sabato 8 ottobre 2011

Coniglio allo zafferano e olive

Adoro le olive soprattutto quelle alla calce, dolci e tenerissime, ma le amo pure in salamoia, di Gaeta, taggiasche, ascolane (grosse e tenere da fare ripiene e fritte), greche di Kalamata...sono un dono della natura estremamente versatile anche in cucina, tritate in una tapenade, intere aggiunte a sughi o carni, in accompagnamento a cocktails, (il più famoso è il Gibson/Martini con oliva) ...
Ho appena aperto una scatola delle famose olive di Kalamata, che la mia amica Gina mi riporta regolarmente ogni volta che vola in Grecia, e non ho resistito alla voglia di cucinare il coniglio con una manciata di queste e aromatizzarlo con zafferano, un'invenzione che attinge alla maniera ligure e a quella sarda per cucinare questa carne leggera e nutriente.
Oggi per rilassarmi cucino per amici, è una giornata talmente bella che si potrebbe quasi approfittare della terrazza se non tirasse un vento gelido di tramontana che fa turbinare le prime foglie cadute dai pioppi...
Per contorno delle chips di patate fatte in casa.

-ricetta-
1 coniglio da 1.2 kg
3 spicchi di aglio
1 cipolla piccola
1 bustina di zafferano
20 olive Kalamata (o nere o taggiasche)
olio evo, sale, 6 pomodorini, vino bianco

Pulisco e taglio a pezzi il coniglio, li lavo e li asciugo bene.
Affetto la cipolla e schiaccio con la lama del coltello gli spicchi di aglio che lascerò vestiti, li metto a rosolare con un filo di olio in una casseruola insieme al coniglio, aspetto che si colorisca bene rigirandolo e poi sfumo con un bicchiere di vino bianco, appena è evaporato l'alcool aggiungo lo zafferano sciolto in 50 ml d'acqua calda, spolvero con un po' di sale e continuo a far cuocere a fuoco basso per 30', smuovendo e girando i pezzi, se dovesse asciugare troppo mi aiuto con un goccio di acqua, a questo punto sistemo qua e là le olive e i pomodorini tagliati a metà e termino di cuocere.
Ci riscalderemo accompagnando il piatto con un Sangiovese di Romagna, il Sorgara di Villa Bagnolo, un superiore del 2006 da uve allevate sull'Appennino tosco-romagnolo, di buona struttura senza essere troppo importante, con tannini un po' polverosi ma di buon equilibrio, affinato in acciaio e botti grandi.

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