martedì 28 febbraio 2017

Guance di manzo e verdure nella slow-cooker

Tagli di carne ricchi di connettivo e collagene come le guance sono ideali da cuocere a lungo, a bassa temperatura, nella slow-cooker.
Un paio di guance per un peso di 800/900 g tagliate a fette, un po' delle classiche verdure da accompagnamento, polpa di pomodoro per dare la giusta umidità e 8 ore di pazienza.
Se però la impostate prima di andare al lavoro, al vostro rientro troverete una succulenta portata di carne pronta da servire.
Scommetto che in questo modo sono riuscita a catturare l'attenzione anche di quelli che "io ho poco tempo da dedicare alla cucina"...
Qui non dovete nemmeno cercarlo. Intanto che fate altro, dal lavoro allo svago, la pentola fa tutto lei, per voi.
A maggior ragione quando si sceglie di cucinare tagli di carne che richiedono svariate ore per diventare burrosi e succulenti.
Dosi per 4/6

-ricetta-
800/900 g guance vitellone
600 g patate
300 g carote
200 g cipolle
400 g polpa pomodoro
100 ml acqua
olio evo
vino rosso
sambal
sale agli aromi
farina
Taglio le guance a fette spesse.
Le infarino e le faccio rosolare in una padella a fuoco vivace assieme a un giro d'olio evo. Quando sono molto ben colorite da entrambi i lati le sfumo con un bicchiere di vino rosso corposo, lo faccio evaporare e salo.
Intanto che la guancia rosola preparo le verdure, pulite e pelate, a tocchi.
Verso la carne nella pentola appena unta e aggiungo le verdure e la polpa di pomodoro.
Salo ancora un pochino, aggiungo un cucchiaio di sambal e bagno con l'acqua.
Mescolo, incoperchio e imposto la slow su low per 8 ore.
La pietanza deve rimanere con la giusta umidità, ma tenete conto che con la cottura lenta non c'è in pratica evaporazione e i succhi si concentrano.
Al termine delle 8 ore la carne sarà diventata talmente morbida che si sfibra con la sola forchetta, ma vi accorgerete che patate e carote saranno comunque croccanti e non sfatte.
Al termine lascio riposare prima di servire con della polenta, dipende dalla stagione.

domenica 26 febbraio 2017

Torta con ricotta e coriandoli di frutti esotici disidratati

Buon Carnevale, non è ancora ora di quello ambrosiano ma ci siamo quasi.
Ricette alternative ai soliti fritti? Una torta allegra e colorata, piena di coriandoli vi gusta?
La formula è la stessa di quella col formaggio bianco, solo che qui ho aggiunto acqua di fiori d'arancio, succo di limone e sopra ho messo dadini di papaya, zenzero e altra frutta esotica essiccata, come una pioggia di colorati coriandoli.
Bella e buona.
Non si riesce a credere che una torta tanto semplice possa essere super buona, oltre che facile da impastare e servire.
Dosi per 6/8

-ricetta-
250 g farina 00
175 g ricotta
140 g zucchero
60 ml olio semi
30 ml eau de fleur d'oranger
il succo di mezzo limone bio e la sua scorza grattugiata
3 uova
8 g lievito
3 g bicarbonato
2 g sale
zucchero di canna grezzo
frutti esotici a dadini, essiccati
mandorle a lamelle
Sbatto in una boule le uova con zucchero, olio e ricotta. Poi aggiungo farina, lievito e bicarbonato, metto un pizzico di sale e mescolo bene.
Profumo con il succo e la buccia grattugiata del limone e con l'acqua di fiori d'arancio.
Preparo uno stampo non troppo grande, max. 24 cm, imburrato e spolverato di zucchero di canna grezzo.
Verso l'impasto e sopra metto una pioggia di coriandoli di frutta disidratata e mandorle a lamelle.
Faccio cuocere a 175° per circa 45'.
Raffreddo su una gratella prima di trasferire sul piatto da portata e spolverare di zucchero a velo.
Ottimo l'abbinamento con un vino da dessert elegante e con le stesse note esotiche della frutta sulla torta. Il Dindarello di Maculan.



sabato 25 febbraio 2017

Batsoà (piedino lessato e fritto)

In piemontese, riprendendo le contaminazioni francesi della lingua, batsoà sta per bas de soie, ovvero calze di seta. Si pronuncia grosso modo badsuà. Questo perché, mi sembra di aver capito dopo una ricerca meticolosa sul web, la consistenza burrosa del fritto ricorda la setosità delle calze.
Sono piedini di maiale lessati poi disossati e infine impanati, per una ricetta ultragolosa.
Un antipasto ricco, tipico della cucina del Monferrato e, per chi lo ricorda, a Parigi esisteva (non credo ci sia ancora) un ristorante rinomato: il Pied de cochon. Qui servivano appunto piedini impanati e fritti oltre che sontuosi plateaux royales di frutti di mare. Nel 1986 abbiamo avuto la fortuna di andarci. Opportunità che ricordo con piacere.
Ma torniamo ai piedini fritti.
Una ricetta da fare in due tempi.
Il primo: lessatura, disossatura e raffreddamento. Il secondo: impanatura e frittura.
Per un antipasto per 4 persone ne basta uno, fatto tagliare dal macellaio in 4 parti (lui ha la sega elettrica, da soli sarebbe impossibile e le quattro parti, una volta disossate, sono 4 quadrati perfetti).

