''invitare qualcuno a pranzo vuol dire incaricarsi della felicità di questa persona durante le ore che egli passerà sotto il vostro tetto'' J.A. Brillat-Savarin- Fisiologia del gusto- 1825
martedì 28 agosto 2012
e per finire... Zola e Pinot Gris d'Alsace
C'è un antico detto milanese, ma pure lombardo, la bocca l'è minga stracca se la sa nò de vacca, che vuol dire che a fine pasto bisogna concludere con un pezzetto di formaggio, a guisa di dessert.
E con Daniele questo detto lo abbiamo degnamente rispettato servendo in tavola uno zola dolcissimo con extra goccia, acquistato dal mio formaggiaio preferito, e stappando all'uopo una bottiglia di Pinot Gris d'Alsace, il Grand Cru Furstentum vendemmia 2004 di Albert Mann, un produttore proprietario viticultore a Wettolsheim, nel sud dell'Alsazia sotto Colmar.
Questo nettare dal colore giallo dorato ha intensi profumi di pasticceria alla crema, note di burro e di pasta lievitata da croissant, è di una tale complessità che risulta difficile descriverlo, ha un rientro di note agrumate e in bocca esplode con sapori di pera e susine gialle. E nessun residuo zuccherino di troppo.
Questo, come altri vini alsaziani, non è certo un vino facile da bere nè da abbinare eppure, quando si centra l'accostamento, può regalare emozioni uniche.
Abbiamo provato ad accostarlo anche al merluzzo coi cruschi e ci stava molto bene, ma con un semplice pezzetto di zola ultra cremoso è risultato essere in abbinamento perfetto.
E così abbiamo onorato il detto milanese e, per concludere in freschezza, ho servito pesche bianche marinate in un goccio di vino bianco.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento