mercoledì 15 agosto 2018

“Art director” Cocktail

Ieri, vigilia di Ferragosto.
In attesa di amici a pranzo sto ultimando i preparativi e come spesso accade ho la radio accesa.
Poco dopo il notiziario delle 12 c'è un aggiornamento e ascolto impallidendo la notizia del crollo parziale del ponte Morandi sulla A10 a Genova. Subito mio marito accende la tv e si vedono immagini cui non si vorrebbe credere.
Il pensiero corre a mio fratello, in vacanza sulla riviera ligure non troppo lontano dal capoluogo di regione, dove spesso si reca a fare spesa al mercato orientale.
E all'amica Denni, non avendo ben presente la mappa cittadina non so se abiti lì vicino o se magari era nei pressi. Mio fratello mi rassicura che non si sono mossi da casa a causa di una pioggia scrosciante. Quella stessa che si vede cadere incessante nelle riprese tv e amatoriali.
E ripenso all'ultima volta che ho percorso quell'autostrada, che non mi è mai piaciuta tra le tante che percorriamo così spesso. Troppo stretta, troppe curve, troppo vento. Troppe gallerie e troppi viadotti altissimi. La soffrivo sin da bambina quando papà ci faceva salire in auto per andare a mangiare il pesce a Cogoleto; oppure quando andavamo in visita a Chiavari e Lavagna ad amici e parenti con case al mare. Tant'è che nella casa di mia cognata ad Arenzano ci sono stata una sola volta.
Un paio di volte, tornando dall'Elba, invece che percorrere la Cisa abbiamo deciso di optare per la La Spezia-Genova, ma sto sempre sulle spine sino a che non si arriva a Serravalle.
Adesso vedendo le immagini del ponte prima e dopo, capisco che la mia idiosincrasia ha un suo fondamento. Simili opere, costruite oltre 50 anni fa e così intensamente sfruttate, avrebbero bisogno di manutenzioni costanti e attente.
La conta di morti e feriti gravi è impressionante. Che tragedia. E chissà quante altre vittime innocenti dovremo contare in futuro per situazioni simili che potrebbero ripetersi, visto lo stato in cui versano la maggior parte delle opere pubbliche.
Questo per dirvi che è bastato uno sguardo e il consorte ha subito capito che mi serviva qualcosa per tirarmi su.
Cosa meglio di un buon cocktail ultra secco?
Per sé ha preparato la versione originale, per me una più austera.
Vi scrivo entrambe le ricette. Con tutti gli ingredienti a disposizione non è difficile da rifare. Forse non tutti avrete il Triple Sec in casa. E poi perdonate la foto, mancante di oliva e ciliegina al maraschino, quando mi sono ricordata di scattarla le avevo già mangiate!
Buon Ferragosto a tutti voi, nonostante questa triste e lunga premessa.
Qui la giornata è meravigliosa. Spero lo sia altrettanto da voi, ovunque siate.

-ricetta-
originale:
40 ml London dry gin
10 ml Rum bianco
10 ml Vermouth dry
10 ml Triple sec
1 schizzo di Angostura bitter
oliva e ciliegina al Maraschino

for Jo:
50 ml  London dry gin
5 ml Rum bianco
5 ml Vermouth dry
5 ml Triple sec
2 schizzi Angostura bitter
oliva e ciliegina al Maraschino

Mettere nel mixing glass abbondanti cubetti di ghiaccio, versare tutti gli ingredienti e mescolare energicamente. Filtrare e servire nella coppa Martini con la decorazione di ciliegina e oliva.

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