-ricetta-
1 piedino intero di maiale diviso in 4
sedano, carota, cipolla
1 uovo
aglio in polvere (facoltativo)
farina di mais e panco per impanare
sale, pepe
Lesso il piedino in abbondante acqua salata, assieme alle verdure. Deve risultare tenero, ci vogliono almeno due ore.
Lo lascio intiepidire prima di eliminare tutti gli ossicini.
Metto i quattro pezzi in una ciotolina e li faccio raffreddare completamente, in questo modo si divideranno in quattro molto più agevolmente.
Quindi sbatto l'uovo con una presa di sale e di aglio in polvere. Ci bagno i pezzi di piedino che poi passo nell'impanatura mista di farina di mais e panko, adoro i pezzetti croccanti al posto del pangrattato macinato sottile.
Eventualmente ripasso la parte della cotenna una seconda volta in uovo e pane.

Lascio al freddo sino al momento di friggere.
Scaldo abbondante olio di semi di arachidi in una padella che li contenga tutti e quattro, li faccio dorare dai due lati, li scolo su carta da cucina e li servo caldi e croccanti con maionese o salsa teriyaki.


giovedì 23 febbraio 2017

Crocchette mignon di pollo in salsa BBQ

La ricetta è di sicuro frutto di una contaminazione franco-americana.
Però funziona, è stuzzicante e non ne avanza uno a meno che non ne nascondiate qualcuno per uno spuntino del giorno dopo, cosa a cui normalmente io non rinuncio dato che dopo aver cucinato raramente mi abbuffo o mi godo a dovere quanto ho preparato!
Comunque per essere precisi l'ho copiata dal sito 750 g che edita anche una rivista, in Francia (che non ho trovato durante il mio recente viaggio).
Sempre alla ricerca di qualcosa per variare la presentazione del solito pollo, che comunque arrosto o in rollatine piace sempre molto, stavolta ho fatto un giro del mondo assemblando la salsa barbeque con qualcosa di hawaiano, dal momento che contiene anche del succo d'ananas.
In un'ora al massimo è tutto pronto da portare in tavola.
Ho usato aglio confit al posto di quello fresco, perché più gentile nel sapore, ma se vi piace la pungenza di quello fresco, fate pure. Però date retta... confit è meglio!
Splendido abbinamento della decisa speziatura della salsa con un rosso valdostano, il Coteau Barrage di Lo Triolet del 2011, meraviglioso uvaggio di Syrah 80% e Fumin 20%.
Dosi per 4/6 (ne ho fatto circa 30 pezzi)

-ricetta-
polpette:
500 g polpa di pollo
4 spicchi di aglio confit
60 g pangrattato
2 uova piccole
sale, pepe, paprika
olio evo
salsa BBQ:
3 cucchiai ketchup
3 cucchiai salsa di soia
3 cucchiai succo ananas
2 cucchiai di zucchero di canna grezzo
1 cucchiaio di zenzero fresco grattugiato
1 spicchio aglio confit
1/2 cucchiaino di peperoncino
Preparo la salsa BBQ con gli ingredienti e la lascio riposare.
Trito il pollo, il cui peso è netto, senza ossa e pelle, assieme all'aglio. Mescolo le due uova, condisco con sale, pepe fresco e paprika e il pangrattato necessario a modellare dei bocconcini grandi come un'albicocca.
Allineo le polpette su una placca rivestita di cartaforno, o foglio di silicone, leggermente unta.
Le irroro con un filo sottilissimo di olio e metto in forno a 175° per 25'. Poi estraggo la placca e spennello i bocconcini con la salsa preparata, rimetto in forno per 4', estraggo nuovamente la placca e ripeto l'operazione di insaporimento, spennellando nuovamente i bocconi di pollo.
Altro passaggio in forno per ancora 5', ed è pronto.
Ovviamente è meglio lasciare che il tutto riposi una mezz'ora, tenendo la placca nel forno caldo ma spento.
Bon appétit!
p.s. il giorno dopo sono spettacolari: dentro a un micro panino... a temperatura ambiente... ciao ciao hamburger!


