare per un'ora. Avvolgendoli nella pellicola non dovrò stendere e reimpastare gli scarti, una bella comodità.
Trascorso questo tempo, accendo il forno a 180° e taglio la pasta a fettine spesse un cm circa.
Dispongo i sablés su una placca rivestita di cartaforno, li spennello con gli albumi leggermente sbattuti e li spolvero coi semi che ho scelto.
Inforno la placca e faccio cuocere i biscottini per circa 15/20', quando hanno assunto un bel colore dorato sono pronti. Io mi fido del mio naso, l'olfatto non tradisce e quando dal forno si sviluppa un aroma di cotto son pronti. Li stacco dalla carta e li faccio raffreddare su una gratella.

giovedì 8 maggio 2014

Involtini saporiti di carne, speck e formaggio

Buongiorno! Ho scritto genericamente di carne perché lascio a voi la scelta di quale fettina usare da rivestire e riempire. Potete spaziare come volete, lonza di maiale, fettine di petto di pollo o tacchino, vitello. Quello che più vi aggrada, tanto lo speck si abbina con tutte.
Ho scoperto questo semplice modo di servire la carne dal mio macellaio altoatesino, senza aggiungere sale si ottengono saporiti e succulenti sigari di carne che cuociono in pochi minuti in padella oppure in forno. Si preparano velocemente, già che ci siete potete prepararne molti e poi suddividerli in porzioni e insacchettarli sottovuoto, per conservarli 'sempre pronti' in freezer, per qualche mese.
Preparandoli noi in casa, abbiamo la certezza di sapere la qualità degli ingredienti e hanno un costo inferiore. Per comodità di taglio e forma, uso lonza di maiale e calcolo almeno tre involtini per persona.
Se preferite il pollo, un petto intero basterà per 4 persone.
Dosi per 6

-ricetta-
600 g lonza maiale
18 fettine sottili di speck
200 g formaggio (latteria, fontina, emmental)
vino bianco

Affetto la carne molto sottile, casomai la passo per breve tempo nel congelatore per riuscire meglio a tagliarla. Appoggio su un tagliere una fettina di speck, sopra ne metto una di carne e al centro pongo un bastoncino di formaggio. Arrotolo stretto dal lato corto, non occorre fermare i sigari con uno stecchino, si incollano da soli.
Scaldo una padella antiaderente, ci appoggio gli involtini e li faccio rosolare a fuoco medio in modo uniforme, scuotendo appena la padella o maneggiandoli con una pinza. Sfumo con un dito di vino bianco che deve evaporare e asciugare a fiamma alta quindi spengo e copro, lasciandoli riposare 10' prima di servirli. Qui in foto sono accompagnati da cotolettine di sedano rapa.

mercoledì 7 maggio 2014

Gelée di peonie

Nel mio piccolo giardino terrazzato ho due piante di peonie, di quelle legnose dette arbustive, i cui rami rimangono spogli durante l'inverno.
Hanno più di 60 anni, sono state piantate quando costruirono per la prima volta questa casetta e, quando l'abbiamo ristrutturata nel '97, ho combattuto con i denti per salvarle dalla furia distruttrice dei muratori, ero arrivata a essere il loro incubo quotidiano. Ma alla fine l'ho vinta io e i miei cespugli continuano ogni anno a fiorire rigogliosamente, tutti insieme, purtroppo.
La pianta delle peonie, originaria di Cina e Giappone, ha una fioritura effimera, cespugli grossi quanto i miei prolungano la fioritura per massino 10/15 giorni.
Prima che le magnifiche e profumate corolle sfioriscano del tutto ne raccolgo alcune per fare la gelatina, una dolce e profumata texture rosa ciclamino che abbino a formaggi molto saporiti o erborinati.
Ne avevo prodotto alcuni vasetti l'anno dopo che mi sono insediata in questa casa, poi mi ero completamente scordata di rifarla. Anche perchè, troppo spesso fioriscono o mentre siamo assenti, per uno dei nostri brevi viaggi, o perché le piogge a dirotto rovinano tutto.
Ma stavolta ci sono riuscita. La loro fioritura è durata sino a Pasqua, e già si è prolungata, tanto lo so che non arrivano mai sino ad oggi, non festeggio mai il mio compleanno con un mazzo odoroso dei loro fiori.
Può capitare di trovare gelatina di petali di rosa, ma vi assicuro che anche questa di peonie non è da sottovalutare e ha una punta di tannicità in più. Perfetta con formaggi mediamente stagionati di capra.
Casomai anche voi aveste delle piante di peonie in giardino, provateci! Basta che siano totalmente nature, le mie vengono concimate solo per l'invernaggio. Niente altro che acqua per la loro crescita. E un buon terreno, ovvio. Ma quello ce lo ha regalato la natura.
Calcolate che circa 10 corolle grandi danno un etto di petali, sufficienti per 2/3 vasetti mignon.
Lo sciroppo di rose, che acquisto in Provenza, serve a rafforzare il profumo, ma andrebbe bene anche dell'acqua di rose per uso alimentare, ancor più difficile da reperire.

