lunedì 29 aprile 2013

Frittata con taràssaco e salame

Sono in Francia, al momento.
Vi lascio questo semplice compitino di stagione, sono certa che molti di voi possano raggiungere qualche campo e raccogliere le foglie di queste piantine dai fiori gialli.
Mia mamma, quand'ero piccola, faceva la difficile e voleva che raccogliessi solo quelle non ancora fiorite, manco le altre fossero avvelenate. Al massimo erano più coriacee.
Una settimana fa, appena prima del primo sfalcio dell'erba in giardino, mi sono avventurata sulle balze del nostro e ho raccolto un mazzo di tarassaco e anche di pratoline, myosotis e altri fiori di campo che trovo molto decorativi nella loro semplicità.
Il tarassaco, con l'accento sulla 2^ sillaba come gentilmente ha precisato l'anonimo nel commento a fondo pagina (bastava ci riflettessi, come si dice ellèboro si dice anche taràssaco), o dente di leone (o pisalét in dialetto) è un'erba infestante, i suoi soffioni fioriti disperdono semi in abbondanza e ormai ho ceduto le armi alle erbe infestanti, rassegnandomi a che il mio prato diventasse un giardino selvatico. Era una battaglia persa pensare di conservare un prato all'inglese essendo un'enclave in mezzo a un boschetto inselvatichito. Troppe impollinazioni aeree... troppe vespe e api e bombi impollinatori.
Il tarassaco è una pianta erbacea perenne dalle notevoli proprietà salutari, ampiamente usata in erboristeria, forse non tutti sappiamo che si possono consumare anche le sue radici, i suoi bottoni floreali ancora chiusi, prima che diventino i fiori gialli e poi i soffioni, conditi in salamoia alla stregua dei capperi, o che le gialle cappelle dei suoi fiori si possano friggere in pastella o aggiungere i loro petali sfogliati per rallegrare le insalate primaverili.
Ho letto anche di una confettura fatta coi fiori macerati, siccome qui dove abito i campi sono infestati e lontani da smog e inquinanti credo che, al mio rientro, mi dedicherò alla raccolta dei capolini fioriti, non sarà difficile raccoglierne un chilo, leggerete più avanti se l'esperimento sarà riuscito.
Le sue foglie si mangiano crude quando sono giovanissime, oppure cotte o in frittata.
E proprio una frittata è quella che ho preparato dopo aver ripulito le foglie dagli steli d'erba.
Avevo pure un culetto di sopressa che ho tritato e aggiunto.
Ne è uscita una frittatina niente male, con quel punto di amaro inconfondibile del tarassaco.
Dosi per 4

-ricetta-
un bel mazzo di foglie di tarassaco
5 uova
100 g salame tritato
40 g formaggio grattugiato
sale, pepe
olio evo
Pulisco bene l'erba selvatica e la sbollento in acqua al bollore salata.
La scolo e la strizzo poi la trito.
Sbatto le uova con un pizzicone di sale e un po' di pepe. Aggiungo il formaggio poi le erbe e il salame tritato e verso in una padella dove ho scaldato un velo d'olio.
Appena ha fatto la crosta da un lato rovescio la frittata e la faccio dorare anche dall'altro lato.
La servo tiepida.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

ciao scusa se mi permetto ma tarassaco ha l'accento sulla seconda a come suggerisce anche il dizionario
http://www.treccani.it/vocabolario/tag/tarassaco/
il fatto che in latino cadesse nella terza non significa che debba conservarla anche in italiano. Del resto i latini dicevano appium per il sedano e noi appiu lo diciamo solo se parliamo in sardo....in ogni caso anche i latini presero il nome in prestito dai greci e questi dagli arabi....e ognuno ha trasformato la parola.....complimenti per la ricetta...buonissima

Jo ha detto...

grazie anonimo per la precisazione. Quando ho perfezionato il post ero in Francia e ho cercato spiegazioni sul browser, che evidentemente non funzionava così bene come in Italia. Adesso ho aperto google per un veloce controllo éd é atato subito evidente quello che affermi, non avevo ottenuto le stesse indicazioni dalla Francia. Provvedo a correggere quanto prima, grazie ancora...sconosciuto/a linguista!

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