martedì 21 febbraio 2017

Risotto taggiasche e verdure

Già di mio sono un'acquirente compulsiva, appena vedo qualcosa di strano deve approdare nella mia cucina.
Se a questo si aggiungono gli amici che mi riportano ogni sorta di salsette dai loro viaggi... nel frigorifero mi ritrovo un numero esagerato di vasetti mezzi vuoti che devo cercare di usare prima che si guastino o che scadano.
Esattamente quello che è successo con questa salsa saracena, prodotto calabrese a base di verdure miste e peperoncino, ottimo da spalmare sul pane. Me n'era rimasto un cucchiaio colmo, le taggiasche mi erano appena arrivate dritte dritte dal frantoio in Liguria... qualche pezzetto di carota e zucchina e delle alici sott'olio, tanto per dare uno sprint in più al piccantino della saracena ed ecco pronto un mix saporito nel quale rosolare un risotto.
Con quel che c'è. Ok studiare e ripetere ricette, a volte meravigliose, che si vedono ben fotografate sulle riviste ma, senza fare drammi, si possono portare in tavola prelibatezze inventate al momento.
Non avete la salsa saracena? usate qualcos'altro, una salsa di carciofi, una di peperoni. basta che il gusto si mescoli bene al resto.
Dosi per 4

-ricetta-
320 g riso Vialone nano
60 g olive taggiasche sott'olio
30 g salsa saracena
4/6 filetti di alici sott'olio
1 carota
1 zucchina
1 cipolla
olio evo
brodo vegetale
Nella pentola da risotti scaldo un filo d'olio e ci rosolo la cipolla tritata, la zucchina e la carota pulite e tagliate a pezzetti.
Aggiungo la salsa saracena che stempero bene, poi verso il riso, lo faccio tostare poi inizio a bagnarlo con mestoli di brodo bollente, portandolo a cottura.
Al termine verso le olive e le alici tritate, lascio insaporire mantecando con un cucchiaio d'olio e coprendo la pentola per 5' prima di servire.





domenica 19 febbraio 2017

Marmellata di arance amare. Ultima versione

Come direbbero quelli di lingua anglosassone: the ultimate marmalade.
Nel senso che questa è l'ultima versione che ho prodotto e anche quella che entra di diritto nel quaderno dove conservo scritte a mano le ricette imperdibili.
Mi piace pensare che suddetto quaderno potrà, un giorno, passare di mano a qualcuna delle mie nipotine acquisite... non prima di qualche decennio, mi auguro!
Dopo anni di tentativi e critiche, soprattutto da parte del consorte (e ben vengano...), ho finalmente elaborato quella che posso considerare la 'ricetta perfetta'.
A forza di leggerne dappertutto, scoprendo fra il resto che quelle amare sono anche conosciute come arance di Siviglia, ho preso come spunto una ricetta trovata in un sito francese e l'ho rielaborata a modo mio, alla luce dei numerosi tentativi che ho fatto negli anni passati.
Apportando varie modifiche sono finalmente approdata in un porto sicuro ottenendo una marmellata giusta per colore, sapore, consistenza. Ne sono pienamente soddisfatta e ho ricevuto consensi unanimi da tutti quelli che hanno avuto modo di testarla.
Laboriosa da matti, questo sì! Ma nessuno può fare una marmellata di arance amare senza prevedere il lavoro di, minimo, due giorni. È così, prendere o lasciare.
Se siete tra le fortunate persone che possono accedere a una produzione privata di questi frutti... (e io grazie all'amico Andrea ne ho facoltà e privilegio) prendete nota e accettate il consiglio: disponetevi a lavorare molto: sarete ripagati da un risultato eccellente. E non abbiate timore di farne troppa. Moltiplicherete il piacere di poterne consumare a iosa e anche di farne omaggio ai vostri amici più cari. Perché mai questa distinzione? Ma perché solo i più cari meritano tanto lavoro.
Come dico spesso al mio caro Max.fast: "è inutile dare perle ai porci" (ovvero, destinare a chi non arriva a comprenderle una parte delle nostre fatiche).
Le dosi che vi riporto sotto le ho misurate su 3 kg di arance pronte e pesate, quindi calcolatene almeno un chilo in più.
Auguro a tutti buona domenica e approfitto di questo mezzo per fare tanti auguri al nostro più vecchio 'nipote acquisito'. Ciao Albi, buon compleanno! :-*
belle vero?

-ricetta-
4 kg circa di arance amare
2,5 kg zucchero
2 arance dolci spremute
50 ml whisky (facoltativo)
Tutto inizia con la preparazione della frutta, che prima lavo e asciugo, poi privo dei fondelli superiore e inferiore, apro a metà per eliminare il torsolo centrale, più fibroso e ricco di albedo coriaceo.
Tolgo anche tutti i semi, che conservo.
Affetto le mezze arance a filetti spessi 1 mm.
Metto tutto in una pentola capiente e ricopro di acqua a filo. Lascio macerare per 12 ore.
Poi metto la pentola sul fuoco, porto a ebollizione e faccio cuocere sulla fiamma vivace per 30'.
Spengo e faccio raffreddare e riposare per altre 12 ore.
Intanto ho messo i semi ricavati in una garza.
Dato che una delle critiche maggiori sulle precedenti produzioni era la consistenza delle scorze, anche se avevano cotto oltre un'ora - a scapito del colore finale della marmellata- ho deciso di procedere diversamente.
Con la frusta a immersione e il disco molto grande (se lo avete, altrimenti va bene anche l'altro) frullo le scorze riducendo la massa a pezzetti minuscoli (una volta cotti saranno comunque masticabili).
A questo punto peso la massa ottenuta, vedrete che di liquido ne è rimasto ben poco, e calcolo 800 g di zucchero per kg di frutta.
Rimetto nella pentola e aggiungo sia il sacchetto con i semi, che sono quelli che rilasceranno la pectina, sia il succo delle due arance spremute e lo zucchero, mescolando molto bene.
Porto a ebollizione e quando il bollore è costante calcolo 30' di cottura, sempre mescolando.
A 5' dalla fine aggiungo il liquore, che evapora in 30".
Verso la marmellata bollente nei vasetti -precedentemente puliti e asciugati- li tappo e li capovolgo per fare il sottovuoto. Dopo 10' li rigiro, li faccio raffreddare, li etichetto e li porto in cantina, dove potranno riposare al buio fino a oltre un anno.
Ma, dopo il prossimo Natale, se ne sarà andata tutta.



