Ieri mattina nevicava, poco per fortuna, oggi è tornato a splendere un magnifico sole e tutto sembra più bello e smagliante. Buona domenica a tutti gli amanti della cucina semplice e casalinga!
Parafrasando lo slogan di una fortunata trasmissione tv, fortunata soprattutto per quello che ha portato nelle tasche della prima conduttrice... posso dire di aver letto e copiato immantinente.
Sono entrata stamattina nella pagina fb del mio amico Riccardo Moro, abile danzatore e ancor più abile cuoco, cercavo la ricetta dei dolcetti di riso tipici del Veronese e non solo che aveva pubblicato tempo fa, e lì mi sono imbattuta in questa ricetta che mi era sfuggita, mica posso stare sempre su fb, purtroppo le varie applicazioni per cellulari e tablet sono molto carenti e fanno perdere un sacco di aggiornamenti.
Mi sono subito innamorata dell'idea di usare i cachi nell'impasto, anche perchè ne ho un tot che mi hanno regalato degli amici.
Al ritorno dal pranzo con gli ex-compagni di liceo, ci sarà questa ad attendere mio marito per lo spuntino serale.
Dosi per uno stampo da 24 cm.
-ricetta-
300 g cachi frullati (più o meno 3 interi)
160 g farina 00
100 g zucchero
75 g burro
50 g cioccolato fondente
20 g cacao amaro
2 uova
1/2 bustina di lievito
sale, zucchero a velo
Monto il burro morbido con lo zucchero poi aggiungo i tuorli e continuo a sbattere ottenendo un composto spumoso al quale aggiungo la farina mescolata al lievito e un pizzico di sale. Quindi a mano incorporo la polpa di cachi e in seguito il cacao e il cioccolato fondente ridotto a scagliette.
Porto il forno a 175°.
Monto gli albumi a neve ferma e li incorporo delicatamente al composto che verso nello stampo rivestito di cartaforno, oppure ne uso uno in silicone che sarà più facile da sformare.
Inforno il dolce per circa 50', lo lascio intiepidire poi lo sformo nel piatto e quando è freddo lo spolvero con un po' di zucchero a velo.
Data la presenza del cioccolato mitigato dai cachi, ci si abbina bene uno zibibbo di Pantelleria. A pochi giorni da un'altra citazione, mi ritrovo a parlare dello stesso produttore. Che fortuna avere in cantina ancora una bottiglia di Bukkuram, prodotto sull'isola da Marco de Bartoli, vendemmia 2001. La cantina è situata in un dammuso settecentesco, ora alla guida c'è il figlio Renato, vi riporto le note olfattivo-gustative annotate da mio marito: colore ambrato, profumi esotici e speziati, di albicocche e fichi secchi, miele, arancia e cedro canditi. Lunghissima la persistenza in bocca.
Un vino da centellinare, assaporandolo senza fretta.
Bukkuram, voce araba, significa 'padre della vigna', ovvero la zona più vocata dell'isola alla coltivazione della vite. Nel 1984, primo anno di produzione, fu scelto questo nome in omaggio alla splendida terra dove viene prodotto.
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