Dopo i tristi fatti delle ultime 24 ore la voglia di stare in cucina è scemata, ma la vita continua.
Se è vero che dobbiamo rassegnarci a questi devastanti eventi naturali, non possiamo mollare l'attenzione su quella povera gente che ha perso tutto. Su quei paesi che conosco benissimo perché confinanti con la terra natia di mio padre. Sono, erano, piccoli gioielli con case arroccate piene di fascino. Un destino crudele li ha rasi al suolo, portandosi via anche tante, troppe vite.
Subito si sono attivate donazioni da ogni parte, ma, alla luce di quanto successo a L'Aquila, cosa ne sarà di quelle case? Gli unici paesi interamente ricostruiti dopo eventi eccezionali di questa portata li ho visti in Friuli e nelle Cinque Terre. Altrove ho visto la stessa desolazione del dopo tragedia... o quasi.
Eppure, se ben ricordo, furono destinati loro parecchi fondi. Non è accettabile che siano cancellati dalla faccia della Terra senza in qualche modo riportarli al vecchio splendore. Se non altro per onorare l'alto tributo pagato in vite umane. Ascolto alla radio le polemiche sul miglioramento delle strutture anche nei borghi medievali. Fattibile? Mah! Chi conosce quelle zone sa bene che non siamo né in Giappone né in California. Quei borghi sono lì da secoli... e la terra ha sempre ballato.
Abito in una zona a rischio idrogeologico e quando vedo gente perdere tutto mi immedesimo e mi figuro cosa dev'essere ritrovarsi in mezzo alla strada senza più nulla. Ognuno di noi faccia quel poco/tanto che può.
Mi viene in mente un pensiero di Rita Levi Montalcini: meglio aggiungere vita ai giorni che giorni alla vita.
Viviamo nel miglior modo possibile quanto ci è dato ogni giorno, senza dare tutto per scontato e godiamo di quel poco che abbiamo.
Oggi festeggeremo il compleanno di un'amica. Cara Ester, ti faccio tanti auguri e ricambio a modo mio, con un invito in terrazza, la tua amicizia.
Di ritorno da un brevissimo soggiorno in Sicilia, giusto il tempo per partecipare alla festa per il matrimonio di una ragazza speciale, ho riportato una valigia di leccornie.
Messi i pochi abiti in una borsa a spalla, ho riempito il cabin bag di tutto il possibile trasportabile.
Maria, la mamma di Martina, mi ha anche fornito il suo meraviglioso pane cotto in forno a legna.
Non potevo che utilizzare alcune di queste prelibatezze per farne un aperitivo golosissimo, che in tanti attendevano.
Perciò mi sono inventata questi crostoni, Maria mi aveva consigliato di cuocere la salsiccia fresca, ma io non amo in particolar modo che venga sprecata così. Che devo dirvi? Mio padre preferiva utilizzarla a crudo e io ho gusti simili.
Pertanto, giusto per mettersi al riparo da noie alimentarti varie, mi sono detta che se la spalmavo sul pane e poi facevo gratinare i crostoni quel tanto che bastava, la cosa poteva funzionare.
Alla salsiccia ho mescolato un po' di stracchino.
Provateci anche voi... usate un altro insaccato se non avete la fortuna di avere la salsiccia siciliana a portata di mano, tanto meno appositamente confezionata da Rocco Pitrolo, macellaio molto simpatico e competente di Niscemi, che ancora ringrazio per il delicato fegato di vitello che ci ha dato da gustare appena macellato. Aveva ragione... era davvero speciale!
Comunque, che sia con capuliatu e formaggio al suo interno, o una più semplice mantovana o luganega... provate e stendetela su del buon pane rustico di campagna fatto con lievito madre, oppure una pagnotta di Altamura di grano duro.
-ricetta-
pane rustico a fette
salsiccia a nastro fresca
stracchino o crescenza o ricotta
pepe nero
In una boule mescolo la salsiccia spellata con un po' di stracchino.
Stendo un bello strato di composto sulle fette di pane che appoggio su una placca rivestita di cartaforno.
Macino sopra ognuna un po' di pepe nero e inforno a 200° per 10' per farli gratinare.
Servo i crostoni caldissimi accompagnandoli a un buon vino come il MA.GI.CO. Corvina 100% di Giovanna Tantini. Di un bel colore rubino brillante, fruttato e sapido.
1 commento:
Lo preparo spesso è squisito!
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