sabato 18 febbraio 2017

Cachi Persimon alla griglia

Avete mai provato la frutta grigliata come contorno?
Tipo ananas a fette? È un abbinamento interessante con la carne.
Naturalmente in un sito americano, ho letto dei cachi arrostiti sulla griglia.
Proviamo mi sono detta. Certo deve piacere l'accostamento di qualcosa di dolciastro con il sapido della carne ma, se si ha l'accortezza di spruzzare le fette grigliate con succo di lime... può andare.
Facile, veloce... che desiderare di più?

-ricetta-
cachi Persimon
succo di lime
sale
Affetto i cachi lavati e asciugati in fettine dello spessore di un cm abbondante.
Le spolvero di sale e le bagno con un filino di olio evo. Lascio marinare per 15' e le griglio su una bistecchiera rovente appena unta d'olio.
Quando dal lato appoggiato alla griglia sono ben colorati e si staccano facilmente, li giro.
Dopo 3' dovrebbero essere pronti da rigirare per formare la scacchiera.
Li trasferisco su un piatto e li spruzzo di succo di lime.

giovedì 16 febbraio 2017

Gnocchetti saraceni con verdure e pepite di nasello

Sapete una delle prime regole che suggeriscono i dietologi? La spesa bisognerebbe farla a stomaco pieno! Ora però, ditemi chi si avventura al supermarket dopo pranzo!
Io d'abitudine, e per rispettare i miei bioritmi, preferisco disattendere il suggerimento, forse saggio, e vado al supermercato di mattina presto, dopo colazione.
Tanto che sia a stomaco pieno o vuoto, quando vedo certi alimenti è fatale che pensi subito a come utilizzarli.
È stato il caso di questo bel filetto di nasello fresco. Subito mi è apparsa l'immagine di piccoli bocconcini dorati.
E così è stato. Ho cotto piccoli gnocchetti di grano saraceno che ho condito con verdure miste stufate e in coppa al piatto ho messo una cascata di pepite di pesce, bocconcini passati nella semola e fritti nel burro chiarificato.
Un piatto che non ha stagione.
Il consorte si sta ancora leccando i baffi!
Dosi per 4

-ricetta-
250 g nasello pulito
250 g gnocchetti di grano saraceno
1 melanzana a dadini
1 cipolla piccola
1/2 peperone rosso e mezzo giallo
qualche pomodorino
olio evo
burro chiarificato
sale, pepe
Preparo il sugo di verdure tritandole e facendole soffriggere in un po' d'olio, dopo che le ho spolverate di sale e pepe.
Quando sono appassite spengo e tengo da parte.
Lesso la pasta al dente, poi la spadello con le verdure preparate e un po' della sua acqua di cottura, mantenendola morbida.
Nel mentre che la pasta si cuoce riduco a dadini il nasello e lo passo nella semola.
Lo friggo velocemente in burro chiarificato, fino a far dorare le pepite.
Adesso posso porzionare la pasta nei piatti, sopra la quale metto alcune pepite di nasello.

martedì 14 febbraio 2017

Una quiche senza pasta

Si può fare! Non avete tempo per preparare la pasta brisée e/o non ne avete nemmeno un rotolo di pronta a portata di mano? Basta preparare un composto ricco e abbondante e mettere a cuocere in forno.
Essendo una ricetta francese tenete conto che loro sono abituati ad abbondare con la pancetta.
Magari si può ovviare con un misto di guanciale e prosciutto cotto. Secondo me viene benissimo anche così. E al posto del gruyère ci stanno bene anche brie o camembert.
Per darle una parvenza di leggerezza ho aggiunto due piccoli cespi di cavolo bok choy, una varietà dolce e croccante della famiglia di cavoli & co.
È di sicuro una torta salata veloce da preparare, e sparisce altrettanto in fretta!
Se volete festeggiare San Valentino con qualcosa di salato, fate come me e utilizzate uno stampo a forma di cuore.
Auguri coccolosi a tutti quelli che amano. Non importa chi o cosa... l'importante è che il cuore vibri.
Dosi per 6

