martedì 13 ottobre 2020

Gnocchi di semolino alla romana

Mi è venuta voglia di pubblicare questa classica ricetta che faccio almeno una/due volte l'anno e trovo adatta alla stagione, in quanto molto comfort food, perché stamattina sto pensando molto alla mia amica ultra nonagenaria rinchiusa in una RSA milanese da febbraio. Siccome ci lega dell'affetto ma nessun legame di parentela non mi è consentito farle visita, neanche indossando uno scafandro. La sento spesso per telefono, oppure la saluto dal cortiletto -e lei mi vede dall'alto del quinto piano dov'è la sua camera- restando collegate col telefono, per scambiare due parole quando le porto alcuni generi di conforto che, per sua fortuna, le vengono consegnati ma solo dopo una quarantena di una giornata in portineria. Una situazione incresciosa e tristissima quella di questi anziani, ancora in perfetta salute mentale, rinchiusi per eccesso di protezione nelle strutture di accoglienza. Una galera a tutti gli effetti. Questa arzilla signora era abituata a stare a spasso e godersela per quasi tutta la giornata, passeggiava e si andava a prendere un tè nelle pasticcerie del centro di Milano -la casa di riposo è adiacente alla basilica di Santa Maria delle Grazie!-, rientrando solo per i pasti e per dormire. Ora non ha diritto a scendere nemmeno nel piccolo cortiletto interno... avete idea di quanto possano scadere le condizioni psico-fisiche di persone ancora abili dopo tanti mesi di isolamento e non movimento? Però sono vivi! E grazie al .... ! Bella soddisfazione.

Bene, prima di tutta questa baraonda del maledetto Sars-Cov2, una volta ogni 15 giorni la andavo a prendere e uscivamo a pranzo oppure cucinavo io per lei nella casa di Milano. A lei piacciono molto gli spaghetti alle vongole, uno dei suoi piatti preferiti che le cucinavo quando la invitavo a pranzo sulla mia terrazza. Glieli preparavo anche a Milano e in occasione di un incontro d'inverno abbiamo parlato degli gnocchi di semolino tanto graditi a mia mamma. La volta successiva glieli preparai e lei ne rimase tanto entusiasta che, pur mangiando come un uccellino, se ne spazzolò due piatti. Per renderli più sostanziosi avevo aggiunto alla gratinatura del prosciutto cotto tritato, assolutamente facoltativo. Sapessi, Bruna carissima, quanto vorrei prepararteli di nuovo! Questa ricetta dunque è dedicata a te... con tutto il mio affetto. Le dosi sono per 4.

-ricetta-

250 g semolino

1 l latte

30 g burro

sale, noce moscata

120 g formaggio grattugiato 

burro per condire

Scaldo il latte con il pezzetto di burro e una presa di sale. Quando sta per bollire verso il semolino a pioggia, mescolo per non fare grumi e continuo a mescolare sino a che si addensa, facendolo cuocere per 10'. Lo condisco con 60 g di formaggio grattugiato e una grattatina di noce moscata, amalgamando bene col la spatola. Quindi lo verso su un vassoio inumidito e lo livello a uno spessore di poco più di un centimetro.

Quando è freddo ricavo dischetti con un coppapasta o un piccolo bicchiere. Grattugio altro parmigiano. Imburro una teglia e ci accomodo uno strato di dischetti leggermente sovrapposti. Li condisco con abbondante parmigiano e fiocchetti di burro e inforno a 190° per 25' circa. Si deve formare una bella crosticina. Si servono caldi ma non bollenti.

Concedetemi la licenza del prosciutto cotto, ma Bruna si è sempre lamentata della qualità scadente della cucina della struttura e avevo voluto arricchire il piatto con più sapore e sostanza. Coi ritagli ne sono uscite altre porzioni, irregolari ma non per questo meno buoni!



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