-ricetta-
100 g petali peonie
400 g acqua
200 g zucchero
2 cucchiai da tavola di sciroppo di rose
2 cucchiai da tavola di succo di limone
2 semi di una stella di anice
5 g pectina
Sfoglio le peonie e metto i petali in una pentola con l'acqua. Scaldo sino a ebollizione, poi faccio appassire piano per 10 minuti. Trasferisco la massa di petali in un colino e recupero tutto il liquido, che lascio pazientemente scolare e da ultimo strizzo anche tutti i petali.
Raccolgo il liquido ricavato nella stessa pentola, verso lo zucchero e la pectina e faccio bollire sino a che addensa. Quando comincia a gelificare metto anche il succo di limone e lo sciroppo di rose.
Verso la gelatina in piccoli vasetti sterilizzati, chiudo e capovolgo.
Quando sono freddi li rigiro e li conservo in cantina.

lunedì 5 maggio 2014

Risotto bufala, lardo e olive

Della serie, cosa ti cucino adesso? Inaspettatamente è arrivata un'amica a casa e, dopo un paio d'ore di chiacchiere, si è fatta ora di pranzo. Conoscendo la sua non passione per l'atto di cucinare, inversamente proporzionale al suo amore per il cibo, l'ho invitata a restare a pranzo, attendevo già il rientro dalla metropoli del consorte.
Avevo fatto male i conti con la dispensa, dove c'era poco o nulla, il rifornimento settimanale lo avrei fatto solo nel pomeriggio.
Dunque: dopo un breve check, ho trovato olive, lardo di Arnad, una mozzarella di bufala e qualche asparago già cotto.
E vabbè, poteva bastare. Pasta o riso? naaa, la pasta si sarebbe incollata col fiordilatte, meglio un risotto che sarebbe diventato filante. Tanto tra scaldare l'acqua e cuocere la pasta e cuocere un risotto, i tempi sono pressoché uguali.
Il lardo di Arnad, paesino della Valle d'Aosta, ha un sapore più gentile di quello di Colonnata, l'ho usato per salare e regalare un filo di grassezza al risotto.
Dosi per 4

-ricetta-
320 g riso Carnaroli, Vialone nano, Arborio
150 g mozzarella di bufala
60 g lardo Arnad
30 g olive taggiasche denocciolate
4/5 asparagi interi cotti
1 piccolo cipollotto o mezzo porro
olio evo
sale
Trito in modo grossolano il lardo, dopo che ho eliminato il rosmarino che serve ad aromatizzarlo.
Taglio a quadretti la mozzarella, cercando di eliminare più latticello possibile.
Sgocciolo le olive dall'olio di conservazione.
Scaldo un velo d'olio nella pentola dei risotti, ci metto a sudare il cipollotto pulito e tritato assieme al lardo, quindi aggiungo anche gli asparagi tagliati a pezzetti, che lascio insaporire.
Verso il riso, lo faccio rosolare in modo che si tosti bene a fiamma vivace e comincio a bagnarlo con acqua bollente. Lo porto a cottura aggiungendo altra acqua caldissima a mestoli.
Quando è quasi cotto aggiungo le olive, lo lascio piuttosto ricco di liquidi e spengo. Regolo di sale, se occorre.
Verso a questo punto i dadini di bufala e manteco mescolando, coprendo e lasciando riposare per circa 5'.
Lo porziono nei piatti e servo subito. Buon appetito!