-ricetta-
500 ml latte
250 g pancetta (o misto pancetta/cotto)
130 g fioretto mais
100 g gruyère grattugiato/ricotta
100 g altro formaggio a piacere
150 g bok choy
3 uova
paprika dolce
sale, pepe
Lesso la verdura, se non trovate il bok choy usate un mazzetto di erbette o di costa. La scolo e trito sommariamente.
Sbatto le uova con sale e pepe, aggiungo il fioretto e stempero col latte.
Una volta che il tutto è privo di grumi unisco verdura, formaggi e salumi e per ultima aggiungo una spolverata di paprika dolce.
Verso in uno stampo, ben imburrato e rivestito da un velo di fioretto, e faccio cuocere in forno a 180° per circa 30/40'.
Meglio servirla tiepida.


domenica 12 febbraio 2017

Pinza bolognese

Dopo aver lavorato tre giorni per fare la marmellata di arance amare versione 2017, ricetta che rivedo di volta in volta sperimentando nuovi procedimenti in base alle critiche del consorte e degli amici, la voglia di stare in cucina, sommata alla stanchezza, era pari a zero.
Avevo però promesso a un'amica che mi sarei incaricata di fare il dolce per un pranzo di gruppo.
Mi alzo la domenica mattina piuttosto presto e inizio a ponderare. Parto con l'idea di fare le cassatelle fritte -ma mi dico che ci vogliono almeno un paio d'ore solo per friggere-. Opzione scartata.
Viro sulle raviole bolognesi, mezzelune di pasta frolla farcite di mostarda dolce. Idem... troppo il tempo occorrente per farne almeno due a testa -il pranzo è per 15 persone! E mi fanno male le gambe.
Sono comunque dell'idea di preparare un dolce poco pasticciato, visto che la portata principale del convivio sarà la cassoeula.
Resto a Bologna e, sulla falsariga, trovo la pinza. Sorta di rotolo dolce, sempre a base di frolla e farcito di confettura. Ecco... qui si lavora poco. Se impasto con la planetaria non mi resta che stendere la frolla, spalmarla di confettura, arrotolare e cuocere in forno.
Una volta in tavola si serve a fette.
Perfetto! E così è stato che mi sono cimentata con questo dolce molto casalingo.
Quando cerco ricette autentiche della cucina bolognese o emiliana, faccio riferimento a quelle della famosa sfoglina Alessandra Spisni. Mi trovo bene con le sue indicazioni.
Perciò se volete fare un dolce semplice e tutto naturale, con uova fresche, burro, farina, zucchero e confettura fatta in casa, of course, questa è la soluzione ideale.
Ne ho naturalmente fatte due, una con confettura di ciliegie e more, l'altra con la marmellata di arance appena prodotta.
Dosi per 6/8 = 1 pinza

-ricetta-
250 g farina 00
100 g zucchero
90 g burro
5 g lievito
1 uovo
1 limone bio
latte
sale
250 g confettura

Nella planetaria con la frusta a foglia mescolo farina, zucchero, lievito e sale. Poi aggiungo il burro morbido e le uova. Se l'impasto dopo qualche minuto non si aggrega, uso un goccio di latte per compattarlo. Deve comunque rimanere malleabile e piuttosto morbido.
Lo faccio riposare 30' avvolto nella pellicola prima di stenderlo su un foglio di cartaforno in un rettangolo dello spessore di circa 4/5 mm.
Spalmo la confettura in uno strato abbondante lasciando liberi 2 cm dai bordi, poi ripiego il bordo libero dei lati corti e infine arrotolo con un paio di giri, formando un rotolo, che rimane piatto, piuttosto largo. La cartaforno mi aiuta nel lavoro.
Trasferisco la pinza mantenendo la carta su una placca, la spennello col latte e spolvero con zucchero.
Cuocio in forno caldo a 170° per circa 40'. Non deve colorire troppo.
In cottura aumenta di volume e si crepa, come potete vedere dalla foto. È proprio così che deve diventare.
Faccio raffreddare e servo a fette, dopo averla spolverata di zucchero a velo.

