venerdì 19 aprile 2013

Risotto con canocchie e zucchine

Ci ha illuso, tremendamente ingannato. Alludo al meteo che scomoda la non più celeste Aida per il nuovo ciclone che ci investirà a partire dalla tarda mattinata.
Prevedono acqua a catinelle, anzi deppiù! Non sono pronta, 5 giorni di sole non mi bastano, ne vorrei ancora, grazie. Proprio adesso che le mie adorate peonie stanno per schiudere i loro boccioli, se davvero pioverà sino a lunedì, addio fioritura del 2013, mi toccherà aspettare un altro anno. E' già stato l'inverno più nevoso e piovoso da decenni, se ci si mette anche la primavera il mio umore se ne va direttamente in cantina. Odio la pioggia.
Ma parliamo un po' di questi crostacei che profumano di mare, chiamatele come volete, canocchie o cicale, sparnocchie, canocie, balestrin, sono tutte squilla mantis, non a caso considerati tra i più pregiati e più a buon mercato.
Cucinarle non è semplice, no scusate ho sbagliato, mangiarle non è semplice, cuocerle è facilissimo, è la preparazione preliminare che richiede manualità, a meno che non prepariate il risotto come me lo hanno servito a Torre del Lago, con le canocchie intere tutte da ciucciare e sabbiosette, veramente scomodo.
Oltretutto in quel ristorante sul mare non rimetterò mai piede, accidenti a me! sarà pur vero che dimostro tutti i miei ultra 50 anni perchè non ricorro a bassi mezzucci per togliermi qualche anno, ma ditemi voi! mi sono sentita chiedere dalla cuoca-titolare (unica scusante che le concedo la stanchezza dopo 4/5 ore ai fornelli) se ero la mamma della Nannini!! Adesso... la Gianna nazionale è pure più vecchia di me, ergo sua mamma sarà intorno agli 80 come la mia (che è diventata mamma giovanissima). Quindi... sebbene  abbia scelto la via della naturalezza a ogni costo... vorrete mica dirmi che dimostro 80 anni, no perchè nel qual caso voglio godere di tutti i benefit degli extra-over!
Perciò cara la mia cuoca, si metta un par d'occhiali o vada dall'oculista, c'ha bisogno di una visita urgenteeeeee e si riposi più che può tra un turno e l'altro, che sembrava mì nonna!!
Fine dello spiacevole ma ridanciano aneddoto, torno ai miei crostacei a buon mercato e vi racconto come ho fatto questo risotto.
La foto finale non è riuscita perchè non so qual diavoletto mi ha tolto la funzione macro... ho tutte le foto sfuocate, accidenti. Ma quella degli ingredienti rende molto bene l'idea, potete vedere quale riso ho usato, ma voi utilizzate quello che preferite.
Dosi per 4

-ricetta-
400 g riso da risotti
400 g canocchie
2 gambi di sedano
2 zucchine piccole
1 cipolla
acqua calda
olio evo
sale, pepe, peperoncino o sambal

Riduco le zucchine a filetti dopo averle spuntate e lavate, trito la cipolla e il sedano.
Lavo le canocchie, le apro lungo il dorso con una forbice e con pazienza ricavo la polpa e la metto in una ciotolina. Aggiungendola a metà cottura rilascerà tutto il suo sapore benchè scompaia alla vista.
Metto i gusci e le teste in una padella con un filo d'olio e li faccio rosolare per 10' mescolando, poi li bagno di acqua fredda e lascio il tutto sul fuoco per una mezz'ora a fuoco basso da che ha ripreso il bollore, salando appena e condendo con pepe macinato al momento.
Ottengo un ristretto saporito che passo al colino cinese e che uso come brodo, eventualmente lo allungo con altra acqua bollente, se occorre.
Metto la cipolla e il sedano nella pentola per risotti con un giro d'olio, quando inizia a sfrigolare e a prendere colore aggiungo le zucchine, le spolvero con un po' di sale e le faccio appassire piano, poi metto il riso e lo faccio tostare, inizio a bagnarlo con il brodo delle canocchie e dopo 5' aggiungo la polpa dei crostacei. Porto il tutto a cottura versando il brodo a mestoli.
Al termine condisco con pepe e peperoncino e ancora un goccio d'olio mescolando, servo dopo 5' di riposo.
Il risotto avrà un delizioso sapore di mare modulato dalla dolcezza delle zucchine.

In abbinamento un favoloso vino della Loira prodotto da Nicolas Joly, il pioniere della biodinamica, famoso nel mondo intero. Il suo vino, il Clos de la Coulée de Serrant, prodotto con uve Chenin blanc a Savennière, è l'emblema dei buoni vini biodinamici, in mezzo a tanti altri imbevibili o quasi. Prodotto sin dal XII secolo dai monaci in un appezzamento di poco più di 130 ettari, di cui Joly ne possiede 7, è considerato uno dei vini più prestigiosi di Francia e non ha un prezzo esorbitante, nonostante la produzione scarsa. Merita una degustazione lenta e ponderata per esprimersi al meglio, ma quando finalmente si apre è una miniera di sentori e sapori. Abbiamo trovato il millesimo 2007 eccellente.

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