''invitare qualcuno a pranzo vuol dire incaricarsi della felicità di questa persona durante le ore che egli passerà sotto il vostro tetto'' J.A. Brillat-Savarin- Fisiologia del gusto- 1825
venerdì 29 giugno 2012
Torta caprese
Una nuova ricetta dolce, io che non li amo per nulla li cucino più che volentieri per amici e ospiti.
Perchè una 'caprese'? mah, riandando con la memoria all'unica volta che ho avuto modo di assaggiarla lì dov'è nata mi è venuto da sorridere perchè la mia prima caprese l'ho mangiata a Ischia! buffo vero?
Tantissimi anni fa, sul finire dei '70 o erano già gli '80? ero con amici per una fiera in Campania e ci spostammo per una gita a Ischia... non ricordo bene il paese dove sostammo per il pranzo, l'unico flash che ho è che eravamo in un ristorantino in collina con splendida vista sul mare.
Sono anni che pensiamo di andare a farci un giro per l'isola e approfittarne per visitare le Cantine D'Ambra coi loro vini locali così poco reperibili in enoteca, ma immancabile arriva la primavera e con lei qualche distrazione che ci fa cambiare programma.
Di ritorno da quel viaggio, a casa dai miei (non ero ancora sposata), cercai nei ricettari della mamma la ricetta per replicarla. Non ricordo bene quale fosse, Cucchiaio d'Argento? Manuale della felicità? buio.
Però sicuramente la realizzai, come dimostra un logoro foglietto dove appuntai il procedimento, ritrovato tra le mie scartoffie.
Normalmente detesto fare varianti a una ricetta, questa volta però 'devo' perchè ho in casa ben mezzo chilo di mandorle sgusciate e già pelate, mentre occorrerebbero con la pellicina. Peccato veniale, passatemi lo sgarro.
Altra particolarità di questo dolce è che è totalmente privo di farina e lievito, si narra che nacque per caso per una svista del pasticciere che se ne dimenticò.
Il lievito non è fondamentale, dopotutto anche il pandispagna ne è privo, il segreto è nell'incamerare più aria possibile, montando bene burro e zucchero e gli albumi con altro zucchero, al fine di ottenere una torta abbastanza morbida dentro.
In fondo è una torta al cioccolato con mandorle al posto della farina, molto sostanziosa e calorica.
Dosi cavalline come al solito, ma sapete che faccio io? ne regalo alcune fette se per caso avanza, oppure la propongo a colazione o merenda, è ottima con un bel caffè amaro.
Stavolta non avanzerà, saremo in dodici. Se però una volta rovesciato il composto nello stampo ne dovesse avanzare un po' ungete velocemente altri stampini e fate delle piccole tortine da regalare.
In ogni caso potete dimezzare le dosi e fare una sola torta di normali dimensioni, per 8 persone.
Basta, ho detto tutto, all'opera.
-ricetta-
300 g mandorle sgusciate, non pelate
300 g burro
250 g cioccolato fondente
240 g zucchero
6 uova
sale
Faccio fondere il cioccolato a bagnomaria e lo lascio intiepidire mentre sbatto il burro morbido con 180 g di zucchero sino a che non monta bene, utilizzando la planetaria o le fruste elettriche. Aggiungo un pizzico di sale e il cioccolato fuso, mescolo per amalgamare e poi unisco uno alla volta i tuorli sempre mescolando con un cucchiaio di legno.
Trito le mandorle nel mixer senza ridurle a farina finissima poi le aggiungo al burro montato.
A parte monto gli albumi col resto dello zucchero sino a che sono lucidi e brillanti, ne metto una prima cucchiaiata nel composto e mescolo per allungarlo, poi aggiungo piano gli altri facendo attenzione a non smontarli.
Accendo il forno portandolo a 180°, rivesto uno stampo da 26 cm con cartaforno e verso l'impasto.
Cuocio per circa 50', dipende dal forno.
Quando la torta è tiepida la trasferisco su una gratella e aspetto che si raffreddi del tutto, poi la metto nel piatto da dolci e la spolvero con zucchero a velo.
Col cioccolato non è mai facile ma tenterei l'abbinamento con il passito Gocce D'Ambra, tanto per rimanere sull'isola, assaggiato a Vinitaly mi aveva colpito per la sua finezza. A trovarlo!
Caro signor D'Ambra, lei che ha tanto apprezzato la mia 'broche' a grappolo d'uva anni 40' di Trifari, ci aspetti che prima o poi arriveremo per una visita in cantina.
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