sabato 11 febbraio 2017

Plumcake salato ai broccoli e zola

Non so quanti di voi, ma qualcuno in grado di avvalorare la mia tesi ci dev'essere.
Quante volte vi è capitato di leggere, un po' dappertutto, ricette che una volta realizzate non vengono nemmeno lontanamente simili alle foto oppure sono tutto fuorché edibili?
Con l'esperienza acquisita non mi imbrogliano più, ma chi è preso alla sprovvista che fa? butta tutto il lavoro fatto e gli ingredienti?
Ripenso con angoscia a uno dei miei primi esperimenti: ripetei pedissequamente una ricetta di dolcetti di carnevale, tratta da una nota rivista. Tutta sbagliata al punto che dovetti buttare tutto (e non per mia imperizia o incapacità!), tanto che arrivai persino a scrivere alla redazione... parole al vento. Ancora non c'era internet e se ne poterono lavare le mani. Nei tempi attuali avrei potuto smascherare la grande ideatrice della ricetta!
Ora veniamo a questo plumcake. Leggo di una bustina di lievito per un etto di farina (!), un sacco di uova e altre parti liquide pesate per idratare una massa enorme di farina.
Bah! Mi segno il link riservandomi una seconda lettura a mente più sveglia, la prima l'avevo fatta alle 4 di mattina -hai visto mai che, non troppo lucida, possa aver valutato erroneamente!
La rileggo la mattina e... no! Sono ancora dell'avviso che sia tutta sbagliata.
Però mi piace l'idea di abbinare un cavolo, o simili, al gorgonzola; ho in casa tutti gli ingredienti e intendo fare un tentativo, adattando i pesi secondo il mio criterio.
Soddisfatta della prova, ve lo propongo. Esattamente con quello che ho usato. Con farina integrale mescolata alla bianca.
Al che mi chiedo... ma come scrivono, certe volte, le ricette? Ho letto da qualche parte che alcuni cuochi di proposito diffondono dosi errate delle loro ricette. Forse lo fanno per mantenere la supremazia e far sentire un idiota incapace chi prova a replicarle. Mah! Da food blogger trovo questa cosa sbagliatissima.
Oggi è d'obbligo per me aprire una piccola parentesi personale: tanti auguri a me, anzi a noi! Si festeggia nostra Signora di Lourdes ma è anche l'anniversario 'di rame' del mio matrimonio.
Tanti auguri al mio fedele consorte che... risposerei subito.

-ricetta-
250 g broccoli puliti
120 g farina integrale
120 g farina 0
75 g zola piccante
40 g gruyère grattugiato o parmigiano
30 g mandorle spellate
10 g lievito per salati
2 g bicarbonato
3 uova piccole/ 2 grandi
100 ml latte
50 ml olio evo leggero e delicato (Garda o ligure)
zenzero in polvere
sale, pepe nero
Niente paura, sembra un elenco infinito ma non lo è.
Metto a sbollentare per pochi minuti le cimette dei broccoli in acqua bollente salata. Li scolo al dente e li raffreddo in una ciotola con del ghiaccio in modo che mantengano il loro bel colore verde brillante.
Intanto preparo la frazione secca in una boule, mescolando le due farine, il lievito, il bicarbonato, un cucchiaino di zenzero in polvere, sale e pepe.
Accendo il forno portandolo a 180°.
Mescolo in un'altra boule le uova con il formaggio grattugiato, poi diluisco con latte e olio, aggiungo la frazione secca e mescolo bene.
Per ultimi aggiungo i broccoli a pezzetti e lo zola. È meglio ridurlo a scagliette quando è ancora freddo di frigorifero.
Tosto le mandorle, che ho tagliato a filetti, in una padellina, facendo attenzione a che non brucino, altrimenti diventano amare. Termineranno la tostatura in forno.
Verso l'impasto nello stampo da plum ben imburrato e sopra cospargo con le mandorle.
Inforno per circa 40'.
Poi faccio ben raffreddare prima di servire.





giovedì 9 febbraio 2017

Risotto Nemo

Nessun cartone né personaggio di Disney mi ha ispirato. E neanche Jules Verne od Omero. L'ho chiamato così perché non è un risotto alla milanese né all'ortolana, però è un incontro dei due, un risotto 'nessuno', per l'appunto.
Diciamo che ho mescolato assieme sapori decisi come la grassezza del midollo e l'aromaticità dello zafferano con la freschezza delle verdure.
Sempre perché mi ritrovo con mille avanzi, resti di cottura ecc. come nel caso del midollo: le ultime ossa con cui ho fatto il mio prezioso brodo erano ricche di midollo, tanto che nonostante la prolungata cottura è uscito dal canale in cilindretti perfetti.
Mio marito casualmente era in cucina quando l'ho estratto e mi ha guardato con occhi sognanti -che non vedevo da tempo...
Ho colto al volo il significato di quello sguardo. Voleva dire solo una cosa: spero che lo userai per un buon risotto.
Perciò eccoti accontentato, caro il mio consorte buongustaio: è tutto per te, e per me, questo risotto senza identità ma ricco di sapore.
Vedete quante cose si possono recuperare in cucina? Una manciata di foglie di spinacini, un pomodoro San Marzano maturo, pezzetti di formaggio con cui mantecare.
Dosi per 4

-ricetta-
320 g riso Sant'Andrea
50 g foglie spinacini
1 pomodoro perino
1 cucchiaio di cipolla pastorizzata
3 pezzetti di midollo
40 g formaggi avanzati
20 g burro
15 ml olio evo
700 ml brodo di carne
1 bustina di zafferano
sale
Trito gli spinacini e il pomodoro. Scaldo l'olio con metà del burro in una pentola, poi ci metto a rosolare le verdure con la cipolla pastorizzata, non appena sono appassite verso il riso e lo faccio intridere nel condimento.
Aggiungo il midollo e poi inizio a bagnare col brodo bollente, mettendolo a mestoli man mano che asciuga. Dopo 10' metto anche lo zafferano.
Porto a cottura il riso, verifico se manca di sale, poi spengo la fiamma prima di mantecarlo col burro rimasto e il formaggio grattugiato.
Lascio riposare qualche minuto prima di servirlo.