domenica 4 maggio 2014

Bugnes Stéphanoises

Come per le chiacchiere nostrane, la storia delle bugnes parte da molto lontano, sin dall'epoca romana, quando tradizionalmente venivano preparate per carnevale.
Sono poi approdate nel ducato di Savoia e infine sono diventate il dolce tipico di tutta la fascia francese che abbraccia Lione e la Valle del Rodano e il Delfinato sino alla Francia Contea, passando per Saint-Étienne, dove le fanno alte e soffici, mentre a Lione sono sottili e croccanti e, nel 1800, si preparavano anche durante la Quaresima ma senza latte burro e uova, ossia con pasta fritta fatta di farina, acqua e lievito, una vera quaresima!
Ho seguito la ricetta di Saint-T'É, quindi le mie sono morbide e soffici, profumate con acqua di fiori d'arancio ma si possono aromatizzare, a piacere, con buccia di limone o rum.
Essendo morbide si mantengono fragranti per un paio di giorni al massimo, quindi vi consiglio, al contrario delle chiacchiere, di cuocerne una dose giusta in modo che non ne avanzino.
Pertanto ho aggiustato le dosi per farne un bel vassoio per 6/8 persone, vedrete che non ne resterà neanche una briciola.
Ho avuto solo una volta la fortuna di assaggiarle in loco, deliziosamente profumate ai fiori d'arancio, eravamo in costa del Rodano per la settimana della Découverte en Côte du Rhône (manifestazione enologica che si tiene ogni due anni nella regione) e le panetterie le offrivano in entrambe le varianti.
L'impasto rimane piuttosto morbido, meglio lasciarlo riposare in frigorifero qualche ora e poi stenderlo non troppo sottile, non è affatto dolce ma, come per le chiacchiere, ci penserà lo zucchero a velo che le ricopre a compensare.
Come d'abitudine vi auguro una buona, dolce domenica.
Dosi per 8

-ricetta-
350 g farina
75 g burro morbido
50 g fecola
30 g zucchero
2 uova
100 ml latte
3 cucchiai da tavola di acqua fiori d'arancio
1 bustina di lievito di birra disidratato
sale
zucchero a velo per decorare
olio arachidi per friggere
Impasto nella planetaria tutti gli ingredienti (tranne lo zucchero a velo), lavoro sino ad ottenere una palla liscia e morbida, la metto in un contenitore e la sigillo con pellicola prima di riporla in frigorifero a riposare per qualche ora.
Intanto preparo la macchina per tirarle, ho la fortuna di usare un'Imperia a motore, ma la nonna papera tradizionale a manovella o il mattarello, vanno ugualmente bene.
Tiro la pasta piuttosto spessa, ne ricavo dei fazzoletti piuttosto grandi che incido con due tagli verticali. Li allineo su vassoi spolverati di farina e li copro per non farli asciugare troppo. Reimpasto i ritagli e tiro nuove sfoglie fino a che non ho terminato tutta la pasta.
Scaldo abbondante olio nella padella per friggere e ci cuocio due, massimo tre, bugnes alla volta, le faccio colorare da entrambi i lati poi le metto a scolare su carta da cucina.
Man mano che raffreddano le allineo su un vassoio e le spolvero di zucchero a velo.

venerdì 2 maggio 2014

Pane e panelle

Buongiorno a tutti! Passato bene il 1° maggio? Maltempo permettendo... cerco di non lamentarmi più per non diventare noiosa, tanto ormai conoscete il mio disagio e la mia meteoropatia.
Qua non è andata troppo male, ieri.
Ne approfitto per ringraziarvi tutti, dai più fedeli (che passano di qui ogni giorno alla ricerca di nuove ricette) ai visitatori occasionali capitati qui per caso attirati, forse, da una pagina google in cui sono tra le prime proposte per un determinato argomento.
Ieri il mio piccolo blog, senza l'ausilio di banner pubblicitari né collaborazioni (per le quali non avrei comunque il tempo) né interazioni con altri food blogger, per la mia nota allergia a frequentare il web al di fuori del tempo, risicato, che già gli dedico, ha sorpassato le 400.000 visite! Io direi che è un numero imponente per nemmeno 3 anni di vita.
L'unico modo che conosco per potervi ricompensare è scrivere, per raccontarvi passo passo le mie ricette e i miei esperimenti culinari; a volte mi permetto di lasciarvi alcuni suggerimenti, del tutto slegati da qualsiasi forma di pubblicità, su prodotti scovati per caso che mi/ci hanno entusiasmato.
GRAZIE MILLE A TUTTI :)

Adesso vi racconto il mio incontro ravvicinato con le panelle. Una proposta totalmente vegetariana, l'ideale sarebbe usare mafalde tonde da riempire ma, non avendone trovate dai panettieri qui attorno, mi sono sbrigata con un filone siciliano tagliato a fette.
Ho cucinato le panelle come secondo piatto (di magro) per l'annuale ritrovo del Venerdì santo.
Siccome, per tutta una serie di motivi indipendenti dalla mia volontà, alla fine le ho dovute servire tiepide, vi raccomando vivamente di portarle in tavola caldissime, al limite del bollente, solo così la polentina di ceci è fragrante.
Tipico street food siciliano, nell'ormai lontano 2005 (mamma mia, sono trascorsi quasi 10 anni!) non avendo incrociato un panellaro in tutta Palermo abbiamo avuto miglior sorte a Marsala dove, fuori dal mercato coperto che abbiamo esplorato dopo la visita alla cantina di Marco de' Bartoli, c'era proprio un baracchino/friggitoria che serviva panini farciti di panelle.
Una delizia unica, da addentare maneggiandolo nel quadrato di carta velina in cui viene avvolto; chi lo direbbe che una semplice polentina di farina di ceci fritta possa essere tanto invitante?
Di facilissima esecuzione, bastano solo un paio di passaggi, tanto la polentina si può fare in anticipo.
Dosi per 10/12 persone