martedì 7 febbraio 2017

Spezzatino di vitello con la slow-cooker

Embè, adesso che troneggia in cucina in tutta la sua ingombrante maestosità, usiamo questa crock-pot (dal nome della marca USA più famosa- anche se la mia è di un noto marchio europeo).
Tra un brodo di ossa e l'altro, esperimento altre cotture.
Ho acquistato apposta un pezzo di 'pesce' di vitello piuttosto ricco di parti tendinee, così da poter valutare se questa pentola magica mantiene quanto promette riuscendo ad ammorbidire anche pezzi di carne altrimenti ostici.
Posso affermare che sì, il risultato è stato perfetto.
Quindi... tradotto in soldoni: non occorre spendere un patrimonio per scegliere tagli di carne sicuramente morbida ma, grazie al lungo tempo di cottura e alla bassa intensità del calore, si possono usare anche tagli minori a costo contenuto.
Come ogni spezzatino che si rispetti ho aggiunto carote, patate e piselli, seguendo una delle ricette più tradizionali.
Preparatevi una pagnotta, così da poter fare scarpetta col sughetto. E se ne avanza... si può riciclare come brodo saporito per un risotto, tanto per fare un esempio!
Dosi per 4

-ricetta-
500 g polpa vitello
400 g patate
200 g piselli cotti
2 carote
1 cipolla
1 pomodoro perino
400 ml brodo
olio evo
sale aromatico alle erbe
pepe

Tempo di cottura: 4 h /high.
Taglio la carne a dadi, la infarino e la rosolo a fuoco vivace in una padella appena sporcata da qualche goccia di olio, dopo 5' aggiungo le carote e la cipolla a tocchi. Devo ottenere una bella crosticina abbrustolita senza che le verdure brucino, altrimenti le tolgo prima.
Intanto sbuccio le patate e le taglio a tocchi grandi che appoggio nella pentola.
Nella stessa padella dove ho rosolato la carne riscaldo il brodo.
Metto la carne e le verdure rosolate nella slow-cooker poi verso il brodo. Rosolo anche il pomodoro a fettine e aggiungo anch'esso nella pentola che intanto ho programmato per 4 ore su high.
Salo con una manciatina di sale alle erbe e metto anche del pepe macinato fresco, quindi chiudo col coperchio. Dopo 3 ore di cottura aggiungo i piselli.
Termino di cuocere e dopo un po' di riposo servo in tavola.
Il vantaggio che offre questa pentola è che si può impostare la cottura e poi uscire. Lei nel frattempo cuoce lentamente, silenziosamente e consuma pochissimo.
Una volta terminata la cottura mantiene il tutto tiepido.



domenica 5 febbraio 2017

Torta di mele e cioccolato

No, non sono impazzita. Ho proprio fatto una torta con mele e cioccolato. Del resto spesso mangio mele e formaggio, al posto delle pere. Non perché non mi piacciano queste ultime, anzi. Mi è venuta semplicemente l'idea di utilizzare l'ultima cotogna rimasta in dispensa.
E comunque ho letto questo suggerimento. Solo che ho cambiato tutte le dosi, che mi sembravano sproporzionate e ho usato una mela renetta e una cotogna.
Insomma: è proprio una torta al cioccolato con mele, a modo mio.
Ottima merenda per bambini e ragazzi.
Peccato che non ho più cotogne altrimenti avrei portato questo dolce oggi, all'abituale incontro annuale per la cassoeula a casa di amici a Oggiono. Ho rimediato con qualcos'altro.
Presto vi metterò la ricetta.
Buona domenica, golosi!
Dosi per 6/8

-ricetta-
120 g zucchero
120 g burro
100 g cioccolato fondente
80 g farina 00
80 g fecola
8 g lievito (1/2 bustina)
3 uova piccole
1 mela renetta
1 mela cotogna
1/2 limone bio
sale
zucchero di canna
Monto le uova con lo zucchero poi aggiungo il burro che ho fatto fondere a bagnomaria col cioccolato.
Verso nel composto spumoso farina, fecola, lievito e sale setacciati.
Intanto accendo il forno portandolo a 180°, sbuccio e ricavo dadini dalla cotogna che cuocio per circa 5' nel microonde assieme al succo di mezzo limone e due cucchiai di zucchero muscovado.
Verso nell'impasto la mela cotogna preparata e grattugio la scorza del limone.
Rovescio tutto in uno stampo da 24 imburrato e sopra metto la renetta sbucciata e a fettine.
Inforno per circa 45'.
Lascio intiepidire, sformo su una gratella per farla ben raffreddare, poi spolvero di zucchero a velo prima di servire.

sabato 4 febbraio 2017

Quenelle di polenta e pasta di salame o cotechino

Se avete la fortuna di capitare nel meratese, potete andare direttamente dal produttore della borroeula, Pinuccio Casati, che ha laboratorio e bottega in quel di Sartirana.
Questo salume è fatto da ritagli di coscia e grasso nobile sapientemente sminuzzati per ottenere una quasi crema morbidissima e dolce, ottima da spalmare sul pane caldo o da servire con patate cotte sotto la cenere.
Con la borroeula queste frittelle diventano delicatissime. Se invece usate la pasta di salame, ebbene questa ha un sapore più deciso e bilancia la neutralità della polenta.
Meglio ancora se nell'impasto mettete un avanzo di cotechino sbriciolato.
Basta utilizzare un po' di polenta avanzata -quella a cottura rapida per i pigri-.
Pochi ingredienti per delle crocchette super, da servire calde come appetizer o finger food, con delle bollicine a piacere.

-ricetta-
500 g polenta già fatta
250 g pasta di salame/2 o 3 fette di cotechino
100 g parmigiano grattugiato
2 uova
circa 3 cucchiai di farina
sale, pepe,
olio evo
olio di arachidi per friggere

Sgrano la pasta di salame e la faccio rosolare in pochissimo olio evo, in una padella rovente.
Se uso il cotechino non lo faccio chiaramente saltare nell'olio, ma lo sminuzzo direttamente.
In una boule sbriciolo con le mani la polenta, aggiungo il salame sgocciolato dal grasso che avrà rilasciato, unisco le due uova sbattute, 80 g di formaggio e una macinata di pepe, poi la farina necessaria per ottenere un composto malleabile in quenelles. Metto a raffreddare al fresco, così il lavoro sarà facilitato.
Regolo di sale se occorre, di solito non serve perchè la pasta di salame è già sufficientemente salata.
Scaldo abbondante olio di arachidi in una padellina per fritti, ci metto poche crocchette alla volta formate a quenelle non troppo grosse con l'aiuto di 2 cucchiai, o modellate a salametti.
Le lascio ben dorare da ogni lato, poi le scolo su carta assorbente. Rimarranno ben colorite e morbide dentro.
Le tengo nel forno, spento ma caldo, sino a che non le ho fritte tutte.
Buon appetito!

giovedì 2 febbraio 2017

Piccoli panini all'acciuga e carciofini

Non ho ancora ben capito l'antico detto popolare secondo il quale con la festa odierna della Candelora usciremmo dall'inverno. Alcuni versi recitano che se piove ci siamo ancora dentro... e naturalmente, dopo mesi, che fa oggi? Piove! Quindi?... questo inverno carente di precipitazioni qui al nord, ma con minime e massime che variavano al massimo di 3°, se ne sta andando oppure no? Vedremo.
Intanto eccovi una ricettina utile come merenda o pane da antipasto di salumi.
Quante volte mi ritrovo a preparare bocconcini salati di pane, farciti a seconda di quello che c'è.
Sono solita tenere a disposizione un panetto di pasta da pizza integrale, che acquisto pronta e tengo in frigorifero per ogni evenienza. La conservo per molto tempo, sino a due settimane se è d'inverno, e posso assicurarvi che più sta lì migliore diventa per sapore e consistenza. Senza contare che rimane molto digeribile perché i lieviti oramai sono quasi tutti svolti, eppure l'impasto rimane lo stesso soffice e morbido.
Per la cena di San Silvestro li ho farciti con un'acciuga sott'olio e mezzo carciofino; il giorno dopo, dato che avevo avanzato della pasta, con pancetta e emmental.
In ogni caso vanno a ruba. Sono perfetti per un buffet.
Tolgo la pasta dal frigorifero con qualche ora di anticipo, così che possa riprendere vita e temperatura. Poi la maneggio sul piano infarinato sino a che diventa bella elastica e morbida e la copro con un panno prima di ricavarne i panini.
Le dosi? il panetto di solito pesa 700 g e si possono ricavare 20 panini.

-ricetta-
pasta per pizza integrale
acciughe sott'olio
carciofini
olio evo
sale in scaglie

Lavoro la pasta, dopo che l'ho fatta maturare a dovere, come vi ho spiegato sopra.
La divido in porzioni di 35/40 g ciascuna. Scolo le alici e i carciofini dall'olio di conserva.
Allargo un pezzetto di pasta e lo farcisco con un filetto di pesce arrotolato sul carciofino. Se sono troppo grandi divideteli a metà.
Richiudo la pasta a fagottino e lo appoggio su una placca rivestita di film o cartaforno appena unta.
Quando ho pronti tutti i panini li ungo sulla sommità con un po' d'olio e metto una scaglietta di sale.
Inforno a 190° per circa 25'. Controllate il forno in ogni caso, i panini si gonfiano un po' e si forma una crosticina morbida. Il fondo deve essere ben colorato e cotto.
Li estraggo e li appoggio a perdere calore su una gratella.
Poi li servo, ancora tiepidi.
Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...