-ricetta-
300 g farina di ceci
600 ml acqua
sale
farina
olio per friggere
pane siciliano, mafalde tonde o un filone a fette
Scaldo in una pentola l'acqua salata, al bollore verso tutta la farina, mescolo velocemente per eliminare i grumi, quindi lascio che cuocia per circa 5', deve sfrigolare e staccarsi dalla parete, come una pasta da bigné.
Stendo subito la polentina su un vassoio inumidito o un piano di marmo, la livello con un mattarello umido a 1 cm di spessore e lascio raffreddare, prima di ricavare 10/12 quadrotti grandi come i panini.
Li infarino e li friggo, facendoli dorare per 3/4' da ciascun lato, in abbondante olio di arachidi.
Li scolo su carta da cucina e farcisco i panini, servendoli subito.

giovedì 1 maggio 2014

Torta al taràssaco di Conco

Ogni tanto è doveroso rendere omaggio alla produzione artigianale italiana.
Quale giorno migliore per parlare dei bravi artigiani italiani, che lavorano secondo scienza e coscienza, del giorno della festa del lavoro?
Almeno questo è quello che mi sento da fare io quando incrocio sulla mia strada di acquirente esigente e, nel mio piccolo, competente (sono modesta lo so!), piccole realtà che lavorano in modo superlativo.
E' notorio che i dolci non rientrano tra i miei alimenti preferiti, sono decisamente propensa per il salato.
Proprio perché non dipendente dallo zucchero, credo di avere quello che si potrebbe definire un "palato assoluto", un po' come alcuni fortunati dotati di orecchio assoluto per la musica.
Non sono avvezza a cibarmi di dolci per la necessità di soddisfare voglie improvvise, sin da piccola sgranocchiavo volentieri una michetta rafferma in caso di buco nello stomaco o per merenda, quindi se un dolce non è fatto più che bene me ne accorgo immediatamente e, quando incappo in qualcosa di buonissimo realizzato con ingredienti freschi, lo avverto all'istante ed è un piacere per il palato.
E a voi tocca sorbirvi la mia voglia di esternarvi queste scoperte, lo faccio con l'intento di suggerirvi qualcosa di interessante da andare a ricercare in caso di gite fuoriporta o da farsi spedire.
In occasione del weekend trascorso sull'altopiano di Asiago e dei 7 comuni, acquistai una tortina al taràssaco della pasticceria Cortese di Conco (Vi). Conco è appunto uno dei sette comuni facenti parte dell'altopiano.
Mi colpì subito il buon sapore di burro, farina e uova mescolato alla delicata fragranza di fiori e foglie della tipica piantina spontanea, che tappezza l'altopiano in primavera. Una piccola torta, la pezzatura è di 300 g, ideale per 6/8 commensali, fatta come la si potrebbe realizzare in cucina con buon burro di montagna e uova fresche.
Molto incuriosita, appena tornata a casa mi misi in contatto con la pasticceria Cortese e, dopo accordi telefonici col titolare, signor Gabriele, ordinai alcuni loro prodotti, tra i quali anche la tipica torta vicentina La gata, a base di cioccolato, mandorle, farine di frumento e mais di Marano, grappa.
Famoso e rappresentativo dolce del territorio berico, ha persino un Consorzio dedicato, QUI  trovate la sua storia. Cliccateci, è interessante scoprire le possibili ipotesi sull'origine del detto "vicentini magnagati".
Tempo un paio di settimane, mi arrivarono a casa alcune tortine al taràssaco, che subito sottoposi all'assaggio dei nostri ospiti. Successo annunciato. Ovviamente nella spedizione inclusi una Gata e alcune fugasse, dolce che mi riporta all'infanzia, quando nonna Salute le impastava per Pasqua e poi le portava al forno del paesello perché venissero cotte a legna. Un lievitato semplice, poco dolce e piuttosto compatto, ideale da bagnare nel latte a colazione, tipico del vicentino-trevigiano, molto simile alla pinza triestina.
Basta, non mi dilungo oltre. Oggi daremo fondo all'ultima tortina rimasta, delicata e morbida, un ottimo fine pasto se abbinata a un dolce e aromatico Moscato d'Asti naturale come quello di Gianni Doglia, ad esempio.
Se vi ho incuriosito abbastanza, nel roll laterale del blog alla voce 'consigli per gli acquisti' troverete, nell'elenco dei mie suggerimenti, il link diretto al sito della pasticceria Cortese.
Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...